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Ebbene! Per costoro, c’è un preciso e severo avvertimento per i discepoli di Gesù, che afferma: se voi non[.C[ perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe, quindi la conseguenza sarebbe grave e si ripercuoterebbe per la vita futura, cioè per l’eternità. Infatti, non avere il perdono delle proprie colpe, cioè dei peccati, da parte del Padre celeste, significa che per chi si trova in quella condizione, non ci sarà nessuna possibilità di entrare in cielo. Nel cielo entreranno solamente persone, i cui peccati sono stati perdonati e imbiancati dal sangue di Gesù.

Per quanto riguarda la vita religiosa con le sue preghiere di richieste che si innalzano a Dio, per qualsiasi bisogno, Gesù avverte che le richieste potranno essere bloccate, se c’è qualche ostacolo, che sarebbe:

Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate; affinché il Padre vostro, che è nei cieli vi perdoni le vostre colpe.
Ma se voi non perdonate, neppure il Padre vostro che è nei cieli perdonerà le vostre colpe (Marco 11:25-26).

Questa è una norma che riguarda sia il rapporto con gli uomini e sia con i fratelli. Perciò il credente, in maniera particolare, dovrebbe esercitare un severo controllo su se stesso, affinché tutto ciò che è di ostacolo, sia rimosso.

«Non giudicate, e non sarete giudicati; non condannate, e non sarete condannati; perdonate, e vi sarà perdonato (Luca 6:37).

Il non “giudicate” e il non “condannate”, si riferisce sia per gli uomini e sia per i fratelli. È una norma che riguarda la vita associata, senza fare nessuna distinzione, tra chi crede e chi non crede; perciò il credente, in modo particolare, dovrà agire con molta attenzione, intorno al suo comportamento.

Una norma che riguarda il perdono tra fratelli


State attenti a voi stessi! Se tuo fratello pecca, riprendilo; e se si ravvede, perdonalo.
Se ha peccato contro di te sette volte al giorno, e sette volte torna da te e ti dice: "Mi pento," perdonalo » (Luca 17:3-4).

Le parole iniziali di questo passo, State attenti a voi stessi! Suonano come un campanello dall’arme per far comprende ai discepoli di Gesù che la raccomandazione-esortazione che segue, non solo è molto seria da non trascurare, ma è anche importante sotto il profile della vita pratica, trattandosi di atteggiamenti, che possono avere delle svolte e delle ripercussioni, per ciò che riguarda il proseguimento del cammino cristiano.

Peccare tra fratelli, non è insolito, anche se non si specifica che tipo di peccato si può commettere. Se Gesù, nel suo insegnamento, avesse avuto davanti a sé un tipo di peccato, sicuramente l’avrebbe specificato. Quindi, visto che non c’è stata nessuna specificazione, l’avvertimento-esortazione è di carattere generale, che comprende sia l’azione che il parlare. Infatti, ci sono peccati che si manifestano con delle precise azioni che si compiono, e ce ne sono altri che si commettono con le parole. Sparlare, o diffamare, per esempio, sono peccati che si commettano con le parole.

Qualunque sia il peccato che si commette contro un fratello, Gesù insegna cosa bisogna fare, riprendere il fratello, nella speranza che lo stesso, vedendosi ripreso, riconosca il suo peccato, e, se si ravvede, dicendo chiaramente: "Mi pento", deve essere perdonato; questo però significa, che il fratello ripreso, potrebbe anche non riconoscere di aver peccato, di conseguenza, rifiuterà di ravvedersi e di pentirsi.

Fatta questa precisazione, Gesù affronta il problema di quante volte il fratello pecca e di quante volte perdonare. Peccare sette volte il giorno, anche se non rientra nella normalità, nel senso che non è sicuramente all’ordine del giorno, un simile comportamento, e sette volte il giorno c’è il pentimento, Gesù è categorico: perdonalo.

A questo punto, fare riferimento alla domanda che Pietro rivolse a Gesù, intorno al perdono, non solo rientra nella logica, ma è anche attinente all’argomento che stiamo trattando.

Allora Pietro si avvicinò e gli disse: « Signore, quante volte perdonerò mio fratello se pecca contro di me? Fino a sette volte? »
E Gesù a lui: « Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette
(Matteo 18:21-22).

La domanda che sorge spontanea, è: perché Pietro chiese al Maestro se si doveva perdonare fino a sette volte? Perché c’era un insegnamento rabbinico che circolare, come tradizione che si tramandava che, il perdono, non doveva superare tre volte. Quindi, Pietro, fu molto generoso, a parlare di sette volte. Visto, però, che Pietro ponesse un preciso limite, anche se fosse stato più del doppio di quanto avevano stabilito i rabbini, Gesù non poteva accettare quella limitazione. Settanta volte sette, letteralmente parlando, equivale a 490 volte. Si direbbe un numero abbastanza rilevante! Però, il significato di quell'espressione, anche se ci vorrà molto tempo per arrivare a quella somma (ammesso che si raggiungerà quella cifra), rimane sempre una limitazione; non era sicuramente questo che Gesù voleva intendere, ma perdonare senza limitazione, cioè, per sempre.

Si continuerà il prossimo giorno...