È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

Ragionando...

Domenico34 – La fede – XIV. La fede di Gedeone

  • Messaggi
  • OFFLINE
    Domenico34
    Post: 1.112
    Età: 90
    Sesso: Maschile
    00 03/01/2011 13:02

    Capitolo 14



    LA fede DI GEDEONE



    E che dirò di più? Infatti mi mancherebbe il tempo se volessi raccontare di Gedeone, di Barak, di Sansone, di Iefte, di Davide, di Samuele e dei profeti,
    i quali per fede vinsero regni, praticarono giustizia, conseguirono le promesse, turarono le gole dei leoni,
    spensero la forza del fuoco, scamparono al taglio della spada, trassero forza dalla debolezza, divennero forti in guerra, misero in fuga gli eserciti stranieri
    (Ebrei 11:32-34).

    Preambolo:

    Anche se questo testo non tratta separatamente, come ha fatto per tutti gli altri personaggi menzionati nel capitolo undici, non si può escludere che lo scrittore agli Ebrei faccia riferimento alla fede di: Gedeone, di Barak, di Sansone, di Iefte, di Davide, di Samuele e dei profeti.

    Che questo testo si riferisca ai summenzionati nominativi, è certo; non si può però escludere che faccia allusione anche ad altri personaggi, specie alla luce della frase “e dei profeti”, che lascia presupporre altri nomi, oltre al veggente Samuele. Noi comunque seguiremo lo schema tracciato dal testo, e dedicheremo un capitolo per ognuno dei sei nomi summenzionati, in modo da metterne in evidenza la loro fede.

    Non deve essere considerato un serio ostacolo o imprecisione storica, se lo scrittore agli Ebrei, dei sei nomi, nomina per primo Gedeone, anziché Barak, secondo l’ordine che ci viene fornito dal libro dei Giudici.

    Sicuramente Gedeone viene nominato prima di Barak, non perché lo scrittore ignori o non tiene conto della successione storica, ma per la particolare rilevanza che Gedeone occupa nella storia dei Giudici, e anche e soprattutto per quello che compì. Detto questo, passiamo ad esaminare quello che il libro dei Giudici dice, intorno a Gedeone.

    LA CONDIZIONE D’ISRAELE AL TEMPO DI GEDEONE

    La storia di quest’illustre Giudice-liberatore, è narrata nei tre capitoli: sei, sette e otto. Questi testi, ci forniscono, nei vari particolari, la spiegazione della fede di quest’uomo, e quello che egli disse, come si considerava davanti a Dio, che lo chiamava ad un’impresa straordinaria e spettacolare nello stesso tempo.
    Al tempo di Gedeone, gli Israeliti erano stati assoggettati ai Madianiti, e durante i “sette anni” del dominio Madianita, il popolo d’Israele era stretto da una morsa di paura:

    ...per paura dei Madianiti, i figli d’Israele si fecero le caverne che sono nei monti, e le spelonche e i forti.
    Quando Israele aveva seminato, i Madianiti con gli Amalekiti e con i figli dell’est salivano contro di lui,
    si accampavano contro gl’Israeliti, distruggevano tutti i prodotti del paese fin verso Gaza e non lasciavano in Israele né mezzi di sussistenza, né pecore, né buoi, né asini
    (Giudici 6:2-4).

    Si può capire subito in quale condizione di povertà, ridussero i Madianiti i figli d’Israele. Fu in conseguenza di questa particolare situazione che “i figli d’Israele gridarono all’Eterno” il quale, mandò:

    un profeta, che disse loro: Così dice l’Eterno, il DIO d’Israele: Io vi feci salire dall’Egitto e vi ho fatto uscire dalla casa di schiavitù;
    vi liberai dalla mano degli Egiziani e dalla mano di tutti coloro che vi opprimevano; li scacciai davanti a voi e vi diedi il loro paese,
    e vi dissi: Io sono l’Eterno, il vostro DIO; non temete gli dèi degli Amorei, nel paese dei quali abitate; ma voi non avete dato ascolto alla mia voce
    (Giudici 6:8- 10).

    Questa particolare situazione del popolo d’Israele, e quello che egli fece nel gridare all’Eterno, ci può insegnare una preziosa lezione, sul piano pratico della vita cristiana.
    Quando il popolo del Signore si viene a trovare in qualche difficoltà, sia per una cosa e sia per un’altra, di qualsiasi natura, non deve mai dimenticare che non esistono altre alternative per uscire, se non quella di “rivolgersi” al Signore in preghiera, secondo la promessa della Parola:

    Invocami nel giorno dell’avversità, io ti libererò e tu mi glorificherai (Salmo 50:15).

    Un popolo o una persona che si rivolge a Dio, specie quando prende atto di essersi allontanato dal Signore, ritorna a Lui col ravvedimento e col pentimento, immancabilmente esperimenterà la fedeltà e la bontà di Dio nella sua vita, e, costaterà, come Dio, nel giro di poco tempo, cambierà radicalmente le varie situazioni, e farà brillare il sole nelle tenebre dello sconforto e della disperazione.

    2. DIO CHIAMA GEDEONE A DISTRUGGERE L’ALTARE DI BAAL

    La frase: L’Angelo dell’Eterno, che legge sì spesse volte nel libro dei Giudici, è presente negli scritti dell’A.T. 46 volte; è ripetuta ben 18 volte nel testo dei Giudici e sei volte nel solo capitolo sei, non contando tutte quelle altre volte che figura come: L’Angelo di Dio, che essenzialmente ha lo stesso significato.

    Non è possibile in questa frase scorgere il significato di uno dei tanti angeli che sono al servizio dell’Eterno, per il fatto che l’Angelo dell’Eterno, si identifica sempre con l’Eterno, pur rimanendo visibile all’uomo.

    Di conseguenza, rimanendo fermo il fatto che Nessuno ha mai visto Dio ( Giovanni 1:18), non resta altro significato se non quello della teofania = apparizione della Divinità in forma umana, che trova la sua corrispondenza più logica nella persona di Gesù Cristo, prima della sua incarnazione.
    La prima cosa che l’Angelo dell’Eterno disse a Gedeone, quando gli apparve fu: L’Eterno è con te, o guerriero valoroso! (Giudici 6:12). Davanti a quella affermazione, sicuramente inaspettata, Gedeone, rispose:

    Signore mio, se l’Eterno è con noi, perché mai c’è avvenuto tutto questo? Dove sono tutti i suoi prodigi che i nostri padri ci hanno narrato dicendo: Non ci fece l’Eterno uscire dall’Egitto? Ma ora l’Eterno ci ha abbandonato e ci ha dato nelle mani di Madian (Giudici 6:13).

    Allora l’Eterno si rivolse a lui e gli disse: Va’ con questa tua forza e salva Israele dalla mano di Madian. Non sono io che ti mando? (Giudici 6:14).

    E quando Gedeone replica, forse perché non riesce a capire la portata di quel mandato:

    O mio Signore, come salverò Israele? Ecco, la mia famiglia è la più debole di Manasse, e io sono il più piccolo nella casa di mio padre.
    L’Eterno gli disse: Ma io sarò con te e tu sconfiggerai i Madianiti come se fossero un uomo solo
    (Giudici 6:15-16).

    Dio aveva chiamato Gedeone: “Guerriero valoroso!” Questo significava che davanti a Lui, quest’uomo era considerato tale e non che egli pensasse di se stesso di essere un “guerriero valoroso”. Prima però che Gedeone salvasse Israele dai Madianiti, gli venne comandato di demolire “l’altare di Baal” che apparteneva a suo padre (Giudici 6:25).

    Si continuerà il prossimo giorno...
  • OFFLINE
    Domenico34
    Post: 1.112
    Età: 90
    Sesso: Maschile
    00 04/01/2011 13:27
    Il fatto che l’altare da demolire appartenesse a suo padre, già per Gedeone rappresenta un serio ostacolo. Però, questo non costituisce un impedimento di ascoltare e obbedire alla parola dell’Eterno, anche se per

    paura della casa di sua padre e della gente della città, invece di farlo di giorno, lo fece di notte (Giudici 6:27).

    Non ha tanta importanza che l’azione di Gedeone per eseguire quello che l’Eterno gli avesse detto, venga compiuta da notte anziché di giorno, dato che l’Eterno non gli aveva detto di farlo di dì, quanto il fatto che quest’uomo ruppe l’altare di Baal, secondo l’ordine dell’Eterno.

    Che la paura manifestata nella vita di Gedeone per quella circostanza particolare faceva parte della natura umana, non vuol dire però che in quest’uomo mancava la fede. Se non avesse avuto la fede, Gedeone, non avrebbe mai potuto fare quello che fece, dal momento che quell’altare con il suo relativo bosco attiguo, apparteneva a suo padre. Dopo che Gedeone compì l’azione eroica descritta sopra, leggiamo:

    Ma lo Spirito dell’Eterno investì Gedeone che suonò la tromba; e gli Abiezeriti furono convocati per seguirlo (Giudici 6:34).

    L’espressione: Lo Spirito dell’Eterno investì Gedeone... (G. Diodati; N. Diodati; S. Garofalo; A. Martini; si impossessò di Gedeone (G. Luzzi), si trova altre due volte: 1 Cronache 12:18; 2 Cronache 24:20, con lo stesso identico significato.

    A dire il vero, l’espressione letterale dovrebbe essere: Lo Spirito dell’Eterno si rivestì di Gedeone, e denota essenzialmente, non solo completo possesso, ma addirittura che la persona di Gedeone, diventò un vestimento dello Spirito dell’Eterno.

    Questa particolare caratteristica del termine ebraico adoperato in Giudici 6:34, per ciò che riguarda l’opera di Gedeone, acquista un significato particolare e fondamentale per meglio capire la fede di quest’uomo.
    Indubbiamente, lo Spirito di Dio nella vita di Gedeone, dal momento che si rivestì di quell’uomo, non solo diede un nuovo significato e una svolta decisiva alla sua vita, ma caratterizzò in maniera divina, tutto quello che quest’uomo portò a compimento.

    Inquadrata e vista in questa dimensione la missione di Gedeone, non ci sorprenderà se per la sconfitta dei Madianiti, verranno impiegati uomini e armamenti del tutto inadeguato, secondo la logica umana.

    3. I SEGNI CHE GEDEONE CHIEDE ALL’ETERNO

    Gedeone è stato scelto dall’Eterno per una missione particolare e straordinaria; è stato chiamato: “Guerriero valoroso”; ha già demolito l’altare di Baal e il suo bosco attiguo; lo Spirito dell’Eterno si è rivestito di quest’uomo. Tutto è pronto per il grande assalto ai Madianiti.

    Quale bisogno c’è, si potrebbe domandare, che Gedeone chieda all’Eterno due segni? Questi segni, non sono forse sintomi d’incertezza e di titubanza? Se si considera che Gedeone non viene rimproverato dall’Eterno per quanto chiede, si capisce subito che la sua non è incredulità. Se ci fosse stato un minimo d’incredulità nella vita di Gedeone, l’Eterno l’avrebbe trattato nella stessa maniera come trattò Zaccaria (Luca 1:19-20).

    Poi Gedeone disse a Dio: Se intendi salvare Israele per mia mano, come hai detto,
    ecco, io metterò un vello di lana sull’aia; se c’è rugiada soltanto sul vello e tutto il terreno all’intorno rimane asciutto, allora saprò che intendi salvare Israele per mia mano, come hai detto
    (Giudici 6:36-37).

    Le parole di questa richiesta, se vengono considerate attentamente, ci fanno vedere un Gedeone che ha davanti a sé, non solo quello che Dio ha detto, ma anche la sua insufficienza, sia per quanto riguarda la sua famiglia, sia per quanto concerne la sua stessa persona.

    Considerando quest’elemento, la richiesta di Gedeone acquista più peso, per il semplice fatto che vuole essere convinto, tramite il segno richiesto, attraverso una manifestazione miracolosa sulla natura, che lui, il più piccolo della casa di suo padre, sarà lo strumento che Dio userà per salvare i figli d’Israele.
    Gedeone non chiede che Dio faccia cadere la rugiada sul suolo in quella notte che stenderà il vello sul terreno; chiede solamente che se c’è brina, essa si deve vedere solamente sul vello, e non sul luogo all’intorno. Gedeone è un uomo che crede profondamente all’azione miracolosa di Dio, e per lui non rappresenta una “impossibilità”, che Dio faccia cadere la rugiada solamente sul vello.

    Al mattino, quando Gedeone strizzò il vello e ne spremette la rugiada; ne uscì una coppa piena d’acqua (Giudici 6:38), avrebbe potuto fermarsi e non formulare la seconda richiesta in senso inverso. Però, nonostante che la sua richiesta venne esaudita esattamente come lui aveva domandato, ne fa una seconda. Questa volta però Gedeone comincia col dire:

    Non si accenda la tua ira contro di me; io parlerò ancora una volta. Deh, lasciami fare la prova col vello ancora una volta soltanto. Rimanga asciutto solo il vello e ci sia rugiada su tutto il terreno all’intorno (Giudici 6:39).

    Le prime parole di questa seconda richiesta, ci ricordano Abrahamo (Genesi 18:32), e probabilmente Gedeone le avrà usate, pensando al patriarca. Quando poi leggiamo:

    E DIO fece così quella notte: soltanto il vello rimase asciutto, e ci fu rugiada se tutto il terreno all’intorno (Giudici 6:40),

    abbiamo la certezza matematica che Dio, non solo non si era adirato contro Gedeone, ma aveva fatto esattamente come gli era stato chiesto, così da non lasciare nessun dubbio nella mente di quest’uomo. I due segni che Gedeone chiese al Signore, avevano lo scopo di accertarsi che veramente DIO, lo aveva scelto perché per mezzo di lui, Israele venisse salvato dai Madianiti.
    Quando chiediamo segni a Dio, al solo scopo di accertarci intorno alla Sua volontà per la nostra vita, non solo Dio interviene per dissipare ogni eventuale incertezza, ma non considera quelle richieste assurde, e tanto meno quanto sintomo della nostra incredulità.

    4. LA SCELTA DELL’ESERCITO PER ANDARE CONTRO I MADIANITI

    Essendo ormai tutto chiaro nella mente di Gedeone che Dio vuole salvare Israele per mano sua, e avendo acquisito la piena consapevolezza che Dio lo chiamava a quella missione per mezzo di quei due segni che aveva chiesto all’Eterno, egli rècluta presso di sé un discreto esercito, esattamente trentaduemila uomini (Giudici 7:3), e si accampa presso la sorgente di Harod, nell’attesa di sferrare il grande attacco ai Madianiti. Dio però che sapeva in quale maniera avrebbe data la vittoria al suo servitore, non ha nessuna esitazione nel dire a Gedeone:

    Per me la gente che è con te è troppo numerosa, perché io dia Madian nelle sue mani; Israele potrebbe vantarsi di fronte a me e dire: - È la mia mano che mi ha salvato – (Giudici 7:2).

    Notate che la gente che si trovava con Gedeone, era “troppo numerosa” per Dio. Questo significa che i calcoli che Egli fa, sono diversi da quelli che fa l’uomo. Forse noi avremmo detto, facendo prevalere la ragione: Signore, che cosa sono trantaduemila uomini in confronto all’esercito Madianita? Ma Gedeone, che ormai è diventato il vestimento dello Spirito di Dio, non osa dire una sola parola, e quando Dio gli ordina:

    Si proseguirà il prossimo giorno...
  • OFFLINE
    Domenico34
    Post: 1.112
    Età: 90
    Sesso: Maschile
    00 05/01/2011 12:39
    Ora dunque proclama a tutto il popolo, dicendo: Chiunque ha paura e trema, torni indietro e si allontani dal monte Galaad (Giudici 7:3),

    non perde tempo a trasmettere quelle parole agli uomini che sono presso di lui, e con sua sorpresa deve prendere atto che ci sono ventiduemila esseri umani che hanno paura e che tremano, i quali devono tornarsene alle loro case.

    Con Diecimila rimasti, ci aspetteremmo che Gedeone dicesse al Signore: Con questo piccolo esercito dovrò combattere contro i Madianiti? Invece, di sentire la parola di Gedeone, ascoltiamo piuttosto quella dell’Eterno, che dice:

    La gente è ancora troppo numerosa; falli scendere all’acqua, e là io li metterò alla prova per te. Colui del quale ti dirò: Questi venga con te, verrà con te; e colui del quale ti dirò: Questi non venga con te, non verrà.
    Gedeone fece dunque scendere la gente all’acqua; e l’Eterno gli disse: Tutti quelli che lambiranno l’acqua con la lingua, come la lambisce il cane, li metterai da parte; e così farai con tutti quelli che per bere si metteranno in ginocchio
    (Giudici 7:4-5).

    Da questa prova risultò che solamente trecento uomini avevano lambito l’acqua portandosela alla bocca nella mano; tutto il rimanente di novemilasettecento di esseri umani, si inginocchiò per bere.

    Allora l’Eterno disse a Gedeone: Mediante questi trecento uomini che hanno lambito l’acqua io vi salverò e darò i Madianiti nelle tue mani. Tutti gli altri tornino ciascuno a casa sua (Giudici 7:7).

    Dopo che tutti quelli che non erano stati selezionati ritornarono, ognuno alla sua tenda, L’Eterno, che conosceva la paura che si nascondeva nella vita del suo servo, gli dice:

    Levati e piomba sull’accampamento, perché io te l’ho dato nelle mani.
    Ma se hai paura di farlo, scendi all’accampamento con Purah, tuo servo,
    e udrai quello che dicono; dopo ciò, le tue mani saranno fortificate per piombare sull’accampamento. Egli dunque scese con Purah, suo servo, fino agli avamposti dell’accampamento.
    Quando Gedeone arrivò, ecco un uomo raccontava un sogno al suo compagno e diceva: Ho appena fatto un sogno; mi pareva di vedere un pane d’orzo rotolare nell’accampamento di Madian, giungere alla tenda e colpirla, così da farla cadere, rovesciarla e farla crollare.
    Allora il suo compagno gli rispose e disse: Questo non è altro che la spada di Gedeone, figlio di Joash, uomo d’Israele; nelle sue mani DIO ha dato Madian e l’intero accampamento
    (Giudici 7:9,10,13,14).

    Davanti ad una tal evidenza questa volta non fu un segno che Gedeone chiese, ma un segnale che Dio gli diede, Gedeone ordina ai suoi trecento uomini, e nel giro di poco tempo il nemico venne sbaragliato.

    5. I TRECENTO UOMINI AFFRONTANO I MADIANITI

    Dio aveva detto chiaramente a Gedeone che “Lui” avrebbe dato nelle sue mani i Madianiti. Non risulta dal testo sacro che Dio avesse pure detto a Gedeone, circa le trombe, le brocche vuote e le fiaccole, che i trecento selezionati, avrebbero dovuto ricevere per affrontare i Madianiti. Sicuramente l’idea che Gedeone ebbe di dare a tutti i trecento uomini, una tromba, una brocca vuota e una fiaccola, sarà venuta da parte dello Spirito dell’Eterno, che già aveva preso possesso dell’intera vita di quest’uomo. L’ordine che i trecento uomini ricevettero fu:

    Guardate a me e fate come farò io; quando sarò giunto ai margini dell’accampamento voi farete esattamente come faccio io.
    Quando suonerò la tromba, io e tutti quelli che sono con me, anche voi suonerete le trombe intorno a tutto l’accampamento e griderete: Per l’Eterno e per Gedeone
    (Giudici 7:17-18).

    Questi furono gli strani ordini di guerra che il loro capo, Gedeone, diede a quei trecento uomini. Da un punto di vista umano, quella strategia di guerra, a quale risultato avrebbe potuto approdare? Alla confusione, si dirà, non certo alla vittoria! Però, siccome era lo Spirito dell’Eterno che agiva nella vita di Gedeone, di conseguenza anche i suoi ordini, portavano il segno del divino. Il risultato fu che quando:

    le tre schiere suonarono le trombe e spezzarono le brocche tenendo con la sinistra le fiaccole e con la destra le trombe per suonare, e si misero a gridare: La spada dell’Eterno e di Gedeone!
    Ognuno di loro rimase al suo posto intorno all’accampamento; l’intero esercito nemico invece si mise a correre, a gridare e a fuggire.
    Mentre i trecento uomini suonavano le trombe, l’Eterno fece volgere la spada di ciascuno contro il proprio compagno per tutto l’accampamento. L’esercito nemico fuggì fino a Beth-Scittah, verso Tserah, fino ai margini di Abel-Meholah presso Tabbath
    (Giudici 7:20-23).

    Alla luce del testo sacro, appena esaminato, la fede di Gedeone appare nella sua luminosità e l’azione eroica di quest’uomo è degna di essere annoverata nel numero degli eroi della fede, secondo il capitolo undici della lettera agli Ebrei, valida per tutti i tempi e per ogni generazione.

    PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente, e, da parte nostra, sarà un piacere rispondere.