00 10/07/2010 15:09


INDICE DEL VOLUME

PREFAZIONE..11
INTRODUZIONE..14
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CAPITOLO 1..17
I TERMINI CHE LA BIBBIA USA PER ILLUSTRARE I SUOI IMPERATIVI..17
Nota introduttiva..17
Il primo imperativo della Bibbia..18
Il comando che Dio diede all’uomo: Adamo..18
Riflessioni..23
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CAPITOLO 2..26
NON AGGIUNGERE E NON TOGLIERE..26
I passaggi dell’Antico Testamento..26
Il testo del Nuovo Testamento..29
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CAPITOLO 3..32
CIÒ CHE SI RICAVA DALL’OSSERVARE QUELLO CHE DIO COMANDA..32
La felicità..33
La gioia..34
Benessere e prosperità..35
Testo biblici..36
Benessere..36
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CAPITOLO 4..42
TESTI CHE PARLANO DELLA PROSPERITÀ..42
Prosperare..42
Conclusione..56
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CAPITOLO 5..58
NON SEMINATE TRA LE SPINE..58
Nota preliminare..58
Un panorama di quel che la Bibbia afferma intorno alle spine..59
Il messaggio di Geremia..63
L’imperativo di Geremia a confronto con la parabola del seminatore..63
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CAPITOLO 6....................................................66
ASCOLTARE LA VOCE DEL SIGNORE E CAMMINARE IN TUTTE LE SUE VIE..66
Privilegi e responsabilità del popolo d’Israele..66
Quel che afferma Dio a proposito d’Israele..67
Conoscere la voce del Signore..69
Camminare in tutte le vie del Signore..72
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CAPITOLO 7..74
UN'ESORTAZIONE A VIGILARE NELLA PROSPERITÀ MATERIALE..74
Riferimenti biblici che riguardano l’abbondanza di beni materiali..75
Considerazioni sul testo del Deuteronomio 8:11-14..77
Le raccomandazioni che fa il testo del Deuteronomio..78
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CAPITOLO 8..82
IL COMANDAMENTO DI AMARE IL SIGNORE..82
I motivi del volere divino..82
Quello che dicono gli scritti dell’A. T..82
Il gran comandamento..86
Come Dio vuole essere amato..87
In quale misura si deve amare Dio..88
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CAPITOLO 9..91
LA PROMESSA DI GESÙ PER QUELLI CHE L’AMANO..91
Nota preliminare..91
Una precisa domanda..92
La precisazione di Gesù..93
La domanda di Giuda non l’Iscariota..94
Il significato della promessa di Gesù..95
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CAPITOLO 10..101
QUEL CHE RIFERISCE IL N.T. INTORNO AI COMANDAMENTI DI DIO..101
I minimi comandamenti..102
Lo iota e l’apice..104
Una considerazione circa l’osservanza dei comandamenti..107
Quello che la Bibbia afferma a proposito della vita eterna..107
Conclusione sulla storia del giovane ricco..109
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CAPITOLO 11..113
CIÒ CHE CONTA: L’OSSERVANZA DEI COMANDAMENTI DI DIO..113
Perché Paolo concepisce la circoncisione nella maniera come la descrive nelle sue epistole..117
Quel che conta, cioè quel che ha valore..118
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CAPITOLO 12..121
I COMANDAMENTI DI DIO NELLA 1ª & 2ª EPISTOLA A GIOVANNI..121
Quel che mette in evidenza questo testo..121
Il significato della nostra relazione con Dio..123
Amare i figli di Dio..124
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CAPITOLO 13..127
L’ESORTAZIONE A VEGLIARE..127
Nota statistica..127
Rassegna delle sette sezioni..128
1. La venuta del Figlio dell’uomo..128
II. Il testo di Matteo 25:13 – La parabola delle dieci virgini..132
III. I testi di Matteo 26:41 e Marco 14:34..134
IV. Il testo di Atti 20:31..136
V. Il testo di 1 Corinzi 16:13..138
VI. Il testo di Efesini 6:18..139
VII. Il testo di 1 Pietro 5:8..141
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CAPITOLO 14..143
IL COMANDAMENTO: AMATEVI GLI UNI GLI ALTRI..143
Il testo biblico..143
A. Quel che lasciò scritto l’apostolo Paolo..144
B. Quel che lasciò scritto l’apostolo Pietro..144
C. Quel che lasciò scritto l’apostolo Giovanni..144
Come amare..144
Una necessaria chiarificazione..145
Il valore dell’avverbio “come”..145
Perché Gesù ha dato un simile comandamento..147
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CAPITOLO 15 ............................................... 149
UNA NORMA DI COMPORTAMENTO CRISTIANO..149
Il testo biblico..149
Nota preliminare..149
1. Amate i vostri nemici..151
2. Fate del bene a quelli che vi odiano..154
3. Benedite quelli che vi maledicono..155
4. Pregate per quelli che vi oltraggiano..156
5. Non ricambiate un torto subito..157
6. Date con generosità..159
7. Trattate gli uomini come vorreste essere trattato da loro..161
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CAPITOLO 16..165
MODO DI PARLARE..165
Il giuramento falso..166
Testi che parlano della menzogna..167
False testimonianze..169
Alcune raccomandazione per l’autocontrollo..169
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CONCLUSIONE..171
BIBLIOGRAFIA..173
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PREFAZIONE

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Si sente spesso dire oggi che tutte le religioni si equi valgono. Che ne pensate voi? Altri dicono: No, tutte conducono a Dio, e il miglior cammino è il Cristo. Questo modo di parlare è tollerante, ma in realtà
è la negazione della verità. Così dicendo dichiariamo “bugiardo” nostro Signore Gesù Cristo il quale ha detto: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Giovanni 14:6).
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La realtà, è che Dio si è rivelato, e non v’è altro Dio. Egli non è stato silenzioso, né lontano dalla sua creatura, l’uomo. Egli ci ha parlato in diverse maniere che non si oppongono tra di loro, perché Dio non può mentire. Nella Sacra Scrittura (la rivelazione di Dio),
l’autore della Lettera agli Ebrei così si esprime: “Nei tempi passati, Dio parlò molte volte e in molti modi ai nostri padri, per mezzo dei profeti. Ora invece, in questi tempi che sono gli ultimi,
Egli ha parlato a noi per mezzo di suo Figlio” (Ebrei 1:1-2). Trad. In lingua corrente, cioè TILC.
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Dopo questa introduzione è necessario fare il punto

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La Bibbia è una miniera d’oro. Le massime, le direttive, i consigli, i comandamenti ecc. sono come una catena enesauribile di felicità. Tutto quello che vi è scritto sussiste, non è soggetto a mutamenti, come anche il suo Autore, Dio. È scritto nel Deuteronomio 4:40: / È Mosè che parla dalla parte di Dio/ “Osservate le sue leggi e i suoi ordini, che oggi vi comunico, perché voi e i vostri figli siate felici” (Trad. TILC). Il profeta Geremia, da parte di Dio, rivolse al
popolo ebreo del suo tempo questo comando: “Camminate in tutte le vie che io vi prescrivo affinché siate felici” (Geremia 7:23). Gesù, parafrasando quanto sopra citato, dice: “Venite a me… Voi troverete la pace, perché quello che vi comando è per il vostro bene (= felicità), Evangelo di Matteo 11:28-30). / Trad. In lingua corrente, cioè TILC.
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Il pastore Domenico Barbera, in questa sua opera, tratta di “Alcuni imperativi della Bibbia”. Magistralmente, passa in rassegna non solo gli imperativi positivi, ma purtroppo anche quelli negativi, il tutto però per far comprendere il fine, cioè lo scopo: la felicità. Dio è un Padre amoroso che desidera il bene, la felicità per la sua creatura, come abbiamo detto poc’anzi, ma necessita che questa puntualizzi il comando (positivo o negativo) che Dio dà. Per accertarsi della verità di quanto abbiamo appena espresso, su cui l’autore di quest’opera mette l’accento, è sufficiente leggere il capitolo 11 del Dueteronomio. Dio assicura la felicità a quelli
che si sottomettono ai suoi comandamenti (=imperativi).
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Ho letto e riletto quest’opera, posso assicurare che mi ha fatto molto bene ed anche rianimata la mia fede, per cui sono certo che tutti quelli che avranno fra le mani questo nuovo libro (nuovo anche per il soggetto trattato) del Pastore Domenico Barbera ne saranno edificati e incoraggiati a sondare sempre più nella Bibbia per scoprire i tesori che essa contiene.
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Nino Tirelli
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INTRODUZIONE

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Secondo la grammatica di una lingua, «l’imperativo manifesta una vasta gamma di valori: comando, preghiera, invito, consiglio, permesso, domanda, proibizione». La funzione è di esprimersi in un «“comando”, in un “invito”, in una “esortazione”, in una
“preghiera”». Si afferma da ogni parte — senza fare distinzione
di denominazione religiosa — che la Bibbia è il libro di Dio. Pur non avendola scritta direttamente Lui, l’autore non è l’uomo o gli uomini (visto che sono stati una quarantina che l’hanno redatta) ma Dio. Per mezzo dell'ispirazione dello Spirito Santo, gli uomini hanno compilato la Bibbia (che è una piccola libreria) in tutte le sue parti, che generalmente sono conosciuti come: “Antico e “Nuovo Testamento”.
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Quelli che accettano gli scritti canonici, sanno che la Bibbia è composta di sessantasei libri: trentanove appartengono all’Antico Testamento e ventisette al Nuovo Testamento. Quelli invece che non si attengono ai soli scritti canonici, riferiscono che il numero dei libri della Bibbia è diverso, cioè non sono sessantasei, ma di più.
Stabilita come verità ferma che la Bibbia è il libro di Dio, cioè come comunemente si afferma: “La Parola di Dio”, dobbiamo tener presente che Egli non ha fatto scrivere il suo libro per servire
a Lui; neanche per essere utilizzato per i suoi angeli, o meglio per tutto l’esercito celeste, ma solamente per l’uomo, cioè per tutti gli esseri umani, senza badare allo stato sociale cui appartengono, al colore della pelle o al luogo della loro residenza. Per luogo di residenza, intendiamo riferirci al Pianeta Terra, senza pensare che possono trovarsi in altri luoghi dell’Universo.
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Se si accetta che la Bibbia è stata scritta per l’uomo, l’autore di questo libro, cioè Dio, ha voluto portare a conoscenza la creatura umana e nel frattempo farle comprendere che Egli lo pensa ed è anche interessato per lui. Questo significa che Dio ha predisposto tutto nella Sua Parola, affinché l’uomo, da Lui creato, possa godere tutti quei beni, sia per la vita spirituale come anche per quella materiale.
Inoltre, sapendo che l’uomo non vivrà eternamente sulla terra, Dio, attraverso il suo libro, ha voluto rendere edotto l’essere umano, non solamente per la vita terrena, ma anche per quella eterna, cioè quella dell’oltretomba. Gli “imperativi” che Dio ha fatto scrivere nel Suo libro, hanno appunto questo scopo, anche se all’uomo di tutti i tempi, non piace sottostare ad un comando, ad un ordine o ricevere
un'esortazione.
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Tutto quello che scriveremo in questo libro, parlando specificatamente sugli “imperativi della Bibbia”, riguarderà il concetto del: comando, dell’ordine, dell’esortazione e della preghiera, (quest’ultima intesa, non com'esercizio pio devozionale) ma come invito a ricevere, ad accogliere qualcosa che ci verrà detta,
principalmente quando si tratta di Dio e della Sua Parola. Il testo biblico che adopereremo in quest’opera, sarà quello della Nuova Riveduta, e, quando crediamo opportuno rifarci ad altre traduzioni,
non mancheremo di specificarlo.
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Infine, è doveroso, da parte nostra, dare un pubblico riconoscimento per l’opera di revisione che il caro fratello Nino Tirelli, ha svolto con accurato impegno e per i saggi consigli che ci ha dato. Il migliore augurio che formuliamo per tutti i lettori, è quello che ognuno sappia far tesoro di quanto leggerà in seguito, con la viva
raccomandazione di realizzare il tutto nella vita pratica di ogni giorno.
Domenico Barbera
Niagara Falls, gennaio 2007
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Capitolo 1
I TERMINI CHE LA BIBBIA USA PER
ILLUSTRARE I SUOI IMPERATIVI

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Nota introduttiva
I termini “comando”, “comandamento”, “comandamenti” “ordine”
“ordinare”, “ordinato”, (nel senso di seguire una direttiva), “ordinò”, che vengono adoperati in questo capitolo, e che hanno lo scopo di mettere in risalto il valore degli “imperativi” che la Bibbia contiene sotto queste voci, sono 798; 712 nell’A.T. e 86 nel N.T. Questo conteggio, naturalmente, è secondo la versione che noi adoperiamo, cioè la N.R.(Nuova Riveduta). Ovviamente, in queste ricorrenze, ci sono molti passaggi che parlano del cerimoniale liturgico, degli Israeliti con tutte le regole annesse che Dio comandò di praticare, cioè gli olocausti e i sacrifici di animali che si offrivano al Signore e le varie festività religiose, cose che ai nostri giorni, non sono più valide, pensando soprattutto al sacrificio che Gesù ha offerto di se stesso sul Calvario, una volta per sempre.
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Inoltre, dal numero delle occorrenze menzionate sopra, ci sono quei comandi e ordini, che sono stati impartiti da uomini o da donne in certe situazioni particolari; di questi, naturalmente, non ne terremo conto. Prenderemo in considerazione solamente quei comandi e quegli ordini impartiti da Dio, da Gesù Cristo, dai profeti e dagli apostoli, tenendo soprattutto presente che la Chiesa del Signore è edificata sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare (Efesini 2:20). Se è vero che tutto cambia continuamente attorno a noi, in tutti i settori della vita, sia quella religiosa individuale, collettiva e associata, cioè, l’umanità al di fuori della Chiesa del Signore, è altrettanto vero che la Parola del Signore non è soggetta a nessun cambiamento, secondo un detto della Scrittura: Per sempre, SIGNORE, la tua parola è stabile nei cieli (Salmo 119:89).
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Con questa premessa, possiamo esaminare il materiale che troviamo nella Bibbia, circa i termini suesposti, sempre allo scopo di mettere in risalto gli “imperativi della Bibbia”.
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Il primo imperativo della Bibbia
Il comando che Dio diede all’uomo: Adamo

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Il primo “imperativo” che la Bibbia menziona, è sotto la voce: “Ordinò”.Dio il SIGNORE ordinò all’uomo: «Mangia pure da ogni
albero del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai» (Genesi 2:16,17). Dopo che il Signore piantò un giardino in Eden, e vi pose l’uomo che aveva formato; gli alberi piacevoli che fece spuntare dal suolo, il frutto che questi producevano, serviva di nutrimento all’essere umano che era venuto all’esistenza. Tra tutti gli alberi nel giardino, ve ne erano due, denominati: L'albero della vita, e l’albero della conoscenza del bene e del male. Qualcuno pensa che i due alberi si trovavano «in apparenza vicini l’uno all’altro».1
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Il frutto che venne proibito all’uomo di mangiare, era quello dell’albero della conoscenza del bene e del male; mentre dell’altro
frutto, cioè quello dell’albero della vita, non c’era nessun divieto. Questo significa che di questo frutto, prima Adamo e dopo anche Eva, sicuramente ne mangiarono. Lasciando da parte tutto quello che hanno scritto i commentatori per spiegare il nostro racconto, poniamo
una semplice domanda alla portata di tutti (che poi non è nuova ma vecchissima), per comprendere: quale fu lo scopo di Dio, nell’ordinare a Adamo di non mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male? Che questo frutto non sia la “mela”, a simboleggiare il rapporto sessuale, come si afferma da qualche parte e che tanti hanno accettato come verità divina, lo dimostra la benedizione che Dio diede a Adamo ed Eva, quando disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra, rendetevela soggetta, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni
animale che si muove sulla terra» (Genesi 1:28).
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Che la “fecondazione” non poteva avvenire senza il rapporto sessuale, nessuno lo può smentire. Di conseguenza, il frutto proibito (non importa come si chiamava), non poteva essere il rapporto sessuale. La risposta più semplice che si può dare alla domanda è: Dio chiedeva all’uomo che aveva creato, obbedienza e sottomissione alla Sua Parola. Quest'obbedienza e sottomissione, non dovevano apparire come
un’imposizione della divina volontà su quella umana; ma essere invece il risultato di una libera scelta, attuata nella piena spontaneità dall’essere umano. Per aiutare a comprendere il valore e la portata
dell’obbedienza, facciamo riferimento ad una norma militare. In questo ambiente, c’è una norma che specifica come deve essere l’obbedienza del soldato verso un suo superiore: cioè “Pronta, rispettosa ed assoluta”. Se le autorità militari esigono una simile
obbedienza, è da sciocchi pensare che il nostro Dio, che è di gran lunga superiore a tutte le più alte cariche dello Stato, sia meno esigente degli uomini.
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Quando parla e indirizza a noi la Sua Parola, (il 99% lo fa per mezzo della parola scritta, cioè la Bibbia) Egli vuole essere ascoltato con prontezza. Questa attitudine, dimostra, non solo che si è interessati alla Sua Parola, ma condiziona anche il nostro atteggiamento verso di Lui. Inoltre, la nostra prontezza, immancabilmente conduce a considerare seriamente le cose di Dio, e, ubbidendo in tutto ciò che
Egli ci comunica, ciò diventa il traguardo da raggiungere. Spesse volte, però, l’uomo si comporta nella stessa maniera come si comportò il Governatore Felice, quando disse a Paolo: «Per ora va’; e quando ne avrò l’opportunità, ti manderò a chiamare» (Atti 24:25). Quanto è diverso invece l’atteggiamento di Samuele: «Parla, poiché il tuo servo ascolta»! (1 Samuele 3:10).
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Dio non si accontenta delle mezze cmisure, come spesso facciamo noi uomini, quando ripetiamo: “Meglio poco che niente”. Il Signore non vuole un’obbedienza dimezzata; la desidera con rispetto e piena. Anche se non sempre riusciamo a comprendere certi comandi del Signore, non per questo però possiamo esimerci dalla nostra sottomissione alla Sua Parola. Se noi accettiamo che la Parola di Dio è verità, cioè non contiene nessun errore, il rispetto che manifestiamo verso di essa, è derivato dalla consapevolezza che il nostro Dio, che è sempre interessato al nostro bene, merita la nostra piena fiducia, in tutto ciò che Egli ci comunica. Se teniamo fermo questo punto di riferimento, il nostro atteggiamento all’obbedienza, non sarà traballante, ma sarà immancabilmente il risultato di una giusta scelta e di una piena accettazione della volontà del Signore.
L’ordine che Dio diede di non mangiare il frutto proibito, conteneva anche una severa punizione: Nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai.
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La domanda che poniamo è la seguente: se non ci fosse stato il “serpente” che riuscì a convincere Eva a mangiare il frutto proibito, i nostri progenitori avrebbero infranto l’ordine divino? Sicuramente no! Questo però non vuol sostenere che possiamo scagionarli dalla loro responsabile in quello che fecero. Infatti, quando più tardi Dio chiamò Adamo: «Dove sei?» Egli rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino e ho avuto paura, perché ero nudo, e mi sono nascosto». Dio disse: «Chi ti ha mostrato che eri nudo? Hai forse mangiato del frutto dell’albero, che ti avevo comandato di non mangiare?» L’uomo rispose: «La donna che tu mi hai messa accanto,
è lei che mi ha dato del frutto dell’albero, e io ne ho mangiato» (3:9-12). Se queste parole le avessimo ascoltate noi, avremmo facilmente assolto Adamo dalla sua colpa, visto che la vera responsabile era Eva. Dio però, senza dare al momento una risposta, proseguendo nel suo intervento, chiama la donna, e le dice: «Perché hai fatto questo?» La donna rispose: «Il serpente mi ha ingannata
e io ne ho mangiato» (v. 13).
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Ascoltate le parole di Adamo e di Eva, che avevano il senso di una giustificazione, Dio pronuncia la sentenza: Allora Dio il SIGNORE disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, sarai il maledetto fra tutto il bestiame e fra tutte le bestie selvatiche! Tu camminerai sul tuo ventre e mangerai polvere tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno». Alla donna disse: «Io moltiplicherò grandemente le tue pene e i dolori della tua gravidanza; con dolore partorirai figli; i tuoi desideri si volgeranno verso tuo marito ed egli dominerà su di te». A Adamo disse: «Poiché hai dato ascolto alla voce di tua moglie e hai mangiato del frutto dall’albero circa il quale io ti avevo ordinato di non mangiarne, il suolo sarà maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con affanno, tutti i giorni della tua vita (vv. 14-17).
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Riflessioni
Che cosa possiamo imparare da quest'episodio? Ecco alcune riflessioni:

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1. L’obbedienza a Dio e alla Sua Parola, deve essere l’elemento primario e predominante nella nostra vita; le nostre aspirazioni, i nostri desideri, i nostri propositi, i nostri programmi, devono convergere e concretarsi su di essa. Non si può pretendere che Dio
metta il “sigillo” della Sua approvazione su noi, quando non teniamo conto di quello che Egli dice, e facciamo le cose a modo nostro. C’è un detto della Parola di Dio che suona: Ma ora il SIGNORE dice: Lungi da me tale cosa! Poiché io onoro quelli che mi onorano, e quelli che mi disprezzano saranno disprezzati (1 Samuele 2:30).
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Quand’è che si onora il Signore? Quando si mette in pratica la Sua Parola! Ha perfettamente ragione l’apostolo Giacomo quando afferma:...mettete in pratica la parola e non ascoltatela soltanto,
illudendo voi stessi. Perché, se uno è ascoltatore della parola e non
esecutore, è simile ad un uomo che guarda la sua faccia naturale in uno specchio; e quando si è guardato se ne va, e subito dimentica com’era. Ma chi guarda attentamente nella legge perfetta, cioè nella legge della libertà, e in essa persevera, non sarà un ascoltatore smemorato ma uno che la mette in pratica; egli sarà felice nel suo operare (Giacomo 1:22-25).
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Come paragonò Gesù la persona che mette in pratica le sue parole?
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Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica sarà paragonato ad un uomo avveduto che ha costruito la sua casa sopra la roccia. La pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti hanno
soffiato e hanno investito quella casa; ma essa non è caduta, perché era fondata sulla roccia. E chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica sarà paragonato ad un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. La pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e hanno fatto impeto contro quella casa, ed essa è caduta e la sua rovina è stata grande» (Matteo 7:24-
27).
1. Obbedire a Dio e alla Sua Parola, è la sfida più impegnativa per ogni persona che cerca di fare le cose che piacciono a Lui. Nella vita cristiana, non ha valore quello che piace a noi o a quelli che ci circondano: siano essi genitori, figli, fratelli, sorelle, amici, compagni di lavoro; ma quello che piace al Signore.
2. Vivere la propria esistenza avendo di mira di compiere le cose che piacciono al Signore, alle volte ciò richiede un prezzo da pagare che consiste nell'essere disposto a rinunciare a certi piaceri e tendenze della carne. Se si ha una simile disposizione, si è pronti a tutto, e, certamente il Signore non mancherà di aiutarci nelle varie situazioni della vita e nelle scelte e decisioni che prendiamo.
3. Un’obbedienza dettata da un'imposizione, non è obbedienza; è semplicemente paura. Quello che Dio cerca ed è di suo gradimento, è l’obbedienza che rappresenta una libera scelta e una ferma determinazione dell’individuo.
4. Dio non ha creato dei robot; ha creato degli esseri coscienti e liberi che sappiano esprimere, con atti della propria volontà, le proprie scelte per ciò che riguarda il tenore di vita che vogliono seguire, in accordo con i piani e la volontà del Signore. Tenuto conto che Dio non ha mai imposto la sua volontà a nessuno, ognuno deve
rendersi conto che se non si obbedisce a Lui nella maniera piena com'Egli vuole, piaccia o non piaccia, si creda o non, non solo dovrà
subire le tragiche conseguenze della sua disubbidienza e della sua infedeltà, ma si avvererà anche quello che afferma la Parola del Signore: Non vi ingannate; non ci si può beffare di Dio; perché quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà. Perché chi semina per la sua carne, mieterà corruzione dalla carne; ma chi semina per lo Spirito mieterà dallo Spirito vita eterna (Galati 6:7-8).
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1. Allen P. Ross, Investigate le Scritture, Antico Testamento, pag. 31
[Modificato da Info. 13/07/2010 23:49]