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Nonostante questa sicura prospettiva, sia per l’uno che per l’altro, la parabola spiega che, quando il primo creditore si presentò davanti al suo padrone per rendere conto, dopo aver sentito il verdetto del suo padrone che aveva stabilito di mettere in vendita tutto quello che il creditore possedeva, compreso lui, sua moglie e i suoi figli, perché il debito fosse pagato, l’uomo indebitato si gettò ai piedi del suo padrone, dicendogli: Perciò il servo, gettatosi a terra, gli si prostrò davanti, dicendo: "Abbi pazienza con me e ti pagherò tutto" (Matteo 18:26). La risposta fu: il signore di quel servo, mosso a compassione, lo lasciò andare e gli condonò il debito (v. 27).

La parabola continua a riferirci che, quando il primo creditore uscì dalla presenza del suo padrone, con il suo debito condonato, trovò uno dei suoi conservi che gli doveva cento denari; e, afferratolo, lo strangolava, dicendo: "Paga quello che devi!" (v. 28). Anche quest’ultimo, fece lo stesso del primo, usando le stesse parole: perciò il conservo, gettatosi a terra, lo pregava dicendo: "Abbi pazienza con me, e ti pagherò" (v. 29). Quale fu la risposta? Ma l’altro non volle; anzi andò e lo fece imprigionare, finché avesse pagato il debito (v. 30).

A questo punto, dietro l’informazione che ricevette, insorge il padrone compassionevole:

Allora il suo signore lo chiamò a sé e gli disse: "Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito, perché tu me ne supplicasti;
non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo, come io ho avuto pietà di te?"
E il suo signore, adirato, lo diede in mano degli aguzzini fino a quando non avesse pagato tutto quello che gli doveva
(vv. 32-34).

Gesù conclude la parabola, con una terrificante affermazione, che non conoscerà appello:

Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello » (v. 35).

Qual è l’insegnamento che Gesù ha voluto dare con questa parabola? L’abbiamo già detto e lo ripetiamo di nuovo: il perdono. Gesù precisa che bisogna perdonare di cuore; questo significa che se non si fa di cuore, non è vero perdono, è solamente un perdono apparente, per salvare la facciata, come si direbbe, fatto di sole parole e non di fatti.

Il primo creditore della parabola, rappresenta il peccatore; il debito ci parla del peccato. Il peccatore davanti al Dio giusto, ha un debito così grande, che non avrà mai la possibilità materiale di poterlo saldare, anche se ci metterà tutta la sua buona volontà e tutto il tempo della sua vita terrena. È solamente in virtù della bontà del Signore e della Sua compassione, che potrà essere condonato, cioè estinto, non in parte, ma completamente, da apparire la sua felina penale pulita, senza nessuna macchia.

A sua volta, il peccatore perdonato da Dio, deve dimostrare gratitudine e riconoscenza per quello che ha ricevuto dal Signore, confrontandosi con il suo fratello, (il secondo creditore) nei confronti del quale, potrà reclamare un suo diritto di essere severo, davanti a certe mancanze o torti ricevuti. Potrà essere benigno e compassionevole nei confronti del suo conservo, se saprà tenere presente quello che era davanti a Dio, prima di essere perdonato. Se terrà presente che il suo peccato, davanti a Dio, era di gran lunga superiore, quantativamente parlando, a tutte le offese, i torti, i danni, le diffamazioni di ogni genere, subiti e ricevuti, non potranno mai arrivare ad un'equazione = O, o “parità”, saranno sempre una piccolissima quantità, quasi impercettibile, da non tenere minimamente in considerazione. Questo significa perdonare il proprio fratello con il cuore.

Se questo non sarà fatto, attraverso le tante occasioni che la vita terrena offrirà, ci sarà un'inevitabile ripercussione, che non riguarderà il presente, ma investirà in pieno il futuro, cioè l’eternità. Che significa, infatti, che, il Padre celeste non perdonerà? La porta del cielo rimarrà chiusa per sempre, e, per quel tale, invece, si aprirà un’altra porta, cioè quella dell’inferno per accoglierlo, anche se durante la sua vita terrena, ha sempre dimostrato di essere religioso, un assiduo frequentatore di culti e un lettore instancabile della sua Bibbia. Come si vede, non è da scherzare, o prendere alla leggera; la verità è ferma e severa nello stesso tempo. Il peccatore-fratello, non si illuda nel suo comportamento, dovrà sempre pensare, che i conti debba farli, non con l’uomo, ma con Dio.

Il secondo testo, quello di Luca, recita:

Quelli che erano a tavola con lui, cominciarono a dire in loro stessi: «Chi è costui che perdona anche i peccati?» (Luca 7:49)

Dall’esame di tutto il brano, che comincia dal v. 36 fino al 50, il contesto, come si vede chiaramente, è ben diverso, rispetto al precedente passo esaminato. Qui ci troviamo in casa di un fariseo, il quale invitò Gesù a casa sua per pranzare. Mentre che tutti erano a tavola, entrò una donna, definita da Luca, peccatrice, cioè prostituta. Lei, non essendo stata invitata, si direbbe, come mai entrasse in quella casa? Era usanza di quei tempi, presso gli Ebrei, tenere la porta aperta in casi di conviti, così che una persona, senza essere stata invitata, poteva entrare.

Il testo precisa che, la donna del nostro testo, seppe che Gesù si trovava in casa del fariseo. Chi glielo disse, non possiamo stabilirlo; d’altra parte non avrebbe nessun'importanza, se lo sapessimo. Una volta entrata, il testo precisa che,

Si continuerà il prossimo giorno...