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Se è vero che la bocca parla di quello che sovrabbonda dal cuore Matteo 12:34, è altrettanto vero che quando si diventa inattivi, cioè non si fanno le cose che si facevano una volta, questa nuova situazione ha determinato quello stato di cose.

t) Gesù vedrà di nuovo il discepolo e rallegrerà il suo cuore

Voi ora siete nel dolore, ma io vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà, e nessuno vi toglieranno la vostra gioia (Giovanni 16:22).

La presenza di Gesù, ha sempre prodotto allegrezza nel cuore del suo discepolo.
Come il cuore si addolora per la mancanza di un caro, così si rallegrerà quando lo potrà rivedere.
Ci sono tante cose nella vita che producono dolori e travagli: sia che si tratti di una prova, circa fastidiosa, sia che si tratti di un'incomprensione tra amici e conoscenti, come anche della morte di qualche nostro congiunto o nostro intimo familiare.
Il dolore e l’angoscia che attanaglia, potrà andarsene, qualora si instauri una nuova condizione, che permetta di cambiare la situazione.

Nella vita spirituale, a volte si avverte la mancanza della presenza del Signore, e, per un’anima sensibile, il dolore sarà inevitabile. Gesù però, che controlla tutto e conosce tutte le condizioni che hanno determinato una certa crisi, non lascia i suoi discepoli nello sconforto e nell’abbattimento.
Quando egli si fa rivedere di nuovo, ecco che il cuore del discepolo addolorato, si rallegrerà, e nessuno potrà togliere quella gioia che egli immette.
Pertanto, l’unico che può rimettere le cose al giusto posto, è e sarà sempre Gesù.

u) Avere del continuo il Signore davanti: ecco la gioia del cuore

Per questo si è rallegrato il cuore mio e ha giubilato la mia lingua, e anche la mia carne dimorerà nella speranza (Atti 2:26).

Anche se questo passo è una citazione del (Salmo 16:9), testo che già abbiamo meditato sotto il paragrafo h, vi torniamo di nuovo, per mettere in risalto altre cose.
Il cuore dell’uomo si rallegra, quando il Signore viene messo del continuo davanti a noi.
Se è vero che il cuore dell’uomo può essere rallegrato da altre cose, è anche vero che la gioia che viene da Dio, è ben diversa, non solo per quanto riguarda la quantità, la qualità, ma anche e soprattutto per la durata.
Un cuore che si rallegra per l’effetto del vino, per esempio, quando svanisce, con lui sparisce pure la gioia. Mentre, quella che viene prodotta dal Signore, non conosce queste limitazioni, ma essa è di lunga duratura.

v) Il cuore si rallegra, quando c’è la comunione con altri credenti

E perseveravano con una sola mente tutti i giorni nel tempio e rompendo il pane di casa in casa, prendevano il cibo insieme con gioia e semplicità di cuore (Atti 2:46).

Il valore della comunione fraterna, non può essere paragonata a nessun’altra cosa o sostituirla. Ecco perché il salmista poteva cantare:
Oh, com'è bello e com'è soave che i fratelli dimorino insieme! (Salmo 133:1) (La Bibbia concordata).

Il saggio Salomone, da parte sua poteva dire:
Due valgono meglio di un solo, perché hanno una buona ricompensa per la loro fatica.
Se, infatti, cadono, l’uno rialza l’altro; ma guai a chi è solo e cade, perché non ha nessun altro che lo rialzi!
Così pure, se due dormono assieme, si possono riscaldare; ma uno solo come farà a riscaldarsi?
Se uno può sopraffare chi è solo, due gli possono resistere; una corda a tre capi, non si rompe tanto presto
(Ecclesiaste 4:9-12).

Le belve feroci, usano una tattica speciale per prendere la preda. Se un leone, per esempio, vedrà un branco di animali, guarda attentamente se qualcuno di loro si distaccherà dagli altri. Quando corre all’inseguimento di quella bestia, fa del tutto per allontanarlo, quanto più possibile dal resto del branco, in modo che restando solo, potrà facilmente agguantarlo e divorarlo.
Non per niente l’apostolo Pietro paragona Satana, come ad un leone, non perché egli sia tale, ma per l’astuzia che usa per prendere la preda.

La comunione fraterna, sotto un certo aspetto, agisce come una cinta di protezione, contro gli attacchi severi del nemico.
Se il diavolo, nella sua tattica diabolica, riesce a fare allontanare un credente dal resto degli altri, quel fedele rimanendo solo, diventerà la sicura preda di Satana.
I credenti del primo secolo, non stavano solamente insieme nel tempio, luogo dove si adora Dio, ma anche in casa, sia per mangiare e sia per rompere il pane cioè la celebrazione della Cena del Signore.

La gioia che regnava nei loro cuori, rappresentava la logica conseguenza di questa comunione fraterna.
Se ci siamo dilungati sull’allegrezza del cuore, non l’abbiamo fatto solamente come riferimento al testo iniziale di questo capitolo, cioè Proverbi 17:22 per metterne in risalto il suo senso, ma anche e soprattutto per meglio valutare il significato dello spirito abbattuto che stiamo per intraprendere.
Davanti a due condizioni diverse, riesce più facile soppesare le cose e fare i dovuti confronti.

2. UNO SPIRITO ABBATTUTO

a) Che cos’è lo spirito abbattuto

Lo spirito abbattuto è l’opposto di un cuore allegro. [C[Se un cuore allegro è una buona medicina, cioè agisce come un buon farmaco nella vita di una persona, uno spirito abbattuto, invece, inaridisce le ossa o fiacca le ossa (N. Riveduta).

La cosa che maggiormente c'interessa in questa nostra ricerca, è sapere se quest'abbattimento cui fa esplicito riferimento il nostro testo, debba essere inteso come una specie di depressione. Quindi, qualcosa che ha a che fare con una malattia neurologica, o se invece si tratti di un demonio che ha questo nome.

Dai tre testi che abbiamo riportato all’inizio di questo capitolo, cioè (Proverbi 17:22; 18:14 e Isaia 61:3), crediamo che lo spirito abbattuto, non può essere identificato con quello che si trova nell’uomo.

Il motivo principale consiste nel fatto che questo spirito, è stato dato da Dio e che ritorna a Lui, nel giorno della sua morte.
Dato che questo spirito ha una natura diversa, cioè non appartiene alla sfera terrena, ma a quella spirituale, ne consegue che non può essere soggetto ad una depressione fisica.
Dal momento che l’uomo ha un solo spirito senza confondere con lo Spirito Santo che Dio dona al credente, e che questo spirito non è soggetto alle malattie fisiche, la conclusione più logica e coerente è che si deve trattare di un dèmone che porta questo nome, cioè spirito abbattuto.

Quello che maggiormente ci fa propendere per questa interpretazione, è il fatto di considerare attentamente (Proverbi 18:14), in cui è detto:

Lo spirito dell’uomo lo sostiene nella sua infermità, ma chi può sollevare uno spirito abbattuto?

Notate che in questo testo, lo spirito dell’uomo, cioè quello che è stato dato da Dio, sostiene l’essere umano nella sua infermità, compreso l’abbattimento se questo rientra nella malattia, di cui il testo.
Se questo non è possibile sostenerlo, va da sé che lo spirito abbattuto, deve riferirsi ad un altro spirito, per questo il testo chiede chi lo solleverà?
Inoltre, se questo spirito abbattuto fosse lo stesso spirito dell’uomo, non sapremmo spiegare il valore del pronome personale chi; mentre se si accetta che si tratti di un dèmone, che porta questo nome, chi può affrontarlo è solamente uno che è diverso e più forte di lui.

Inoltre, la stessa parola ebraica nâkê’ , si trova nel testo summenzionato, cioè (Proverbi 17:22) il cui significato, lo ripetiamo, è:

Colpire, percuotere, battere, ferire
Fig. Affliggere, tormentare
Ferita, lesione
Spezzato, affranto.

Si continuerà il prossimo giorno...