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Non temete il re di Babilonia, del quale avete paura; non lo temete, dice il SIGNORE, perché io sono con voi per salvarvi e per liberarvi dalla sua mano;
io vi farò trovar compassione davanti a lui; egli avrà compassione di voi e vi farà tornare nel vostro paese".
Ma se dite: "Noi non rimarremo in questo paese"; se non ubbidite alla voce del SIGNORE vostro Dio,
e dite: "No, andremo nel paese d’Egitto, dove non vedremo la guerra, non udremo suono di tromba, e dove non avremo più fame di pane, e abiteremo laggiù,"
ebbene, ascoltate allora la parola del SIGNORE, o superstiti di Giuda! Così parla il SIGNORE degli eserciti, Dio d’Israele: "Se siete decisi a recarvi in Egitto, e se andate ad abitarvi,
la spada che temete vi raggiungerà laggiù, nel paese d’Egitto; la fame che vi spaventa vi starà alle calcagna laggiù in Egitto, e là morirete.
Tutti quelli che avranno deciso di andare in Egitto per abitarvi, vi moriranno di spada, di fame o di peste; nessuno di loro scamperà, non sfuggirà al male che io farò venire su di loro".
Infatti così parla il SIGNORE degli eserciti, Dio d’Israele: "Come la mia ira e il mio furore si sono riversati sugli abitanti di Gerusalemme, così il mio furore si riverserà su di voi, quando sarete entrati in Egitto; sarete abbandonati all’esecrazione, alla desolazione, alla maledizione e all’infamia; non vedrete mai più questo luogo".
O superstiti di Giuda! Il SIGNORE parla a voi: "Non andate in Egitto!" Sappiate bene che quest’oggi io vi ho avvertiti.
Voi ingannate voi stessi, a rischio della vostra vita; poiché m’avete mandato dal SIGNORE vostro Dio, dicendo: "Prega il SIGNORE, il nostro Dio, per noi; tutto quello che il SIGNORE nostro Dio dirà, faccelo sapere esattamente, e noi lo faremo".
Io ve l’ho fatto sapere quest’oggi; ma voi non ubbidite alla voce del SIGNORE, del vostro Dio, né a nulla di quanto egli mi ha mandato a dirvi.
Ora sappiate bene che voi morirete di spada, di fame e di peste, nel luogo dove desiderate andare per abitarvi» (Geremia 42:9-22).

Il profeta fu molto preciso nel riferire quello che Dio gli aveva rivelato e nello stesso tempo gli fece comprendere chiaramente a che cosa sarebbero andati incontro, qualora non avessero accettato la parola del Signore. Quale fu la risposta? Ecco il testo.

Quando Geremia ebbe finito di dire al popolo tutte le parole del SIGNORE loro Dio, tutte le parole che il SIGNORE loro Dio, l’aveva incaricato di dir loro,
Azaria, figlio di Osaia, e Iocanan, figlio di Carea, e tutti gli uomini superbi dissero a Geremia: «Tu dici il falso; il SIGNORE, il nostro Dio, non ti ha mandato a dire: "Non andate in Egitto per abitarvi,"
ma Baruc, figlio di Neria, ti incita contro di noi per darci in mano dei Caldei, per farci morire o per farci deportare a Babilonia».
Così Iocanan, figlio di Carea, tutti i capi degli uomini armati e tutto il popolo non ubbidirono alla voce del SIGNORE, che ordinava loro di abitare nel paese di Giuda.
Iocanan, figlio di Carea, e tutti i capi degli uomini armati presero tutti i superstiti di Giuda i quali, da tutte le nazioni dov’erano stati dispersi, erano ritornati per abitare nel paese di Giuda:
gli uomini, le donne, i bambini, le figlie del re e tutte le persone che Nebuzaradan, capo delle guardie, aveva lasciate con Ghedalia, figlio di Aicam, figlio di Safan, come pure il profeta Geremia, e Baruc, figlio di Neria,
e andarono nel paese d’Egitto, perché non ubbidirono alla voce del SIGNORE; e giunsero a Tapanes
(Geremia 43:1-7).

Che differenza tra i Niniviti e i capi che andarono da Geremia! Che nessuno segua questo esempio!

2) I Niniviti proclamarono un digiuno

Anche se la popolazione di Ninive era pagana, cioè non apparteneva al popolo d’Israele e come tale non aveva la legge del Signore che li istruiva circa il comportamento da assumere davanti a certi casi particolari, tuttavia, certi atteggiamenti che assunse davanti a situazioni particolari e drammatiche trovavano il loro riscontro con gli atteggiamenti degli Israeliti.

Il digiuno, per esempio, che venne proclamato non rappresentava il risultato di un’esortazione da parte del profeta Giona, perché questi non rivolse al popolo nessuna esortazione al pentimento, dato che si limitava ad affermare: Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta (v. 4). Era pertanto una atto spontaneo, dettato da una particolare situazione, e aveva lo scopo non solo di umiliarsi, ma anche la speranza di ottenere il favore di Dio, visto che su di loro pendeva una seria minaccia punitiva da parte dell’Eterno.

C’è differenza quando un’azione si compie a seguito di una sollecitazione esterna e quando si compie nella piena libertà dell’individuo. Dal momento che i Niniviti credettero che Dio li avrebbe seriamente puniti a motivo della loro malvagità, il digiuno che proclamarano rappresentava l’evidenza esterna del loro modo di credere, nella speranza che l’ira divina si fosse acquietata e non venisse sopra di loro il severo castigo.

Per chi conosce le Sacre Scritture, l’atteggiamento che i Niniviti assunsero davanti a Dio, col digiuno che proclamarono, è da lodare, non perché il digiuno in sé acquistava meriti, ma perché portava le persone a umiliarsi davanti a Dio. È ben assodato e documentato che Dio ha sempre voluto e apprezzato quando l’uomo si umilia davanti a Lui. Davanti a questo atteggiamento, Dio ha sempre manifestato la Sua clemenza e la Sua bontà verso il peccatore. Basterebbe un solo esempio tratto dalla Scrittura, per servire come prova, di quanto testé affermato.

Si sa che il re Acab, durante gli anni del suo regno, fu un re che fece ciò che dispiaceva al Signore più di quelli che l’avevano preceduto.

Acab, figlio di Omri, fece ciò che è male agli occhi del SIGNORE più di tutti quelli che l’avevano preceduto.
Acab fece anche l’idolo d’Astarte. Acab fece più di quello che avevano fatto tutti i precedenti re d’Israele per provocare lo sdegno del SIGNORE, Dio d’Israele (1Re 16:30,33), e si era anche venduto a fare ciò che è male agli occhi del SIGNORE (1Re 21:20), perché era istigato da sua moglie Izebel
(1Re 21:25)

Davanti alla condotta depravata di questo re, il profeta Elia aveva pronunciato una severa condanna nei suoi confronti, nei seguenti termini:

Quelli di Acab che moriranno in città saranno divorati dai cani, e quelli che moriranno nei campi saranno divorati dagli uccelli del cielo» (1Re 21:24).

Davanti a un simile messaggio, quale fu la reazione di Acab e la risposta di Dio? Ecco cosa afferma la Sacra Scrittura:

Quando Acab udì queste parole, si stracciò le vesti, si coprì con un sacco, e digiunò; dormiva avvolto nel sacco, e camminava a passo lento.
«Hai visto come Acab si è umiliato davanti a me? Poiché egli si è umiliato davanti a me, io non farò venire la sciagura mentre egli è ancora vivo; ma manderò la sciagura sulla sua casa, durante la vita di suo figlio»
(1Re 21:27,29).

Tra i tanti testi biblici che si potrebbe citare, sia dell’Antico che del Nuovo Testamento, per parlare del digiuno, ne scegliamo uno che può magistralmente illustrarne il valore. È il classico esempio del digiuno che fece la regina Ester con le sue ancelle, unitamente a tutti i Giudei che abitavano in Susa, residenza reale del re Assuero.

Il digiuno di tre giorni che Ester fece fu pieno, nel senso che in quei tre giorni non si mangiò e neanche si bevve acqua, giorno e notte. Lo scopo era di ottenere un’udienza presso il re Assuero, visto che erano trascorsi trenta giorni dalla mancata chiamata di quest’ultimo. Il testo precisa:

«Tutti i servitori del re e il popolo delle sue provincie sanno che se qualcuno, uomo o donna che sia, entra dal re nel cortile interno, senza essere stato chiamato, per una legge che è uguale per tutti, deve essere messo a morte, a meno che il re non stenda verso di lui il suo scettro d’oro; nel qual caso, ha salva la vita. E io sono già trenta giorni che non sono stata chiamata per andare dal re».
Le parole di Ester furono riferite a Mardocheo.
E Mardocheo fece dare a Ester questa risposta: «Non metterti in mente che tu sola scamperai fra tutti i Giudei perché sei nella casa del re.
Infatti, se oggi tu taci, soccorso e liberazione sorgeranno per i Giudei da qualche altra parte; ma tu e la casa di tuo padre perirete; e chi sa se non sei diventata regina appunto per un tempo come questo?»
Allora Ester ordinò che si rispondesse a Mardocheo:
«Va’, raduna tutti i Giudei che si trovano a Susa, e digiunate per me, state senza mangiare e senza bere per tre giorni, notte e giorno. Anch’io con le mie ancelle digiunerò allo stesso modo; e dopo entrerò dal re, sebbene ciò sia contro la legge; e se io debbo perire, che io perisca!»
Mardocheo se ne andò, e fece tutto quello che Ester gli aveva ordinato
(Ester 4:11-17).

Si continuerà il prossimo giorno...