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Il digiuno, con sacco e cenere, anticamente, veniva praticato in casi di calamità, o alla presenza di severe punizioni divine. La persona che si disponeva in quella maniera, dimostrava chiaramente la sua umiliazione e il suo pentimento, nella speranza di trovare grazia presso Dio, al quale si rivolgeva con la sua invocazione.

Feci la mia preghiera e la mia confessione al SIGNORE, al mio Dio, e dissi: « O Signore, Dio grande e tremendo, che mantieni il patto e serbi la misericordia verso quelli che ti amano e osservano i tuoi comandamenti!
Noi abbiamo peccato, ci siamo comportati iniquamente, abbiamo operato malvagiamente, ci siamo ribellati e ci siamo allontanati dai tuoi comandamenti e dalle tue prescrizioni.
Non abbiamo dato ascolto ai profeti, tuoi servi, che hanno parlato in nome tuo ai nostri re, ai nostri prìncipi, ai nostri padri e a tutto il popolo del paese.
A te, o Signore, la giustizia; a noi la confusione della faccia in questo giorno, agli uomini di Giuda, agli abitanti di Gerusalemme e a tutto Israele, vicini e lontani, in tutti i paesi dove li hai dispersi per le infedeltà che hanno commesse contro di te.
O Signore, a noi la confusione della faccia, ai nostri re, ai nostri prìncipi e ai nostri padri, perché abbiamo peccato contro di te.
Al Signore, che è il nostro Dio, appartengono la misericordia e il perdono; poiché noi ci siamo ribellati a lui
e non abbiamo ascoltato la voce del SIGNORE, del nostro Dio, per camminare secondo le sue leggi che egli ci aveva date mediante i profeti suoi servi.
Sì, tutto Israele ha trasgredito la tua legge, si è sviato per non ubbidire alla tua voce. Così su di noi sono riversate le maledizioni e le imprecazioni che sono scritte nella legge di Mosè, servo di Dio, perché noi abbiamo peccato contro di lui
(9:4-11).

In questa nobile preghiera, notiamo come Daniele sì medesima con tutto Israele, come se lui fosse il vero colpevole, usando parole: noi abbiamo peccato, abbiamo operato malvagiamente, non abbiamo dato ascolto ai profeti, ci siamo ribellati a lui, non abbiamo ascoltato la voce del SIGNORE.

Obbiettivamente, Daniele non si trovava nelle condizioni come lui stesso si definiva davanti a Dio. La sua vita era integra, la sua condotta leale e retta, nelle attività di governo che svolgeva; la sua devozione verso il suo Dio era esemplare, non aveva nessuna vergogna di professare pubblicamente la sua fede; la sua santità la dimostrava, fin dalla sua giovinezza.

Come mai che, in questa sua preghiera che innalzò a Dio, si considerava come se fosse stato un terribile peccatore? Erano, in effetti, le caratteristiche di un vero intercessore, che lo animavano e che si manifestavano in lui, per il bene del suo popolo. Infatti, dopo aver fatto una completa confessione, in nome di tutto il popolo d’Israele, chiuse la sua preghiera d’intercessione, col chiedere:

Signore, ascolta! Signore, perdona! Signore, guarda e agisci senza indugio per amore di te stesso, o mio Dio, perché il tuo nome è invocato sulla tua città e sul tuo popolo» (Daniele 9:19).

Nobile esempio! Che ognuno di noi sappia fare tesoro di quello che compì Daniele, in favore del suo popolo! Sì dica apertamente, Amen!

Detti di due profeti


Il primo è quello di Osea, che recita:

Preparatevi delle parole e tornate al SIGNORE! Ditegli: «perdona tutta l’iniquità e accetta questo bene; noi ti offriremo, invece di tori, l’offerta di lode delle nostre labbra (Osea 14:2);

mentre il secondo, è quello di Amos:

Quando esse ebbero finito di divorare l’erba della terra, io dissi: «Signore, DIO, perdona! Come potrà sopravvivere Giacobbe, piccolo com’è?» (Amos 7:2)

Con queste due citazionei, si conclude la serie dei passi dell’A.T. che riportano il termine perdona.

I tre testi del N.T.

Il Nuovo Testamento, a differenza dell’A.T. che ha tante citazioni, ha solamente tre passi che riportano la parola perdona, essi sono: Matteo 18:35; Luca 7:49; 23:34). Nonostante ciò, questi pochi testi, c'insegnano verità di carattere pratico, di una certa importanza, non solo per la vita presente, ma anche per la ripercussione che avranno per l’altra vita, cioè per l’eternità. Vale quindi la pena, approfondire la nostra riflessione.

Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello» (Matteo 18:35).

Qual è il contesto nel quale la nostra parola è adoperata? Gesù per illustrare la verità intorno al vero perdono, e mostrare quanto sia importante metterla in pratica, portò la parabola del creditore spietato. In questa parabola si parla di due creditori, uno che aveva un enorme debito, quantificato in diecimila talenti, mentre l’altro era irrisorio rispetto al primo, nella quantità di cento denari. Il primo, facendo il calcolo con il nostro dollaro, ammontava ad alcuni miliardi di dollari, mentre per il secondo, si trattava di alcune migliaia di dollari. Inoltre, per il primo creditore, visto l’ammontare enorme del debito, con tutta la vendita di quanto possedeva, compresa moglie e figli, non sarebbe mai potuto arriva al pareggio, quindi, non avrebbe mai avuto la possibilità, durante la sua vita, di saldare il debito, mentre per il secondo, ci sarebbe stata la possibilità di pagare, visto che il suo debito era pochissimo, rispetto al primo.

Si continuerà il prossimo giorno...