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2. Nehemia, pianse, fece cordoglio, digiunò e pregò l’Iddio del cielo per gli altri

Nessuna forma di pianto sarà possibile, specie per gli altri, se il cuore non è toccato e non diventa tenero. Ci sono persone che non conoscono che cosa sia «una commozione»; forse perché non sono mai stati a contatto con delle situazioni critiche e disperate o forse perché il loro cuore è troppo duro, a causa di una marcata insensibilità. Un cuore tenero e sensibile, si scioglie facilmente in lagrime, all’udire notizie di disagio e di situazioni disperate, specie quando si ama la persona o gli individui di cui si ha conoscenza.

Nessun cordoglio e digiuno si faranno per gli altri, se manca la sensibilizzazione per il bisogno altrui. Beati coloro che fanno cordoglio, perché saranno consolati (Matteo 5:4), affermò Gesù. Fare cordoglio per un proprio bisogno o in una particolare avversità in cui si ci può trovare, si potrebbe dire che rientra nella logica delle cose; ma farlo in vista di un bisogno o di una tragedia altrui, non solo è ben’altra cosa, ma significa soprattutto far nostro il problema di colui che soffre, di colui che si trova nei guai. Privarsi volontariamente del cibo, questo è il caso del digiuno (non quando si è costretti perché non ce n’è), ma quando si vive in mezzo all’abbondanza, digiunare quindi per gli altri, è ben diverso di quando uno digiuna per un bisogno personale.

Ci sono credenti che non sanno cosa sia digiunare, forse perché non l’hanno mai fatto, o forse perché pensano e credono che non sono capaci di fare una cosa del genere. Passare giorni e notti senza mangiare perché si è angosciati per una sventura, un disastro che ha colpito un nostro simile, questo è vero amore, abnegazione e dimostrazione di premura e di interessamento.

Quando poi si innalzano preghiere all’Iddio del cielo in favore di coloro che si trovano nei guai, questo significa avere le caratteristiche di un vero intercessore che con prontezza e disponibilità, intercede presso Dio, al trono della sua grazia. Pregare inoltre quando si sa che una sventura o un disastro è stato causato da uno stato d'infedeltà verso Dio e la sua volontà, questo significa avere un cuore compassionevole e misericordioso, che immancabilmente farà piacere al cuore amorevole di Dio.

Nehemia sapeva con estrema certezza, che se il popolo di Giuda e tutti i figli d’Israele erano stati condotti in cattività e i superstiti della schiavitù si trovavano in miseria e in obbrobrio e le mura di Gerusalemme erano state danneggiate e le porte arse dal fuoco, ciò era essenzialmente per il peccato che questo popolo aveva commesso e per il marcato sviamento da Dio e dalla Sua legge. A che vale, si direbbe: pregare per una persona, per una famiglia, per una Comunità, per una Nazione, quando si sa che c’è di mezzo il peccato, lo sviamento, la ribellione, la disubbidienza a Dio e alla Sua Parola che ha causato quei disastri e quei guai?

Eppure, Nehemia è là; principalmente davanti all’Iddio del cielo, e davanti a lui non ci sono solamente le miserie di un popolo e le rovine di una città, la consapevolezza di uno stato di colpevolezza, ma c’è anche la certezza che facendo appello alla clemenza e alla bontà del Signore, il problema di un popolo desolato può essere risolto. È ammirevole e ricco d'insegnamento, la preghiera d’intercessione che questo nobile uomo eleva a Dio, senza escludersi dal numero dei colpevoli, come se egli stesso avesse partecipato al peccato e allo sviamento del popolo d’Israele.

«Ti supplico, o Signore, DIO del cielo, Dio grande e tremendo, che mantiene il patto e la misericordia con quelli che ti amano e osservano i tuoi comandamenti, siano le tue orecchie attente e i tuoi occhi aperti, per ascoltare la preghiera del tuo servo, che rivolge ora a te giorno e notte per i figli d’Israele, tuoi servitori, confessando i peccati dei discendenti d’Israele, che noi abbiamo commesso contro di te. Si, io e la casa di mio padre abbiamo peccato.
Ci siamo comportati molto malvagiamente contro di te e non abbiamo osservato i comandamenti, gli statuti e i decreti che tu hai ordinato a Mosè, tuo servo. Ricordati della parola che ordinasti a Mosè, tuo servo, dicendo: se peccherete, io vi disperderò fra i popoli; ma se tornerete a me e osserverete i miei comandamenti e li metterete in pratica, anche se i vostri dispersi fossero ai confini del cielo, io di là li raccoglierò e li ricondurrò al luogo che ho scelto per farvi abitare il mio nome.
Ora questi sono i tuoi servi e il tuo popolo, che tu hai redento con la tua gran potenza e con la tua forte mano.
O Signore, ti prego, siano le tue orecchie attente alla preghiera del tuo servo e all'invocazione dei tuoi servitori che avessero preso diletto nel temere il tuo nome; concedi oggi stesso, ti prego, buon successo al tuo servo, facendogli trovare clemenza agli occhi di quest’uomo»
(Nehemia 1:5-11).

3. La risposta di Dio, al pianto, al cordoglio, al digiuno e alla preghiera di Nehemia.

Dal momento che Nehemia si era rivolto a Dio umilmente e con sottomissione alla Sua sovrana Autorità, e che quell’atteggiamento l’aveva assunto per perorare la causa di un popolo ridotto all’estremo della sua miseria, e dato che la sua intercessione faceva esplicito riferimento alla misericordia di Dio e alle Sue promesse, non era fuori posto che egli concludesse la sua preghiera, dicendo:

...concedi oggi stesso, ti prego, buon successo al tuo servo, facendogli trovare clemenza agli occhi di quest’uomo... (v. 11).

Poiché Nehemia si era reso conto, nel corso dei “vari giorni”» di pianto, di cordoglio, di digiuno e di preghiera davanti all’Iddio del cielo, che il Signore l’aveva scelto per essere lo strumento di ristoramento di quel popolo per il quale stava intercedendo, appare abbastanza chiaro alla nostra riflessione, da giustificare la richiesta di una risposta immediata oggi stesso. Da questo particolare atteggiamento che Nehemia seppe assumere in quel tempo, nacque, quello che noi diciamo ai nostri giorni, “una visione”. Sarà difficile, per non dire impossibile, che una visione nasca lontano dalla presenza del Signore o da un atteggiamento che Dio non gradisce.

Si continuerà il prossimo giorno...