00 10/01/2011 12:50
3. L’AZIONE EROICA CHE JEFTE PORTA A COMPIMENTO

Non appena Jefte entra nel pieno dei suoi poteri, non perde tempo a mettersi in contatto col re dei figli di Ammon, e attraverso i suoi messaggeri, gli fa pervenire il seguente messaggio:

Che c’è fra me e te, perché tu venga contro di me a far guerra nel mio paese? (Giudici 11:12).

Quando poi, dalla risposta che ricevette, Jefte venne a sapere che il re di Ammon accusava Israele di essersi impadronito del territorio Ammonita, ai tempi di Mosè, faccenda che risaliva a tantissimi anni addietro, ma che in realtà non era affatto vero, egli fece del tutto per convincere il re di Ammon che le cose non stavano com’egli affermava.
Quando si rese conto che non c’era nessuna possibilità di cambiare l’ostilità e l’intransigenza di quel re, nell’ultimo messaggio che mandò, si appellò alla giustizia divina, con le seguenti parole:

L’Eterno, il giudice, faccia ogni giustizia tra i figli d’Israele e i figli di Ammon (Giudici 11:27).

Se il re dei figli di Ammon avesse ascoltato quel severo ammonimento, non ci sarebbe stato nessun bisogno che Jefte marciasse contro gli Ammoniti. Ma poiché quel re non volle ascoltare le sue parole, lo scontro si rese inevitabile.

Allora lo Spirito dell’Eterno venne su Jefte, ed egli attraversò Galaad e Manasse, passò a Mitspah di Galaad, e da Mitspah di Galaad mosse contro i figli di Ammon (Giudici 11:29).

A questo punto è importante dire qualche parola sull’atteggiamento di Jefte nei confronti del re Ammonita, prima che lo affronterà a mano armata. A nostro avviso, l’azione diplomatica che Jefte condusse, con una certa insistenza, per indurre il re di Ammon a desistere dalla sua iniziativa guerresca, merita di essere messa in risalto, per la manifesta volontà pacifica che era in quest’uomo.
Questo non vuol dire affatto che Jefte aveva paura per misurarsi, militarmente parlando, con la forza dell’esercito del re Ammonita, e tanto meno che egli non era intenzionato a rispettare la condizione che gli anziani di Galaad gli posero, per costituirlo loro capitano.

Jefte, sicuramente, prendendo in esame tutta la faccenda che si presentava davanti a sé, avrà detto in se stesso: se posso convincere il re dei figli di Ammon a desistere dalla sua volontà di fare guerra a Israele, e risolvere pacificamente la contenziosa questione che gli Ammoniti hanno sollevato, si potrà risparmiare lo spargimento di sangue, che la guerra immancabilmente porterà.
Quest’iniziativa dimostra che, Jefte, nonostante era un uomo forte e valoroso, aveva buone intenzioni pacifiche. Il fatto poi che ce la mise tutta, in questa lunga trattativa, dimostra ancora una volta, che la sua effettiva volontà era quella di risolvere in maniera diplomatica, tutta la contenziosa questione che il re dei figli di Ammon aveva sollevato.

4. JEFTE AFFRONTA A MANO ARMATA IL RE DEI FIGLI DI AMMON

La frase: Allora lo Spirito dell’Eterno venne su Jefte, è particolarmente significativa, almeno per due cose.

1) Il termine Allora, in se stesso denota un tempo ben preciso quando deve iniziare l’azione. Se nel tentativo diplomatico che Jefte condusse col re Ammonita si fosse raggiunto un pacifico accordo, lo Spirito dell’Eterno, non sarebbe venuto su Jefte, per muoverlo alla guerra.
Ma visto che il lavoro diplomatico andò a monte, Dio non poteva rimanere indifferente davanti alla testardaggine del re Ammonita; doveva difendere il suo popolo, e lo fece, per mezzo di Jefte, uomo che Egli stesso aveva scelto.

2) Jefte, nonostante fosse un uomo forte e valoroso, quindi un essere umano pronto e adatto per la guerra, lo Spirito dell’Eterno venne su da lui, per renderlo più forte, più valoroso e per renderlo invincibile, davanti alla minaccia Ammonita. Il detto della Scrittura:

Non per potenza né per forza, ma per il mio Spirito, dice l’Eterno degli eserciti (Zaccaria 4:6),

è valido e si applica a tutte le situazioni e ad ogni bisogno per ogni tempo. Questo principio biblico, non deve essere mai dimenticato dal popolo di Dio, soprattutto se si tiene conto di una delle tante promesse del Signore:

Quando l’avversario verrà come una fiumana, lo Spirito dell’Eterno alzerà contro di lui una bandiera (Isaia 59:19).

5. L’INFAUSTO VOTO DI JEFTE

Ormai tutto è pronto per il grande assalto agli eserciti Ammoniti: lo Spirito dell’Eterno era venuto su Jefte, gli uomini di Galaad e di Manasse erano stati mobilitati. Prima però che la macchina bellica si mette in movimento, si legge:

Jefte fece un volto all’Eterno e disse: Se tu mi dai nelle mani i figli di Ammon,
ciò che uscirà dalle porte di casa mia per venirmi incontro quando tornerò vittorioso dai figli di Ammon, apparterrà all’Eterno, e io l’offrirò in olocausto
(Giudici 11:30-31).

La vittoria che Jefte riportò sugli Ammoniti, è chiaramente attribuita all’Eterno, secondo quello che si legge:

Così Jefte marciò contro i figli di Ammon per far loro guerra, e l’Eterno glieli diede nelle mani (Giudici 11:32),

ma non il voto che egli fece, dato che era in pieno contrasto con quanto la Legge proibiva (cfr. Deuteronomio 12:31; 18:10).
Gli esegeti hanno cercato di spiegare l’imprudenza del voto di Jefte, pensando soprattutto ai versetti 38-40, per affermare che Jefte, date le circostanze, votasse la figlia non più ad essere offerta in olocausto, ma alla verginità perpetua; ma questa è una deduzione del tutto gratuita.

Infatti, la chiara e concisa affermazione che egli fece di lei secondo il voto che aveva fatto (v. 39) ci dice appunto che in realtà lei fu sacrificata. Anche l’altra probabilità sostenuta da molti esegeti, cioè che Jefte forse l’ha riscattata con denaro (Levitico 27:1-8; Deuteronomio 18:9-12) e poi l’ha votata a perpetuo nubilato, non trova conferma, nelle parole del voto e io l’offrirò in olocausto (v. 31).

Da quello che leggiamo nella Scrittura, appare evidente, dopo aver terminato il periodo di due mesi, durante il quale pianse la sua verginità sui monti, la figlia di Jefte venne offerta all’Eterno, secondo il voto fatto dal padre.
Si è detto e scritto molto sul voto imprudente di Jefte, e qualcuno addirittura ha ventilato che quel giuramento veniva fatto per l’incertezza che aveva di riportare la vittoria sugli Ammoniti. Qualche altro ha messo in risalto il fatto che Jefte, dato che era mezzo cananeo, seguisse l’uso cananeo in quelle circostanze.

Facendo una ponderata considerazione sul voto di Jefte, possiamo affermare che quest’uomo, aprì la sua bocca, con molta fretta e leggerezza, senza pensare e prevedere quello che sarebbe potuto accadere, nella sua stessa casa. Indipendentemente dal voto infausto che fece Jefte, resta sempre fermo il fatto, che quest’uomo, secondo lo scrittore agli Ebrei, fu uno degli eroi della fede.

PS: Se ci sono delle domande da fare, fatele liberamente, e, da parte nostra saremo felici di rispondere.