È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

Ragionando...

Domenico34 – donne nenzionate nella Bibbia – Capitolo 1. DONNE NOMINATE NELL’A.T.

  • Messaggi
  • OFFLINE
    Domenico34
    Post: 1.112
    Età: 90
    Sesso: Maschile
    00 02/08/2011 00:11
    Infine, c’è da aggiungere che nel piano che SARAI concepì per risolvere il problema di avere figli, mise in atto tutta l’accortezza umana, e, nello stesso tempo accantonò la sua fede in Dio, per l'adempimento della promessa divina. Quando la fede viene meno, l’uomo si arrampica alle risorse umane, pensando e credendo che potrà ottenere quello che cerca. Quanto sarà invece diverso saper aspettare con pazienza l’adempimento delle promesse divine!

    SARA

    Anche se di SARAI non abbiamo potuto dare il significato del suo nome (perché incerto), per quello di SARA, invece, si può affermare che significa principessa. Il nome SARA, è menzionato nella Bibbia 42 volte, 38 dei quali nell’A.T., precisamente nel libro della Genesi e nel profeta Isaia e 4 volte nel N.T., nell’epistola ai Romani 4:19; 9:9; in Ebrei 11:11 e in 1Pietro 3:6.

    Cambiamento del nome di Sarai

    La prima menzione che si fa del suo nome, è quando Dio le cambiò il nome: da SARAI in SARA.

    Dio disse ad Abrahamo: «Quanto a SARAI tua moglie, non la chiamare più SARAI; il suo nome sarà, invece, SARA (Genesi 17:15).

    Il cambiamento del nome avvenne quando Abramo aveva novantanove anni e SARAI ne aveva ottantanove (Genesi 17:1). Da quando il Signore aveva promesso ad Abramo di dargli una discendenza, erano ormai trascorsi ventiquattro anni. Il cambiamento del nome di Abramo, in Abrahamo e quello di SARAI in SARA, era necessario alla vigilia dell’adempimento della promessa divina, per diversi motivi.

    1. Per ottantanove anni Abramo aveva chiamato sua moglie SARAI. Ora Dio gli ordina di non chiamarla più con quel nome, ma di chiamarla: SARA = principessa. Fu una vera sorpresa per SARAI, sentirsi chiamare da suo marito SARA. Forse, la prima volta che si sentì chiamare con quel nome, gli avrà detto: non mi hai chiamato mai con questo nome, durante tutti gli anni che siamo insieme come marito e moglie. Come mai che mi hai cambiato il nome, hai fatto per caso un errore?

    Io non sono di stirpe reale, da meritarmi il titolo onorifico di principessa; provengo da una comune famiglia! Al che Abramo avrà risposto: no, mia cara! Non ho commesso un errore e neanche è stata una mia iniziativa, a cambiarti il nome: è stato Dio ad ordinarmi di farlo. Lo so anch’io che tu non vieni da una famiglia reale, da meritare il titolo di principessa. Però, devi tener presente che è stato Dio che ti voluto elevare a tale rango, ed io non posso fare a meno di riconoscerlo e proclamarlo, davanti a tutti: da oggi in poi, infatti, non sei solamente la mia legittima moglie, sei anche una principessa. Non sarà stato solamente una sorpresa per SARAI, si saranno anche sorpresi tutti i servitori che erano al servizio di Abramo, quando hanno sentito il loro padrone, chiamare sua moglie, SARA, principessa.

    Forse, i servi, tra loro, si saranno chiesti: perché il nostro signore, chiama la nostra padrona con quel nome? Che sarà mai successo? La stessa spiegazione che Abramo diede a sua moglie, l’avrà certamente data senza dubbio anche ai suoi servi. Tutti, infine sapevano, che il cambiamento del nome della moglie di Abramo, era stato deciso da Dio.

    2. Abramo, non parlò con sua moglie solamente del cambiamento del suo nome, spiegò anche che Dio aveva cambiato il suo nome. Da oggi in poi, cara sposa, non dovrai più chiamarmi Abramo, che in ebraico significa padre elevato, grande o esaltato; dovrai chiamarmi Abrahamo, che significa: Padre di una grande moltitudine. Lo stesso dovranno fare tutti i nostri servi. Forse SARA avrà risposto a suo marito: ma tu, caro sposo, hai un solo figlio, quello che Agar, la mia serva ti ha partorito. Da me però non hai avuto nessun figlio. Io fino ad oggi, sono stata sterile; com'è possibile considerarti padre di una grande moltitudine? Al che Abrahamo avrà risposto: ricordati, mia cara, quello che Dio mi ha promesso.

    Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda il cielo e conta le stelle se le puoi contare». E soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza» (Genesi 15:5).

    3. In vista della promessa divina, — ed io credo a quello che Dio mi ha detto — (Genesi 15:6), — avrà proseguito Abrahamo —, per me non c’è nessun problema chiamarti SARA, principessa, e neanche da parte tua deve esserci incertezza a riconoscermi padre di una grande moltitudine (Genesi 17:4). Anche se è vero che sono passati ventiquattro anni, —avrà ribadito Abrahamo — da quando Dio mi parlò la prima volta, e la promessa divina non si è ancora adempiuta, continuerò a crederla, perché non posso pensare che Dio abbia smesso di essere fedele.

    Quando ho espresso l’augurio che Ismaele vivesse davanti a Dio, ...«Oh, possa almeno Ismaele vivere davanti a te!» (17:18) — avrà aggiunto Abrahamo —, il Signore gli rispose:

    «No, Sara, tua moglie, ti partorirà un figlio e tu gli metterai il nome d'Isacco. Io stabilirò il mio patto con lui, un patto eterno per la sua discendenza dopo di lui (17:19).

    Più tardi Paolo, scriverà:
    Egli, (Abrahamo) sperando contro speranza, credette, per diventare padre di molte nazioni, secondo quello che gli era stato detto: «Così sarà la tua discendenza».
    Senza venir meno nella fede, egli vide che il suo corpo era svigorito (aveva quasi cent’anni) e che Sara non era più in grado di essere madre;
    davanti alla promessa di Dio non vacillò per incredulità, ma fu fortificato nella sua fede e diede gloria a Dio,
    pienamente convinto che quanto egli ha promesso, è anche in grado di compierlo
    (Romani 4:18-21).

    In vista del felice epilogo che vedrà la promessa divina adempiuta — avrà concluso Abrahamo —, con più forza e con maggiore determinazione, continuerò a chiamare mia moglie SARA, certo di sapere che è stato Dio che ha stabilito che lei fosse una principessa.

    «Questo nuovo nome ottenuto con una minima variante e che significa principessa, era adatto ad una donna la cui progenie avrebbe generato dei re (17:6,16)» [Allen P. Ross, Investigate le Scritture, Antico Testamento, pag. 61].

    L’ultimo atto dell’intervento divino

    Il SIGNORE apparve ad Abrahamo alle querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della sua tenda nell’ora più calda del giorno.
    Abrahamo alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano davanti a lui. Come li ebbe visti, corse loro incontro dall’ingresso della tenda, si prostrò fino a terra e disse:
    «Ti prego, mio Signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo!
    Lasciate che si porti un po’ d’acqua, lavatevi i piedi e riposatevi sotto quest’albero.
    Io andrò a prendere del pane e vi ristorerete; poi continuerete il vostro cammino; poiché è per questo che siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa’ pure come hai detto».
    Allora Abrahamo andò in fretta nella tenda da Sara e le disse: «Prendi subito tre misure di fior di farina, impastala e fa’ delle focacce».
    Poi Abrahamo corse alla mandria, prese un vitello tenero e buono e lo diede a un suo servo, il quale si affrettò a prepararlo.
    Prese del burro, del latte e il vitello che era stato preparato, e li pose davanti a loro. Egli se ne stette in piedi presso di loro, sotto l’albero, e quelli mangiarono.
    Poi essi gli dissero: «Dov’è Sara, tua moglie?» Ed egli rispose: « là nella tenda».
    E l’altro: «Tornerò certamente da te fra un anno; allora Sara, tua moglie, avrà un figlio». Sara intanto stava ad ascoltare all’ingresso della tenda, che era dietro di lui.
    Abrahamo e Sara erano vecchi, ben avanti negli anni, e Sara non aveva più i corsi ordinari delle donne.
    Sara rise dentro di sé, dicendo: «Vecchia come sono, dovrei avere tali piaceri? Anche il mio signore è vecchio!»
    Il SIGNORE disse ad Abrahamo: «Perché mai ha riso Sara, dicendo: Partorirei io per davvero, vecchia come sono?
    Vi è forse qualcosa che sia troppo difficile per il SIGNORE? Al tempo fissato, l’anno prossimo, tornerò e Sara avrà un figlio».
    Allora Sara negò, dicendo: «Non ho riso»; perché ebbe paura. Ma egli disse: «Invece hai riso!»
    (Genesi 18:1-15).

    Si continuerà il prossimo giorno...
  • OFFLINE
    Domenico34
    Post: 1.112
    Età: 90
    Sesso: Maschile
    00 03/08/2011 00:12
    In quest’ultimo intervento divino, che fu un anno prima che si adempisse la promessa del Signore, vennero impiegati termini ben precisi e fissati paletti, per ciò che riguardava il tempo l’anno prossimo. Non si trattava più di aspettare un lungo tempo, (come i ventiquattro anni trascorsi); si trattava invece di tener presente che l’avvenimento sarebbe stato di appena dodici mesi.

    Il tempo della gestazione di un parto, di solito è di nove mesi. Questo significa in pratica che dopo tre mesi che Signore rinnovò ancora una volta la promessa del figlio, SARA si trovò incinta. Certo, per SARA, umanamente parlando non c’era più speranza di diventare mamma, non solo perché era sterile, ma anche perché i suoi corsi mestruali gli erano terminati.

    Questo particolare del testo, significa che SARA, fisiologicamente parlando, non aveva nessuna possibilità di fecondare. Infatti, dal punto di vista della scienza medica, una donna può essere incinta, solamente nel periodo dei suoi corsi mestruali. Probabilmente lo scrittore dell’epistola agli Ebrei, avrà avuto davanti a sé la condizione fisiologica di SARA, quando scrisse:

    Per fede anche Sara, benché fuori di età, ricevette forza di concepire, perché ritenne fedele colui che aveva fatto la promessa (Ebrei 11:11).

    Sono giustificate le parole di SARA: «Vecchia come sono, dovrei avere tali piaceri? Anche il mio signore è vecchio!» (v. 12). Siccome il messaggero divino aveva affermato: Vi è forse qualcosa che sia troppo difficile per il SIGNORE? Al tempo fissato, l’anno prossimo, tornerò e Sara avrà un figlio» (v. 14). Dio ha dovuto fare un doppio miracolo nella vita di SARA: 1) Guarire la sua sterilità; 2) riattivare il suo corpo e metterlo in condizione di provare piacere nell’atto sessuale, perché potesse avvenire il concepimento. La storia si conclude con le parole:

    Il SIGNORE visitò Sara come aveva detto; e il SIGNORE fece a Sara come aveva annunziato.
    Sara concepì e partorì un figlio ad Abrahamo, quando egli era vecchio, al tempo che Dio gli aveva fissato
    (Genesi 21:1-2).

    Un’altra avventura per Sara

    Come se non fosse bastata l’esperienza amara che SARA fece in Egitto, tanti anni addietro (cifr. Genesi 12:10-20), trovandosi a Gherar, ripete lo stesso errore del passato. Sì, è vero che fu Abrahamo nel sostenere che SARA era sua sorella (Genesi 20:2), lo affermava con il consenso di lei (v. 5) Se SARA non fosse stata d’accordo in quella strana astuzia essa, non avrebbe permesso a suo marito di parlare in quel modo. Malgrado la vecchiaia SARA, era sempre una donna bella. Ecco perché, Abimelec, re di Gherar, mandò a prenderla (Genesi 20:2).

    Anche se Abimelec non arrivò al contatto fisico con SARA (v. 4), il suo scopo però era quello. Che poi Dio, nella Sua benignità, non permise ad Abimelec di accostarsi a SARA, questo rientra nei Suoi piani provvidenziali. Infatti, se il Signore non avesse parlato in sogno ad Abimelec, che SARA era sposata (v. 3), il monarca avrebbe avuto rapporti sessuali con lei. In conseguenza di ciò, SARA si sarebbe contaminata con un pagano. Questo naturalmente, non sarebbe stato di gradimento a Dio.

    In ultima analisi, considerando che SARA agì con la sua volontà, non possiamo giustificarla. Inoltre, l’esperienza che fece col Faraone, re di Egitto, avrebbe dovuto farla retrocedere. Cosa che SARA, sinceramente non fece. A questo punto chiediamo: qual è la lezione che possiamo imparare da questo episodio?
    Prima di tutto, non bisogna mai dimenticare certe esperienze negative che si fanno nella vita. Di errori se ne commettono tanti nel corso degli anni, ma perseverare in essi, è il più gran male che si possa commettere. Un testo dell’apostolo Paolo, potrà illuminarci, per considerare valida la nostra riflessione.

    Non voglio, infatti, che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, passarono tutti attraverso il mare,
    furono tutti battezzati nella nuvola e nel mare, per essere di Mosè;
    mangiarono tutti lo stesso cibo spirituale,
    bevvero tutti la stessa bevanda spirituale, perché bevevano alla roccia spirituale che li seguiva; e questa roccia era Cristo.
    Ma della maggior parte di loro Dio non si compiacque: infatti, furono abbattuti nel deserto.
    Or queste cose avvennero per servire da esempio a noi, affinché non siamo bramosi di cose cattive, come lo furono costoro,
    e perché non diventiate idolatri come alcuni di loro, secondo quanto è scritto: «Il popolo si sedette per mangiare e bere, poi si alzò per divertirsi».
    Non fornichiamo come taluni di loro fornicarono e ne caddero, in un giorno solo, ventitremila.
    Non tentiamo il Signore, come alcuni di loro lo tentarono, e perirono, morsi dai serpenti.
    Non mormorate, come alcuni di loro mormorarono, e perirono colpiti dal distruttore.
    Ora, queste cose avvennero loro per servire da esempio e sono state scritte per ammonire noi, che ci troviamo nella fase conclusiva delle epoche
    (1Corinzi 10:1-11).

    La nascita d'Isacco

    Il SIGNORE visitò Sara come aveva detto; e il SIGNORE fece a Sara come aveva annunziato.
    Sara concepì e partorì un figlio ad Abrahamo, quando egli era vecchio, al tempo che Dio gli aveva fissato.
    Abrahamo chiamò Isacco il figlio che gli era nato, che Sara gli aveva partorito.
    Abrahamo circoncise suo figlio Isacco all’età di otto giorni, come Dio gli aveva comandato.
    Abrahamo aveva cent’anni quando gli nacque suo figlio Isacco.
    Sara disse: «Dio mi ha dato di che ridere; chiunque l’udrà riderà con me».
    E aggiunse: «Chi avrebbe mai detto ad Abrahamo che Sara avrebbe allattato figli? Eppure io gli ho partorito un figlio nella sua vecchiaia»
    (Genesi 21:1-7).

    La nascita d'Isacco avvenne secondo la precisa predizione che Dio fece. SARA fu la sua naturale madre. Dio guarì la sterilità di Sara, riportando il suo corpo alle necessarie condizioni fisiologiche per concepire. Il miracolo che Dio compì nel corpo di SARA, fu per portare alla luce Isacco, e non per avere altri figli. Non così si può dire per Abrahamo. Dal secondo matrimonio che egli contrasse con Chetura, dopo la morte di SARA, il patriarca ebbe sei figli (Genesi 25:1).

    Se Dio non avesse adempiuto la promessa che fece ad Abrahamo, la sua fedeltà sarebbe andata in fumo. Anche se per la nascita del figlio promesso, passarono venticinque anni, al termine fissato da Dio, il figlio nacque e la promessa trovò pieno adempimento. Questa storia rappresenta la prova più certa che Dio può dare agli uomini della Sua fedeltà. Il Signore è stato fedele con gli uomini dell’antichità, mantenendo la Sua Parola. Siccome Egli è fedele, la Sua fedeltà è immutabile anche ai nostri giorni. Impariamo a credere alle promesse divine, ed avere fiducia in Dio.

    Manteniamo ferma la confessione della nostra speranza, senza vacillare; perché fedele è colui che ha fatto le promesse (Ebrei 10:23).

    Fedele è colui che vi chiama, ed egli farà anche questo (1 Tessalonicesi 5:24).

    Ma il Signore è fedele ed egli vi renderà saldi e vi guarderà dal maligno (2 Tessalonicesi 3:3).

    Si continuerà il prossimo giorno...
  • OFFLINE
    Domenico34
    Post: 1.112
    Età: 90
    Sesso: Maschile
    00 04/08/2011 00:21
    La reazione di SARA allo svezzamento d'Isacco

    Il bambino dunque crebbe e fu divezzato. Nel giorno che Isacco fu divezzato, Abrahamo fece un gran banchetto.
    Sara vide che il figlio partorito ad Abrahamo da Agar, l’Egiziana, rideva;
    allora disse ad Abrahamo: «Caccia via questa serva e suo figlio; perché il figlio di questa serva non dev’essere erede con mio figlio, con Isacco».
    La cosa dispiacque grandemente ad Abrahamo a motivo di suo figlio.
    Ma Dio disse ad Abrahamo: «Non addolorarti per il ragazzo, né per la tua serva; acconsenti a tutto quello che Sara ti dirà, perché da Isacco uscirà la discendenza che porterà il tuo nome
    (Genesi 21:8-12).

    La nascita d'Isacco avvenne quando Abrahamo aveva cent’anni e SARA novanta. Mentre quella d'Ismaele, quando Abrahamo ne aveva ottantasei anni (Genesi 16:16).

    «Nell’antico Israele i bambini venivano divezzati a circa tre anni». Isacco venne svezzato a quell’età [Cfr. Allen P. Ross, Investigate le Scritture, Antico Testamento, pag. 65; Gerhard Von Rad, Genesi, pag. 307].

    Era anche usanza per simili eventi, avere banchetti, una festa di famiglia. Siccome Abrahamo era ricco, il banchetto che tenne fu grande. Tenendo presente il dato biblico, nel banchetto per lo svezzamento d'Isacco, Ismaele aveva circa diciassette anni mentre Isacco ne aveva circa tre. Visto che la differenza di età era notevole, Isacco non poteva fare le stesse cose che faceva Ismaele. Senza dubbio le due mamme, SARA e Agar, seguivano con attenzione e ammirazione, quello che facevano i loro figli.

    Da quello che lo scrittore sacro racconta, si può capire che l’occhio vigile di SARA, seguiva tutti i movimenti di suo figlio. Questo, naturalmente, per intervenire nel caso ci fosse stato bisogno. Nello stesso tempo però, osservava anche con molta attenzione l’atteggiamento d'Ismaele. Il testo precisa che SARA vide che il figlio di Agar rideva. Per quale motivo? Avrà fatto qualche movimento sbagliato Isacco? Quel ridere che significato aveva?

    Von Rad, fa notare che non «è più possibile definire se il verbo (sâhaq, nuova allusione al nome Isacco) significhi qui semplicemente ‘giocare’ oppure ‘far scherzi a qualcuno’» Ibidem, pag, 308].

    Qual senso diede SARA al ridere d'Ismaele? Dalla reazione che manifestò, ci sembra che gli abbia dato il senso dello scherno. Notate che il testo non parla che Abrahamo si sia accorto del riso d'Ismaele. E se egli l’avesse notato, sicuramente non gli avrebbe dato lo stesso significato di sua moglie SARA.

    Davanti al senso che SARA diede al ridere d'Ismaele, non solo che non lo approvò, ma neanche ebbe la forza di controllare la sua reazione. Il fatto stesso che SARA, senza perdere tempo, chiese a suo marito di mandare via Agar e suo figlio, questo prova la sua intolleranza. Anche se si legge che Abrahamo all’udire quella richiesta, si dispiacque, nondimeno, acconsentì quando Dio gli disse di farlo. Così, di buon mattino, Agar ed Ismaele furono mandati via. Che cosa possiamo imparare da questa storia?

    1) Le manifestazioni d'intolleranza, non sono certamente da accettare o da incoraggiare.

    2) Quando si subisce un affronto, specie quando tocca la nostra sensibilità personale, bisogna avere la forza di non reagire bruscamente, come fece SARA.

    3) Non dare mai agli eventi, un significato che porti ad alterare o inquinare una buona relazione.

    4) Avere pazienza e tolleranza davanti a certe provocazioni, è la migliore risposta che si possa dare.

    Il detto della Scrittura è sempre valido: Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene (Romani 12:21).

    SELOMIT (1)

    Figlia di Ditri, della tribù di Dan; sposò un egiziano (Levitico 24:11).

    SERAC

    Abbondanza. Figlia di Aser (Genesi 46:17: 1 Cronache 7:30). La citazione del cronista è riportata in questo capitolo perché si tratta dello stesso nome.

    SERUIA

    Madre di Ioab (2 Samuele 17:25; 1 Cronache 2:16). La citazione del cronista viene inserita in questo capitolo, perché si tratta dello stesso nome.

    SIFRA

    Sprendore, bellezza. Una delle levatrici Ebree che non obbedì all’ordine del faraone (Esodo 1:15).

    TAMAR (1)

    Moglie di Er, figlio di Giuda (Genesi 38:6-30).

    TAMAR (2)

    Sorella di Absalom (2 Samuele 13:1; 1 Cronache 3:9). La citazione del cronista viene inserita in questo capitolo, perché si tratta dello stesso nome.

    TAMAR (3)

    Figlia di Absalom (2 Samuele 14:27).

    TIMNA

    Pastoia. Concubina di Elifaz e sorella di Lotan (Genesi 36:12,22; 1 Cronache 1:39). La citazione del cronista è stata inserita in questo capitolo, perché si tratta dello stesso nome.

    TIRSA

    Una delle figlie di Selofead (Numeri 26:33)

    ZILLA

    = ombra, cioè protezione, fu moglie di Lamec (Genesi 4:19,23).
    Il significato di Zilla, mette in risalto le buone caratteristiche che aveva questa donna.

    Essere un’ombra, nel senso di proteggere, per esempio, dai raggi cocenti del sole, in pratica significa, adoperarsi per risparmiare sofferenze altrui. È un atteggiamento che manifesta lo spirito cristiano, sintetizzato nelle parole dell’apostolo Paolo:

    Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a sé stesso,
    cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri
    (Filippesi 2:3-4).

    ZILPA

    Serva di Lea (Genesi 29:24; 30:9-11).

    Se ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo con premura
3