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Infine, per dare peso all’esortazione a vigilare, l’apostolo addita se stesso com'esempio da imitare: Perciò vegliate, ricordandovi che per tre anni, notte e giorno, non ho cessato di ammonire ciascuno con lacrime (v.31).

V. Il testo di 1 Corinzi 16:13

Vegliate, state fermi nella fede, comportatevi virilmente, fortificatevi.
A differenza del testo precedente che l’esortazione a vegliare era rivolta agli anziani di Efeso, quella del presente testo è invece rivolta alla chiesa di Corinto. Il contesto è ben diverso, nel senso che non ci sono le minacce dei lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge e neanche degli uomini che insegneranno cose perverse. Nonostante ciò, c’è sempre da vigilare, perché la comunità, non perda la fermezza della fede.

Stare fermi nella fede, significa non traballare, davanti a certe difficoltà che facilmente si incontrano nel corso della vita cristiana. Significa anche, non scoraggiarsi e non perdere la propria fiducia del Signore, specie quando le cose non vanno con il giusto verso e il sentiero non è luminoso. Davanti ad una simile situazione, è molto importante aggrapparsi al detto della Scrittura:
Chi di voi teme il SIGNORE e ascolta la voce del suo servo? Sebbene cammini nelle tenebre, privo di luce, confidi nel nome del SIGNORE e si appoggi al suo Dio! (Isaia 50:10)

Paolo, non esortava solamente la comunità a stare fermi nella fede, aggiungeva anche di fortificarsi. Il credente si fortifica, quando si ciba, non di qualsiasi alimento, ma della Parola di Dio, vero cibo di nutrizione per ogni figlio di Dio.

VI. Il testo di Efesini 6:18

Pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza. Pregate per tutti i santi.

L’esortazione alla vigilanza che l’apostolo Paolo rivolse alla comunità Efesina, doveva essere con perseveranza, cioè continua, e non saltuaria. Per quale motivo? Si potrà comprendere questa necessità, se si tiene presente il contesto.

Del resto, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza.
Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate star saldi contro le insidie del diavolo;
il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti.
Perciò prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio, e restare in piedi dopo aver compiuto tutto il vostro dovere.
State dunque saldi: prendete la verità per cintura dei vostri fianchi; rivestitevi della corazza della giustizia;
mettete come calzature ai vostri piedi lo zelo dato dal vangelo della pace;
prendete oltre a tutto ciò lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infocati del maligno.
Prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio
(vv. 10-17).

Davanti ad un simile spiegamento contro forze malefiche, il combattente non si può presentare senza tenere presente con chi dovrà combattere. L’armatura che il cristiano deve prendere, è quella che Dio gli ha preparato. Non può fare la scelta per decidere quale elemento prendere e quale lasciare; deve prenderli tutti. Ogni elemento di quest'armatura ha la sua importanza e la sua funzione. Se il combattimento si affronterà con le armi che Dio fornisce, la vittoria sarà assicurata.
Nel verso che si parla di “vegliate”, è menzionata la preghiera che, certi commentatori, pensano che non faccia parte dell’armatura di Dio. Noi invece asseriamo, con piena convinzione, che lo è. Ci sono momenti nel combattimento cristiano, quando l’arma della preghiera, è l’unica che deve essere adoperata.

L’autore del Pellegrinaggio del cristiano, usa la seguente illustrazione: “Il cristiano, nel suo viaggio, si trova a passare nella “valle dell’ombra della morte”, dove tutto è oscurità e non si vede nessuno; si sentono solamente voci di spiriti infernali che incutono paura. In quel momento non serve impugnare la spada, perché non c’è nessuno. Si ricorda che nel suo arnese dove ha messo tutte le armi, ce ne è una chiamata “preghiera”. Tirandola fuori, con voce ferma, dice: “O Dio, tirami fuori di questa situazione”! Dopo aver pronunciato quelle parole, nel giro di attimi, si trova fuori di quel tunnel oscuro”.

Aveva ragione il Salmista Davide quando scriveva:
Quand’anche camminassi nella valle dell’ombra della morte, io non temerei alcun male, perché tu sei con me; il tuo bastone e la tua verga mi danno sicurezza (Salmo 23:4).

Usiamo l’arma della preghiera in ogni tempo, e, sicuramente potremo sperimentare la fedeltà della Parola del Signore. Amen!

VII. Il testo di 1 Pietro 5:8

Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, gira come un leone ruggente cercando chi possa divorare.

Il diavolo, l’avversario del popolo di Dio, è l’essere più astuto che si possa immaginare e il più intraprendente per le attività che svolge. Con la caratteristica che l’apostolo Pietro lo presenta, ci dà l’idea che quest'agguerrito nemico dei seguaci di Gesù Cristo, concepisce continuamente propositi aggressivi, con lo scopo di arrivare ai suoi diabolici fini. Che i suoi attacchi siano persistenti, non c’è nessun dubbio! Perciò, per prevenire i suoi insani tentativi, il credente in modo particolare, non deve sonnecchiare, ma assumere una posizione di sobrietà e di continua vigilanza.

Prima che ci addentriamo nell’analisi del testo, dobbiamo subito puntualizzare che il diavolo, non è un leone.

Pietro precisa che il diavolo rugge “come” un leone, ma non è tale, volendo significare che nella sua azione diabolica, si comporta come un animale feroce. La prima osservazione che facciamo, riguarda il movimento di quest'avversario.

Perché il diavolo gira come un leone...? Questo ci dà l’idea del suo instancabile movimento. Non è un essere, (come si direbbe in gergo che se ne sta con le braccia incrociate); è sempre in movimento per vedere e osservare quale preda dovrà assalire per divorarla. Perché rugge? Perché ha fame! Infatti, il leone non fa sentire sempre la sua voce in quel modo; lo fa solo quando ha la pancia vuota. Il ruggito che fa uscire dalla sua bocca, significa che ha fame e va in cerca della preda.

Questo pensiero si può maggiormente comprendere, osservando un branco di cervi che vengono assaliti dai leoni. Si sa che il cervo, ha un piede molto veloce, mentre l’andatura del leone, è tale da non permettergli di raggiungerlo per prenderlo.

Che cosa fanno i leoni davanti a questi animali? Per prima cosa guardano attentamente i vari membri della mandra, per individuare i cervi più piccoli. Quando decidono li lanciarsi all’inseguimento, fanno del tutto per staccare dal branco, la piccola preda. Una volta che riescono in quest'intento, mentre il piccolo cervo si dà alla fuga per scampare al pericolo, i leoni nella loro furbizia, lo inseguono, uno da un lato e un altro dall’altro, così lo incrociano e lo prendono facilmente.

La stessa tattica adopera per il cervo grande. L’animale che corre disperatamente per sfuggire da chi lo insegue, non pensa alla furbizia di altri leoni; pensa solamente di darsi alla fuga per non farsi catturare. Ma gli altri che si lanciano all’inseguimento, usano la tattica di incrociare l’animale, così la povera bestia finisce nelle zampe del leone e viene divorata.
Questa semplice illustrazione serve per farci comprendere l’astuzia del diavolo. Inoltre, dobbiamo tenere sempre presente che, il diavolo, non va attorno ai suoi, cioè a quelli che gli appartengono, che sono sotto il suo dominio, per divorarli; va in cerca per prendere i seguaci di Gesù, cioè quelli che appartengono alla famiglia di Dio. Costoro, devono essere sobri e vigilanti, cioè non addormentarsi, per non correre il rischio di essere divorati dal nemico.

L’apostolo conclude la sua esortazione con le parole: Resistetegli stando fermi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze affliggono i vostri fratelli sparsi per il mondo (v. 9). Questo è il segreto e l’arma più potente e sicura, contro il diavolo!

PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo prontamente