Infine, c’è da aggiungere che nel piano che SARAI concepì per risolvere il problema di avere figli, mise in atto tutta l’accortezza umana, e, nello stesso tempo accantonò la sua fede in Dio, per l'adempimento della promessa divina. Quando la fede viene meno, l’uomo si arrampica alle risorse umane, pensando e credendo che potrà ottenere quello che cerca. Quanto sarà invece diverso saper aspettare con pazienza l’adempimento delle promesse divine!
SARA
Anche se di SARAI non abbiamo potuto dare il significato del suo nome (perché incerto), per quello di SARA, invece, si può affermare che significa principessa. Il nome SARA, è menzionato nella Bibbia 42 volte, 38 dei quali nell’A.T., precisamente nel libro della Genesi e nel profeta Isaia e 4 volte nel N.T., nell’epistola ai Romani 4:19; 9:9; in Ebrei 11:11 e in 1Pietro 3:6.
Cambiamento del nome di Sarai
La prima menzione che si fa del suo nome, è quando Dio le cambiò il nome: da SARAI in SARA.
Dio disse ad Abrahamo: «Quanto a SARAI tua moglie, non la chiamare più SARAI; il suo nome sarà, invece, SARA (Genesi 17:15).
Il cambiamento del nome avvenne quando Abramo aveva novantanove anni e SARAI ne aveva ottantanove (Genesi 17:1). Da quando il Signore aveva promesso ad Abramo di dargli una discendenza, erano ormai trascorsi ventiquattro anni. Il cambiamento del nome di Abramo, in Abrahamo e quello di SARAI in SARA, era necessario alla vigilia dell’adempimento della promessa divina, per diversi motivi.
1. Per ottantanove anni Abramo aveva chiamato sua moglie SARAI. Ora Dio gli ordina di non chiamarla più con quel nome, ma di chiamarla: SARA = principessa. Fu una vera sorpresa per SARAI, sentirsi chiamare da suo marito SARA. Forse, la prima volta che si sentì chiamare con quel nome, gli avrà detto: non mi hai chiamato mai con questo nome, durante tutti gli anni che siamo insieme come marito e moglie. Come mai che mi hai cambiato il nome, hai fatto per caso un errore?
Io non sono di stirpe reale, da meritarmi il titolo onorifico di principessa; provengo da una comune famiglia! Al che Abramo avrà risposto: no, mia cara! Non ho commesso un errore e neanche è stata una mia iniziativa, a cambiarti il nome: è stato Dio ad ordinarmi di farlo. Lo so anch’io che tu non vieni da una famiglia reale, da meritare il titolo di principessa. Però, devi tener presente che è stato Dio che ti voluto elevare a tale rango, ed io non posso fare a meno di riconoscerlo e proclamarlo, davanti a tutti: da oggi in poi, infatti, non sei solamente la mia legittima moglie, sei anche una principessa. Non sarà stato solamente una sorpresa per SARAI, si saranno anche sorpresi tutti i servitori che erano al servizio di Abramo, quando hanno sentito il loro padrone, chiamare sua moglie, SARA, principessa.
Forse, i servi, tra loro, si saranno chiesti: perché il nostro signore, chiama la nostra padrona con quel nome? Che sarà mai successo? La stessa spiegazione che Abramo diede a sua moglie, l’avrà certamente data senza dubbio anche ai suoi servi. Tutti, infine sapevano, che il cambiamento del nome della moglie di Abramo, era stato deciso da Dio.
2. Abramo, non parlò con sua moglie solamente del cambiamento del suo nome, spiegò anche che Dio aveva cambiato il suo nome. Da oggi in poi, cara sposa, non dovrai più chiamarmi Abramo, che in ebraico significa padre elevato, grande o esaltato; dovrai chiamarmi Abrahamo, che significa: Padre di una grande moltitudine. Lo stesso dovranno fare tutti i nostri servi. Forse SARA avrà risposto a suo marito: ma tu, caro sposo, hai un solo figlio, quello che Agar, la mia serva ti ha partorito. Da me però non hai avuto nessun figlio. Io fino ad oggi, sono stata sterile; com'è possibile considerarti padre di una grande moltitudine? Al che Abrahamo avrà risposto: ricordati, mia cara, quello che Dio mi ha promesso.
Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda il cielo e conta le stelle se le puoi contare». E soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza» (Genesi 15:5).
3. In vista della promessa divina, — ed io credo a quello che Dio mi ha detto — (Genesi 15:6), — avrà proseguito Abrahamo —, per me non c’è nessun problema chiamarti SARA, principessa, e neanche da parte tua deve esserci incertezza a riconoscermi padre di una grande moltitudine (Genesi 17:4). Anche se è vero che sono passati ventiquattro anni, —avrà ribadito Abrahamo — da quando Dio mi parlò la prima volta, e la promessa divina non si è ancora adempiuta, continuerò a crederla, perché non posso pensare che Dio abbia smesso di essere fedele.
Quando ho espresso l’augurio che Ismaele vivesse davanti a Dio, ...«Oh, possa almeno Ismaele vivere davanti a te!» (17:18) — avrà aggiunto Abrahamo —, il Signore gli rispose:
«No, Sara, tua moglie, ti partorirà un figlio e tu gli metterai il nome d'Isacco. Io stabilirò il mio patto con lui, un patto eterno per la sua discendenza dopo di lui (17:19).
Più tardi Paolo, scriverà:
Egli, (Abrahamo) sperando contro speranza, credette, per diventare padre di molte nazioni, secondo quello che gli era stato detto: «Così sarà la tua discendenza».
Senza venir meno nella fede, egli vide che il suo corpo era svigorito (aveva quasi cent’anni) e che Sara non era più in grado di essere madre;
davanti alla promessa di Dio non vacillò per incredulità, ma fu fortificato nella sua fede e diede gloria a Dio,
pienamente convinto che quanto egli ha promesso, è anche in grado di compierlo (Romani 4:18-21).
In vista del felice epilogo che vedrà la promessa divina adempiuta — avrà concluso Abrahamo —, con più forza e con maggiore determinazione, continuerò a chiamare mia moglie SARA, certo di sapere che è stato Dio che ha stabilito che lei fosse una principessa.
«Questo nuovo nome ottenuto con una minima variante e che significa principessa, era adatto ad una donna la cui progenie avrebbe generato dei re (17:6,16)» [Allen P. Ross, Investigate le Scritture, Antico Testamento, pag. 61].
L’ultimo atto dell’intervento divino
Il SIGNORE apparve ad Abrahamo alle querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della sua tenda nell’ora più calda del giorno.
Abrahamo alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano davanti a lui. Come li ebbe visti, corse loro incontro dall’ingresso della tenda, si prostrò fino a terra e disse:
«Ti prego, mio Signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo!
Lasciate che si porti un po’ d’acqua, lavatevi i piedi e riposatevi sotto quest’albero.
Io andrò a prendere del pane e vi ristorerete; poi continuerete il vostro cammino; poiché è per questo che siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa’ pure come hai detto».
Allora Abrahamo andò in fretta nella tenda da Sara e le disse: «Prendi subito tre misure di fior di farina, impastala e fa’ delle focacce».
Poi Abrahamo corse alla mandria, prese un vitello tenero e buono e lo diede a un suo servo, il quale si affrettò a prepararlo.
Prese del burro, del latte e il vitello che era stato preparato, e li pose davanti a loro. Egli se ne stette in piedi presso di loro, sotto l’albero, e quelli mangiarono.
Poi essi gli dissero: «Dov’è Sara, tua moglie?» Ed egli rispose: « là nella tenda».
E l’altro: «Tornerò certamente da te fra un anno; allora Sara, tua moglie, avrà un figlio». Sara intanto stava ad ascoltare all’ingresso della tenda, che era dietro di lui.
Abrahamo e Sara erano vecchi, ben avanti negli anni, e Sara non aveva più i corsi ordinari delle donne.
Sara rise dentro di sé, dicendo: «Vecchia come sono, dovrei avere tali piaceri? Anche il mio signore è vecchio!»
Il SIGNORE disse ad Abrahamo: «Perché mai ha riso Sara, dicendo: Partorirei io per davvero, vecchia come sono?
Vi è forse qualcosa che sia troppo difficile per il SIGNORE? Al tempo fissato, l’anno prossimo, tornerò e Sara avrà un figlio».
Allora Sara negò, dicendo: «Non ho riso»; perché ebbe paura. Ma egli disse: «Invece hai riso!» (Genesi 18:1-15).
Si continuerà il prossimo giorno...