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Per quale scopo i demoni vanno da Gesù e lo adorano?
È forse nell'indole dei demoni adorare Gesù?
Non aveva Satana chiesto a Gesù di adorarlo, in compenso di tutti i regni del mondo?
Matteo 4:9 È concepibile che i demoni abbiano il desiderio e la volontà di adorare Gesù con un atto spontaneo?

Se davanti a queste domande non si può rispondere che con un secco no, quale fu allora lo scopo principale di quest'insolito mascheramento?

Ci sembra di scorgere un tentativo dei demoni, che, camuffandosi con una falsa sottomissione, cercano di vedere se possono intenerire il cuore di Gesù a non essere severo ed implacabile nei loro confronti.
Gli atti esteriori, che sovente nascondono realtà interiori, a volte vengono compiuti per ingannare chi non ha il discernimento.
Com'è mai possibile ingannare Gesù, con quella manifestazione di falsa pietà, quando Egli, in virtù della sua divinità può leggere e conoscere i veri motivi che determinano le varie azioni?

È forse veramente sottomissione a Gesù quella che si può leggere nell'atto di adorazione che compì l'indemoniato di Gadara?
Tutto ci fa pensare ad una strategia abilmente concepita dai demoni per cercare di ridurre all'impotenza Gesù. Lo stesso grido come di sfida:

Che v'è fra me e te, o Gesù Figliuol dell'Iddio altissimo? Io ti scongiuro, in nome di Dio, di non tormentarci.

Sembra volere confermare questa mossa. Anche se è evidente che i demoni riconoscono e confessano Gesù, quale Figliuol dell'Iddio altissimo, è altrettanto vero che non vogliono essere tormentati.
Potrebbe sembrare che la risposta alla domanda, come anche l’adorazione e il grido dei demoni hanno avuto un certo effetto su Gesù.

Questa specie di temporeggiamento, poteva sembrare come uno spiraglio di speranza per i demoni.
Ma era proprio questo il fine che Gesù si proponeva nel chiedere il nome?
Qualcuno sostiene che dalla conoscenza del nome, Gesù avrebbe avuto un certo potere sull'avversario, [C. E. Graham Switt, Commentario Biblico, III, p. 103].
come si pensava anticamente.
Ma il potere di Gesù dipendeva forse dalla conoscenza del nome del dèmone, e non dalla sua divinità?

Qualcun altro suggerisce l'ipotesi che Gesù nel chiedere il nome,
ha cercato di fare in modo che l'indemoniato acquistasse il senso della propria personalità indipendentemente dal dominio che lo possedeva.
Tutto dipende stabilire a chi era rivolta la domanda. Se la domanda fosse stata rivolta all'uomo di Gadara, allora, ci sarebbe stata la possibilità di condurre quelle essere umano al riacquisto della sua volontà, per facilitare la sua liberazione; se invece la domanda era rivolta al dèmone come tutto il racconto lascia pensare, è una pura fantasia formulare quest'ipotesi.

Non sapeva Gesù, in virtù della sua divinità, il nome del dèmone?
Se Gesù conosceva il nome del dèmone, per quale motivo glielo chiede?

Sono domande alle quali dobbiamo dare una precisa risposta, inquadrando tutto nel contesto del racconto evangelico, per ciò che riguarda la presenza di una forza demoniaca nell'uomo di Gadara.
Supponiamo che si neghi la presenza di una forza demoniaca nella vita dell'ossesso, allora tutto deve essere spiegato dal punto di vista della psichiatria.
Tutta la follia pericolosa di quell'uomo doveva essere all'aggravarsi della sua malattia, che si trovava in uno stato molto avanzato, a causa di questo l'ossesso viveva e si comportava in quella maniera.

Dal momento che l'uomo di Gadara si trova in una condizione disperata, a che serve domandargli come si chiama?
Ammesso che quell'uomo avesse detto il suo nome, il suo pronunciamento, avrebbe avuto il potere e l'effetto di tirare fuori quell'infelice dalla sua fortissima depressione?
Questa non è una seduta psichiatrica, durante la quale lo psichiatra fa tante domande all'ammalato per cercare di ricostruire e scoprire le varie motivazioni che hanno causato lo sfacelo.

Dal semplice nome dell'ammalato, che cosa potrà ricavare un medico? Nulla!
Ma se l'episodio si spiega con la presenza di una forza demoniaca, che ha causato quella follia, conoscere il nome, equivale a rivelare l'entità numerica di potenze diaboliche presenti nella vita dell'uomo di Gadara.
Questa conoscenza non è tanto necessaria per Gesù, quanto per noi che leggiamo il racconto evangelico. Legione, a parte di essere un termine romano, denota nel suo letterale significato migliaia.

Questo ci aiuta a capire che i demoni presenti in quell'uomo erano migliaia.
Si afferma che quando una legione era completa, ammontava a 6.000 unità [R. G. Stewart, L’evangelo secondo Matteo e Marco, p. 302].

Quindi, ci troviamo davanti ad un uomo che è stato invaso dalla forza demoniaca di diverse migliaia di unità.
Conoscere quest'entità numerica, per Gesù, non rappresentava un ostacolo, ma un motivo di più, per dimostrare, non solamente a quelle migliaia di demoni, ma a tutta l'umanità, a tutto l'universo, chi egli era. Gesù non è un semplice qualcuno che esercita la sua autorità sopra i demoni, è Dio fatto carne, che non ha nessuna limitazione nel suo potere.

Allora appare chiaro che Gesù non chiese il nome solamente per sapere come si chiamava quel dèmone, ed esercitare la sua autorità su di lui. Lo chiese essenzialmente per far conoscere l'entità numerica degli spiriti che si trovavano nell'uomo di Gadara. E, conoscendo quanto era avvenuto, si potesse maggiormente valutare, nella sua vera portata, chi è veramente Gesù.

Per giustificare che il nome Legione, non deve essere inteso nel senso di un sostantivo comune, ma com'entità numerica, l'evangelista precisa: la mia denominazione è Legione perché siamo in molti, e Luca, per evitare un'errata interpretazione, precisa, Perché molti demoni erano entrati in lui.

Che tra queste migliaia di demoni entrati nell'uomo di Gadara, vi era uno che fungeva da capo coordinando tutte le azioni, ciò viene provato dalla forma singolare: il mio nome è; e lo pregava con insistenza.

Non c'è nessun dubbio, credendo alla storia evangelica: l'uomo di Gadara era pazzo furioso, indomabile, perché i demoni lo avevano ridotto in quella maniera e non una malattia prettamente fisiologica che aveva determinato quello stato di cose.
Dalla preghiera che i demoni fecero a Gesù di entrare nel branco di quei porci che si trovavano nelle vicinanze, qualcuno suggerisce che i demoni preferivano restare nel territorio dei Gadareni, anziché venire cacciati nel deserto (cfr. Isaia 13:21; 34:14) temendo che Cristo avrebbe comandato loro di andare nell'abisso (Luca 8:31).

L'uomo di Gadara ci viene affermato che la gente della città accorsa sul luogo, vide l'indemoniato seduto, vestito e in buon senno. Ecco, in poche parole, descritta la liberazione completa dell'ossesso.
Una volta che i demoni uscirono dalla sua vita, l'uomo pazzo ed indomabile, diventò una persona normale, e può raccontare a quelli di casa sua, le grandi cose che il Signore gli avevano fatto, e com'Egli aveva avuto pietà di lui.

5) Marco 7:25:

Una donna, la cui figlia aveva uno spirito immondo, avendo sentito parlare di Gesù, venne e gli si gettò ai suoi piedi (vedi anche per il passo parallelo Matteo 15:21-28).

Le liberazioni dagli spiriti immondi, non avvenivano tutti nella stessa maniera, poiché Gesù, il gran liberatore per eccellenza, non aveva metodi stereotipati da praticare.

Il racconto della liberazione della figlia della donna sirofenicia, ne è un esempio chiaro. Per questa liberazione, Gesù non usa la potenza della sua parola, ma è la fede della mamma che produce il miracolo nella vita della figlia.

Quello che preme far conoscere di quest'episodio all’evangelista Marco, è il comportamento della mamma che una volta arrivata da Gesù, si getta ai suoi piedi e chiede il suo intervento, per la liberazione della figlia.
Per una donna pagana, qual era la sirofenicia, senza nessun diritto e privilegio, rispetto ai Giudei, comportarsi in quella maniera e, soprattutto chiamare Gesù Signore, c’era veramente da ammirare la fede che ha manifestato. Poiché la figlia si trovava in uno stato di grande bisogno, sentirsi dire da Gesù:

Si continuerà il prossimo giorno...