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Il nemico ha devastato quello che un tempo si chiamava “sensibilità”, “scrupolosità”, che rappresentava la forza e la protezione del popolo di Dio contro l’invasione delle maree delle potenze distruttrici del male e ha fatto tante forature che si potrebbero chiamare: “Indulgenza”, “licenziosità”, “mondanità”. Alziamoci per chiudere queste brecce; mettiamo fuori delle mura tutto quello che il nemico vi ha portato dentro, così che la città di Dio potrà ritornare ad essere quella di una volta; il popolo sarà liberato dal disprezzo e dall’obbrobrio, e Gerusalemme continuerà a chiamarsi: Il Signore è là (Ezechiele 48:35).

PS: Se al termine del capitolo 3 ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo con premura


Capitolo 4




NOTE PRELIMINARI AL GRANDE LAVORO DI RIPARAZIONE




Poiché Gerusalemme è completamente devastata: le mura piene di brecce, le sue porte consumate dal fuoco, la popolazione in gran miseria e obbrobrio, e, sapendo soprattutto che questo stato di cose lo ha causato l’invasione nemica, non serve a nulla discutere come si è potuto verificare ciò o magari mettere sotto processo Tizio e Caio, addossando responsabilità di ogni genere a questo e a quello, quanto invece di pensare di prendere sul serio il problema e dedicarsi con tutte le forze perché queste rotture siano riparate e il popolo di Dio possa essere tirato fuori di quest'opprimente situazione, ritornare insomma alla serenità, al riposo, al prestigio e soprattutto ad essere un popolo allegro e felice che loda e glorifica Dio, per la manifestazione della Sua clemenza e della Sua bontà.

1. IL LAVORO DI RIPARAZIONE NON È DI UNO SOLO, MA DI TANTI MESSI INSIEME

Per ogni progetto di lavoro che l’uomo vuole eseguire, è necessario la collaborazione di tanti, affinché tutto possa andare a buon fine. È una pura follia quando qualcuno pensa di poter fare un lavoro da solo, senza chiedere la collaborazione degli altri. Nessuno deve credersi autosufficiente, anche se sia dotato di una particolare intelligenza e può disporre le cose con ordine stendendo un piano di lavoro ben coordinato. Credersi capace di fare tutto da solo, significa esporsi ad un serio rischio di logoramento, con conseguenze che tante volte potrebbero assumere proporzioni disastrose.

Il lavoro di riparazione, di cui ci accingiamo a parlare, oltre a non essere semplice, per il fatto che richiede molta pazienza ed attenzione, non può essere fatto da una sola persona, poiché vi sono moltissime cose da riparare, come il caso specifico delle tante brecce nelle mura di Gerusalemme e le sue porte consumate dal fuoco, e inoltre la particolare circostanza che richiedeva di fare presto, per porre fine ad uno stato di desolazione.

Chi legge il capitolo terzo del libro di Nehemia, noterà subito che tutto il lavoro, è essenzialmente di riparazione. Non è detto che costruirono nuove strutture o che abbiano demolito quelle esistenti per ricostruirle di nuovo. Tutti gli operai impegnati in questo tipo di lavoro sanno che gli attrezzi che hanno, non devono usarli per fare altre devastazioni o rotture, ma per riparare quelle esistenti, perché a questo sono state chiamate. Non è un puro caso che i termini: “Riparò, ripararono e riparazione”, sono ripetuti 38 volte nei 32 versetti che compongono questo capitolo, parole che ci permettono di costatare che tutte le persone addette in questo lavoro, erano animate di pazienza.

Da questo primo elemento che emerge dalla lettura del testo sacro, possiamo fare una prima pausa di riflessione:

a) Chi fa una qualsiasi rottura o devastazione, nella vita di un credente, di una famiglia, di una chiesa, di un movimento, è il nemico; e le forze che agiscono per fare tale lavoro, vengono dall’inferno, da Satana, che in persona guida e coordina quest'attività.

b) Chi si presta a fare un simile lavoro, è un emissario di Satana, un lavoratore dell’inferno, un cooperatore delle forze delle tenebre.
Colui invece che si presta alle riparazioni di una struttura danneggiata, sia che si tratti della vita di un singolo credente, di una famiglia, di una chiesa o di un popolo, oltre a svolgere un nobile lavoro che soltanto l’eternità darà una giusta ricompensa, è un servo e cooperatore di Dio, di Gesù Cristo e dello Spirito Santo; uno che con ragione può essere chiamato:

...riparatore di brecce, restauratore dei sentieri per abitare nel paese (Isaia 58:12).

c) Inoltre, tutti quelli che lavorano alle riparazioni, se non hanno pazienza, faranno bene di andarsene a casa e lasciare in pace gli altri, anziché infastidire quelli che si sono impegnati in questo tipo di lavoro. Come il pauroso, in mezzo ad un esercito che si prepara per scendere in battaglia, può scoraggiare ed indurre altri ad avere paura, in questo caso è meglio che torni indietro e si allontani dall’esercito (Giudici 7:3) così dicasi di chi non hanno pazienza per riparare una rottura, aggiustare una devastazione, in un’anima, in una famiglia, in una chieSamuele

Le forze infernali, capitanate da Satana, sono più che mai impegnate a fare rotture e devastazioni quanto più possibile a tutti i livelli e dovunque, sia nel mondo e soprattutto in mezzo al popolo di Dio. L’esercito volontario di Gesù Cristo, che è composto di persone che amano come Lui ed hanno a cuore il bene delle anime e l’interesse per l’opera di Dio, si alzi compatto, unito e determinato, per darsi ai lavori di riparazioni con tutte le sue energie!

Si continuerà il prossimo giorno...