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Le porte

1) Porta delle pecore
2) Porta dei Pesci
3) Porta Vecchia
4) Porta della Valle
5) Porta del Letame
6) Porta della Sorgente
7) Porta della casa di Eliascib
8) Porta delle Acque
9) Porta dei cavalli
10) Porta orientale
11) Porta di Mifkad

La menzione di quattro torri:

1) Torre di Meah = un centinaio
2) Torre di Hananeel = Dio è stato misericordioso.
3) Torre dei forni
4) Torre sporgente

E infine, si fa menzione di un capo di distretto e di quattro responsabili di mezza circoscrizione; ci sono alcune parole e frasi che hanno un particolare significato in tutto il contesto del racconto che può insegnarci delle grandi verità.

1. La frase: “Vicino a loro” e “vicino a lui” è ripetuta 15 volte.
(Questa frase ci suggerisce l’idea di una catena di persone intente a lavorare).

2. Le parole: “Riparò, ripararono, riparazione”, 38 volte.
(Ci fa vedere che tutte le persone che erano impegnate nel lavoro, erano animate di pazienza)?

3. La frase: “Dopo di lui” e “dopo di loro”, 16 volte.
(Ci suggerisce l’idea di un susseguirsi ininterrotto di persone nel lavoro di ricostruzione).

In vista di tutto quello che possa insegnarci questo passo scritturale, crediamo che valga la pena d’impostare un accurato ed approfondito esame, per meglio valutare gli insegnamenti che ci vengono offerti e coglierne tutte le riflessioni e le implicazioni che ne scaturiranno, sia per ciò che riguarda il ministero e sia per quanto concerne la vita del credente come individuo che vive in mezzo alla collettività di altri fedeli.

ALCUNE CONSIDERAZIONI DI CARATTERE GENERALE

Tutti i lavoratori conoscono la reale situazione in cui si trovano le mura di Gerusalemme

Tutte le persone che presero parte ai lavori di riparazioni, sapevano, prima di iniziare che,

le mura di Gerusalemme erano piene di brecce e le sue porte consumate dal fuoco

In conseguenza di questo fatto sapevano anche che a causa di questo stato di cose, i Giudei erano nell’obbrobrio. I sacerdoti, i notabili e i magistrati erano stati messi al corrente di lavori di restaurazione che Nehemia, assieme a loro, intendeva fare, per dare sollievo e liberazione ai figli d’Israele. Inoltre, si sapeva che i capi d’Israele avevano accolto l’invito di Nehemia a levarsi per costruire e che nel dire quelle parole avevano anche preso coraggio per metter mano a quell’importante impresa.

La conoscenza della reale situazione, dava senza dubbio, a quella schiera di lavoratori addetti alle riparazioni, non sola consapevolezza del loro ruolo, ma anche coscienza di ciò che li riguardava, per quello che si accingevano a fare. Sapevano inoltre, che il loro lavoro non era qualcosa che riguardava cose personali, ma un’opera che veniva fatta all’insegna del beneficio comune di tutto un popolo.

Senza dubbio, il fatto che i lavoratori sapessero la reale situazione delle rovine esistenti, e che la loro manodopera avrebbe contribuito al benessere comune, tutto questo dava più incisività a tutte le attività che avrebbero svolto e nello stesso tempo sentivano che ciò agiva come propulsore che li incitava con fervore e con prontezza, in quella nobile causa che si era messi in cuore di portare a termine.

Tutti i piani di lavoro che vengono prospettati nel campo del Signore, possono essere fatti e portati a buon fine, solo se c’è una forza motivante. A sua volta, questa forza deriva dal fatto di conoscere perché si vuole fare quel lavoro e qual è il suo scopo primario.

Tutti i lavoratori erano persone che si erano offerte volontariamente

Per nessuno dei lavoratori descritti nel capitolo terzo di Nehemia, c’è la minima traccia che furono presi con forza o che abbiano agito contro la loro volontà. Tutti, nessun'eccezione, si erano arruolati volontariamente ai lavori di riparazione, e nessuno di loro aveva patteggiato un salario da ricevere come paga settimanale.

Si continuerà il prossimo giorno...