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«I carboni sul capo, potrebbero riferirsi ad un rito dell’antico Egitto in cui il colpevole mostrava il suo pentimento portando un braciere di carboni accesi sul capo; l’aiuto, e non la maledizione, rivolto al nemico può condurlo alla vergogna ed al pentimento. Come riassume Paolo: “Non lasciarti vincere dal male”, cedendo alla tentazione di vendicarti, ma “vinci il male con il bene”» [John A. Witmer, Investigate le Scritture, Nuovo Testamento, pag. 523].

«Citazione da Proverbi 25:21s. Paolo omette la parte conclusiva, «e l’Eterno ti ricompenserà». Il significato originale dell’ammonizione poteva essere stato questo: «Tratta gentilmente il tuo nemico, perché ciò accrescerà la sua colpa; tu assicurerai così a lui un giudizio più tremendo, e a te una ricompensa migliore — da parte di Dio». Un punto di vista alternativo è che il proverbio si riferisca ad un rito egiziano nel quale l’uomo portava sulla testa un recipiente con dei carboni accesi per dare una pubblica dimostrazione della sua penitenza. In ogni caso, ponendo il proverbio in questo contesto ed omettendone l’ultima parte, Paolo gli dà un significato più elevato: «Tratta gentilmente il tuo nemico, perché questo può farlo vergognare e condurlo a pentirsi». In altre parole, il modo migliore per liberarsi di un nemico è quello di fare a lui un amico, e così «vincere il male col bene» [Frederick F. Bruce, L’epistola di Paolo ai Romani, pag. 281].

«Evitando la vendetta, facendo anzi del bene al suo nemico il credente, come si legge in Proverbi 25:21, accumulerà dei carboni accesi sul suo capo. Che cosa vuol dire? Che aggraverà la punizione divina perché la sua magnanimità metterà in risalto la malvagità dell’avversario? Agire così sarebbe equivalente a desiderare il male dell’avversario. Invece, l’immagine può essere una metafora che allude ad un bruciante sentimento di vergogna e di rimorso, foriero di ravvedimento e di riconciliazione. Così si spiega il v. 21, riassuntivo: attraverso la condotta dei credenti, che cercano di lasciare operare nella loro vita l’amore di Dio (5:8) per loro, il male cessa d’essere la potenza dominante di questo mondo perché è vinto dal bene» [Bruno Corsani, Il Nuovo Testamento annotato, Vol. III Le epistole di Paolo, pagg. 65-66].

2. Fate del bene a quelli che vi odiano

La Scrittura ci esorta a non stancarci di fare del bene (Galati 6:9); di aborrire il male e attenerci fermamente al bene; di impegnarci a fare il bene davanti a tutti gli uomini (Romani 12:9,17). Questo è l’insegnamento di carattere generale che il Signore ci dà, per mezzo della Sua Parola. Gesù, però, secondo (Matteo 5:44 e Luca 6:27), ha voluto specificare a chi fare del bene — senza, ovviamente, escludere gli altri —: a quelli che odiano i Suoi seguaci.

I Sinottici riportano come sarebbero trattati i discepoli di Gesù, a motivo del Suo nome:
Sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato (Matteo 10:22).

Quando un credente fa del bene a chi lo odia, non solo mette in pratica una norma divina, ma manifesta a quale famiglia appartiene e di chi è figlio.
I figli di Dio, quindi, si riconoscono dal comportamento che assumono, non diciamo semplicemente verso tutti gli uomini, ma in particolar modo verso chi li odia. Il ricambiare male per male, o come afferma la Scrittura: Occhio per occhio e dente per dente (Matteo 5:38), è comportamento di chi è sotto la legge, e non è stato affrancato dalla grazia.

Il nemico, chi è? Uno che vive lontano da te, che non ti conosce; che non sa niente di te? No, certamente! È chi non ti può vedere, — sia che abiti vicino a te o che viva lontano — che è un tuo avversario, che manifesta la sua ostilità nei tuoi confronti, che cerca di farti del male, che trova piacere nel rovinarti, facendo di tutto, per renderti la vita impossibile. Ad una tale persona Gesù comanda di farle del bene! Se non si è veramente seguaci del Cristo, nel senso pieno di questo temine — e seguace è chi mette in pratica la parola del Maestro — non sarà facile comportarsi nella maniera come vuole il Signore. In altre parole, l’uomo che non è stato rigenerato dalla potenza di Dio, cioè che non ha la vita di Dio in lui, non si sottoporrà mai al volere di Gesù Cristo, quindi non metterà mai in pratica la Sua Parola!

Ma che significa fare del bene? Solo pensando che se il tuo nemico si trova nel bisogno, lo devi aiutare, se cade in disgrazia, devi dimostrare, con atti tangibili, la tua disponibilità, secondo le tue possibilità? No, certamente! Chi fa del bene ad un suo nemico, non si limiterà solamente ad opere di assistenza e di beneficenza, ma confermerà anche il suo modo di parlare. Quando si trova a parlare di quell’individuo, non lo diffamerà, non lo calunnierà davanti agli altri, non cercherà di renderlo ridicolo, privo di un qualsiasi valore. Un simile comportamento nel parlare, in pratica significa fare del bene!

3. Benedite quelli che vi maledicono

Benedite quelli che vi maledicono. Che significa benedire?

«Augurare, sollecitare, la grazia divina sulle persone e sulle cose.
Ringraziare per un bene ricevuto, per una prova voluta da Dio; manifestare la propria gratitudine per persone o cose o avvenimenti (da cui è derivato soccorso, assistenza, favore, vantaggio); elogiare, esaltare come cosa santa» [S. Battaglia, GDLI (Grande dizionario della lingua italiana), Vol. II, pag. 168].

Fra le tante esortazioni che l’apostolo Paolo rivolse alle varie chiese, in una delle sue epistole, leggiamo:

Benedite quelli che vi perseguitano. Benedite e non maledite (Romani 12:14).
Egli, pur non avendo ascoltato direttamente le parole di Gesù, lo Spirito di Dio che lo guidava, sia quando proclamava a voce l’evangelo di Gesù Cristo e sia quando scriveva le sue epistole, era in perfetta sintonia con quello che il Maestro aveva insegnato.

Anche il detto dell’apostolo Pietro, si armonizzava, sia con l’insegnamento di Gesù e sia con quello di Paolo:
Non rendete male per male, od oltraggio per oltraggio, ma, al contrario, poiché a questo siete stati chiamati affinché ereditiate la benedizione (1 Pietro 3:9).

I due apostoli che scrissero sullo stesso tema, non solo ci danno la certezza che seguivano esattamente l’insegnamento di Gesù, ma ci forniscono, con quello che hanno aggiunto, preziosi elementi, che servono per ampliare il soggetto, e nello stesso tempo a farci comprendere il perché di quell'esortazione.

Gesù aveva detto di benedire quelli che maledicono; Paolo, di benedire quelli che perseguitano e Pietro, ...benedite; poiché a questo siete stati chiamati affinché ereditiate la benedizione. Parafrasando la parola di Pietro, si può dire: Il motivo perché siamo stati chiamati è per benedire; sapendo che, con la benedizione che impartiamo agli altri, noi stessi acquistiamo una preziosa eredità di benedizione, sia per questa vita e soprattutto per l’eternità.

4. Pregate per quelli che vi oltraggiano

Il discepolo del Signore, non deve solamente amare i nemici, fare del bene a quelli che li odiano, benedire quelli che li maledicono, ma deve anche pregare per quelli che li oltraggiano. Agendo in questo modo, si dimostrerà a tutti di essere veri seguaci di Gesù, persone che mettono in pratica la Sua Parola.

Non ci sono seguaci del Cristo che possono affermare di ricevere più oltraggi di quanti non abbia ricevuto il loro Maestro. L’affermazione di Gesù:
Basti al discepolo essere come il suo maestro e al servo essere come il suo signore. Se hanno chiamato Belzebù il padrone, quanto più chiameranno così quelli di casa sua! (Matteo 10:25).

Un discepolo non è più grande del maestro; ma ogni discepolo ben preparato sarà come il suo maestro (Luca 6:40),

Si continuerà il prossimo giorno...