Capitolo 5
L’INSEGUIMENTO DEI MADIANITI NELL’AREA TRASGIORDANA
Gedeone arrivò al Giordano, lo passò con i suoi trecento uomini, i quali, benché stanchi, continuavano a inseguire il nemico,
e disse a quelli di Succot: «Date, vi prego, dei pani alla gente che mi segue, perché è stanca, e io sto inseguendo Zeba e Salmunna, re di Madian».
Ma i capi di Succot risposero: «Zeba e Salmunna sono forse già nelle tue mani? Perché dovremmo dare del pane al tuo esercito?»
Gedeone disse: «Ebbene! Quando il SIGNORE avrà messo nelle mie mani Zeba e Salmunna, io vi lascerò le carni con delle spine del deserto e con dei rovi».
Di là salì a Penuel e fece la stessa richiesta a quelli di Penuel, ma essi gli risposero come avevano fatto quelli di Succot.
Egli disse anche a quelli di Penuel: «Quando tornerò in pace, abbatterò questa torre».
Zeba e Salmunna erano a Carcor con il loro esercito di circa quindicimila uomini, che era tutto quello che rimaneva dell’intero esercito dei popoli dell’oriente, poiché centoventimila uomini armati di spada erano stati uccisi.
Gedeone salì per la via dei nomadi, a oriente di Noba e di Iogbea, e sconfisse l’esercito, che si credeva sicuro.
Zeba e Salmunna si diedero alla fuga; ma egli li inseguì, prese i due re di Madian, Zeba e Salmunna, e sbaragliò tutto l’esercito.
Poi Gedeone, figlio di Ioas, tornò dalla battaglia, per la salita di Cheres;
prese un giovane di Succot, e lo interrogò; e quello gli diede per iscritto i nomi dei capi e degli anziani di Succot, che erano settantasette.
Poi Gedeone andò da quelli di Succot e disse: «Ecco Zeba e Salmunna, a proposito dei quali mi insultaste dicendo "Zeba e Salmunna sono forse già nelle tue mani? Perché dovremmo dare del pane alla tua gente esausta?"»
Poi prese gli anziani della città, e con delle spine del deserto e con dei rovi castigò gli uomini di Succot.
Abbatté la torre di Penuel e uccise la gente della città.
Poi disse a Zeba e a Salmunna: «Com’erano gli uomini che avete ucciso sul Tabor?» Quelli risposero: «Erano come te; ognuno di essi aveva l’aspetto di un figlio di re».
Ed egli riprese: «Erano miei fratelli, figli di mia madre; com’è vero che il SIGNORE vive, se aveste risparmiato la loro vita, io non vi ucciderei!»
Poi disse a Ieter, suo primogenito: «Alzati, uccidili!» Ma il giovane non estrasse la spada, perché aveva paura, essendo ancora un ragazzo.
Zeba e Salmunna dissero: «Alzati tu stesso e dàcci il colpo mortale; poiché qual è l’uomo tale è la sua forza». Gedeone si alzò, uccise Zeba e Salmunna, e prese le mezzelune che i loro cammelli portavano al collo (Giudici 8:4-21).
È provato che i rinforzi inviati a Gedeone dagli uomini di Neftali, di Ascer, di Manasse e di Efraim durante l’inseguimento dei Madianiti ebbero un gran successo, non solo per la cattura e l’uccisione dei due principi Madianiti, Oreb e Zeeb, ma anche dalla considerevole entità di perdite inflitte all’esercito dei popoli dell’oriente, quantificate in
centoventimila uomini armati di spada. Nonostante tale perdita, ben quindicimila uomini alle dipendenze dei due re di Madian, Zeba e Salmunna, riuscirono a mettersi in salvo.
Costoro, quando Gedeone con i suoi trecento uomini li assalirono e li confissero,
si credevano al sicuro (Giudici 8:10-11). In cosa consistesse la loro sicurezza non ci viene specificato, tuttavia è probabile immaginarlo, soprattutto se si pensa che la gran perdita dei Madianiti si verificò per mano degli uomini giunti in soccorso di Gedeone.
Dopo aver ripiegato, ormai lontani dai nemici, i sopravvissuti avranno pensato di non correre più alcun pericolo. Non furono tuttavia abbastanza prudenti perché ignorarono la minaccia incombente di Gedeone e dei suoi trecento uomini, sentendosi al sicuro sotto la guida dei loro due re.
I centoventimila uomini dei Madianiti uccisi
Ritorniamo per un momento a quei centoventimila uomini dell’esercito dei Madianiti che furono uccisi. Nel predetto numero sono compresi i soldati che si uccisero tra loro quando si diedero alla fuga davanti a Gedeone ed i suoi trecento uomini. Anche se il testo non precisa quanti caddero in quella notte, è comunque facile supporre che siano stati in molti a cadere nello scompiglio del campo dei Madiani. Il testo precisa che i centoventimila uomini uccisi dell’esercito Madianita erano
armati di spada (Giudici 8:10): in altre parole sembrerebbe che questa gente sia perita facilmente pur senza deporre mai le armi, quindi nonostante i tentativi di difendersi e contrattaccare i loro inseguitori.
Tenendo conto che questi uomini furono eliminati per aver contrastato gli Israeliti, è impensabile che le loro spade non fossero pienamente efficienti per la battaglia, o che questi uomini non le sapessero maneggiare. Senza dubbio erano persone addestrate adeguatamente alla guerra e i loro comandanti li avevano certamente motivati a non perdersi d’animo davanti al nemico, pur non conoscendo il destino a cui andavano incontro.
Il segreto della vittoria per gli Israeliti e della conseguente sconfitta dei Madiati, non risiede per i primi nel valore militare e per i secondi nella scarsa preparazione alla guerra. Fu in realtà Dio a fare in modo che tutto ciò accadesse, quindi i Madianiti furono sconfitti essenzialmente perché in loro c’era solamente
un braccio di carme (2Cronache 32:8), mentre mancava quello dell’Iddio Onnipotente.
Gli uomini di Gedeone non erano particolarmente attrezzati: ciascuno di loro aveva semplicemente una tromba, una brocca e una fiaccola. Gli uomini di Neftali, di Ascer, di Manasse e di Efraim, al contrario erano ben equipaggiati, ma nulla poterono contro la volontà di Dio.
Avendo dalla loro parte l’Iddio d’Israele, le armi ed il coraggio degli uomini non contavano nulla perché era la presenza di Dio a renderli invincibili.
In tutta la vicenda non si fa il minimo accenno a perdite di vite umane nelle file degli Israeli; si parla solamente dei centoventimila uomini armati dell’esercito Madianita che rimasero uccisi. Si deve supporre che effettivamente gli Israeliti non abbiano subito perdite oppure queste vengono deliberatamente celate per mettere in risalto la sconfitta dei Madianiti? Sulla scorta di altre battaglie narrate nella Bibbia (basta ricordare per esempio gli Israeliti caduti nello scontro con gli abitanti di Ai (Giosuè 7:5), siamo portati a credere nell’effettiva assenza di perdite di vite umane nelle file degli uomini di Neftali, di Ascer, di Manasse e di Efraim. Considerando infine l’intervento di Dio per mettere in rotta l’esercito Madianita inizialmente con Gedeone ed i suoi trecento uomini e dopo con gli Israeliti provenienti da Neftali, di Ascer, di Manasse e di Efraim, i quali si riunirono per inseguirli, è logico pensare e credere che per volontà divina i nemici dei Madianiti non abbiano sofferto alcuna perdita.
Una riflessione su quanto abbiamo detto fin qui
1. Elemento primario per prevalere sulle forze nemiche è e rimane sempre l’ubbidienza a Dio. Per forze nemiche non intendiamo necessariamente schieramenti umani, come quando si parla di una nazione contro l’altra; di un regno contro l’altro; di una politica contro l’altra; di un'ideologia contro l’altra; di una religione contro l’altra o di un orientamento teologico contro l’altro. Quando parliamo di forze nemiche ci riferiamo essenzialmente a potenze infernali governate da Satana. D’altra parte la Bibbia riferisce che il cristiano, nel suo combattimento, non dovrà affrontare
sangue e carne, bensì principati, potenze, dominatori di questo mondo di tenebre, forze spirituali della malvagità insiti nei luoghi celesti (Efesini 6:12). Un simile schieramento infernale non si prefigge come scopo lo smantellamento delle istituzioni religiose insieme ai vari credi e liturgie, ma di infondere quanto più possibile il disprezzo per le cose di Dio e della Sua legge; discredito per la fede in Gesù Cristo e in tutte quelle norme che regolano la vita del singolo come della collettività, nonché per il vangelo e le realtà spirituali ad esso annesse.
Si continuerà il prossimo giorno...