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Se le persone soffrono e vivono nella desolazione morale e spirituale, non c’è nessun dispiacere per le forze dell’inferno; ma quando appare all’orizzonte uno spiraglio di luce e di speranza per il peccatore ridotto nella miseria e alla devastazione e si leva il sole per risplendere là dove ci sono le tenebre dell’ignoranza e l’avvilimento di una vita disperata, allora la macchina infernale si mette in movimento per cercare di neutralizzare chi ha una chiara visione per l’opera che intendono svolgere.

Se non fai niente per nessuno, stai tranquillo che nessuno ti ostacolerà o cercherà di fermarti il passo; ma se invece sei spinto a fare qualcosa per qualcuno, avrai facilmente addosso a chi si opporrà e si turberà. Quando Dio aprirà una porta, si può verificare che ci saranno molti avversari (1 Corinzi 16:9). Però, forti della parola di Gesù: ...le porte dell’inferno non la potranno vincere (Matteo 16:18), e di quella del Signore: Nessun’arma fabbricata contro di te avrà successo... (Isaia 54:17) e della promessa divina, ...quando l’avversario verrà come una fiumana, lo Spirito del Signore alzerà contro di lui una bandiera (Isaia 59:19), si potrà andare avanti con la certezza che Se Dio e per noi chi sarà contro di noi? (Romani 8:31).

3. Nehemia ispeziona le mura di Gerusalemme


Quantunque Nehemia sapesse che le mura di Gerusalemme erano piene di brecce e le sue porte consumate dal fuoco, prima di intraprendere quello che Dio gli aveva messo in cuore, egli volle rendersi conto di persona facendo un’ispezione.

Dal suo giro notturno e solitario Nehemia costatò che la notizia avuta a suo tempo era esatta e non c’era niente di esagerato. Non si può tacciare Nehemia d'incredulità per avere eseguito l’ispezione come se egli non avesse creduto alle parole di Hanani. Se quest’uomo fece il giro delle mura di Gerusalemme di notte e solo, fu solamente per potere meglio valutare le cose per poi vedere come impostare tutta l’opera di riparazione.

Le persone, nei cui cuori Dio mette qualcosa da fare per il bene degli altri, spesso preferiscono trovarsi soli, almeno per un tempo e non per lavorare soli, ma per vedere le cose e valutarle, per poi escogitare un piano di lavoro. La loro solitudine non deve essere interpretata come un segno d'indipendenza o di voler creare problemi e dissensi in un’organizzazione, con la pretesa di saper fare le cose meglio degli altri se ci sono le prove che non si vuole fare il lavoro da soli ma come una dimostrazione di uno che vuole fare un’opera preparatoria, in vista di chiedere una larga partecipazione e impegnare molti.

I magistrati, i notabili, i sacerdoti e quelli che si occupavano dei lavori, pur sapendo che Nehemia era arrivato a Gerusalemme, non sapevano niente della sua uscita notturna e solitaria, perché lo stesso Nehemia non li aveva informati. Se lo avesse detto, probabilmente si sarebbero opposti, giudicando un simile programma inopportuno e privo di logica, consigliandolo piuttosto a farlo di giorno, alla luce del sole, e poi magari aggiungendo, che a quell’ora sarebbero impegnati, quindi non avrebbero potuto accompagnarlo. In questo modo il lavoro preparatorio sarebbe stato rimandato, durante l'attesa di un tempo migliore.

Mentre, agendo da solo, Nehemia, pur camminando di notte, non solo poteva ispezionare minuziosamente le mura, senza dilatazione ad un domani, ma anche le considerazioni e le valutazioni che faceva di fronte a quello che vedeva con i propri occhi, tutto ciò acquistava più significato e la stessa missione alla quale era stato chiamato veniva rinforzata con ulteriori convincimenti e presa di coscienza di una reale situazione catastrofica che si presentava davanti alla sua osservazione.

D’altra parte, i magistrati, i notabili, i sacerdoti e tutti quelli addetti ai lavori, non solo non parteciparono all’ispezione notturna, ma neanche loro, che abitavano in Gerusalemme, pensavano di voler fare qualcosa per venire incontro a quella disastrosa situazione. Erano fermi perché mancava loro la possibilità o piuttosto perché non avevano una chiara visione, una chiamata divina che li impegnava per quel lavoro? Non erano certamente le possibilità economiche che li rendevano inoperosi, anche se queste erano molto precarie ma piuttosto la mancanza di una presa di coscienza, di una chiamata divina e di una chiara visione.

Quando Nehemia, ebbe tutto chiaro davanti a sé, non titubò a parlare, e con voce chiara e ferma disse:

Voi vedete la misera condizione nella quale ci troviamo; Gerusalemme è distrutta e le sue porte sono consumate dal fuoco! Venite, ricostruiamo le mura di Gerusalemme, e così non saremo più nell’obbrobrio (2:17).

Ecco un uomo che dà una chiara dimostrazione di non volere fare il lavoro da solo! Un uomo che non vuole restare sempre isolato; uno che si rivolge agli altri e cerca di entusiasmarli per unirsi a lui, ma soprattutto un uomo che s’immedesima nel bisogno altrui, pronto a dedicarsi con tutte le sue forze per vedere il suo popolo ristorato e liberato da ogni forma di disprezzo. A questo punto, per dare più forza a quello che ha detto e peso all’invito che ha rivolto, rivela loro qualcosa che ancora non ha detto.

Raccontai quindi loro come la mano benefica del mio DIO era stata su di me e anche le parole che il re mi aveva detto... (2:18).

Udendo questo: Essi allora dissero, «Leviamoci e mettiamoci a costruire!»....

Davanti all’evidenza che si presentava davanti ai loro occhi, i sacerdoti, i notabili e i magistrati, non possono più avere alcun dubbio circa la persona di Nehemia, la visione e la determinazione con cui prospettava loro i lavori che si dovrebbero fare, poiché ciò non rappresentava la fantasia di un uomo che voleva emergere su agli altri, ma la dimostrazione più eloquente di una divina volontà che tutto aveva predisposto e appianato e che ora, attraverso la strumentalità di tanti che si uniranno, potranno vicendevolmente ripetere:

or su, coraggio per mettere mano a quest'importante lavoro.

Si continuerà il prossimo giorno...