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3. IL SENSO FIGURATIVO CHE POTREBBERO AVERE LE MURA

Se si accetta che la costruzione delle mura di Gerusalemme rientrava in un disegno della volontà di Dio per quella città, anche se più tardi Il Signore prometterà di essere Lui stesso

un muro di fuoco tutt’intorno per lei (Gerusalemme) (Zaccaria 2:5),
e, se questa città può essere presa come una bella figura del popolo di Dio, Ebreo e Gentile, ne consegue che questa popolazione oltre ad essere circondato dalle mura di protezione, spesso viene attaccato dalle forze nemiche, quelle infernali, che molte volte riescono ad aprire molte brecce nella muraglia, da esporre lo stesso popolo al tiro delle armi nemiche e nello stesso tempo al disprezzo e all’obbrobrio di chi vive al di fuori di lei. Più rotture ci sono nelle mura, maggiore sarà la facilità di penetrazione delle forze nemiche, con una più accentuata probabilità di pericolo per il popolo. Che cosa bisogna fare quando si vedono rotture nel muro? Ripararle! E ancora una volta: ripararle!

Vedere le rotture, non per emanare un giudizio di condanna, ma per ripararle


La prima cosa che bisogna evidenziare è il fatto di saper vedere la rottura che il nemico ha fatto nella struttura di un muro di protezione. Vedere una devastazione che ha colpito una famiglia, un popolo, una chiesa, un movimento religioso, e poi sentenziare un severo giudizio di condanna, con le parole che pressappoco suonerebbero: “Questo è il risultato del tuo sviamento, della tua infedeltà, di una giusta punizione divina” (anche se in senso lato potrebbe essere vero), non gioverà certamente al bene di quella famiglia, di quel popolo, di quella chiesa o di quel movimento religioso.

Ma vedere le rotture ed essere profondamente addolorato, pensando soprattutto al moltiplicarsi dei pericoli, ed essere mossi da uno spirito compassionevole e di abnegazione, rendendosi disponibile per chiudere quella breccia, anziché lasciarla aperta, questo è vero amore. Qui, ovviamente, non si tratta di invocare uno spirito di commiserazione, si tratta invece di dimostrare che veramente si ama.

Prendendo come base (1 Corinzi 13), possiamo dire: l'amore non si rallegra del male altrui, non pensa soltanto al proprio benessere, non è egoista per non interessarsi di chi si trova in un particolare bisogno, non chiude gli occhi per non vedere una devastazione, non ha un cuore crudele per non invocare misericordia, non ha mani legate per non poterle distendere verso chi è caduto, non ha piedi immobilizzati per non portarsi vicino a chi piange e si lamenta, a causa delle ferite riportate, e soprattutto, l’amore non è insensibile per rimanere passivi ed indifferenti davanti ad un chiaro bisogno.

Chi veramente ama, è pronto ad aiutare, non con le semplici parole, ma con fatti tangibili; non delega altri a soccorrere, non ordina soltanto perché altri facciano qualche cosa, ma si porta di persona sul posto del bisogno, si dispone con tutte le sue possibilità, materiali e spirituali, perché l’obbiettivo venga raggiunto.

Le mura di Gerusalemme piena di brecce, non devono essere demolite, ma riparate

Oggi siamo in tempi in cui si fa presto ad affermare che una struttura dottrinale non serve più, non è più buona o di coloro che l’hanno insegnata e sostenuta, non capivano un gran che, mentre ora, alla luce della nuova e progredita scienza teologica, si vede in maniera diversa e tutto dorrebbe cambiare, come per dire: demoliamo quello che c’è stato nel passato e costruiamo tutto nuovo.

Se dovessimo fare un confronto con la maniera di costruire una muraglia al tempo di Salomone con quella dei nostri giorni, diremmo: la costruzione di quel periodo si poteva facilmente demolire producendo in lei anche delle brecce, mentre in quella di oggi è molto più difficile, perché è di gran lunga più forte. Eppure, non si può negare che quella costruzione, per diverso tempo, servì di protezione ad una città, ad un popolo.

Le mura dottrinali che sono state costruite per proteggere la vita di un popolo e della chiesa in generale dagli attacchi continui delle forze nemiche di ogni genere, sono state costruite con accorgimenti e discernimento spirituale, basati sull’autorità della Parola di Dio. Quando si pensa, per esempio, alle origini del movimento Pentecostale, (con questo riferimento specifico, non intendiamo degradare gli altri movimenti) e si tiene presente gli uomini che furono usati dallo Spirito Santo, si potrebbe obbiettare che il loro modo di costruire una muraglia dottrinale, non era solido, alla luce della nuova conoscenza biblica.

Eppure, quella rozza e non progredita conoscenza, ha durato per tanti anni ed ha protetto la vita di un movimento, di un popolo. Se durante gli anni che seguirono, il nemico ha fatto delle brecce nelle mura, non per queste quelle fortificazioni devono essere giudicate in blocco come inservibili, passate di moda, vecchie, da gettar via, da essere demolite e rimpiazzate con altre nuove, ma riparate.

Gli sbandamenti dottrinali, non bisogna considerarli come sinonimo di abrogazioni e tanto meno confonderli con gli sviamenti. Se la struttura è stata devastata, bisogna riparare la parte danneggiata; facendo così, si aiuterà a riportare sulla buona strada chi ne è uscito e si contribuirà al suo consolidamento. Poi, se pensiamo allo sviamento, si può benissimo adottare quello che scrisse l’apostolo Giacomo:

Fratelli, se uno di voi si svia dalla verità e qualcuno lo converte, sappia costui che chi allontana un peccatore dall’errore della sua vita, salverà un’anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati (Giacomo 5:19,20).

Si continuerà il prossimo giorno...