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Le parole di Gesù ce lo confermano: «Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Giovanni 8:12). Con la certezza nel cuore che Dio è con noi, si potrà dire con Paolo: se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? (Romani 8:31); oppure con Davide: Quand’anche camminassi nella valle dell’ombra della morte, non temerei alcun male, perché tu sei con me; il tuo bastone e la tua verga sono quelli che mi consolano (Salmo 23:4).

Con questa meravigliosa certezza, mettiamoci in cammino e Dio ci spianerà la strada.

GIUSEPPE VA INCONTRO A SUO PADRE

Or Giacobbe mandò Giuda davanti a sé da Giuseppe, perché lo introducesse nel paese di Goscen. Così giunsero nel paese di Goscen.
Allora Giuseppe fece attaccare il suo carro e salì a Goscen incontro ad Israele suo padre; appena lo vide, gli si gettò al collo e pianse lungamente stretto al suo collo.
E Israele disse a Giuseppe: «Ora lascia pure che io muoia, poiché ho visto la tua faccia, e tu sei ancora in vita».
Allora Giuseppe disse ai suoi fratelli e alla famiglia di suo padre: «Io salirò ad informare il Faraone e gli dirò,“I miei fratelli e la famiglia di mio padre, che erano nel paese di Canaan, sono venuti da me.
Essi sono pastori, perché sono sempre stati allevatori di bestiame, e hanno portato con sé le loro greggi, i loro armenti e tutto quello che posseggono”.
Quando il Faraone vi farà chiamare e vi dirà: “Qual è la vostra occupazione?”, voi risponderete,
“I tuoi servi sono stati allevatori di bestiame dalla loro fanciullezza fino ad ora, tanto noi che i nostri padri”, perché possiate abitare nel paese di Goscen. Poiché gli Egiziani hanno in abominio tutti i pastori»
(Genesi 46:28-34).

Il racconto dell’incontro tra Giacobbe e Giuseppe, così come c'è stato tramandato dall’autore sacro, è particolarmente ricco di particolari e commovente nello stesso tempo. Da quando Giuseppe era stato creduto morto da suo padre Giacobbe, erano trascorsi venti anni. Nonostante tutto questo tempo, nel cuore del vecchio patriarca, l’amore per il suo prediletto figlio, non si era affatto spento.

Ora che Giacobbe ha la certezza da Dio che la sua discesa in Egitto è perfettamente in armonia con il Suo volere e con i Suoi piani, poco prima dell’incontro con Giuseppe, incarica Giuda, suo figlio, affinché l’appuntamento avvenga a Goscen. Sorge spontanea una domanda: perché mai Giacobbe affida quest'ambasciata a Giuda e non a Ruben, per esempio, che è il primogenito?

La scelta di Giuda ha un senso, se si tiene presente che è stato lui a garantire a suo padre l’incolumità del fratello Beniamino, allorquando Giacobbe non voleva acconsentire che il suo ultimo figlio andasse in Egitto assieme agli altri discendenti per comprare il grano. Visto che l’affare era stato portato a buon fine e che non era successo nulla di ciò che il vecchio paventava, Giuda si era accattivato la simpatia e la fiducia del padre, tanto da affidargli l’incarico preparatorio per l’incontro con suo figlio Giuseppe.

Anche se la Sacra Scrittura non accenna al fatto che Giacobbe fosse stato informato della generosa offerta di Giuda di sostituire il fratello Beniamino, (Genesi 44:18-34) c’è tuttavia da pensare che ne fosse a conoscenza. Forse il patriarca non era stato informato direttamente dal figlio, bensì dagli altri discendenti. L’incarico, quindi, che Giacobbe affida a Giuda di preparargli l’incontro con Giuseppe, vuole essere un chiaro riferimento di gratitudine per la generosità di Giuda verso suo fratello Beniamino.

Tutte le buone azioni che si compiono qui, sulla terra, in favore di qualcuno, se non vengono giustamente ricompensate dagli uomini, si sa con certezza che, nel giorno della resa dei conti, saranno retribuite da Dio nell’altra vita, cioè nel cielo.

L’incontro tra il vecchio padre e il figlio prediletto Giuseppe, avviene a Goscen. Perché in quella località e non altrove? La scelta della località si doveva non solo alla sua vicinanza alla terra di Canaan, ma anche alla sua particolare idoneità all'allevamento di grosso e minuto bestiame (Genesi 45:10), mansione specifica, da sempre, della famiglia di Giacobbe. Per queste ragioni Giacobbe aveva accettato la proposta di Giuseppe di una sistemazione a Goscen, una volta giunto in Egitto.

L’incontro tra padre e figlio si svolge in un contesto di grande commozione. Il testo precisa: appena (Giuseppe) lo vide (Giacobbe), gli si gettò al collo e pianse lungamente stretto al suo collo (Genesi 46:29).

Anche se il testo afferma che fu Giuseppe a piangere buttandosi al collo del padre, è impensabile che il vecchio genitore non abbia unito anche le sue lacrime a quelle del figlio. Ora che gli occhi di Giacobbe hanno rivisto il viso del figlio prediletto (dopo venti anni), il vecchio ha raggiunto l'apice della sua felicità e la esprime con le parole: «Lascia pure che io muoia, poiché ho visto la tua faccia e tu sei ancora in vita».

Giuseppe era il Governatore del paese d’Egitto, ma non poteva fare ogni cosa a suo piacimento, senza che il Faraone venisse avvisato. Si affretta, quindi, a dire ai suoi fratelli che sarebbe corso dal Faraone per avvisarlo dell'arrivo in Egitto di suo padre, chiedendo l'autorizzazione alla loro sistemazione a Goscen con tutto quello che avevano portato da Canaan.

Giuseppe, anche in questo caso, è un luminoso esempio di lealtà e, insieme, di sottomissione alla autorità superiore. Anche se gode della stima e della fiducia del Faraone, nondimeno vuole dare legalità alla permanenza della sua famiglia a Goscen, chiedendo l’approvazione dell’alta autorità, cioè quella del monarca. Per evitare che nascano problemi tra la sua famiglia e il Faraone, Giuseppe suggerisce ai fratelli quello che devono dire al re di Egitto, una volta chiamati a corte.

Il Faraone, infatti, domanda ai cinque fratelli di Giuseppe quale sia la loro occupazione, e, saputo che erano pastori e allevatori di bestiame, approva che la famiglia di Giuseppe si stabilisca nella parte migliore dell'Egitto. Quando poi il Faraone domanda al vecchio padre quale sia la sua età, riceve la seguente risposta:

«Gli anni del mio pellegrinaggio sono centotrent’anni; gli anni della mia vita sono stati pochi e cattivi, e non hanno raggiunto il numero degli anni della vita dei miei padri, nei giorni del loro pellegrinaggio».

Dopo la presentazione della famiglia di Giuseppe al Faraone, la famiglia si sistema definitivamente nella contrada di Ramses, come il monarca aveva ordinato (Genesi 47:1-11).

PS: SE CI SONO DELLE DOMANDE DA FARE, FATELE LIBERAMENTE E NOI RISPONDEREMO CON PREMURA