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Comunque, la nota consolante di questo testo evangelico sta nel fatto che, Cristo Gesù è venuto per la liberazione di coloro che erano sotto il dominio di spiriti immondi, cioè di demoni.

3) Marco 3:30

Asseriva questo perché dicevano: egli ha uno spirito immondo.
L’affermazione di questo testo è come riferimento a quello che gli scribi dicevano di Gesù, quando affermavano che Egli ha Beelzebub e scaccia i demoni con l’aiuto del principe degli spiriti (v. 22).
Confutare quest'ardita affermazione degli scribi, non fu per Gesù un’impresa imbarazzante e difficile.

Con la domanda che Cristo fece: come può Satana scacciare Satana? (v. 23), mette in evidenza quanto era assurda e incoerente la loro affermazione.

«Beelzebub = signore delle dimore potrebbe essere stata originariamente una designazione spregiativa di Gesù, coniata in considerazione del suo potere sui demoni. A ciò potrebbe accennare anche Matteo 10:25, con cui concorda anche il v. 26, ove Gesù si presenta come superiore ai demoni in quanto signori di dimore umane cfr. Matteo 12:43-45; Luca 11:24,25. Da designazione spregiativa di Gesù così trasfigurato in diavolo Beelzebub poté divenire ben presto nome di uno dei capi dei demoni, per mezzo del quale quindi si dichiarava Gesù posseduto e si affermava che egli cacciava i demoni con la forza di Beelzebub invece che con la forza di Dio, cfr. Matteo 12:28; Luca 11:20. Forse l’accusa riferita nel v. 30 ha influito sulla formazione del v. 22 nella tradizione premarciana. Gesù viene declassato a stregone, vale a dire a falso maestro e seduttore» [R. Pesch, Il vangelo di Matteo, I, p. 346.]

Dal momento che la divisione sarebbe stata palese, se Satana fosse insorto contro se stesso, egli non avrebbe potuto durare, con quale coerenza logica, avrebbe potuto dire Gesù, il potere di scacciare i demoni mi viene da Satana stesso?
Se l’uomo forte che è senza dubbio il diavolo può essere legato e privato dei suoi beni, solo dall’essere umano più forte di lui che è certamente Gesù, come può mantenersi in piedi l’accusa secondo la quale, Gesù cacciava i demoni, per l’aiuto del capo degli spiriti?

Davanti a questa precisa posizione che gli scribi avevano assunto nei suoi riguardi, era più che necessario che il Cristo parlasse chiaramente del pericolo cui si esponeva chi attribuisce a Satana un’azione causata invece dallo Spirito di Dio.

In verità vi affermo che ai figli degli uomini sarà perdonato ogni peccato e qualunque bestemmia essi diranno; ma chiunque bestemmierà contro lo Spirito Santo, non ha perdono in eterno; ma è sottoposto a giudizio eterno (v. 29).

Il peccato contro lo Spirito Santo, consiste appunto nell’attribuire al diavolo le azioni dello Spirito di Dio. Per questo tipo di peccato, chiunque lo commetta, non ci sarà nessuna speranza di perdono, né in questa terra né nell’eternità.

4) Marco 5:2,8

E, come Gesù scese dalla barca, subito gli venne incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo... egli gli diceva: Spirito immondo esce da quest’essere umano! (vedere i passi paralleli Matteo 8:28-34; Luca 8:26-39).

Il racconto della liberazione dell’indemoniato di Gadara, così come viene narrato dai sinottici, è il testo più significativo del potere di Gesù sui demoni.
Gli abbondanti particolari che ci vengono forniti, arricchiscono maggiormente questa storia. Facendone vedere, sia la potenza demoniaca da una parte e quello che essa è capace di fare nella vita umana, e dall’altra, quella divina di Gesù, che si erge come vero trionfatore e dominatore su tutta la forza dell’esercito dell’inferno.

Vale quindi la pena, considerare questo racconto, non solo per accrescere la nostra conoscenza sul campo della demonologia, ma soprattutto per meglio apprezzare l’intervento di Gesù, a favore di un uomo, ridotto all’estremo della sua esistenza.
La storia dell'indemoniato di Gadara, viene raccontata da Matteo 8:28-34; da Marco 5:1-20 e da Luca 8:26-39 con una ricchezza di particolari, ch'è impossibile pensare a quell'uomo come se si trattasse di una comune malattia nevrotica che lo portava a continue manifestazioni disordinate e convulse, da farlo considerare un pazzo furioso.

Anche se Matteo parla di due indemoniati, mentre Marco e Luca parlano di un ossesso, ciò non oscura minimamente questa storia per quello che riguarda la potenza diabolica che agiva in quel posseduto o in quegli invasati.
Considerando come ci viene presentato quest'uomo, nota:

1. Non abitava in una casa, ma in un cimitero. I cimiteri secondo la mentalità giudaica e pagana venivano considerati, come luoghi nei quali dimoravano i demoni [R. Pesch, Marco I, p. 452].

C'è consentito domandare: l'ossesso era un uomo celibe, ovvero ammogliato?
Non sappiamo niente del suo stato civile; l'unica cosa che sappiamo è che da lungo tempo si trovava in quella condizione.
Però possiamo dedurre che quest'uomo ha avuto una famiglia in quanto, Gesù gli ordinò: vai a casa tua dai tuoi. Se poi questa frase deve essere intesa nel senso lato, cioè dei suoi genitori e di altri della famiglia oppure unicamente della moglie e dei suoi figli, non possiamo dirlo. Comunque era, che si tratti di un uomo come figlio di famiglia, o di un essere umano che possedeva la sua casa, nel senso di un nucleo familiare, la sua condizione era motivo di dolore e di preoccupazione per tutti quelli che faceva parte dei suoi.

2. Era nudo. Il nudismo appariva come una conseguenza di quella forza diabolica che agiva nella vita di quell'uomo e non come un sentimento o un atteggiamento da assumere come riferimento ai primi esseri umani, come vorrebbero chi è stato coinvolto nella pratica del nudismo.
Nello stato d'innocenza, Adamo ed Eva era senza vestiti; di conseguenza non provavano un minimo di vergogna o che fossero colpiti dal sentimento di colpevolezza.
Ma dopo di aver trasgredito l'ordine di Dio, fu necessario provvedere, da parte di Dio, alla loro copertura. Il nudismo eccita la sessualità e spinge l'uomo e la donna ad agire sotto la sforza della libidine.
I demoni essendo spiriti impuri, trovano il loro diletto nella sessualità e nella libidine.

3. Legato con catene e nei ceppi, rompeva tutto tanto che non si poteva domare, ed era talmente furioso, che nessuno si azzardava a passare per quei luoghi.

4. Il suo modo di comportarsi era quello di gridare giorno e notte, tra i sepolcri e su per i monti, percuotendosi con delle pietre.
Quindi, non solo non abitava in casa sua con i suoi, non era vestito, rompeva catene e spezzava ceppi, quando si cercava di immobilizzarlo a causa delle sue violenti convulsioni, gridava continuamente il riposo e il sonno della notte non li conosceva, percuotendosi anche con le pietre, procurandosi così delle autolesioni. Davanti a questi particolari, la singolarità e la gravità del caso appaiono in tutta la loro tragica e cruda realtà. In questa scena si è cercato di vedere il «simbolismo della potenza caotica e annientatrice del paganesimo» [R. Pesch, Marco I, p. 454].

Anche se si accetta il simbolismo della forza annientatrice del paganesimo, rimane sempre la tragica realtà dell'esistenza della potenza demoniaca. Questa, indubbiamente, agisce in vari settori della vita, portando confusione e distruzione, procurando un isolamento, non solo per quanto riguarda la comunione con l'uomo, ma anche e soprattutto per quanto concerne le relazioni con Dio.

Un uomo di questo genere, nella condizione in cui si trova, non può essere aiutato da nessuno. Non c'è nessun rimedio, dal punto di vista medico, che possa sanare la sua follia, perché la sua pazzia è ormai in uno stato di avanzamento spaventoso. Il suo male non è di carattere fisiologico; è causato dalla presenza di molti demoni che abitano nella sua vita.
Il pazzo di Gadara può essere sanato completamente dalla sua follia e ritornare un uomo normale, a condizione che i demoni che lo controllano, siano scacciati.
Ma chi scaccerà i molti demoni che abitano nella sua vita? Chi sarà capace di fare ciò?

Se crediamo che l'uomo di Gadara non era padrone della sua volontà, in tutti i suoi movimenti e in tutte le sue azioni, cioè, tutto quello che diceva e faceva non era il risultato della sua libera scelta, ma il desiderio e la volontà dei demoni che padroneggiavano la sua vita. Il correre verso Gesù e il prostrarsi davanti a lui, non era un gesto che l'uomo di Gadara faceva, ma che i demoni compirono, servendosi di quell'essere umano, ormai assoggettato in maniera totale.

Si continuerà il prossimo giorno...