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non solo ci fanno conoscere la scomoda nuova residenza del profeta, ma ci rivelano anche lo stato d’animo in cui si trovava quando pregò il suo Dio. Le parole: Dal fondo della mia angoscia, parlano appunto dello stato d’animo in cui si trovava Giona.

Spesso si afferma che quando una persona si trova nell’angoscia non è facile pregare e rivolgersi a Dio. Di solito, le persone che si trovano in simile stato d’animo, facilmente si lasciano prendere dallo sconforto e dalla disperazione. Giona, in quella circostanza, anche se appariva in preda dello sconforto e della disperazione, seppe trovare in sé quel momento prezioso per scaricare tutta la sua tensione nel rivolgersi al suo Dio. Materialmente parlando, egli si trovava nel fondo del mare e dentro un abitacolo scomodo e insolito. Nella preghiera che innalzò a Dio non fa riferimento a ciò, ma menziona la sua angoscia. Che significa ciò? E soprattutto, che cos’è l’angoscia? Ecco la definizione linguistica.

«Senso di soffocamento, oppressione che genera agitazione, affanno; difficoltà di respiro, ansito. Per estensione e al figurativo: sofferenza, fisica o morale, acuta, tormentosa, in cui l’uomo teme di soccombere; preoccupazione assillante che non dà respiro; inquietitudine, ansia ossessiva» [S. Battaglia, Grande Dizionario della lingua italiana, Volume 1, pag. 473].

È ammirevole che, nello stato d’animo in cui si trovava, Giona seppe rivolgersi al suo Dio. Dall'altra parte, visto che era solo, con chi avrebbe potuto parlare e a chi avrebbe avuto la forza di invocare? Sapendo che, se si trovava in quello stato, era la conseguenza della sua disubbidienza al comando divino, realizzò il bisogno, nella sua angoscia, di pregare il suo Dio, sperando che Egli l’avrebbe perdonato e salvato.

Giona si comportò nella stessa maniera, come si erano comportati altri, trovandosi nella medesina condizione. Ecco alcuni testi biblici.

Nella mia angoscia invocai il SIGNORE, gridai al mio Dio. Egli udì la mia voce dal suo tempio, il mio grido giunse a lui, ai suoi orecchi. È Davide che si esprime in questo modo (Salmo 18:6).

Nell’angoscia gridasti a me e io ti liberai; ti risposi nascosto in mezzo ai tuoni, ti misi alla prova presso le acque di Meriba. È il Signore che ricorda quello che fece Israele (Salm 81:7).

Ma nella loro angoscia gridarono al SIGNORE ed egli li liberò dalle loro tribolazioni.
Gridarono al SIGNORE nella loro angoscia ed egli li salvò dalle loro tribolazioni;
Salgono al cielo, scendono negli abissi; l’anima loro vien meno per l’angoscia.
Ma nell’angoscia gridano al SIGNORE ed egli li libera dalle loro tribolazioni
. È il salmista che ricorda quello che ha fatto Israele durante il suo pellegrinaggio (Salmo 107:6,13,26,28).

Nella mia angoscia invocai il SIGNORE; il SIGNORE mi rispose e mi portò in salvo. È il salmista che ricorda come si è comportato nella sua angoscia (Salmo 118:5).

Nella mia angoscia ho invocato il SIGNORE, ed egli mi ha risposto. È l’esperienza del pellegrino (Salmo 120:1).

Anche se Giona sapeva che erano stati i marinai che lo avevano gettato in mare, dietro la sua autorizzazione, ora, però, riconosce che, in effetti, è stato Dio a farlo: Tu mi hai gettato nell’abisso (v. 4).

Dopo aver confessato di essere stato sprofondato fino alle radici dei monti e di essere chiuso nelle sbarre della terra per sempre, la luce divina lo illumina per fargli proclamare: Ma tu mi hai fatto risalire dalla fossa, o Signore, mio Dio (v. 7).

La preghiera di Giona si concludeva nel mettere in risalto il suo pentimento e la promessa di offrire al suo Dio, sacrifici, con canti di lode; adempierò i voti che ho fatto, e la consapevolezza che la salvezza viene dal Signore (v. 10).

Davanti al cambiamento di atteggiamento che Giona assunse in quella sua preghiera, la sua riabilitazione venne assicurata da parte di Dio, talché Egli, il Signore, ordinò al pesce, e il pesce vomitò Giona sulla terra ferma (v. 11).

Tenuto presente che quel gran pesce tenne nel suo ventre per tre giorni e tre notti un corpo umano senza poterlo digerire, alla fine, fu sicuramente colpito da un'indigestione che gli procurò forti dolori allo stomaco e, non essendo in grado più di resistere, fu costretto e sollevarsi e uscire dalle acque per vomitare sulla terra ferma quel corpo.

Infine, formuliamo la seguente domanda: perché il pesce vomitò Giona sulla terra ferma? Se l’avesse fatto in mare si sarebbe liberato di quel malessere che lo aveva colpito, ma Giona sarebbe perito per annegamento. Questo non poteva avvenire perché c’era Dio che controllava la situazione. Dal momento che Giona venne vomitato in terra ferma, cioè fuori delle acque, la sua vita era assicurata, cioè salva. La salvezza di Giona fu opera esclusiva di Dio, mentre il pentimento del profeta lo favorì enormemente.

Riflessioni

1. La consapevolezza di Giona di essere il vero responsabile della tempesta che si era scatenata in mare e che minacciava seriamente la nave e il suo equipaggio è una considerazione che va approfondita. Non è facile assumersi certe responsabilità quando la vita degli altri è seriamente minacciata. Di solito, c’è la tendenza, nell’essere umano, a scaricare sugli altri la responsabilità. Il classico esempio dei nostri progenitori, Adamo ed Eva, è abbastanza eloquente.

2. Quando Dio chiamò Adamo, dopo che questi aveva mangiato il frutto proibito, e gli chiese dove sei? e questi gli rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino e ho avuto paura, perché ero nudo, e mi sono nascosto». La risposta che seguì subito da parte di Dio fu: «Chi ti ha mostrato che eri nudo? Hai forse mangiato del frutto dell’albero, che ti avevo comandato di non mangiare?».

Adamo, invece di riconoscere che aveva sbagliato a mangiare il frutto proibito e confessare apertamente, trovò il modo di evadere dalla sua responsabilità adducendo la scusante: «La donna che tu mi hai messa accanto, è lei che mi ha dato del frutto dell’albero, e io ne ho mangiato». Dio chiede alla donna: «Perché hai fatto questo?», la risposta fu: «Il serpente mi ha ingannata e io ne ho mangiato» (Genesi 3:10-13).

3. Come si poteva vedere chiaramente, Adamo scaricò la sua responsabilità su Eva ed Eva sul serpente. In effetti, sia l’uno che l’altra non hanno avuto il coraggio di assumer la propria responsabilità per aver disubbidito al comando divino. Questo loro modo di agire, però, non li esonererà dal ricevere la punizione per quello che hanno fatto. Infatti, alla donna Dio dice:

«Io moltiplicherò grandemente le tue pene e i dolori della tua gravidanza; con dolore partorirai figli; i tuoi desideri si volgeranno verso tuo marito ed egli dominerà su di te».
A Adamo: «Poiché hai dato ascolto alla voce di tua moglie e hai mangiato del frutto dall’albero circa il quale io ti avevo ordinato di non mangiarne, il suolo sarà maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con affanno, tutti i giorni della tua vita.
Esso ti produrrà spine e rovi, e tu mangerai l’erba dei campi; 19. mangerai il pane con il sudore del tuo volto, finché tu ritorni nella terra da cui fosti tratto; perché sei polvere e in polvere ritornerai»
(Genesi 3:16-19).

4. Una volta che Giona riconosce la sua responsabilità e non ha vergogna di confessarlo davanti a tutti pubblicamente, sì, è vero che venne gettato in mare, ma il gran pesce, mandato da Dio lo prese in custodia per salvargli la vita. È sempre vero il detto della Scrittura: Chi copre le sue colpe non prospererà, ma chi le confessa e le abbandona otterrà misericordia (Proverbi 28:13).

5. Dal fondo della sua angoscia, Giona trova il modo di rivolgersi a Dio con la certezza che la sua preghiera verrà esaudita dal suo Signore. Quando veramente c’è reale pentimento per avere disubbidito a Dio, anche se si dovrà raccogliere il frutto di quanto si è seminato (Galati 6:7), la salvezza sarà la risposta più efficace per l’uomo.

6. Quei tre giorni e quelle tre notti che Giona rimase nel ventre del pesce, fu un tempo transitorio, per fargli comprendere l’importanza di non fuggire dalla presenza del Signore, ma di ubbidirgli pienamente. Che la lezione che Giona imparò da quella triste e amara esperienza possa servire come un serio monito per ciascun di noi!

PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo con premura