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Capitolo 1




MATRIMONIO TRA GIACOBBE E RACHELE E NASCITA DI GIUSEPPE




Il nome di Giuseppe nella Bibbia ricorre 241 volte: non tutte però si riferiscono al figlio di Giacobbe. Nel Nuovo Testamento le ricorrenze sono 36, ma solo 9 hanno a che fare col figlio di Giacobbe.

«Giuseppe è la forma iussiva del verbo yâsap, “aggiungere”; il nome yôsēp significa “possa egli (Dio) aggiungere (dei figli); cfr. Genesi 30:24» [R.E. Nixon, in Dizionario Biblico GBU, pag. 761].

Il matrimonio di Giacobbe con Rachele, come il libro della Genesi racconta, sembra una favola in confronto al nostro modo occidentale di pensare e vedere le cose. Giacobbe lascia Canaan, la casa di suo padre, per andare in Mesopotamia, precisamente in Paddan-Aram dove abita Labano, fratello di Rebecca sua madre e la sua famiglia, per mettersi in salvo dall’ira omicida di suo fratello Esaù. Isacco prima di mandare laggiù suo figlio Giacobbe, gli aveva chiaramente ricordato che avrebbe trovato la sua futura moglie nella famiglia di Labano.

Allora Isacco chiamò Giacobbe, lo benedisse e gli ordinò: «Non prendere moglie tra le donne di Canaan.
Parti, va’ a Paddan-Aram, alla casa di Betuel, padre di tua madre, e prendi moglie là, tra le figlie di Labano, fratello di tua madre
(Genesi 28:1-2).

Era quindi chiaro lo scopo del viaggio di Giacobbe. Arrivato in casa di Labano, Giacobbe ha una calorosa accoglienza, specie quando Labano viene a sapere che è figlio di sua sorella Rebecca, quindi suo nipote. Nel momento in cui offre ospitalità e lavoro a Giacobbe, lo zio, giustamente, gli chiede a quanto avrebbe voluto ammontasse il suo salario. Dimmi quale dev’essere il tuo salario (Genesi 29:15). Ma Giacobbe, colto dal classico amore a prima vista per Rachele ancor prima di arrivare nella casa di Labano, gli risponde: «Io ti servirò sette anni, per Rachele tua figlia minore» (Genesi 29:18).

IL MATRIMONIO DI GIACOBBE CON RACHELE

Il testo sacro precisa che Labano accetta la richiesta di Giacobbe e concede a quest’ultimo i sette anni di servizio, che parvero pochi giorni (Genesi 29:20). Tuttavia giunto il giorno del matrimonio tra Giacobbe e Rachele, la sera, mentre gli invitati si accingevano ad andarsene e gli sposi si preparavano ad andare a letto, Labano anziché Rachele infila nel suo letto Lea, la figlia maggiore. E’ sbalorditivo come Giacobbe se ne sia accorto solo la mattina seguente. In quel tempo nel momento "dell’ingresso nell’abitazione dello sposo la sposa era fittamente velata» e, pertanto, era difficile scorgere chi ci fosse dietro il velo, senza contare il buio della stanza da letto. È comunque impensabile che gli sposi non si siano rivolti nemmeno una parola, ed altrettanto impensabile che Giacobbe non conoscesse la voce di Rachele, visto che aveva trascorso sette anni nella casa di Labano.

Stando comunque al racconto biblico, il mattino dopo Giacobbe si accorge dell’inganno. Del resto anche lui aveva ingannato suo padre e si era presa la benedizione di suo fratello Esaù Ora subisce analoga sorte. In definitiva si avvera il principio biblico che afferma: Non vi ingannate; non ci si può beffare di Dio; perché quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà (Galati 6:7). Questo principio è valido sempre e ognuno di noi dovrebbe tenerlo più spesso in considerazione.

In sostanza Giacobbe in una settimana conosce due mogli: tuttavia Dio, che teneva tutto sotto controllo, lo permise secondo i piani della Sua volontà. In ottemperanza a quanto stabilito da Dio, infatti, Giacobbe avrebbe avuto dodici figli che avrebbero generato le dodici tribù d’Israele. Sei di questi dodici figli furono partoriti da Lea, quattro dalle due serve e due da Rachele.

LA NASCITA DI GIUSEPPE

La Bibbia riferisce che Rachele era sterile (Genesi 29:31), ma questa, di fronte alle quattro gravidanze della sorella, dice a suo marito: Dammi dei figli, altrimenti muoio. Al che Giacobbe risponde: «Sono forse io al posto di Dio che ti ha negato di essere feconda?» (Genesi 30:2). Tutti i tentativi di Rachele risultano vani. Si legge nei testi che Dio "esaudì" il desiderio di Rachele rendendola feconda (Genesi 30:22) e questo ci porta a pensare che la donna aveva cambiato l' atteggiamento iniziale. Probabilmente prima non aveva pensato a pregare Dio per avere figli; quando invece incomincia a farlo, è premiata. Rachele concepisce e partorisce un figlio, cui viene dato il nome di Giuseppe.

Come sempre, quando la persona si abbandona al volere di Dio e cessa di agire a modo suo, può sperimentare la fedeltà di Dio e vedere le sue preghiere esaudite. Nel suo nome, Giuseppe porta con sé una promessa: Possa egli (Dio) aggiungere (dei figli). Nonostante l’età avanzata, Rachele non muore prima di aver dato alla luce un altro figlio, Beniamino. Con questa nascita si completa il numero dei figli di Giacobbe: undici bambini nascono in Mesopotamia a Paddan-Aram e il dodicesimo in Canaan, terra che Dio aveva promesso alla discendenza di Abrahamo.

QUALCHE RIFLESSIONE

Dal significato del nome di Giuseppe, si possono fare alcune considerazioni.

1. La mamma di Giuseppe è Rachele, che significa pecora. Forse il significato del suo nome è da attribuire al fatto che la ragazza pasturava le pecore di suo padre (Genesi 29:6) e non vi è riferimento alcuno al suo carattere. Infatti la pecora è un animale mite, umile; non sa difendersi quando viene aggredita e non si ribella quando viene percossa. Non ha il senso dell' orientamento e se si allontana dal resto del gregge, si può smarrire facilmente. Ha necessità di essere guidata e protetta dal pastore. Rachele era una donna avvenente e di bell’aspetto (Genesi 29:17); il suo carattere però non corrispondeva alla sua bellezza fisica. Nel periodo in cui non riusciva ad avere figli provava invidia per la sorella Lea (Genesi 30:1); se la prendeva anche con il marito, come se fosse lui la causa del suo problema. Giacobbe, esasperato, non sapeva proprio cosa fare: addirittura si procurava da suo nipote Ruben abbondanti quantità di mandragola, a cui si attribuivano proprietà afrodisiache (Genesi 30:14-15). Nonostante Lea avesse acconsentito alla sorella di andare a letto con Giacobbe, Rachele rimaneva sterile e non riusciva ad avere figli.

2. L’esasperazione porta Rachele a dare la serva Bila in moglie a suo marito, nella speranza di avere figli. In effetti il tentativo è coronato da successo. Infatti da quell'unione nascono due figli, Dan, da un termine che significa giudicare, rendere giustizia e Ascer, letteralmente felice: ovviamente Rachele non prova, però, la stessa felicità di una madre vera. Finalmente, dopo averle provate tutte, comprende di doversi rivolgere a Dio. Con questo nuovo atteggiamento il suo desiderio alla fine viene esaudito e così viene concepito Giuseppe, il quale non rappresenta solamente una grande promessa per il futuro, ma è anche il simbolo di un miracolo compiuto da Dio nel corpo di sua madre Rachele. L’intervento di Dio è quindi elemento principale e indispensabile per ogni cosa. Non ci sono ambiti della vita, materiali o spirituali, in cui l’intervento miracoloso di Dio non sia presente.

3. Le persone che pensano di poter agire senza Dio avranno le più amare delusioni quando constateranno, credenti o meno, che senza di Lui non si potrà realizzare alcun desiderio. Aveva ragione Gesù quando affermava: Io sono la vite, voi siete i tralci. Chi dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla (Giovanni 15:5). E altrove: Se il SIGNORE non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori; se il SIGNORE non protegge la città, invano vegliano le guardie (Salmi 127:1). Dio può compiere i miracoli solo se l’uomo glielo chiede. L’essere umano infatti ha la sola possibilità di favorire o di ostacolare l’opera di Dio. Solo quando l’uomo alzerà le mani in segno di resa, l’Eterno potrà agire.
A Lui la gloria!

PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente e noi risponderemo con premura