00 29/12/2010 12:51
Mentre in ogni casa Egiziana, compresa quella del re, regnava il dolore e il pianto, per la morte dei primogeniti, poiché non c’era casa dove non ci fosse un morto, per tutto il popolo d’Israele invece c’era esultanza e gioia.

Questa è una storia che si ripete, a tutti i livelli, tra il popolo riscattato dal sangue di Gesù Cristo. Quando una persona viene liberata dalla schiavitù del peccato, vi sono tutte le ragioni per cantare ed esultare alla gloria di Dio. Quando si esperimenta la potenza liberatrice di Dio nella propria vita, si possono benissimo applicare le parole della Bibbia:

Allora la nostra bocca si riempì di riso e la nostra lingua di canti di gioia, allora si diceva fra le nazioni: L’Eterno ha fatto cose grandi per loro (Salmo 126:2).

5. IL PASSAGGIO DEL MAR ROSSO

Per fede passarono il Mar Rosso come se attraversassero una terra asciutta; quando invece gli Egiziani tentarono di fare ciò, furono inghiottiti (Ebrei 11:29)

1) Sotto il peso del dolore e del travaglio che gli Egiziani subirono in quella notte quando i loro primogeniti morirono, e soprattutto pensando che tutto il popolo sarebbe stato sterminato, essi stessi sollecitarono i figli d’Israele a lasciare l’Egitto, con tutto quello che apparteneva a loro.

2) Mosè è a capo di un popolo “in numero di circa seicentomila uomini a piedi, senza contare i fanciulli” (Esodo 12: 37), da poco tirato fuori del paese d’Egitto, e sta marciando nel deserto, verso la località che aveva indicato a Faraone, per offrire all’Eterno il loro Dio, sacrifici di bestiame.

3) Ma quando il dolore si placò e le autorità governative non potevano più usufruire della manodopera dei figli d’Israele, pensarono di inseguirli nel deserto, col preciso scopo di ricondurli in Egitto. In quel tempo il popolo d’Israele si era accampato nelle vicinanze del Mar Rosso. Colui che effettivamente stava dirigendo i Figli d’Israele, non era Mosè, capo visibile, ma l’Eterno, l’Iddio d’Israele.

Perciò il popolo venne fatto accampare in quel luogo, perché l’Eterno aveva detto ciò a Mosè. Quando Faraone, con i suoi “seicento carri scelti” inseguirì il popolo d’Israele e li raggiunse nelle vicinanze del Mar Rosso, il racconto del libro dell’Esodo, precisa:

Mentre il Faraone si avvicinava, i figli d’Israele alzarono gli occhi; ed ecco, gli Egiziani marciavano dietro di loro, per questo ebbero una gran paura; e i figli d’Israele gridarono all’Eterno,
e dissero a Mosè: È perché non c’erano tombe in Egitto, che ci hai condotti a morire nel deserto? Perché hai fatto questo con noi, di farci uscire dall’Egitto?
Non era forse questo che ti parlavamo in Egitto, dicendoti: Lasciaci stare, così potremo servire gli Egiziani? Poiché sarebbe stato meglio per noi servire gli Egiziani che morire nel deserto
(Esodo 14:10-12).

Davanti ad una simile scena, e soprattutto davanti al Mar Rosso che sbarrava loro la strada, i figli d’Israele non vedevano nessuna via di scampo, e la morte era la sicura realtà davanti ai loro occhi.

Poiché era stato Dio che aveva ordinato di accamparsi nelle vicinanze del Mar Rosso, Mosè, come uomo di fede e servitore dell’Eterno, sa intravedere l’intervento di Dio in favore del suo popolo; perciò, non ha nessuna titubanza nel rispondere con fermezza, al grido disperato di una popolazione che pensa alla sua carneficina.

Non temete, state fermi e vedrete la liberazione dell’Eterno, che egli compirà oggi per voi, poiché gli Egiziani che oggi vedete, non li vedrete mai più.
L’Eterno combatterà per voi, e voi ve ne starete tranquilli
(Esodo 14:13-14).

Solo la fede si può esprimere in questa maniera e portare nello stesso tempo, tranquillità, in un ambiente dove le acque sono agitatissime. Non è col “darsi da fare” che le difficoltà e i pericoli che si incontrano nella vita cristiana, possono essere affrontati e risolti; ma solamente col “rimanere fermi” e guardare verso Chi opera la “liberazione” per il suo popolo.

Questo significa aver fede, e fede in Chi è fedele, in Chi non verrà mai meno, cioè, l’Eterno. Non c’è da rimproverare Mosè o pensare che la sua fede sia venuta meno, quando leggiamo:

Quindi l’Eterno disse a Mosè: Perché gridi a me? Di’ ai figli d’Israele di andare avanti.
E tu alza il tuo bastone, stendi la tua mano sul mare e dividilo, affinché i figli d’Israele possano passare in mezzo al mare all’asciutto
(Esodo 14:15-16).

Queste parole dell’Eterno meritano un’approfondita considerazione e l’attenzione più devota per poterle capire e coglierne il valore del messaggio divino anche per i nostri giorni. Le parole del summenzionato testo, parlano di tre cose:

a) Al popolo viene ordinato di andare avanti,
b) A Mosè gli viene detto: Alza il tuo bastone,
c) stendi la tua mano sul mare e dividilo

Mosè deve dire al popolo di andare avanti. Questa parola dell’Eterno, non deve essere interpretata come una contraddizione a quella che Mosè diceva al popolo di stare fermi. Stare fermo, non significa “immobilità”, significa non essere preoccupati, rimanere fiduciosi in Dio e nel suo intervento.

L’andare avanti, quindi, equivale a muoversi; esso significa essenzialmente mettere in pratica la fede, a dispetto della difficoltà presente. Una persona che va avanti in mezzo alle difficoltà, dimostra di aver fede in Dio e sperare in Chi tutto può, essendo egli anche la sorgente di ogni bene.

Le prove e le difficoltà di solito fanno rallentare il passo, e inducono addirittura la persona a retrocedere. Dio vuole che andiamo avanti, cioè che non ci fermiamo e non indietreggiamo, ma proseguiamo nel nostro cammino, tenendo gli occhi, non sulle nostre difficoltà, ma su Dio e sulla Sua Parola.

Quando diamo ascolto alla voce di Dio, che ci ordina di andare avanti, allora potremo esperimentare la Sua fedeltà e il Suo potere miracoloso nella nostra vita, su tutto ciò che potrà essere di ostacolo nel nostro cammino cristiano.

A Mosè viene ordinato di alzare il suo bastone e di stendere la sua mano sul mare. Che cosa può fare un gesto di questo genere, davanti al serio pericolo dei carri di Faraone che minacciano da vicino la vita di un intero popolo?

Il bastone deve essere alzato, non perché Mosè non l’avesse mai fatto, e neanche per farlo vedere ad un popolo che pensa alla sua disfatta; deve essere alzato essenzialmente, perché l’Eterno ha detto di fare ciò. Le gesta più insignificanti, umanamente parlando, hanno valore, quando vengono eseguite dietro ordine di Dio.
A noi uomini e servitori di Dio, non incombe l’obbligo di spiegare certe cose che l’Eterno ci dice; è richiesta una completa obbedienza alla parola di Dio. È la nostra obbedienza alla Sua divina Parola che prepara e permette a Dio di manifestarsi con la Sua divina Onnipotenza.

Quel bastone in mano di Mosè, anche se era un comune pezzo di legno, che i pecorai portavano, parlava però dell’autorità, che aveva ricevuto da parte di Dio.

Alza il bastone della tua autorità, sembra dirgli Dio, non per farlo vedere agli uomini come prova della tua grandezza e della tua ambizione; ma alzalo per dimostrare a tutti, al popolo e anche alle forze dell’inferno, che la tua autorità non viene dall’uomo, ma da Dio che ti ha chiamato ad un nobile ministero, voluto e programmato da lui stesso.

Se proseguirà il prossimo giorno...