Quando Daniele seppe che il documento era stato firmato, entrò in casa sua. Quindi nella sua camera superiore, con le sue finestre aperte verso Gerusalemme, tre volte al giorno si inginocchiava, pregava e rendeva grazie al suo Dio, come era solito fare prima (Daniele 6:10).
In un primo momento questo testo ci potrebbe suggerire che quando viene fatta la proposta di divieto di pregare qualsiasi dio, Daniele non fosse presente; ma considerando quello che Daniele era nella mente di Dario, la sua assenza oltre ad insospettire lo stesso
Dario, non poteva essere giustificata in nessuna maniera. Se poi si pensa che quei signori che fecero la proposta di legge al re Dario, non andarono da lui col decreto già scritto, pronto per la firma, ma solamente con il suggerimento verbale, l’autografo che il re appose al provvedimento, non richiedeva necessariamente che avveniva davanti ai prefetti e ai satrapi, ma nell’ufficio del sovrano.
La cosa che a noi interessa mettere in risalto, è l’attitudine che Daniele assunse davanti a quella nuova situazione, perché è quest’attitudine che maggiormente mette in evidenza la sua fede. Daniele, nel passato, aveva l’abitudine di pregare tre volte il giorno il suo Dio; non è però chiaro se questa sua consuetudine riguardasse anche di tenere le finestre aperte.
Se Daniele non teneva le finestre aperte nel passato e lo fece quando seppe che il re aveva firmato il decreto, questa sua azione non è presuntuosità, ma atto eroico di fede, che sfidando tutti e tutti, si erge come un vero eroe, degno di essere annoverato nel numero dei valorosi della fede. Non c’è da stupirsi se nel giro di poco tempo, Daniele fu accusato davanti al re Dario, come uno che
non mostra alcun riguardo per te, o re, o per il decreto che hai firmato, ma rivolge suppliche al suo Dio tre volte al giorno (Daniele 6:13).
Tutta la premura e l’interessamento che Dario mostrò per Daniele, per non farlo gettare nella fossa dei leoni, in quella particolare circostanza, non ebbero nessun risultato, per l’enorme pressione che venne esercita su di lui. Davanti al fatto che la legge che egli aveva firmato era un “ordinamento giudiziario dei Medi e dei Persiani”, vale a dire irrevocabile, Dario dovette ordinare che Daniele venisse gettato nella fossa dei leoni. Sono belle le parole che il re pronuncia davanti a Daniele:
...Il tuo Dio, che tu servi del continuo, sarà egli stesso a liberarti (Daniele 6:16).
Quando poi di mattino, dopo una notte insonne, il re
si recò in fretta alla fossa dei leoni.
Giunto vicino alla fossa, chiamò Daniele con voce accorata; il re prese a dire a Daniele: Daniele, servo del Dio vivente, il tuo Dio, che tu servi del continuo ha potuto liberarti dai leoni?
Allora Daniele disse al re: O re, possa tu vivere per sempre!
Il mio Dio ha mandato il suo angelo che ha chiuso le bocche dei leoni, ed essi non mi hanno fatto alcun male, perché sono stato trovato innocente davanti a lui; ma anche davanti a te, o re, non ho fatto alcun male (Daniele 6:19-22).
Ecco la conclusione gloriosa di una vicenda, che umanamente parlando era senza speranza e senza sbocchi. Dio, intervenendo tramite il suo angelo, chiuse le bocche dei leoni, e Daniele venne salvato da una morte sicura. Se da una parte è vero che fu l’angelo di Dio a chiudere le bocche dei leoni, dall’altra, è altrettanto vero che fu la “fede” di Daniele che turò le gole dei leoni.
2. SPENSERO LA FORZA DEL FUOCO
La frase, spensero la forza del fuoco, indubbiamente si riferisce ai tre giovani Ebrei, Shadrak, Meshak e Abed-nego, (Daniele 3). Anche per la storia di questi tre giovani Ebrei vale la pena considerarli alla luce del testo biblico per meglio comprendere la loro vita e metterne in risalto, nello stesso tempo, la loro fede. Il re Nebukadnetsar fa erigere una statua d’oro nella pianura di Dura, nella provincia di Babilonia, con preciso intento che tutti i dipendenti del suo regno l’adorino.
Quindi l’araldo gridava a gran voce: A voi, popolo, nazioni e lingue è ordinato che,
appena udrete il suono del corno, del flauto, della cetra, della lira, del salterio, della zampogna e di ogni genere di strumenti, vi prostriate per adorare l’immagine d’oro che il re Nebukadnetsar ha fatto erigere;
chiunque non si prostrerà per adorare, sarà subito gettato in mezzo a una fornace di fuoco ardente (Daniele 3:4-6).
Davanti ad un simile e categorico ordine, non c’era niente da fare: l’unica cosa era di gettarsi a terra e adorare l’immagine che il re aveva fatto erigere. Quando però il decreto del re venne emanato, ci furono tre uomini che non tennero conto di quello che era stato ordinato. A questo punto la Scrittura precisa:
Or ci sono alcuni Giudei che hai preposto all’amministrazione degli affari della provincia di Babilonia, Shadrak, Meshak e Abed-nego, che non prestano alcuna considerazione a te; non servono i tuoi dèi e non adorano l’immagine d’oro che hai fatto erigere (Daniele 3:12).
L’ira del re, nei confronti dei tre giovani Ebrei non si fa attendere, quando viene a sapere che Shadrak, Meshak e Abed-nego, non hanno obbedito ai suoi ordini. E, come se il re non credesse a quello che gli era stato riferito, nel rivolgere la sua parola a quei tre giovani, disse loro:
Shadak, Meshak e Abed-nego, è vero che non servite i miei dèi e non adorate l’immagine d’oro che io ho fatto erigere?
Ora, non appena udrete il suono del corno, del flauto, della cetra, della lira, del salterio, della zampogna e di ogni genere di strumenti, se siete pronti a prostrarvi per adorare l’immagine che io ho fatto, bene; ma se non l’adorate, sarete subito gettati in mezzo ad una fornace di fuoco ardente; e qual è quel dio che potrà liberarvi dalle mie mani? (Daniele 3:14,15).
Con la sua autorità e arroganza, il re credeva che avrebbe potuto piegare l’ostinatezza dei tre giovani Ebrei intorno a quello che si diceva di loro. Davanti all’autorità di quell’austero monarca, chi avrebbe osato pronunziare il suo no, senza nessuna titubanza?
Lo stesso re, non avrebbe mai pensato di sentire con le sue orecchie, quello che gli dissero i tre giovani, anche perché erano stati da lui
preposti all’amministrazione degli affari della provincia di Babilonia. Ma Shadrak, Meshak e Abed-nego al sentire quelle parole risposero:
O Nebukadnetsar, noi non abbiamo bisogno di darti risposta in merito a questo.
Ecco, il nostro Dio, che serviamo, è in grado di liberarci dalla fornace di fuoco ardente e ci libererà dalla tua mano, o re.
Ma anche se non lo facesse, sappi o re, che non serviremo i tuoi dèi e non adoreremo l’immagine d’oro che tu hai fatto erigere (Daniele 3:16-18).
L’ira oltre misura che apparve sul volto del re, nei confronti di quei tre giovani Ebrei, era più che giustificata, umanamente parlando, se si pensa, con quale fermezza e coraggio Shadrak, Meshak e Abed-nego, avevano affrontato l’autorità del monarca, con il loro preciso e categorico no!
La risposta dei tre giovani Ebrei: Ma anche se non lo facesse, sappi o re, che non serviremo i tuoi dèi, dovrebbe essere presa in seria considerazione, perché qui sta il segreto della fede di questi Ebrei. Davanti a loro non si poneva il problema se sottostare all’autorità del re che esigeva completa ubbidienza; c’era la ferma determinazione di obbedire alla legge divina del loro Dio, che diceva chiaramente:
Non ti farai scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù nei cieli o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra.
Non ti prostrerai davanti a loro e non le servirai, perché io, l’Eterno, il tuo DIO, sono un Dio geloso che punisce l’iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano,
e uso benignità a migliaia, a quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti (Esodo 20:4-6).
Si continuerà il prossimo giorno...