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19. UNA PRECISA DISPOSIZIONE AD ENTRARE PER LA PORTA STRETTA

Entrate per la porta stretta, poiché larga è l’apertura e spaziosa la via che mena alla perdizione, e molti sono quelli che entrano tra lei. Stretta invece è la porta ed angusta la via che mena alla vita, e pochi sono quelli che la trovano (Matteo 7:13,14; Luca 13:23,24).

Le due immagini della porta stretta e quella larga, e la via larga quella angusta, hanno un loro insegnamento nella vita pratica; hanno la loro importanza su tutto ciò che l’uomo deciderà di fare. Crediamo che l’esortazione di Gesù debba essere inquadrata e capita nel modo più coerente possibile ed anche in armonia con altri testi biblici che ci possono far valutare meglio la portata delle parole del Maestro.

I due temi della porta e della via, devono essere messi a confronto tra di loro, per sapere che cosa voleva insegnare Gesù ai suoi tempi e per i discepoli di allora come anche che cosa vuole insegnare ai giorni nostri per noi. Va rilevato anzitutto che Gesù sta parlando ai suoi discepoli; non è una parola rivolta alle folle o a chi, con una libera scelta e una decisione personale, stanno seguendo Gesù. È sempre il discepolo che deve conformarsi al maestro e non l’insegnante all’alunno. In altri termini, la parola di Gesù è la norma per la vita del discepolo, non importa se questi sia vivesse ai tempi in cui Cristo camminava sulla terra o se vive nel ventesimo seo. Gesù ha una sola norma da insegnare: la sua parola deve essere accettata nella stessa maniera e con la stessa intenzione con cui il divino Maestro l’ha data.

Anche se per la via si possono citare testi dell’A.T. come (Deuteronomio 30:19; Salmo 1:6 e Geremia 31: 8), nonché la Didaché 1.1,2. Didaché 5.1 riporta la spiegazione che si dava nel primo seo al tema della vita; non si hanno altrettanti passi per la porta, tranne il (Salmo 118:19), che potrebbe racchiudere le parole che Cristo stesso un giorno definì se stesso porta e via (Giovanni 10:7; 14:6). Questa sua definizione messa a confronto con (Matteo 7:13,14), rappresenta la chiave per capire che cosa voleva dire Gesù quando indicava ai suoi discepoli di entrare per la porta stretta.

Ha ragione Godet, quando paragona il regno messianico ad un palazzo nel quale non si entra da una porta ampia e magnifica, ma da una porticina stretta, appena visibile. Vorremmo far notare che Gesù non ordina di camminare sulla via stretta ed angusta, ma solamente di entrare per la porta stretta. La prima cosa che bisogna fare per entrare per la porta stretta, è liberarsi da tutti quegli ingombri che rendono impossibile l’entrata. Gesù un giorno disse:

È più facile a un cammello passare la cruna d’un ago, che ad un ricco entrare nel regno di Dio (Matteo 19:24).

Questo detto di Gesù va inquadrato nel contesto della ricchezza e come l’uomo si comporta con lei. Se l’uomo mette il cuore nella ricchezza, o come dice Marco: coloro che si confidano nelle ricchezze (Marco 10:24), diventerà problematica, per non dire impossibile, l’entrata nel regno di Dio. Ma se il ricco non si confida nella ricchezza e non pone il suo cuore in essa, facendone un dio, già si trova fuori dell’impossibilità, perché si è scaricato e si è snellito, e può entrare nel regno di Dio. Anche se R. Pesch, nel suo commento a (Marco 10:23,24,25) dice che

«Vanno respinti i tentativi di attenuare queste parole interpretando nel senso di o la cruna dell’ago come una porta bassa e stretta nelle mura della città»,

rimane valida l’affermazione di Gesù. È bene precisare, per amor di onestà, che Gesù in questo detto non afferma categoricamente l’esclusione del regno di Dio di tutti i ricchi. Se questo fosse vero, come interpretare la parola di Paolo:

A quelli che sono ricchi in questo mondo ordina che non siano d’animo altero, che non ripongano la loro speranza nell’incertezza delle ricchezze, ma in Dio, il quale ci somministra copiosamente ogni cosa perché ne godiamo; che facciano del bene, che siano ricchi in buone opere, pronti a dare, a far parte dei loro beni? (1 Timoteo 6:17,18);

o come la parola di Davide: Se le ricchezze abbondano, non vi mettete il cuore? (Salmo 62:10). È chiaro allora qual’è il senso della parola di Gesù a proposito del passaggio del cammello attraverso la cruna dell’ago.

Dato che Gesù ha ordinato di entrare per la porta stretta, già questa sua particolarità ci indica che l’uomo deve rinunziare a certe cose, per essere in condizione di entrare. Che questa porta stretta abbia nome croce, come dice Schniewnd, è significativo per il fatto che ci richiama all’attenzione un segno per essere un discepolo di Gesù (Luca 14:27).

Quando G. Tourn dice:

«La via larga è l’incredulità (Giovanni 3:18) che conduce al giudizio; la stretta è la fede (Giovanni 5:24). Inoltre, la porta stretta non significa perciò seguire una via di disciplina e di sforzi morali, ma significa accogliere la via di Cristo, la predicazione dell’Evangelo in tutta la sua interezza» [G. Tuorn, note a Matteo 7:13,14].

Che cosa si intende per via di Cristo?, che cosa si intende per predicazione dell’evangelo in tutta la sua interezza?. Non è forse la via di Cristo, quella che Egli stesso calcò e che invita il suo discepolo a seguire, via che in termini di praticità è costellata di rinunzie a se stesso per vivere nella completa volontà del Padre? Può il discepolo di Cristo calcare un altro sentiero che Cristo non ha calcato ed essere considerato agli occhi di Dio un seguace di Cristo? Si può negare in una qualsiasi rinuncia non è implicita l’idea della disciplina e dello sforzo? La porta stretta non è adatta alle persone che non vogliono rinunciare a niente, e non vogliono portare la croce. Si addice meglio la porta larga e la via spaziosa, nella quale non c’è bisogno di alcuna disciplina e di nessuno sforzo.

Che senso avrebbe la via angusta che mena alla vita, che non sono i molti che la trovano, in confronto con strada spaziosa che mena alla perdizione e molti sono che entrano tra lei, se non esistesse nessuna differenza, anche su un piano visibile? Non è nostra intenzione fare riferimento, in un modo assoluto, allo sforzo dell’uomo per acquistare la propria salvezza, come se la stessa, cessasse di essere un dono di Dio per la fede in Cristo. Ma non possiamo negare che Cristo, con il comando di entrare per la porta stretta, non faccia appello alla decisione e alla determinazione del discepolo, in modo che questi, esercitando una forma di disciplina e di sforzo nella propria vita, (allo scopo di rinunciare a tutti quegli elementi ingombrant, si renda più facile la sua entrata per la porta stretta e cammini così per la via angusta, la sola che mena alla vita.

20. UNA PRECISA DISPOSIZIONE A FARE LA VOLONTA DEL PADRE CELESTE

Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli (Matteo 7:21)

Fare la volontà di Dio è la cosa indispensabile per aver diritto al regno dei cieli. In altre parole, non esiste altra alternativa per entrare nel cielo: la possibilità di fare la volontà del Padre celeste. Anche se la vita è piena di parole proclamanti la signoria di Cristo, ciò rimane solamente una pura e formalistica professione di fede, quando viene a mancare il fare la volontà di Dio.

Dal momento che fare la volontà del Padre celeste è così determinante, è estremamente necessario sapere esattamente che cosa significa. Non possiamo accontentarci delle mezze cose; dobbiamo andare in profondità, anche perché i vv. 22,23 sono talmente severi da mettere in crisi una fede superficiale, fatta di sole parole. A volte, considerare le manifestazioni miracolose nel contesto di (Matteo 7:21﷓23), ci potrebbe spingere a fare delle riflessioni per sapere se le suddette manifestazioni miracolose sono prodotte dall’intervento di Dio, oppure mirai di menzogna.

Si continuerà il prossimo giorno...