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Capitolo 10




LA fede DI GIUSEPPE



Per fede Giuseppe, quando stava per morire fece menzione dell’esodo dei figli d’Israele e diede ordini riguardo alle sue ossa (Ebrei 11:22).

Il riferimento della fede di Giuseppe, così come viene specificato dallo scrittore agli Ebrei, - anche se è unico nel suo genere in tutta la Bibbia - per meglio valutarlo e comprenderlo, soprattutto per vedere come agiva la fede in quest’uomo, dobbiamo necessariamente rivolgerci al libro della Genesi, il solo che ci permette di approfondire l’argomento.

Poi Giuseppe disse ai suoi fratelli: Io sto per morire; ma DIO per certo vi visiterà e vi farà salire da questo paese nel paese che promise con giuramento ad Abrahamo, a Isacco e a Giacobbe.
Giuseppe fece quindi giurare i figli d’Israele, dicendo: DIO per certo vi visiterà; allora voi porterete via da qui le mie ossa
(Genesi 50:24,25).

La narrazione della storia di Giuseppe si conclude col dire che quest’uomo morì all’età di centodieci anni, dopo di aver visto i figli di Efraim, fino alla: terza generazione (Genesi 50:23) e che nonostante Giuseppe fosse il penultimo dei suoi fratelli, egli morì prima di loro. Niente ci viene detto del funerale di stato, che sicuramente avrà avuto dalle autorità egiziane, tranne l’accenno che venne imbalsamato e posto in una bara in Egitto (Genesi 50:26).

La conclusione scarna che fa il libro della Genesi della fine di Giuseppe, nonché la mancanza di particolari descrizioni, ci fanno vedere un Giuseppe come una persona comune e non quel personaggio di primo piano qual’era.
Anche se questo rilievo apparisce più evidente soprattutto se viene messo a confronto con la descrizione del funerale di Giacobbe, tuttavia, il fatto stesso che Giuseppe venne imbalsamato, già in se stesso denota l’importanza e il rispetto che quest’uomo aveva presso gli egiziani, da meritare un trattamento riservato ai capi di stato.

Comunque, c’è da dire che lo scopo dello scrittore sacro, non era tanto descrivere nei minimi particolari quello che si fece per il funerale di Giuseppe, quanto raccontare il comportamento di quest’uomo, sia con la casa del Faraone e soprattutto con la famiglia di Giacobbe.

L’elemento fede che lo scrittore agli Ebrei mette in evidenza degli ultimi giorni della vita di Giuseppe, è quello che maggiormente interessa, ai fini di dare una giusta valutazione a questa sua ultima azione, che immancabilmente lo pone su un piano profetico per quanto riguarda l’avvenire dei figli d’Israele.

1. GIUSEPPE PARLA CON I SUOI FRATELLI DELLA SUA MORTE

I fratelli di Giuseppe sanno che se il loro fratello si trova in Egitto in qualità di viceré, non è certamente per il fatto che loro lo vendettero come schiavo in Egitto; ma essenzialmente perché Dio lo aveva prescelto, per conservare in vita un popolo numeroso (Genesi 50:20). Forse non hanno neanche la minima percezione che durante il colloquio con il loro fratello, molto più giovane Beniamino, finito col sentirsi dire che la sua morte era vicina.

Sarà stata sicuramente una vera sorpresa quando Giuseppe disse ai suoi fratelli: Io sto per morire (Genesi 50:24). A differenza di Giacobbe, che viene specificato che prima di morire si ammalò (Genesi 48:1), non viene detto niente di Giuseppe se soffriva di qualche malessere o se era ammalato.

Quello che interessa allo scrittore sacro, non è tanto parlare se Giuseppe fosse o meno stato colpito da qualche malattia prima della sua morte, quanto il fatto che quest’uomo avvertì i suoi fratelli, della sua vicina morte.

Ormai, tra Giuseppe e i suoi fratelli, non esisteva più quella situazione di non potere parlare in modo amichevole. Tutto era stato appianato e risolto, con le più estese garanzie da parte di Giuseppe nei confronti dei suoi fratelli.
Dopo la morte di Giacobbe, i fratelli di Giuseppe pensando e credendo che il loro fratello si sarebbe “vendicato” del male che gli avevano fatto, mandarono a dirgli:

Deh, perdona ora ai tuoi fratelli il loro misfatto e il loro peccato, perché ti ha: no fatto del male (Genesi 50:17).

Eppure erano passati tanti anni da quando era avvenuta la riconciliazione fra Giuseppe e i suoi fratelli, senza che quest’ultimi avessero la certezza che Giuseppe li avesse perdonati. Volevano il perdono “ora”, non potendo credere che Giuseppe l’aveva già dato da tanto tempo.

Il fatto che Giuseppe piange al sentire quelle parole, è una prova che nel suo cuore non c’era rancore e risentimento per il male fattogli dai suoi fratelli.

Quando il cuore viene liberato dal rancore e dal risentimento, non solo la persona cambia atteggiamento nei confronti di chi l’ha amareggiato, ma anche l’altro assume un diverso aspetto ed ha un altro significato. Di Giuseppe viene detto:

Così li confortò e parlò al cuor: loro con dolcezza (Genesi 50:21).

2. LA PROFEZIA DI GIUSEPPE

Siccome la mia morte sarà vicina, sta per venire, disse Giuseppe ai suoi fratelli, potreste pensare che tutto continuerà ad essere per voi come nel passato, senza nessun problema, senza riflettere minimamente a tutto quello che si presenterà davanti al vostro futuro.

Durante tutti questi anni che sono vissuto con voi in Egitto, non ho smesso di essere il vostro protettore e di provvedere nutrimento vostro e dei i vostri figli. Ma dopo la mia morte, non dovete pensare che sarete dimenticati ed abbandonati, perché:

DIO per certo vi visiterà e vi ,farà salire da questo paese nel paese che promise con giuramento ad Abrahamo, a Isacco e a Giacobbe (Genesi 50:24).

Per due volte, in questo breve colloquio, Giuseppe ripete: DIO per certo vi visiterà. Ecco la fede di Giuseppe, manifestata in tutta la sua dimensione! Dato che il punto di riferimento è DIO, lo scrittore agli Ebrei, davanti a queste parole, non ha nessuna difficoltà a scorgere la fede di Giuseppe. La fede non è basata su quello che l’uomo riesce a vedere, ma su Dio conoscitore del futuro. La fede resta sempre per tutte le generazioni:

Certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono (Ebrei 11:1).

Giuseppe, umanamente parlando, non ha la minima idea di quello che dovrà accadere ai figli d’Israele dopo la sua morte. Anche se gli stessi fratelli, ai quali Giuseppe rivolse la sua parola, morranno prima che comincino i giorni tristi e penosi (Esodo 1:6), quelli che resteranno, passeranno una lunghissima prova, paragonata come ad una “fornace di fuoco”.

Se Giuseppe non profetizzò la lunga sofferenza del popolo d’Israele in Egitto, la sua fede però, lo portò a parlare di una particolare visitazione da parte di Dio, che farà uscire questo popolo di Egitto, per condurlo nel paese che promise con giuramento ad Abrahamo, a Isacco e a Giacobbe.

Tutto quello che Dio promette, non importa il tempo che potrà trascorrere, verrà a compimento, in virtù della Sua fedeltà.

3. IL GIURAMENTO CHE GIUSEPPE FECE FARE AI SUOI FRATELLI

Giuseppe fece quindi giurare i figli d’Israele, dicendo: ‘DIO per certo vi visiterà; allora voi porterete via da qui le mie ossa’ (Genesi 50:25).

Dal momento che per certo Dio vi visiterà, e vi farà salire dal paese di Egitto alla volta del paese promesso, le mie ossa, non dovrete lasciarle qui in Egitto. Questo giuramento importante voleva dire: nonostante che io non sarò presente quando Dio vi farà uscire dal paese di Egitto, non dovete considerarmi come se io facessi parte del popolo egiziano, sol perché per tanti anni sono stato il loro governatore e viceré; dovete considerarmi uno di voi, al pari di tutti quelli che fanno parte dei figli d’Israele, dato che io sono veramente uno di loro.

Di conseguenza, non è possibile che il mio popolo se ne vada dal paese di Egitto ed io vi rimanga. Come voi siete venuti in Egitto per non restarvi per sempre, allo stesso modo dovete pensare di me.

Se Giuseppe si affrettò di fare questa precisazione fu perché con ogni probabilità, i suoi fratelli, pensando alla posizione e alla carica del loro fratello, assunta per tanti anni in Egitto, che le sue spoglie avrebbero dovuto rimanere lì, come una testimonianza che Giuseppe era uno di loro.

No! Giuseppe non era un egiziano, era uno dei figli d’Israele, e come tale doveva essere trattato anche dopo la sua morte. Sappiamo che questo giuramento che Giuseppe fece fare ai suoi fratelli prima della sua morte, venne sicuramente trasmesso ai posteri, e, Mosè, nel giorno che il popolo d’Israele uscì fuori del paese di Egitto, prese con sé le ossa di Giuseppe (Esodo 13:19). Prima che il popolo arrivasse alla terra promessa, dopo lunghissimi anni di peregrinare nel deserto,

Le ossa di Giuseppe, che i figli d’Israele avevano portato dall’Egitto, le seppellirono a Sichem, nella parte di campo che Giacobbe aveva comprato dai figli di Hamor, padre di Sichem (Giosuè 24:32).

Con il breve racconto del seppellimento delle ossa di Giuseppe, si chiude un ciclo della famiglia di Giacobbe e se ne aprirà uno che riguarderà la “discendenza di Abrahamo”, paragonata come alle “stelle del cielo e alla sabbia del lido del mare”, nonché la promessa della terra promessa.

PS: Se ci sono domanda da fare, sentitevi liberi di fare, e, da parte nostra sarà una gioia rispondere.