00 19/02/2012 00:09
Ai nostri tempi la vita è troppo movimentata, chi corre a destra e chi corre a sinistra; chi fa una cosa e chi ne fa un’altra. Non è solamente il semplice correre che si nota nella vita degli uomini che caratterizza e condiziona quasi tutte le attività umane, c’è una specie di disorientamento nell'esistenza di molte persone, che non permettere loro di sapere cosa devono fare e in quale direzione andare. Questi non sono solamente fenomeni che investono la vita sociale delle persone, nelle loro svariate manifestazioni, sono anche seri problemi che investono l’uomo per ciò che riguarda le cose religiose, le cose di Dio, in modo particolare, le cose che hanno a che fare con la salvezza dell’anima, con l’eternità. L’uomo si deve fermare per riflettere, per considerare, per ascoltare, e, soprattutto, si deve fermare, per aprirsi davanti alle realtà divine ed eterne, per cercare di capire in quale stato si trova, in quale direzione sta camminando, per non correre il rischio di dover fare naufragio.

Una volta che l’uomo si ferma, Dio aggiunge: “Guarda e domanda quali siano i sentieri antichi”. Non basta il semplice guardare, perché a volte pur osservando, da posizione di fermi, non si vede quello che si vuole vorrebbe, perché probabilmente quella cosa non è in quel posto. In questo caso bisogna domandare.

Ma a questo punto, sorge la domanda: a chi domandare? Dal momento che si tratta di domandare dei “sentieri antichi”, può darsi che il giovane non li conosca, mentre la persona anziana conoscendoli li può anche additare. Così, la persona che si è fermata, avendo guardato e domandato, può sapere quali sono i “sentieri antichi”.

Se Dio ha ordinato di fermarsi, di guardare e di domandare dei “sentieri antichi”, ciò vuol ricordare che il Signore pensa ed è interessato a loro, tanto da additarli al suo popolo. Inoltre, ci chiediamo: dov'’è la strada buona, per camminare in lei? Questa strada buona nella quale Dio vuole che il suo popolo cammini, ha attinenza e affinità con i sentieri antichi? Ovviamente, per dare una giusta risposta a queste due domande, bisogna realizzare quale importanza e quale senso si danno ai “sentieri antichi”.

Nei tempi in cui viviamo oggi, tutto è proteso verso il nuovo, verso il moderno; e, difficilmente si pensa alle cose antiche, anzi addirittura spesse volte le giudichiamo come idee del passato, da non ricordarle più, essenze che non hanno più senso e valore.

Sì, è vero che certe cose del passato sarebbero meglio di non ricordarle, e dimenticarle per sempre, come capitoli che sono stati definitivamente chiusi; questo ovviamente, non è vero per tutte le cose.

Ci sono cose dell’antichità che non dobbiamo dimenticare, perché racchiudono un patrimonio culturale d'inestimabile valore. Che cosa dire dei tanti monumenti dell’antichità, di certe opere d’arte di eccezionale valore? Non solo non si dimenticano, ma si fa del tutto per conservarle nello stato originale, spendendo enorme quantità di denaro in lavori di restauri e di preservazioni, affinché il soggetto ritorni quello di una volta.

Quando si passa ad analizzare certi aspetti della vita cristiana, (la condotta per esempio) si manifesta una forte tendenza a farla rientrare nel contesto del modo di vivere moderno. A volte addirittura si arriva al punto di dare un senso di ripudio, o di vergogna, a certi principi divini, con il pretesto che non si può uscire del mondo, cioè dalla vita che si vive ogni giorno.

È vero che Gesù pregò il Padre, nella gran preghiera contenuta nel capitolo 17 del Vangelo di Giovanni: Io non ti chiedo che tu li tolga dal mondo... (v. 15); ma è anche vero che Egli aggiunse: Essi (i miei discepoli, quelli che hanno creduto in me ed hanno accettato la parola che io ho dato loro) non sono del mondo, come me non sono del globo terrestre (v. 16).

Che dire di quello che disse l’apostolo Giovanni:
Non amate il mondo, né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui, perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la passionalità degli occhi e l’orgoglio della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno? (1 Giovanni 2:15-17).

Davanti a questa chiara parola dell’apostolo, non c’è nessuna giustificazione che possa cambiare il senso dell’esortazione. Quando non si accetta la Parola di Dio nella sua interezza, non solo si cerca di giustificare la propria condotta, ma si finisce col rigettare ogni saggio consiglio che ci viene dato.

Non amare il mondo né le cose che sono nel mondo, sono sentieri antichi che Dio stesso ha tracciato per i suoi figli, ed è la “strada buona” nella quale Egli vuole che noi camminiamo.

Se Dio chiama il suo popolo all’attenzione a guardare e a domandare dei sentieri antichi, non è solamente perché egli non cammina più in loro, ma è soprattutto perché una buona percentuale del popolo li ha persi addirittura di mira, o forse non li ha mai imboccati.

Dalla buona reputazione che ogni figlio di Dio dovrebbe avere in mezzo all’umanità, essendo stato fatto luce e sale della terra, si è passati alla vergogna, al disonore e all’immoralità, manifestazioni di condotta che, oltre ad offuscare la buona testimonianza cristiana, hanno fatto quasi scomparire la scrupolosità e la sensibilità di una sana coscienza.

Si continuerà il prossimo giorno...