00 10/07/2010 15:12

.
INDICE DEL VOLUME

.
PREFAZIONE 19
INTRODUZIONE 23
.
Capitolo 1
ALCUNE INFORMAZIONI PRELIMINARI SULLE PARABOLE DI GESÙ 26
Il sostantivo parabole 26
Tabella dei passi 27
Matteo 27
Marco 28
Ebrei 29
Giovanni 29
2Pietro 30
Elenco delle parabole e delle similitudini 30
.
Capitolo 2
LE PRIME DUE PARABOLE: “le due case e “la stoffa nuova e gli otri nuovi” 32
Nota introduttiva 32
Parabola delle due case 33
La similitudine della stoffa nuova e degli otri nuovi 37
.
Capitolo 3
LA PARABOLA DEL SEMINATORE 44
Il testo 44
Nota preliminare sulla parabola 46
Spiegazione della parabola del seminatore 48
Il seme caduto lungo la strada 49
La semenza caduta in luoghi rocciosi 51
La semenza che cade fra le spine 51
L’esortazione del profeta Geremia 52
Nota preliminare 52
Il messaggio di Geremia 58
La semenza caduta sulla buona terra 61
Riflessioni per la vita pratica 62
.
Capitolo 4
PARABOLA DELLE ZIZZANIE 65
Il testo della parabola 65
La spiegazione della parabola 66
1. Il significato dei termine campo (gr. agros) 70
I CREDENTI VENGONO DEFINITI COME: 71
2. Il significato dei termine mondo (gr. kosmos) 73
I QUATTRO EVANGELI 73
LA PREGHIERA SACERDOTALE DI GESÙ 80
QUELLO CHE AFFERMANO GLI ATTI E LE EPISTOLE 81
3. La disciplina nella Chiesa, se si deve applicare o no 92
4. Se la zizzania potrebbe diventare buon grano 93
.
Capitolo 5
RACCOLTA DI SETTE PARABOLE 97
1. IL SEME CHE DA SÉ GERMOGLIA E CRESCE 97
Il testo 97
2. PARABOLA DEL GRANELLO DI SENAPE 99
Il testo 99
Commento e riflessioni 100
3. LA LAMPADA SUL CANDELIERE 104
Il testo 104
4. IL LIEVITO 106
Il testo 106
5. IL TESORO NASCOSTO 111
Il testo 111
6. LA PERLA DI GRAN VALORE 112
Il Testo 112
7. LA RETE 114
Il testo 114
.
Capitolo 6
LE PARABOLE DEI QUATTRO DEBITORI 117
Il creditore spietato 117
Il testo 117
I due debitori 123
Il testo 123
.
Capitolo 7
I LAVORATORI DELLE DIVERSE ORE 127
Il testo 127
La lamentela dei primi lavoratori 131
Riflessioni intorno alla parabola dei lavoratori delle diverse ore 131
1. La volonta del padrone 132
2. La risposta alla chiamata 132
3. La salvezza è uguale per tutti 133
4. Gli ultimi e i primi 133
.
Capitolo 8
PARABOLA DEI DUE FIGLI 135
Il testo 135
.
Capitolo 9
PARABOLA DEI MALVAGI VIGNAIUOLI 142
Il testo 142
Nota preliminare 146
Le differenze che ci sono nei Sinottici 147
Esame della parabola 148
Riflessioni sul giudizio espresso dalla parabola 153
.
Capitolo 10
PARABOLA DELLE NOZZE E DEL GRAN CONVITO 156
Il Testo 156
Nota preliminare 157
Esame della parabola 160
L’entrata dei re nella sala delle nozze 164
PARABOLA DEL GRAN CONVITO 167
II testo 167
Nota preliminare 167
Esame della parabola 168
.
Capitolo 11
PARABOLA DEL SERVO FIDATO 173
Il testo 173
Nota introduttiva 174
Esame della parabola 176
Ammaestramenti pratici 181
.
Capitolo 12
LA PARABOLA DELLE DIECI VERGINI 185
Il testo 185
Nota introduttiva 186
Le vergini divise in due gruppi 188
1. Le stolte 188
2. Le avvedute 193
.
Capitolo 13
LE PARABOLE DEL DENARO AFFIDATO 198
1. Quella dei talenti 198
Il Testo 198
Nota introduttiva 200
Esame della parabola dei talenti 201
1. Il denaro dei padrone affidato ai suoi servi 201
2. Il comportamento dei servi durante l’assenza del padrone 202
3. Il ritorno dei padrone e il rendiconto dei servi 203
L’insegnamento pratico della parabola 206
2. Quella delle mine 207
Il Testo 207
Nota preliminare 208
Esame della parabola 210
L’insegnamento che si ricava dalla parabola 215
.
Capitolo 14
LA PARABOLA DEL BUON SAMARITANO 217
Il testo 217
Nota introduttiva 218
Esame della parabola-racconto 220
Considerazioni di carattere pratico 225
.
Capitolo 15
PARABOLE DELL’INSISTENZA NEL CHIEDERE 227
1. Quella dell'amico importuno 227
Il testo 227
Nota introduttiva 228
Esame della parabola 229
2. Quella dei giudice iniquo 232
Il testo 232
Nota introduttiva 233
Esame della parabola 234
a) Le affermazioni dell’Antico Testamento 235
b) Le affermazioni del Nuovo Testamento 236
.
Capitolo 16
TRE PARABOLE: LA GRAVITA DELL’ORA 239
1. Il ricco stolto 239
Il testo 239
Nota introduttiva 240
Esame della parabola 242
2. Il fico sterile 243
Il testo 243
Nota introduttiva 244
Esame della parabola 245
3. I ragazzi che giocano 248
Il Testo 248
Esame dei testo biblico 249
.
Capitolo 17
UNA SIMILITUDINE SULLA SECONDA VENUTA DI CRISTO 252
Il testo 252
Insegnamento per la vita pratica 256
.
Capitolo 18
PARABOLA DEI PRIMI POSTI E DEGLI INVITATI 258
Il testo 258
1. Quello che la Bibbia insegna sull’umiltà 261
2. Quello che la Bibbia dice sull’orgoglio 263
.
Capitolo 19
LE PARABOLE CHE ILLUSTRANO LA MISERICORDIA DI DIO 268
1. La parabola della pecora smarrita 268
Il testo 268
Nota introduttiva 269
Esame della parabola 271
2. La parabola della dramma perduta 273
Il testo 273
Esame della parabola 273
3. La parabola del figlio prodigo 275
Il testo 275
Nota introduttiva 277
Esame della parabola 278
1) La richiesta del figlio minore 278
2) Il figlio maggiore 282
4. La parabola del fariseo e del pubblicano 284
Il testo 284
Nota preliminare 285
Esame della parabola 286
1) La preghiera dei fariseo 286
2) La preghiera del pubblicano 287
.
Capitolo 20
PARABOLE CHE PARLANO DELL’AGIRE DECISAMENTE 290
1. Parabola dell’amministratore infedele 290
Il testo 290
Nota introduttiva 291
Esame della parabola 293
2. Parabola del ricco e del mendicante Lazzaro 296
Il testo 296
Nota introduttiva 297
Esame della parabola 298
Lo stato di coscienza dei morti 300
.
Capitolo 21
DUE SIMILITUDINI 304
1. Il buon pastore .304
Il testo 304
Nota preliminare 306
Esame della similitudine 308
2. La vite e i tralci 313
Il testo 313
Nota introduttiva 314
Esame della similitudine 314
.
CONCLUSIONE 319
BIBLIOGRAFIA 323
.
PREFAZIONE

.
Il testo che ho l’onore e il piacere di prefazionare è una di quelle rare gemme che impreziosiscono egregiamente il panorama editoriale evangelico italiano, il quale, sebbene sia oramai ricco di tanti libri, è purtroppo ancora povero di testi come questo di sana e robusta ermeneutica biblica, che, essendo scritti in modo semplice e immediato, ma non per questo superficiale o banale, consentano tanto ai credenti di media cultura quanto a coloro che sono impegnati nel ministero di predicazione e d'insegnamemo di rendere più comprensibile e praticabile il libro, la Bibbia, che, in quanto cristiani evangelici, noi riteniamo il più importante e degno di essere studiato, compreso e vissuto, essendo la Parola stessa di Dio.
.
Il puntuale e avvincente studio sulle parabole di Gesù ad opera di Domenico Barbera va a colmare una vistosa lacuna nella comprensione di una parte preponderante dell'insegnamento del Signore Gesù Cristo. Basti dare una scorsa ai titoli attualmente in commercio nell’editoria evangelica italiana per sincerarsene: a prescindere da un classico commento di C. Spurgeon sulle parabole — sempre
attuale e valido, seppur datato —, ci sono pochissimi altri testi evangelici certamente più moderni, ma elementari e per di più illustrati perché destinati alle Scuole Domenicali, come se le parabole di nostro Signore riguardassero solo i bambini in età scolare e fossero nient’altro che belle e pie favolette per conciliare ii sonno!
.
Certo, non che manchino in italiano da parte cattolica o protestante-liberale studi seri e approfonditi sulle parabole di Gesù, ma, per
l’appunto, si tratta pur sempre di testi da “decodificare” per l‘impianto fondamentalmente estraneo a quello teologicamente evangelico basato sul sola e sul tota Scriptura e sulla fede nella Bibbia come Parola inerrante di Dio, verbalmente e plenariamente ispirata e unica regola di fede e di condotta, il nostro Autore, però, non si sottrae al confronto con gli studiosi di queste diverse aree di provenienza teologica — come invece accade spesso per altri autori evangelici nostrani, che spesso li ignorano o per miope snobismo o per inconsapevole ma colpevole ignoranza! —, riuscendo a decodificare ampiamente e ad applicare la norma biblica di “ritenere ii bene” (cfr. 1Tessalonicesi 5:20), che evidentemente c’è in studiosi cattolici o protestanti liberali dei calibro di J. Jeremias, J. Gnilka, R. Pesch, A. Kemmer, e R. Schnackenburg, per citarne solo alcuni.
.
Il confronto risulta, a nostro avviso, vincente e fecondo, dal momento che l’A. riesce a miscelare con sapienza le opinioni di questi insigni studiosi, facendole proprie o contestandole, senza
però mai perdere di vista l’orizzonte teologico più propriamente evangelico, ma senza neanche mai perdersi nei meandri dei tecnicismi eruditi tipici dell’esegesi accademica, che renderebbero il testo
indecifrabile ai più, non addetti ai lavori. Invece, lo studio di D. Barbera mantiene tutta la freschezza e l’immediatezza dei dati evangelici, che consustanziano proprio il genere parabolico preso
in esame, producendo al contempo molte riflessioni personali e originali, utili tanto al comune credente — per le ricadute nella vita cristiana pratica — quanto al predicatore o insegnante — per gli spunti omiletici e didattici che costellano l’intero testo e mostrano una provata esperienza pastorale da parte dell’A.
.
Il “confronto titanico”, però, non si ferma ai soli studiosi moderni di fama internazionale, ma si spinge sino ai giganti dei passato: ai cosiddetti “Padri della Chiesa”, tra cui spiccano i nomi di Agostino, Ambrogio e Crisostomo, puntualmente chiamati in causa per un confronto che si fa spesso scontro e raramente incontro, a motivo delle loro letture estremamente allegoriche e spiritualizzanti tipiche del loro tempo, che spesso (anche se non sempre) hanno snaturato il significato semplice e immediato degli insegnamenti parabolici di Gesù. Anche questo “confronto al negativo”, però, risulta positivo, perché troppo spesso, nell’accostarsi ai testi biblici, il lettore medio — soprattutto se evangelico — e purtroppo anche il predicatore ignorano completamente quanto è stato detto e
scritto da chi li ha preceduti e si è sforzato di comprendere la Parola di Dio, producendo opinioni e commenti che talvolta si farebbe bene a conoscere per non travisare i testi biblici, ma che talaltra
sarebbe bene ignorare per non correre il medesimo rischio.
.
Quanto a questo, il nostro A. ha svolto egregiamente il suo compito, rinfrescando la memoria di chi già conosce ma ha dimenticato, o sanandola da diverse amnesie di chi crede di essere il primo ad avere certe intuizioni originali nel suo “libero esame” delle Scritture, senza sapere che spesso tali “rivelazioni” sono veri e propri funghi
velenosi che pullulano nel sottobosco dell'interpretazione spicciola e disinformata delle Scritture. Quanto a questo, lo studio di Barbera è un efficace e autorevole antidoto contro tutti questi veleni e un’ottima bussola per orientarsi nelle spesso intricate e fitte foreste interpretative, irte di trappole.
.
Per concludere, sebbene come per qualunque altro testo umano che si cimenti con quello divino non sia sempre possibile concordare appieno con tutte le conclusioni dell’A., nel complesso, però, si tratta
di uno studio accurato, equilibrato e proficuo, da cui trarrà sicuramente grande beneficio chiunque si accinga a studiare seriamente l’insegnamento parabolico di Gesù.
ANTONIO MORLINO
.
INTRODUZIONE

.
Per quanto riguarda le parabole di Gesù, il nostro principale interesse si è concentrato sui Sinottici, visto che il sostantivo greco parabolé, nelle varie forme, si trova nei vangeli di Matteo, Marco e Luca e in due passi dell’epistola agli Ebrei. Le occorrenze di questo termine sono 48, 46 delle quali nei sopraindicati vangeli e due nella lettera agli Ebrei. C’è poi un altro termine, che è un sinonimo di parabole, cioè paroimia, il cui significato è proverbio, discorso figurato, parabola, discorso enigmatico. Esso si trova tre volte nel vangelo di Giovanni e una volta nella seconda epistola di Pietro. Nel vangelo di Giovanni i traduttori l'hanno reso similitudine, mentre in 2Pietro l’hanno tradotto proverbio.
.
Le parabole di Gesù facevano parte integrante della Sua predicazione, e, per mezzo del parlare parabolico, Egli illustrava e proclamava il regno di Dio. Che questo modo di parlare non fosse sempre compreso dagli ascoltatori lo rileviamo dall’intervento dei discepoli del Cristo, quando Gliene chiesero la spiegazione: Allora Gesù, lasciate le folle, tornò a casa; e i suoi discepoli gli si avvicinarono, dicendo: spiegaci la parabola delle zizzanie nel campo (Matteo 13: 36).
Pietro allora gli disse: spiegaci la parabola (Matteo 15: 15). Questo però non vuol dire che il parlare parabolico di Gesù non venisse compreso dagli ascoltatori. A sostegno di questa nostra affermazione abbiamo quello che ci hanno tramandato Matteo e Marco, i quali precisano: i capi dei sacerdoti e i farisei, udite le sue parabole,
capirono che parlava di loro (Matteo 21:45); Essi cercavano di prenderlo, ma ebbero paura della folla; perché capirono che egli aveva detto quella parabola per loro. E, lasciatolo, se ne andarono
(Marco 12:12).
.
Nell’affrontare il problema interpretativo delle parabole di Gesù, bisogna evitare quelle spiritualizzazioni spinte, cioè che si soffermano su tutti i dettagli ddlla parabola, dando loro dei significati precisi. Questo tipo di interpretazione non è sempre coerente con il contesto della parabola, per non dire che spesso se ne allontana, oppure ignora l'insegnamento o gli insegnamenti che Gesù voleva trasmettere agli ascoltatori per mezzo dei Suo discorso parabolico. Ogni parabola che raccontò Gesù mirava a illustrare delle verità: alcune riguardavano la vita presente e altre contemplavano il tempo escatologico, cioè quello futuro. L'interprete, nelle spiegazioni che fornirà, dovrà cercare di capire queste verità e tenerle in debito conto. Inoltre, una spiegazione che non si attenga a questa linea interpretativa potrebbe risultare deviante e insegnare una verità diversa, cui Gesù non voleva alludere. Quando ci si accosta alle parabole di Gesù, la prima cosa che bisogna fare è cercare di capire le verità centrali cui Egli ha voluto riferirsi.
.
Se queste verità appariranno chiare davanti a noi, tutto il contorno parabolico, cioè i vari elementi della parabola, serviranno ad ampliare il nostro orizzonte su quelle verità. Ai fini della spiegazione che si vorrà fornire, mettere in risalto una verità diversa che la parabola non contiene potrà risultare molto rischioso. I padri della chiesa che spiritualizzavano tutto sono un classico esempio di come certe interpretazioni che venivano date rispecchiassero l’ambiente del loro tempo e le circostanze in cui essi vivevano. Nell’esaminare le parabole di Gesù, faremmo meglio ad attenerci a un’esegesi equilibrata e, nel contempo, a dare quelle spiegazioni che siano in piena armonia con la verità illustrata, affinché il lettore ne tragga il massimo profitto per la sua crescita spirituale. La versione che useremo in questo nostro lavoro sarà la Nuova Riveduta, e, quando riterremo opportuno rifarci ad altre traduzioni, non esiteremo a farlo.
.
La migliore ricompensa che ci attendiamo da questo nostro lavoro non è sicuramente quella economica, cioè la vendita del libro. Sappiamo, infatti, senza esagerare e senza tema di essere smentiti, che le
spese che affrontiamo per la messa a punto di questa pubblicazione sono di gran lunga superiori al ricavato che potremmo ottenerne dalla vendita. Ma, se lo facciamo, è solamente in vista di contribuire all’edificazione del popolo di Dio, e non di un profitto economico che potremmo ricavarne. Perciò, il migliore augurio che formuliamo è che chiunque avrà modo di leggere quello che seguirà ne faccia tesoro, a lode e gloria di Dio e di Gesù Cristo, nostro Signore! Infine, un vivo e sentito ringraziamento, da parte nostra, va al caro fratello, Dr. Antonio Morlino, per l‘accurato e puntiglioso lavoro che ha condotto, nel revisionare il testo e per i saggi consigli dateci.
Domenico Barbera
Niagara Falls, 2009
.
Capitolo 2
LE PRIME DUE PARABOLE: “le due case" e “la stoffa nuova e gli otri nuovi”
Nota introduttiva
L'esame che condurremo intorno alle parabole di Gesù avrà lo scopo non solo di mettere in risalto il sostantivo greco parabole (visto che
esso non è presente in tutte le parabole che Gesù propose), ma principalmente il significato dei contenuto che corrisponde al senso parabolico. «la porzione» del testo che illustra la parabola sarà
integralmente riportata; in questo modo, per consentirci di fare alcune debite considerazioni, il passo sarà sottomano sia per mettere in evidenza ii contesto nel quale esso figura e, soprattutto, per
esaminare la verità o le realtà presentate. Tenuto presente che diverse parabole parallele sono riferite dai tre evangelisti — cioè da Matteo, Marco e Luca —, il testo che citeremo sarà quello degli evangelisti che lo riportano. In fase di commento, terremo presente i diversi particolari che emergono tra l’uno e l’altro evangelista, al fine di formulare un’interpretazione equilibrata.
.
«Non ci occuperemo del problema se il testo riportato dipenda da un altro evangelista (come spesso si afferma), visto che diversi racconti paralleli dipendono da Marco, che è lo scritto più antico». Quest’aspetto della questione lo lasceremo ai critici testuali, i quali, nelle loro indagini, sapranno mettere in chiaro — glielo auguriamo sinceramente — tutta la questione della dipendenza. Inoltre, nel presentare le parabole non seguiremo un ordine cronologico, ma le citeremo secondo l’ordine in cui esse appaiono nel testo evangelico, senza tener conto del loro gruppo di appartenenza,
come per esempio le parabole del regno, che presentano la formula iniziale: Il regno dei cieli è simile... In fase di commento, però, specificheremo se la parabola in questione debba essere considerata per la vita presente o se invece abbia a che fare con il tempo escatologico.
.
Parabola delle due case

.
«Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica sarà paragonato ad un uomo avveduto che ha costruito la sua casa sopra la roccia. La pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e hanno investito quella casa; ma essa non è caduta, perché era fondata sulla roccia.
E chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica sarà paragonato ad un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Lo pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e hanno fatto impeto contro quella casa, ed essa è caduta e la sua rovina è stata grande» (Matteo 7:24-27).
.
Perché mi chiamate: Signore, Signore! e non fate quello che dico?
Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, io vi mostrerò a chi assomiglia. Assomiglia ad un uomo il quale, costruendo una casa, ha scavato e scavato profondamente, e ha posto il fondamento sulla roccia; e, venuta un’alluvione, la fiumana ha investito quella casa e non ha potuto smuoverla perché era stata costruita bene. Ma chi ha udito e non ha messo in pratica, assomiglia
ad un uomo che ha costruito una casa sul terreno, senza fondamenta; la fiumana l’ha investita, e subito è crollata; e la rovina di quella casa è stata grande» (Luca 6:46-49). Nel testo riportato, non si trova il termine greco parabolé. Però, è abbastanza evidente che le parole di Gesü non possano essere considerate solamente una semplice conclusione del Suo discorso: sono senza dubbio da ritenere delle vere e proprie parabole, come del resto le hanno considerate i commentatori antichi e moderni.
.
. Cfr. J. Gnilka, il vangelo di Matteo, Parte prima, pag.413; H.Schürmann, Il vanqelo di Luca, Parte prima, pag. 614; R. G. Stewart, L’evanqelo secondo Matteo e Marco, pag. 78; Giorgio Tourn, I vangeli sinottici, Volume I, pag. 41; E. Schweizer, il vanqelo secondo
Luca, pag. 127; G. Crisostomo, Commento al vanqelo di Matteo, pag. 390; F. Wright Beare, il vangelo secondo
.
Se consideriamo le parole di Matteo, chiunque ascolta queste mie parole..., e quelle di Luca, chiunque viene a me e asoelta le mie parole..., si può subito notare che la verità illustrata in questa parabola ha a che fare con la vita presente, e che non prende in considerazione le persone in genere. Le persone implicate in questa parabola, senza chiamarle per nome, sono: Chi ascolta le parole di Gesù e va a Lui. Oltre a non esserci delimitazione di luogo e di tempo, non c’è neanche differenza di classe sociale. Per Dio non c’è alcuna differenza, sia che esse appartengano ai bianchi o ai neri, sia che siano colte o ignoranti, ricche o povere, uomini o donne. Sono trattate tutte nella stessa maniera e considerate Sue creature. Se si pensa che questa parabola Gesù l’abbia voluta indirizzare ai Suoi discepoli, per dire loro che non dovevano accontentarsi solamente dall'essere andati a Lui e di aver ubbidito alle Sue parole, non c’è da obiettare. Con questo, però, non si vuol sostenere che si debbano escludere quanti Lo ascoltarono in quel giorno. Tenuto presente che Gesù non fa alcuna specificazione, e che le Sue parole hanno una valenza generale — nel senso che si applicano a “chiunque va a Lui e ascolta le Sue parole“, senza nessuna delimitazione di tempo —, va da sé che la parabola servì allora, per le persone di quel tempo, e che vale anche per quelle del nostro.
.
L’insegnamento che Gesù ha voluto impartire e che ha valore riguarda il mettere in pratica le Sue parole. Agendo in questo modo, si è simili a una persona che costruisce la sua casa sopra delle solide fondamenta. Mentre, chi si limita solamente ad andare a Gesù e ad ascoltare le Sue parole, (Matteo, pag. 226; J. Jeremias, Le parabole di Gesù, pag.208) senza metterle in pratica, sarà paragonato a chi costruisce una casa sopra la sabbia. La differenza è enorme, non tanto per il fatto che le due case costruite sembrino apparentemente uguali, quanto perché l’una rimane e l’altra crolla. A dare stabilità a una costruzione sono, senza dubbio, le fondamenta: se queste sono solide, la costruzione sarà ugualmente stabile, nel senso che, all’imperversare delle tempeste, essa non crollerà. Mentre, se mancano le fondamenta e la casa sarà costruita sulla terra, davanti alla forza di un’inondazione essa si rivelerà fragile e crollerà miseramente.
.
Il particolare che ha Luca, in questa parabola, merita una particolare considerazione. L’evangelista precisa che, chi va da Gesù e ascolta la Sua parola e la mette in pratica, è simile a un uomo che ha scavato e scavato profondamente, e ha posto il fondamento sulla roccia. Questo significa che l’uomo della parabola non si limita solamente a scavare a una certa profondità, ma che il suo scopo è di
arrivare alla roccia, perché egli vuole edificare la sua casa su di essa. La sua determinazione gli costerà tempo e denaro; però, in compenso, egli avrà delle fondamenta solide che gli garantiranno la
stabilità della casa. Se si fa una considerazione sull’aspetto esteriore delle due case costruite, non si noterà alcuna differenza: tutto quello che appare in superficie è uguale. La differenza si trova nelle fondamenta, che non sono visibili, e consiste nel fatto che una le possiede, mentre l’altra ne è sprovvista. Una casa è costruita sopra la roccia, l’altra sulla sabbia. Quando le due costruzioni saranno sottoposte alla prova delle forze naturali, cioè della fiumana, si saprà qual'è quella stabile perché l’una sarà portata via, mentre l’altra rimarrà in virtù delle fondamenta solide che aveva.
.
La domanda che a questo punto formuliamo è la seguente: su che cosa hai costruito la tua vita religiosa, la tua fede, la tua salvezza? Sulle sabbie mobili delle tue opere, dei tuo saper fare, della tua religiosità apparente? Se ti preoccupi solamente di curare la parte esterna della tua esistenza, e non pensi di vivere in accordo con la parola di Gesù, non hai fondamenta. Quando verranno le alluvioni e le inondazioni e i venti turbinosi soffieranno con la loro violenza, la tua casa crollerà e la tua rovina sarà grande. Mentre, se hai come fondamenta Cristo Gesù e la Parola di Dio, la “roccia dei secoli”, soffino puri i venti impetuosi delle prove, si scaglino le alluvioni delle avversità e i torrenti delle persecuzioni si scatenino con violenza: la tua vita non crollerà, la tua fede non sarà portata via e la tua salvezza rimarrà stabile in Cristo Gesù, il tuo Signore
.
La similitudine della stoffa nuova e degli otri nuovi

.
Allora si avvicinarono a lui i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo, e i tuoi discepoli non digiunano?» Gesù disse loro: «Possono gli amici dello sposo far cordoglio finthé lo sposo è con loro? Ma verranno i giorni che lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa nuova sopra un vestito vecchio; perché quella toppa porta via qualcosa dal vestito vecchio e lo strappo si fa peggiore. Neppure si mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti gli otri scoppiano, il vino si spande e gli otri si perdono; ma si mette il vino nuovo in otri nuovi e l’uno e gli altri si conservano» (Matteo 9:14-17).I discepoli di Giovanni e i farisei erano soliti digiunare. Alcuni andarono da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano e i tuoi discepoli non digiunano?» Gesù disse loro: »Possono gli amici dello sposo digiunare, mentre lo sposo è con loro? Finché hanno con sé lo sposo, non possono digiunare. Ma verranno i giorni, che lo sposo sarà loro tolto; e allora, in quei giorni, digiuneranno. Nessuno cuce un pezzo di stoffa nuovo sopra un vestito vecchio; altrimenti la toppa nuova porta via il vecchio, e lo strappo si fa peggiore. Nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino fa scoppiare gli otri, e il vino si perde insieme con gli otri; ma il vino nuovo va messo in otri nuovi» (Marco 2:18-22).
.
Il motivo per cui Gesù si espresse in forma parabolica o in similitudine, quando fece riferimento alla stoffa nuova e agli otri nuovi, fu relativamente alla pratica del digiuno. Secondo questa pratica, i discepoli di Giovanni e i farisei erano soliti digiunare, secondo l’usanza ebraica due volte la settimana (Luca 18:12), mentre i discepoli di Gesù non si conformavano a questa usanza che vigeva presso i Giudei. Non riuscendo a comprendere il motivo di questo distacco, gli interpellanti si rivolgono a Gesù e Gli chiedono spiegazioni in merito: Egli, rispondendo, disse loro: «Possono gli amici dello sposo digiunare, mentre lo sposo è con loro? Finché hanno con sé lo sposo, non possono digiunare. Ma verranno i giorni, che lo sposo sarà loro tolto; e allora, in quei giorni, digiuneranno».
.
Che cosa voleva intendere Gesù con questo modo di esprimersi? Sicuramente, con l’espressione figurativa dello sposo, Egli faceva allusione a Se stesso. Il digiuno in sé racchiude l’idea del dolore,
del cordoglio, dei lutto e anche della penitenza; mentre quella dello sposo parla di festa e di gioia. Gesù, quale sposo celeste, è il portatore della gioia della salvezza, che rende felici le persone che Lo accettano e Lo seguono. Questo però non significa che quelli che seguono Gesù non conosceranno nella loro vita periodi di tristezza, di dolore e di lutto. Tutto è racchiuso nella frase: Verranno i giorni, che lo sposo sarà loro tolto: e allora, in quei giorni, digiuneranno, come per dire che quando lo sposo sarà loro tolto (chiara allusione alla Sua morte), i discepoli mostreranno dolore e tristezza per l’assenza del loro sposo.
.
Che cosa intendeva Gesù con il paragone del pezzo di stoffa nuova cucita su un vestito vecchio e del vino nuovo messo in otri vecchi? Non era difficile per gli ascoltatori comprenderne il significato. Quelli che lavorano con i vestiti, cioè i sarti, sanno molto bene che un pezzo di stoffa nuova non può essere usato per rattoppare uno strappo in un vestito vecchio, per il semplice motivo che queste due cose sono incompatibili. Se si dovesse eseguire un simile lavoro, il risultato sarebbe non di rattoppare lo strappo, ma addirittura di ingrandirlo! Il vino nuovo non può essere messo in otri vecchi, cioè consumati dall’uso, per il semplice motivo che essi non hanno la capacità di sopportare la forza dirompente della fermentazione. Mentre le fibre degli otri nuovi, a differenza di quelle dei vecchi,
sono in condizione di assorbire l’urto della fermentazione, così non si correrà alcun rischio che il vino possa perdersi. Con questa similitudine, Gesù conclude dicendo: il vino nuovo si mette in otri
nuovi e l’uno e gli altri si conservano.
.
A questo punto, è d’obbligo formulare la seguente domanda: qual'è l'insegnamento che Gesù ha voluto dare con l’immagine della stoffa nuova e dei vino nuovo? È impossibile negare che il Figlio di Dio,
Gesù Cristo, con la Sua venuta sulla terra sia stato portatore di cose nuove. La Sua dottrina e i Suoi insegnamenti erano veramente nuovi, rispetto a quello che offriva il giudaismo. Per cogliere il
significato delle affermazioni di Gesù, è utile ricordare le Sue parole: Non pensate che io sia venuto pr abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento.
Poiché in verità vi dico: finché non siano passati ii cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge passerà senza che tutto sia adempiuto (Matteo 5:17-18).
.
Dal momento che in Cristo abbiamo il compimento della legge e dei profeti, non è possibile che la dottrina e gli insegnamenti di Gesù possano stare insieme con quelli della legge e dei profeti. Il motivo consiste nella loro incompatibilità. La legge e i profeti — per rifarci al paragone di Gesù — possono essere paragonati al vestito vecchio e agli otri vecchi. Il vino nuovo della grazia di Dio va messo in otri, cioè recipienti nuovi. La conservazione, cui fa
riferimento Gesù, non significa che il vecchio e il nuovo devono essere mescolati e conservati insieme, ma che il vecchio va conservato con il vecchio e il nuovo con il nuovo, cioè che le due cose vanno conservate separatamente. «Il duplice detto figurato della toppa e del vino, preso alla lettera, intende proclamare l’incompatibilità del nuovo con l’antico e parla in termini positivi della dinamica del nuovo. Il vino nuovo è simbolo del tempo della salvezza. Il nuovo va identificato soprattutto col regno di Dio, che mette in questione l’antico e quanto è durato finora»..4
.
«Non si può adoperare il nuovo per rabberciare il vecchio o per colarlo in stampi del passato. Quel che è accaduto in Gesù libera da ogni lavoro di aggiustatura. Così l’opera di Gesù viene intesa, una volta di più, in modo radicale come liberazione da ogni tipo di opera religiosa. La venuta di ciò che è nuovo — e sola questa — ha reso ciò che è vecchio definitivamente vecchio»...5
.
«Oltre al digiuno obbligatorio per tutti nel giorno della riconciliazione (Lev.1:l9ss.; 23:27ss; Num.29:7), che anche Gesù e i suoi discepoli avranno osservato, i Farisei, in quanto dotati di
particolare zelo religioso, osservavano spontaneamente il digiuno durante la settimana (Luca 18:12: due volte la settimana, il lunedì e il giovedì), per fare penitenza e pregare per la salvezza d’Israele. Il digiuno viene considerato un segno particolare di religiosità. Questo “detto rivoluzionario, animato da un superiore senso di potenza”, è, insieme col primo, un parabolico riferimento al regno di Dio, la cui dinamica (cfr.9:1) rappresenta un periodo per il vecchio mondo. E' un regno che richiede all’uomo cose nuove e rispetto al quale ciò che è vecchio non è adeguato. Questo doppio logion, che è sicuramente un detto autentico di Gesù, va inteso come immagine della dinamica del regno di Dio in quanto novità escatologica. Questo commento della questione del digiuno per mezzo dei detti sul vecchio e il nuovo ha probabilmente la sua migliore collocazione nel contesto della raccolta premarciana in 2:15-3:6. La vecchia prassi (= giudaica) e quella nuova (= cristiana) vengono ora radicalmente contrapposte nella questione dei pagani (= peccatori), del digiuno e del sabato»...6
.
4. J. Gnilka, Il variqelo di Matteo, Parte prima, pagg.494.496
5. E. Schweizer, il vangelo di Marco, pag. 58
6 R. Pesch, Il vangelo di Marco, Parte prima, pagg.285,292-293
[Modificato da Info. 24/07/2010 19:14]