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in ogni tempo con “ogni sorta di preghiera” e di supplica nello Spirito, vegliando a questo scopo con ogni perseveranza e preghiera per tutti i santi (Efesini 6:18).

Se si accetta che la preghiera del “Padre nostro”, serve come “modello” a tutte le preghiere, si può meglio apprezzare il valore di ogni singola parola che la compone. L’orante che tiene presente questa preghiera, sa, infatti, che quando si rivolge a Dio, non sta pregando un estraneo, o un gran monarca, seduto splendidamente su un trono d’avorio o di oro, ma sta parlando con suo Padre. Questo semplice pensiero, ci porta a realizzare quella dolce comunione, tra noi a Dio, non si tratta dunque, di un essere che se ne sta lontano dall’uomo e pensa solamente ai fatti suoi, ma di uno che si interessa a venirgli in aiuto, in soccorso, nella stessa maniera come fa un padre terreno con i suoi figli. Logicamente, il paragone serve semplicemente per darci un’idea, fermo restante l’enorme differenza che c’è tra il Padre celeste, e il padre terreno. Gesù, ai suoi giorni, per far comprendere quello che compiva il Padre celeste, nei confronti dei Suoi figli, affermava:

E chi è quel padre fra di voi che, se il figlio gli chiede un pane, gli dia una pietra? O se gli chiede un pesce, gli dia invece un serpente?
Oppure se gli chiede un uovo, gli dia uno scorpione?
Se voi, dunque, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono! »
(Luca 11:11-13)

Nonostante che il Padre, al quale si rivolge l’orante, ha la sua dimora in cielo, quindi, un’enorme distanza dalla terra, Egli, in virtù della Sua Onnipresenza, si trova in ogni luogo, proprio vicino ad ognuno che lo invoca, esattamente come afferma la Bibbia.

Il SIGNORE è vicino a tutti quelli che lo invocano, a tutti quelli che lo invocano in verità (Salmo 145:18).

Sorvolando tutte le altre parole, solamente per attenerci al nostro specifico argomento, l’orante chiede: perdona i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore. Chiedere al Padre celeste di perdonare i nostri peccati, significa che il supplicante li riconosce e non ha nessuna vergogna a confessarli.

D’altra parte, la confessione non si fa a un uomo, ma al Padre celeste, il quale promette che quando l’essere umano si avvicina a Lui, Lui si approssima all'uomo, secondo l’affermazione dell’apostolo Giacomo.

Avvicinatevi a Dio, ed egli si avvicinerà a voi. Pulite le vostre mani, o peccatori; e purificate i vostri cuori, o doppi d’animo! (Giacomo 4:8).

Con una tale confidenza, e, sapendo che questo tipo di richiesta è gradito al Padre celeste, l’orante può contare sulla Sua benevolenza che la sua richiesta sarà sicuramente esaudita, il che significa che riceverà il perdono dei suoi peccati. Tenuto conto che il perdono dei peccati non si ottiene per meriti personali, ma unicamente per la benignità e misericordia di Dio, cioè, per la Sua grazia, il benefattore, dovrà sentire come un obbligo, di perdonare ad ogni suo debitore. In questo modo, il ricevimento del perdono dei propri peccati, diventerà un chiaro segno di riconoscenza e gratitudine verso chi l’ha concesso, nel momento in cui si perdonerà agli altri.

Ecco perché Gesù afferma:
Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta (Matteo 5:7).
Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro
(Luca 6:36).

La stessa verità ribadiva l’apostolo Paolo, quando affermava:

Siate invece benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda come anche Dio vi ha perdonati in Cristo (Efesini 4:32).

Voi, che eravate morti nei peccati e nella incirconcisione della vostra carne, voi, dico, Dio ha vivificati con lui, perdonandoci tutti i nostri peccati (Colossesi 2:13).

Un’esortazione a perdonare gli uomini


Ritornando al “Padre nostro”, occupiamoci dell’affermazione di Gesù, che Matteo riferisce.

Perché se voi perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi;
ma se voi non
perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe (Matteo 6:14-15).

In questi due versi, si parla specificatamente degli uomini, questo significa che una cosa è esprimersi in termini di fratelli, e ben altro degli uomini. Per “uomini”, in questo passo, s’intende persone che non aderiscono alla fede del nostro Signor Gesù Cristo, cioè, che non è nel numero dei credenti, dei seguaci di Gesù, o come spesso si dice, non è salvato. Con questa terminologia, non intendiamo assolutamente fare una certa discriminazione, lanciare un certo disprezzo, o peggio ancora, formulare un giudizio verso qualcuno; intendiamo semplicemente riferirci a persone che non seguono il Signore, secondo la verità del vangelo.

Si continuerà il prossimo giorno...