L’affamato gli divora il raccolto, glielo ruba perfino dalle spine; l’assetato gli trangugia i beni (Giobbe 5:5).
Se la mia terra mi grida contro, se tutti i suoi solchi piangono,
se ne ho mangiato il frutto senza pagarla, se ho fatto sospirare chi la coltivava,
che invece di grano mi nascano spine, invece d’orzo mi crescano zizzanie!» (Giobbe 31:30-40).
M’avevano circondato come api, ma sono state spente come fuoco di spine; nel nome del SIGNORE io le ho sconfitte (Salmo 118:12).
La via del pigro è come una siepe di spine, ma il sentiero degli uomini retti è piano (Proverbi 15:19).
Spine e lacci sono sulla via del perverso; chi ha cura della sua vita se ne tiene lontano (Proverbi 22:5).
Ed infine, ritornando a parlare del pigro, riferisce:
Passai presso il campo del pigro e presso la vigna dell’uomo privo di senno;
ed ecco le spine vi crescevano dappertutto, i rovi ne coprivano il suolo, e il muro di cinta era in rovina (Proverbi 24:30-31).
Isaia, dal canto suo, parlando d’Israele come una vigna, così si esprime:
Ne farò un deserto; non sarà più né potata né zappata, vi cresceranno i rovi e le spine; darò ordine alle nuvole che non vi lascino cadere pioggia (Isaia 5:6).
Pronunciando poi una profezia contro Edom, afferma che:
Nei suoi palazzi cresceranno le spine; nelle sue fortezze, le ortiche e i cardi; diventerà luogo di sciacalli, un recinto per gli struzzi (Isaia 34:13).
Geremia, parlando della devastazione di Giuda, afferma:
Hanno seminato grano, e raccolgono spine; si sono affannati senza alcun profitto (Geremia 12:13).
Tu, figlio d’uomo, non aver paura di loro, né delle loro parole, poiché tu stai in mezzo a ortiche e spine, abiti fra gli scorpioni; non aver paura delle loro parole, non ti sgomentare davanti a loro, poiché sono una famiglia di ribelli (Ezechiele 2:6).
...ecco, io ti sbarrerò la via con delle spine; la circonderò di un muro, così che non troverà più i suoi sentieri (Osea 2:6).
Parlando poi della dispersione d’Israele, si esprime nel seguente modo:
Essi, ... se ne vanno a motivo della devastazione; l’Egitto li raccoglierà, Memfi li seppellirà; le loro cose preziose, comprate con denaro, le possederanno le ortiche; le spine cresceranno nelle loro tende (Osea 9:6).
Gli alti luoghi di Aven, peccato d’Israele, saranno distrutti. Le spine e i rovi cresceranno sui loro altari; ed essi diranno ai monti: «Copriteci!» e ai colli: «Cadeteci addosso!» (Osea 10:8).
Infine, il profeta Michea affermando che l’uomo pio era scomparso dalla terra, continua dicendo:
Il migliore di loro è simile ad un rovo; il più retto è peggiore di una siepe di spine. Il giorno annunziato dalle tue sentinelle, il giorno della tua punizione viene; allora saranno nella costernazione (Michea 7:4).
(i falsi profeti) Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? (Matteo 7:16).
Un’altra cadde tra le spine; e le spine crebbero e la soffocarono (Matte 13:7).
Luca, riportando le parole di Gesù, precisa che non si colgono fichi dalle spine:
perché ogni albero si riconosce dal proprio frutto; infatti, non si colgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva dai rovi (Luca 6:44).
Infine, lo scrittore agli Ebrei afferma:
Quando una terra, imbevuta della pioggia che vi cade frequentemente, produce erbe utili a quelli che la coltivano, riceve benedizione da Dio;
ma se produce spine e rovi, è riprovata e prossima ad essere maledetta; e la sua fine sarà di essere bruciata (Ebrei 6:7-8).
Se abbiamo raccolto i testi suesposti, l’abbiamo fatto all’unico scopo di conoscere quello che la Bibbia riferisce intorno alle spine, e, nello stesso tempo per aiutarci a comprendere l’imperativo di Geremia: Non seminate tre le spine.
Anzitutto bisogna tener presente che quello che Geremia indirizzò alla gente di Giuda e di Gerusalemme, non erano le sue parole, cioè quello che egli pensava, erano invece le parole del Signore: ]C]Così parla il Signore alla gente... (scandito chiaramente nel testo).
L’imperativo di non seminare tra le spine, quindi, non è umano ma divino: è Dio che comanda all’uomo come si deve comportare in materia di semina; e se la gente di Giuda e di Gerusalemme ascolta e mette in pratica quello che il profeta ha detto, in effetti, non obbedisce all’uomo, ma a Dio.
Certo, il messaggio deve essere inteso in senso figurativo, visto che il vero motivo di quelle parole, non era impartire lezioni di agricoltura, ma piuttosto far capire ai destinatari la necessità del vero ravvedimento, che era essenzialmente ritorno a Dio.
La metafora agricola adoperata, metteva in risalto due cose: 1) Dissodare il campo, cioè preparare il terreno e 2) non seminare tra le spine. Spandere il seme su un terreno incolto, cioè non preparato, specialmente quando c’erano le spine, non era certamente lavoro di agricoltori competenti.
Per cogliere il vero significato cristiano dall’imperativo in questione, bisogna inquadrarlo con la parola di Gesù, in modo particolare, perché allora si potrà comprendere il vero valore del comando divino.
Nella parabola del seminatore, secondo il resoconto che diedero Matteo, Marco e Luca, si precisava che il seme che sparse il seminatore, cadde, una parte lungo la strada; un’altra parte in luogo roccioso, dove c’era poca terra; un’altra parte tra le spine e un’altra parte nella buona terra.
Se Gesù non avesse spiegato la parabola, i particolari di questa semina, probabilmente sarebbero rimasti incomprensibili; mentre con la spiegazione data, i particolari vengono messi in risalto e si può facilmente comprendere il messaggio. Siccome stiamo parlando delle spine, quello che c'interessa della spiegazione della parabola della sementa, riguarda il significato che Gesù diede alle spine.
Per Gesù le spine significano: impegni mondani e inganno delle ricchezze (Matteo13:22); impegni mondani, l’inganno delle ricchezze, l’avidità delle altre cose (Marco 4:19); preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita (Luca 8:14). Tutte e tre gli evangelisti affermano che le spine soffocano il seme, che è la parola, di conseguenza esso rimane infruttuoso, per Matteo e Marco, mentre per Luca il seme non arriva alla maturazione.
Con questa specifica e chiara spiegazione, si può meglio comprendere perché Dio comanda di non seminare tra le spine. Visto che le spine soffocano, non fa maturare il seme e lo rende infruttuoso, la prima riflessione che si può fare, riguarda la perdita di tempo. Il cristiano non può sprecare le opportunità che Dio gli concede durante la sua vita, come se non avessero nessun'importanza; deve tenere sempre presente che il tempo che si impiega nel compiere determinate cose, deve avere come finalità la produttività. Produrre per il regno di Dio, è la cosa più importante per ogni cristiano, seguace di Gesù Cristo.
La seconda riflessione riguarda gli impegni mondani. Tra gli impegni leciti, cioè che non arrecano nessun danno e quelli definiti mondani, c’è un'enorme differenza. Il cristiano, durante la sua vita terrena, essendo un membro della società, non può estraniarsi e vivere come se fosse un eremita.
Impegnarsi su lavori manuali, in attività commerciali, in opere di beneficenza, in impegni professionali in tutti i campi, rientra nella logica della normalità, visto che si è membri della società umana. Mentre assumere mpegni mondani, cioè che riguardano il beneficio della sola carne in concupiscenze carnali, è qualcosa che i cristiani devono evitare, per non essere soffocati e ridotti all’impotenza per ciò che concerne la maturazione e il portare frutto.
In terzo luogo, l’inganno delle ricchezze, costituisce lo stesso pericolo degli impegni mondani, perché sia l’uno che l’altro, non fanno sviluppare il buon seme, non favoriscono la sua maturazione e non lo rendono fruttuoso. Le preoccupazioni, cioè quelli incontrollati e i piaceri della vita, cioè quelli insani, producono lo stesso risultato: soffocano il seme, non lo fanno sviluppare e non gli permettono di essere fruttuoso.
A differenza del seme che è caduto lungo la strada, che hanno mangiato gli uccelli; di quello caduto sui luoghi rocciosi che, pur germogliando presto, si è inaridito ed è seccato per mancanza di terra; di quello caduto fra le spine, che è stato soffocato, il seme, invece, che è andato a finire sulla buona terra ha portato molto frutto: L’uno rende il cento, l’altro il sessanta e l’altro il trenta. Nella spiegazione, Gesù precisa che si tratta di chi ode la parola e la comprende (Matteo 13:23); di coloro che odono la parola e l’accolgono (Marco 4:20); di coloro i quali, dopo aver udito la parola, la ritengono in un cuore onesto e buono, e portano frutto con perseveranza (Luca 8:15).
Se il seme della Parola di Dio ha portato molto frutto nella vita di chi l’ha accolto, non è stato perché fosse diverso, ma grazie alla particolare attenzione che gli ha riservato chi l’ha ricevuto e al modo in cui l’ha curato, assumendo un atteggiamento diverso rispetto a tutti gli altri.
Le considerazioni che abbiamo fatto sulla parabola del seminatore ci hanno fornito degli ottimi spunti per certe riflessioni sulla vita pratica:
1.Prima che si pensi alla semina, bisogna preparare il terreno che dovrà ricevere il seme. Infatti, per ogni attività da cui si voglia conseguire un ottimo risultato, è necessario che ci sia una fase preparatoria, che rappresenta la base su cui costruire un piano, un progetto. Il tempo impiegato in questa fase non sarà mai considerato inutile e vano, ma servirà per gettare le basi di quello che si vorrà compiere. Se si pensa di programmare una campagna evangelistica, per esempio, la fase preparatoria non sarà solamente fare un’accurata campagna pubblicitaria, ma si aggiungerà ad essa la preghiera, che servirà a sgombrare il terreno dai vari ostacoli che potrebbero sorgere affinché il lavoro ottenga un buon risultato.
2.La semina in se stessa è un elemento importante, se si vuole che ci sia una raccolta. Questo significa che se manca impegno nel seminare, non ci sarà alcuna speranza di raccogliere. Logicamente, il seme della Parola di Dio non si spargerà da sé, ma richiederà sempre qualcuno che s’impegni a spargerlo sul terreno dei cuori degli uomini. Se questa divina semenza non sarà né mangiata dagli uccelli (figura delle forze sataniche), né soffocata dalle spine (figura di atteggiamenti umani che avranno la preminenza), in un primo momento si romperà, cioè morirà, e, in un secondo tempo, porterà molto frutto. Questa nostra affermazione trova conferma nelle parole di Gesù:
In verità, in verità vi dico che se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto (Giovanni 12:24).
Quelli che seminano con lacrime, mieteranno con canti di gioia.
Se ne va piangendo chi porta il seme da spargere, ma tornerà con canti di gioia quando porterà i suoi covoni (Salmo 126:5-6).
PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente e sarà un piacere rispondere