00 13/03/2011 13:42
Perché Paolo concepisce la circoncisione nella maniera come la descrive nelle sue epistole

Pur affermando che l’evangelo che Paolo predica tra i gentili, non è un evangelo ricevuto e imparato da un uomo:

Vi dichiaro, fratelli, che il vangelo da me annunziato non è opera d’uomo;
perché io stesso non l’ho ricevuto né l’ho imparato da un uomo, ma l’ho ricevuto per rivelazione di Gesù Cristo
(Galati 1:11-12),

non si può dire lo stesso per quanto riguarda la spiegazione che l’apostolo dà della circoncisione. Però, tenendo presente la vasta conoscenza che Paolo ha delle Scritture, cioè gli scritti dell’A.T., non possiamo pensare che egli non conosca i testi del (Deuteronomio 10:16) e (Geremia 4:4) o che questi passaggi non avranno avuto nessun'influenza nella sua vita, per fargli comprendere come doveva essere guardata la circoncisione e quale senso darle.

Il testo del Deuteronomio dice:
Circoncidete dunque il vostro cuore e non indurite più il vostro collo, e quello di Geremia, Circoncidetevi per il SIGNORE, circoncidete i vostri cuori, uomini di Giuda e abitanti di Gerusalemme, affinché il mio furore non scoppi come un fuoco, e non s’infiammi al punto che nessuno possa spegnerlo, a causa della malvagità delle vostre azioni!».

Alla luce della rivelazione divina che l’apostolo aveva ricevuto da Gesù Cristo intorno all’evangelo, i due testi summenzionati, con ogni probabilità, saranno stati messi a confronto con il vangelo. Il fatto, poi, che Paolo adoperi le stesse parole del Deuteronomio e di Geremia, ciò rappresenta, a nostro avviso, un buon indizio, circa la convinzione prodotta nella vita dell’apostolo, per fargli valutare la circoncisione nella maniera come lui la descrive nelle sue epistole.

L’elemento nuovo che Paolo aggiunge in tutta l’esposizione della circoncisione, consiste nella specificazione che ha fatto, cioè: Lo spogliamento del corpo della carne. Valutato l’argomento in questo contesto, si può comprendere la portata teologica che riveste l’argomentazione che l’apostolo fa intorno alla circoncisione.

Quel che conta, cioè quel che ha valore

Chiariti i concetti che Paolo ha espresso intorno alla circoncisione, resta da considerare l’importanza di osservare i comandamenti di Dio, visto ciò che conta, soprattutto davanti a Dio. Quali sono questi comandamenti, l’apostolo non li specifica. Anche se sono gli stessi di quelli che Gesù indicò al giovane ricco (Marco 10:19), sono sempre comandamenti di Dio, e come tali, non li devono osservare solamente di Giudei, ma li devono mettere in pratica anche i cristiani.

Se poi pensiamo a quello che Paolo scrisse ai Corinzi, circa l’ordine del culto:
Che dunque, fratelli? Quando vi riunite, avendo ciascuno di voi un salmo, o un insegnamento, o una rivelazione, o un parlare in altra lingua, o un’interpretazione, si faccia ogni cosa per l’edificazione.
Se c’è chi parla in altra lingua, siano due o tre al massimo a farlo, e l’uno dopo l’altro, e qualcuno interpreti.
Se non vi è chi interpreti, tacciano nell’assemblea e parlino a sé stessi e a Dio.
Anche i profeti parlino in due o tre e gli altri giudichino;
se una rivelazione è data a uno di quelli che stanno seduti, il precedente taccia.
Infatti tutti potete profetare a uno a uno, perché tutti imparino e tutti siano incoraggiati.
Gli spiriti dei profeti sono sottoposti ai profeti,
perché Dio non è un Dio di confusione, ma di pace.
Come si fa in tutte le chiese dei santi, le donne tacciano nelle assemblee, perché non è loro permesso di parlare; stiano sottomesse, come dice anche la legge.
Se vogliono imparare qualcosa, interroghino i loro mariti a casa; perché è vergognoso per una donna parlare in assemblea.
La parola di Dio è forse proceduta da voi? O è forse pervenuta a voi soli?
Se qualcuno pensa di essere profeta o spirituale, riconosca che le cose che io vi scrivo sono comandamenti del Signore.
E se qualcuno lo vuole ignorare, lo ignori.
Pertanto, fratelli, desiderate il profetare, e non impedite il parlare in altre lingue;
ma ogni cosa sia fatta con dignità e con ordine
(1 Corinzi 14:26-40).

Si comprende subito che i comandamenti di Dio, non sono solamente quelli che elenca il decalogo, ma anche quelli che l’apostolo insegna intorno al culto che si offre al Signore.

Ignorare questi comandamenti con il pretesto che quello che Paolo scrisse ai Corinzi era solo per loro e per quei tempi, significa fare poco stima dell’insegnamento apostolico e scegliere un modo di procedere secondo i nostri gusti, adattando tutto con l’evoluzione dei tempi. Infine, se quello che l’apostolo scrisse, erano comandamenti del Signore, giustamente Paolo chiama in causa quelli che si considerano profeti, o spirituali, cioè persone ispirate, che hanno la comprensione delle cose di Dio, visto che vivono su un piano diverso, rispetto a quelli che non appartengono a questa categoria, per comprendere la giustezza della sua affermazione.

Concepire, pertanto, l’insegnamento della Parola di Dio e comportarsi in maniera diversa, non è certamente ubbidire a Dio e rispettare la Sua Parola, ma rappresenta un segno evidente di sviamento e di allontanamento dalle vie del Signore. In conclusione, i seguenti testi, sono in perfetta coerenza con quello che stiamo dicendo:

«Il SIGNORE gradisce forse gli olocausti e i sacrifici quanto l’ubbidire alla sua voce? No, l’ubbidire è meglio del sacrificio, dare ascolto vale più che il grasso dei montoni (1 Samuele 15:22).
Ma ora il SIGNORE dice: "Lungi da me tale cosa! Poiché io onoro quelli che mi onorano, e quelli che mi disprezzano saranno disprezzati
(1 Samuele 2:30).
Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò e mi manifesterò a lui» (Giovanni 14:21).

PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo prontamente