Capitolo 14
LA fede DI GEDEONE
E che dirò di più? Infatti mi mancherebbe il tempo se volessi raccontare di Gedeone, di Barak, di Sansone, di Iefte, di Davide, di Samuele e dei profeti,
i quali per fede vinsero regni, praticarono giustizia, conseguirono le promesse, turarono le gole dei leoni,
spensero la forza del fuoco, scamparono al taglio della spada, trassero forza dalla debolezza, divennero forti in guerra, misero in fuga gli eserciti stranieri (Ebrei 11:32-34).
Preambolo:
Anche se questo testo non tratta separatamente, come ha fatto per tutti gli altri personaggi menzionati nel capitolo undici, non si può escludere che lo scrittore agli Ebrei faccia riferimento alla fede di: Gedeone, di Barak, di Sansone, di Iefte, di Davide, di Samuele e dei profeti.
Che questo testo si riferisca ai summenzionati nominativi, è certo; non si può però escludere che faccia allusione anche ad altri personaggi, specie alla luce della frase “e dei profeti”, che lascia presupporre altri nomi, oltre al veggente Samuele. Noi comunque seguiremo lo schema tracciato dal testo, e dedicheremo un capitolo per ognuno dei sei nomi summenzionati, in modo da metterne in evidenza la loro fede.
Non deve essere considerato un serio ostacolo o imprecisione storica, se lo scrittore agli Ebrei, dei sei nomi, nomina per primo Gedeone, anziché Barak, secondo l’ordine che ci viene fornito dal libro dei Giudici.
Sicuramente Gedeone viene nominato prima di Barak, non perché lo scrittore ignori o non tiene conto della successione storica, ma per la particolare rilevanza che Gedeone occupa nella storia dei Giudici, e anche e soprattutto per quello che compì. Detto questo, passiamo ad esaminare quello che il libro dei Giudici dice, intorno a Gedeone.
LA CONDIZIONE D’ISRAELE AL TEMPO DI GEDEONE
La storia di quest’illustre Giudice-liberatore, è narrata nei tre capitoli: sei, sette e otto. Questi testi, ci forniscono, nei vari particolari, la spiegazione della fede di quest’uomo, e quello che egli disse, come si considerava davanti a Dio, che lo chiamava ad un’impresa straordinaria e spettacolare nello stesso tempo.
Al tempo di Gedeone, gli Israeliti erano stati assoggettati ai Madianiti, e durante i “sette anni” del dominio Madianita, il popolo d’Israele era stretto da una morsa di paura:
...per paura dei Madianiti, i figli d’Israele si fecero le caverne che sono nei monti, e le spelonche e i forti.
Quando Israele aveva seminato, i Madianiti con gli Amalekiti e con i figli dell’est salivano contro di lui,
si accampavano contro gl’Israeliti, distruggevano tutti i prodotti del paese fin verso Gaza e non lasciavano in Israele né mezzi di sussistenza, né pecore, né buoi, né asini (Giudici 6:2-4).
Si può capire subito in quale condizione di povertà, ridussero i Madianiti i figli d’Israele. Fu in conseguenza di questa particolare situazione che “i figli d’Israele gridarono all’Eterno” il quale, mandò:
un profeta, che disse loro: Così dice l’Eterno, il DIO d’Israele: Io vi feci salire dall’Egitto e vi ho fatto uscire dalla casa di schiavitù;
vi liberai dalla mano degli Egiziani e dalla mano di tutti coloro che vi opprimevano; li scacciai davanti a voi e vi diedi il loro paese,
e vi dissi: Io sono l’Eterno, il vostro DIO; non temete gli dèi degli Amorei, nel paese dei quali abitate; ma voi non avete dato ascolto alla mia voce (Giudici 6:8- 10).
Questa particolare situazione del popolo d’Israele, e quello che egli fece nel gridare all’Eterno, ci può insegnare una preziosa lezione, sul piano pratico della vita cristiana.
Quando il popolo del Signore si viene a trovare in qualche difficoltà, sia per una cosa e sia per un’altra, di qualsiasi natura, non deve mai dimenticare che non esistono altre alternative per uscire, se non quella di “rivolgersi” al Signore in preghiera, secondo la promessa della Parola:
Invocami nel giorno dell’avversità, io ti libererò e tu mi glorificherai (Salmo 50:15).
Un popolo o una persona che si rivolge a Dio, specie quando prende atto di essersi allontanato dal Signore, ritorna a Lui col ravvedimento e col pentimento, immancabilmente esperimenterà la fedeltà e la bontà di Dio nella sua vita, e, costaterà, come Dio, nel giro di poco tempo, cambierà radicalmente le varie situazioni, e farà brillare il sole nelle tenebre dello sconforto e della disperazione.
2. DIO CHIAMA GEDEONE A DISTRUGGERE L’ALTARE DI BAAL
La frase:
L’Angelo dell’Eterno, che legge sì spesse volte nel libro dei Giudici, è presente negli scritti dell’A.T. 46 volte; è ripetuta ben 18 volte nel testo dei Giudici e sei volte nel solo capitolo sei, non contando tutte quelle altre volte che figura come:
L’Angelo di Dio, che essenzialmente ha lo stesso significato.
Non è possibile in questa frase scorgere il significato di uno dei tanti angeli che sono al servizio dell’Eterno, per il fatto che l’
Angelo dell’Eterno, si identifica sempre con l’Eterno, pur rimanendo visibile all’uomo.
Di conseguenza, rimanendo fermo il fatto che Nessuno ha mai visto Dio ( Giovanni 1:18), non resta altro significato se non quello della teofania = apparizione della Divinità in forma umana, che trova la sua corrispondenza più logica nella persona di Gesù Cristo, prima della sua incarnazione.
La prima cosa che l’Angelo dell’Eterno disse a Gedeone, quando gli apparve fu:
L’Eterno è con te, o guerriero valoroso! (Giudici 6:12). Davanti a quella affermazione, sicuramente inaspettata, Gedeone, rispose:
Signore mio, se l’Eterno è con noi, perché mai c’è avvenuto tutto questo? Dove sono tutti i suoi prodigi che i nostri padri ci hanno narrato dicendo: Non ci fece l’Eterno uscire dall’Egitto? Ma ora l’Eterno ci ha abbandonato e ci ha dato nelle mani di Madian (Giudici 6:13).
Allora l’Eterno si rivolse a lui e gli disse: Va’ con questa tua forza e salva Israele dalla mano di Madian. Non sono io che ti mando? (Giudici 6:14).
E quando Gedeone replica, forse perché non riesce a capire la portata di quel mandato:
O mio Signore, come salverò Israele? Ecco, la mia famiglia è la più debole di Manasse, e io sono il più piccolo nella casa di mio padre.
L’Eterno gli disse: Ma io sarò con te e tu sconfiggerai i Madianiti come se fossero un uomo solo (Giudici 6:15-16).
Dio aveva chiamato Gedeone: “Guerriero valoroso!” Questo significava che davanti a Lui, quest’uomo era considerato tale e non che egli pensasse di se stesso di essere un “guerriero valoroso”. Prima però che Gedeone salvasse Israele dai Madianiti, gli venne comandato di demolire “l’altare di Baal” che apparteneva a suo padre (Giudici 6:25).
Si continuerà il prossimo giorno...