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Sono perfettamente convinto che tra fratelli, non ci siano peccati che non si possono perdonare, anche quelli che comunemente si chiamano peccati di onore, se si vorrà, si possono assolvere. Se quest'insegnamento, che tocca da vicino la suscettibilità dell’uomo, viene accettato e praticato, i tanti problemi che sorgono facilmente in mezzo alla cristianità, arriverebbero facilmente a felice soluzione.

A chi voi perdonate qualcosa, perdono anch’io; perché anch’io quello che ho perdonato, se ho perdonato qualcosa, l’ho fatto per amor vostro, davanti a Cristo (2 Corinzi 2:10).

Per valutare giustamente la portata delle parole del nostro testo, è necessario tenere presente quello che viene riferito nei versi precedenti. Anche se l’apostolo non specifica il torto che la persona in questione ha commesso (alcuni pensano che il riferimento è per l’uomo incestuoso, del capitolo 5, della prima ai Corinzi), è però certo che egli, faccia appello all’ubbidienza della fratellanza, in ciò che egli invita a procedere, in maniera benevola, dei confronti del colpevole, perché questi, non finisca ad essere sopraffatto dalla troppa tristezza. Ora, giustamente l’apostolo vuole partecipare con la comunità, a mettere in pratica l’amore e il perdono verso il colpevole, offrendo anche lui il perdono, visto che la fratellanza è stata ubbidiente alla sua raccomandazione, nel restaurare la persona che nel passato, è stata oggetto di un provvedimento disciplinare, punitivo. Egli, giustamente può dire: a chi voi perdonate qualcosa, perdono anch’io, specificando che lo farà per amore della fratellanza, davanti a Crito.

Questo è un buon esempio che, ognuno di noi dovrebbe imparare ed apprezzare, mettendolo in pratica, massimamente un conduttore, un responsabile di comunità. In ultima analisi, quando in una comunità, prevale l’amore, che copre moltitudini di peccati (1 Pietro 4:8), i problemi di perdonare i colpevoli, verranno facilmente risolti.

Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità (1 Giovanni 1:9).

Infine, anche se il detto di Giovanni riportato, si riferisce a Dio che perdona i peccati del peccatore che gli vengono confessati, dobbiamo sempre imparare da Lui, imitarlo in quello che Egli compi, facendo lo stesso anche noi.

Quel che non si dovrà mai dimenticare


Uno dei tanti testi che non bisognerebbe mai dimenticare, per inquadrarlo in questo paragrafo, si trova nel Salmo 103 scritto da Davide.

Benedici, anima mia, il SIGNORE; e tutto quello ch’è in me, benedica il suo santo nome.
Benedici, anima mia, il SIGNORE e non dimenticare nessuno dei suoi benefici.
Egli
perdona tutte le tue colpe, risana tutte le tue infermità;
salva la tua vita dalla fossa, ti corona di bontà e compassioni;
egli sazia di beni la tua esistenza e ti fa ringiovanire come l’aquila.
Il SIGNORE agisce con giustizia e difende tutti gli oppressi.
Egli fece conoscere le sue vie a Mosè e le sue opere ai figli d’Israele.
Il SIGNORE è pietoso e clemente, lento all’ira e ricco di bontà
(Salmo 103:1-8).

Anche se le parole di questo passo, possono essere definite un monologo con il suo autore, sono capaci di essere usate da ognuno di noi, per tenere vivo e palpitante la visione della bontà e della clemenza del nostro Dio.

e a causa pure del sangue innocente che egli aveva sparso, e di cui aveva riempito Gerusalemme. Per questo il SIGNORE non volle perdonare (2 Re 24:4).

Il detto del nostro testo è riferito ad Ioiachim, re di Giuda. Il fatto che si affermi che il Signore non volle perdonarlo, perché aveva sparso sangue innocente, e di cui avvera riempito Gerusalemme, ci sembra di capire che se a questo re accadde ciò, nonostante i suoi atti orrendi, sia stato per non essersi veramente pentito che, immancabilmente, avrebbe permesso a Dio di perdonarlo. Un esempio per confermare ciò, lo troviamo nella persona di Davide. Di Davide, per esempio, la Scrittura afferma che, Dio non gli permise di costruire il tempio che aveva avuto in cuore, a motivo del molto sangue versato.

ma la parola dell’Eterno mi fu rivolta, dicendo: "Tu hai versato molto sangue e hai fatto molte guerre; perciò non costruirai una casa al mio nome, perché hai versato molto sangue sulla terra davanti a me (1 Cronache 22:8).

Anche se il testo non specifica che, in quel sangue versato, ci sia da escludere quello innocente, non si può, però essere categorici nel pensare che, fra i tanti decessi, non ci sia anche il sangue degli innocenti. E poi, pensando a certe torture che inflisse a certe persone, che furono veramente orrende, Dio, avrebbe dovuto precludergli il perdono, cosa che invece non gli mancò mai. Perché? Perché Davide, nei suoi molti peccati che commise, trovava sempre il modo di pentirsi veramente, in conseguenza di ciò, trovava sempre Dio, pronto a perdonarlo, secondo quello che lo stesso Davide affermò in uno dei suoi Salmi.

Si continuerà il prossimo giorno...