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Capitolo 15



LA fede DI BARAK



Il testo di Ebrei 11:32, include Barak nel numero delle persone di fede, perciò ne parliamo separatamente, come del resto abbiamo fatto per Gedeone. La storia di Barak e quello che fece, si trova nel capitolo quattro dei Giudici, e nel capitolo cinque, viene nominato assieme a Debora nel cantico che intonarono.
Il nome Debora significa “ape”, mentre quello di Barak “fulmine”. Jabin, re di Canaan, “già da venti anni opprimeva duramente i figli d’Israele”, ai tempi di Barak. In conseguenza di questa dura oppressione, [
i figli d’Israele gridarono all’Eterno (Giudici 4:2). In quel tempo, Debora, una profetessa, era quale “giudice d’Israele”.

1. BARAK CHIAMATO DA DIO AD UN’IMPRESA STRAORDINARIA

Or lei mandò a chiamare Barak, figlio di Abinoam, da Kedesh di Neftali, e gli disse: Non ti ha l’Eterno, il DIO d’Israele, comandato: Va’, marcia sul monte Tabor e prendi con te diecimila uomini dei figli di Neftali e dei figli di Zabolon.
Io attirerò verso di te al torrente Kishon, Sisera, capo dell’esercito di Jabin, con i suoi carri e le sue truppe numerose, e lo darò nelle tue mani?
(Giudici 4:6-7).

A differenza di Gedeone, che si riconosceva uno dei più piccoli della casa di suo padre (Giudici 6:15), di Barak non ci viene detto niente come egli si considerava quando ricevette il messaggio dell’Eterno da parte di Debora, per andare contro Sisera il capo dell’esercito, per liberare Israele dall’oppressione del re di Canaan.

Dalla risposta che diede: Se vieni con me, andrò; ma se non vieni con me, non andrò (Giudici 4:8), possiamo intravedere qualcosa del carattere di quest’uomo.
È vero che Debora era una donna, ma era anche una profetessa e un giudice d’Israele, e in virtù della sua carica, poteva essergli d’ispirazione e d’incoraggiamento nell’impresa che l’Eterno gli affidava. Questo, non ritornava certamente ad onore e gloria di Barak, secondo le stesse parole di Debora:

Ella disse: Certamente verrò con te; tuttavia nel viaggio che stai intraprendendo non conseguirai per te gloria alcuna, perché l’Eterno consegnerà Sisera nelle mani di una donna (Giudici 4:9).

La condizionale che Barak pone per andare a combattere contro le truppe del re Jabin, non deve essere vista come un segno di uno che non ha fede, di uno che non si sente sicuro di sé, che dipende dagli altri; ma come una dimostrazione di chi apprezza, che dà importanza al contributo degli altri.
Sotto questo aspetto, l’atteggiamento di Barak va lodato, anche se questa lode non ritornerà a beneficio della sua stessa persona.

Credo che a questo punto, possiamo ricavare una bella lezione pratica, da servire nella vita di ogni giorno, per i suoi immancabili riflessi che può avere, sia per quanto riguarda la nostra esistenza che quella degli altri.
Sentirsi auto-sufficiente, senza avvertire la necessità che il contributo di qualche altro possa giovare soprattutto per il bene comune, non è sicuramente segno di alta spiritualità, e tanto meno dimostrazione di un carattere umile e sottomesso.

Se si ha rispetto per l’attività di un altro e se soprattutto viene giustamente valorizzata, non si esiterà a chiederne attiva collaborazione, perché tutto possa contribuire, non tanto per la gloria della nostra persona, quanto per la benedizione degli altri.
Avere quindi un compagno che con la sua presenza e con la sua esperienza possa ispirarci ed incoraggiarci in un determinato lavoro, non significa diffidenza sull’intervento di Dio e dello Spirito Santo, ma prendere atto dell’utilità che possiamo ricavare, nell’utilizzare la strumentalità degli altri.

Una persona che veramente crede nella potenza di Dio, non solo non disprezzerà mai il lavoro che altri potranno fare, ma sarà felice e ben disposto a scegliersi validi strumenti di collaborazione, perché tutto ritorni a vantaggio del popolo di Dio e non necessariamente alla gloria della propria personalità umana.

2. IL COMANDO DATO DALL’ETERNO A BARAK

A differenza di Gedeone che si sente dire dall’Eterno:

Per me la gente che è con te è troppo numerosa, perché io dia Madian nelle sue mani; Israele potrebbe vantarsi di fronte a me e dire: È la mia mano che mi ha salvato (Giudici 6:2),

Barak sente dirsi:

Non ti ha l’Eterno, il DIO d’Israele, comandato: Va’, marcia sul monte Tabor e prendi con te diecimila uomini dei figli di Neftali e dei figli di Zabulon?... (Giudici 4:6-7).

Le varie attività o missioni che Dio affida, ora ad uno ora ad un altro, non devono necessariamente essere identiche, nel senso che quello che viene detto all’uno deve essere detto anche all’altro. Dio è sovrano nelle Sue scelte, per quanto riguarda uomini e mezzi, ed è anche sovrano per quanto concerne gli ordini che dà. Dio non agisce secondo le valutazioni umane, ma secondo com’Egli vede le cose.

La cosa che maggiormente dobbiamo considerare è come l’uomo si comporta davanti alla Sua Parola e quale atteggiamento assume davanti alle sue responsabilità. Tutto il resto è secondario, non tanto per quello che noi crediamo o pensiamo debba essere fatto, quanto per quello che Egli vuole.
La cosa che maggiormente Barak doveva tener presente era costituita dal fatto che l’Eterno lo chiamava ad una missione, incarico che avrebbe dovuto concludersi con la liberazione del popolo d’Israele dall’oppressione del re di Canaan.

Non era sui diecimila uomini del suo esercito che Barak avrebbe dovuto porre la sua fiducia, come garanzia per una sicura vittoria sul nemico, ma unicamente sull’intervento di Dio. Quando a Sisera, capo dell’esercito, venne riferito che Barak, figlio di Abinoam, era salito sul monte Tabor, la Scrittura precisa:

Così Sisera adunò tutti i suoi carri, novecento carri di ferro, e tutta la gente che era con lui, da Harosceth delle nazioni fino al torrente Kishon (Giudici 4:12).

Una simile mossa aveva lo scopo di impaurire e scoraggiare Barak, e, forse farlo retrocedere e desistere dalla sua ardita iniziativa. Mentre da una parte vediamo il nemico che cerca di fermare l’uomo che Dio aveva scelto, dall’altra, Dio interviene con la Sua autorevole Parola, per mezzo della profetessa Debora:

Levati, perché questo è il giorno in cui l’Eterno ha dato Sisera nelle tue mani. Non è forse l’Eterno uscito davanti a te?... (Giudici 4:14).

Se Debora non fosse stata assieme a Barak, ci domandiamo con ragione: sarebbe quest’uomo sceso dal monte Tabor, per lanciarsi all’attacco contro l’esercito di Sisera? Probabilmente Barak avrebbe aspettato un giorno migliore; un dì con più calma, per passare all’offensiva.
Ma era proprio “in quel giorno” che Dio gli ordinava di “levarsi”. Dio che conosce le varie situazioni e li soppesa con la Sua sapienza, interviene in favore dei suoi servitori per dire loro quel che devono fare. Tutto sommato, la presenza di Debora, in quel particolare giorno cruciale, si rivelò propizia, perché diede a Barak la parola di cui aveva bisogno.

Una cosa deve aggiungersi a questo punto: se Barak fosse andato solo alla battaglia, Dio avrebbe dato nelle sue mani Sisera, invece di consegnarlo ad una donna di nome Jael, e questo naturalmente sarebbe stato a suo vantaggio, perché la gloria di aver preso e ucciso Sisera, non sarebbe andata a Jael. È sempre vero il detto della Scrittura, perché è una promessa di Dio:

Quando l’avversario verrà come una fiumana, lo Spirito dell’Eterno alzerà contro di lui una bandiera (Isaia 59:19).

Questa promessa rappresenta la più seria garanzia che Dio può dare a tutti quelli che potrebbe trovarsi in situazioni difficili e critiche, per assicurarli a non guardare tanto alle difficoltà attorno, quanto a Chi è pronto ad intervenire in favore di chi crede nel Suo potere e alla Sua Parola.
Se era vero che il nemico si era messo in movimento, radunando tutte le sue forze, era altrettanto vero che anche l’Eterno era uscito davanti a Barak. In Isaia si legge questa rassicurante promessa:

Nessun’arma fabbricata contro di te avrà successo (Isaia 54:17).

Più tardi l’apostolo Paolo scriverà: Se Dio è per noi, chi sarà contro di voi? (Romani 8:31). Così, secondo la promessa dell’Eterno, Sisera venne sconfitto e lo stesso re Jabin venne interamente distrutto (Giudici 4:24). Questo perché un uomo come Barak, seppe agire per fede, obbedendo a tutto quello che l’Eterno gli aveva detto, attraverso la profetessa Debora.

PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente, e, da parte nostra saremo felici di rispondere.