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Domenico34 – Donne menzionate nella Bibbia – Capitolo 4. DONNE MENZIONATE NELLA BIBBIA SENZA NOME

Ultimo Aggiornamento: 03/10/2011 00:09
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24/09/2011 00:19

LA MOGLIE DI NAAMAN

Della moglie di Naaman si parla solamente in (2 Re 5: 2) senza aggiungere nessun’altra notizia di lei.

LA RAGAZZA AL SERVIZIO DELLA MOGLIE DI NAAMAN

Di questa ragazza si parla in (2 Re 5: 2-19). Di lei si afferma che era un'Ebrea, e che in un'incursione di una banda siriana, era stata fatta prigioniera ed era andata a finire al servizio della moglie di Naaman. Siccome Naaman era lebbroso, un giorno la fanciulla parlando con la sua padrona, le disse: «Oh, se il mio signore potesse presentarsi al profeta che sta in Samaria! Egli lo libererebbe dalla sua lebbra!» (v. 3).

Queste semplici parole dette da una ragazza che credeva a quello che diceva, misero in movimento la moglie di Naaman, la quale non esitò a trasmettere il messaggio al marito,che a sua volta ne parlò subito col suo signore, il re di Siria, e questi, con una lettera di raccomandazione indirizzata al re d’Israele, mandò il suo servitore, per essere guarito dalla sua lebbra.

La lettera del re di Siria diceva: «Quando questa lettera ti sarà giunta, saprai che ti mando Naaman, mio servitore, perché tu lo guarisca dalla sua lebbra» (v. 6). Quando il regnante d’Israele lesse quella missiva, fu molto preoccupato, pensando addirittura che il siriano cercasse un pretesto contro di lui, visto che egli non aveva il potere di guarire dalla lebbra il servo del sovrano di Siria.

Quando Eliseo, l’uomo di Dio, udì che il re si era stracciato le vesti, gli mandò a dire: «Perché ti sei stracciato le vesti? Quell’uomo venga pure da me, e vedrà che c’è un profeta in Israele» (v. 8).

Nel giro di poco tempo, Naaman con i suoi carri e cavalli, arrivò alla porta di Eliseo, il quale, senza uscire per incontrarsi col servo del re di Siria, gli inviò il seguente messaggio: «Va’, lavati sette volte nel Giordano; la tua carne tornerà sana, e tu sarai puro» (v. 10). Tenuto conto di quello che pensava Naaman:

«Ecco, egli uscirà senza dubbio incontro a me, si fermerà là, invocherà il nome del SIGNORE, del suo Dio, agiterà la mano sulla parte malata, e guarirà il lebbroso (v. 11),

si sentì terribilmente offeso ed umiliato, e, invece di recarsi al Giordano, per immergersi in quelle acque, tutto adirato e infuriato, prese la strada per ritornare al suo paese. A questo punto entrano in scena i servi di Naaman, i quali, accostandosi a lui dicono:

«Padre mio, se il profeta ti avesse ordinato una cosa difficile, tu non l’avresti fatta? Quanto più ora che egli ti ha detto: Làvati, e sarai guarito?» (v. 13).

Convinto del buon suggerimento dei suoi servi, Naamam va al Fiume Giordano, si lava sette volte e viene completamente guarito dalla sua lebbra. Il merito della guarigione di Naaman, bisogna attribuirlo a quella ragazza Ebrea, che con semplici parole, disse alla sua padrona: «Oh, se il mio signore potesse presentarsi al profeta che sta in Samaria! Egli lo libererebbe dalla sua lebbra!» (v. 3).

UNA DONNA DI SAMARIA

Mentre il re d’Israele passava sulle mura, una donna gli gridò: «Aiutami, o re, mio signore!»
Il re le disse: «Se non ti aiuta il SIGNORE, come posso aiutarti io? Con quel che dà l’aia o con quel che dà il frantoio?»
Poi il re aggiunse: «Che hai?» Lei rispose: «Questa donna mi disse: Dammi tuo figlio, perché lo mangiamo oggi; domani mangeremo il mio.
Così abbiamo fatto cuocere mio figlio, e lo abbiamo mangiato. Il giorno seguente io le dissi: Dammi tuo figlio, perché lo mangiamo. Ma lei ha nascosto suo figlio».
Quando il re udì le parole della donna, si stracciò le vesti; e, mentre passava sulle mura, il popolo vide che sotto, sulla carne, portava un cilicio
(2 Re 6: 26-30).

È terribile la storia di questa donna! È più terribile ancora l’egoismo che si manifesta nella vita umana, sotto diversi aspetti!

[DIM]13pt]LE FIGLIE DI SESAN

Sesan non ebbe figli, ma soltanto figlie. Sesan aveva uno schiavo egiziano di nome Iara. E Sesan diede sua figlia in moglie a Iara, suo schiavo; e lei gli partorì Attai (1 Cronache 2: 34-35).

LA MADRE DI IABES

Iabes fu più onorato dei suoi fratelli; sua madre lo aveva chiamato Iabes (significa): che causa della sofferenza, perché diceva: «L’ho partorito con dolore».
Iabes invocò il Dio d’Israele, dicendo: «Benedicimi, ti prego; allarga i miei confini; sia la tua mano con me e preservami dal male in modo che io non debba soffrire!» E Dio le concesse quanto aveva chiesto
(1 Cronache 4: 9-10).

Si potrebbe pensare: ci sono nascite senza che la madre non senta dolori? Certamente no! I dolori del parto, sono la conseguenza del peccato di Eva (Genesi 3: 16). Anche se Gesù confermò la sentenza che Dio emise nel giardino d’Eden, aggiunse anche qualcosa di veramente consolante:

La donna, quando partorisce, prova dolore, perché è venuta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’angoscia per la gioia che sia venuta al mondo una creatura umana (Giovanni 16:21).

LE FIGLIE DI SIMEI

Simei ebbe sedici figli e sei figlie; ma i suoi fratelli non ebbero molti figli; e le loro famiglie non si moltiplicarono quanto quelle dei figli di Giuda (1 Cronache 4:27).

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25/09/2011 00:27

LE MOGLI CHE MACHIR PRESE PER CUPPIM E PER SUPPIM

Machir prese una moglie per Cuppim e una per Suppim, e la sorella di lui si chiamava Maaca. Il nome del suo secondo figlio era Selofead; e Selofead ebbe delle figlie (1 Cronache 7:15).

LE FIGLIE DI EMAN

Tutti questi erano figli di Eman, veggente del re, secondo la promessa di Dio di accrescere la potenza di Eman. Dio, infatti, aveva dato ad Eman quattordici figli e tre figlie.
Tutti questi erano sotto la direzione dei loro padri per il canto della casa del SIGNORE, e avevano cembali, saltèri e cetre per il servizio della casa di Dio. Erano sotto la direzione del re, di Asaf, di Iedutun e di Eman
(1 Cronache 25:5-6).


LA REGINA DI ARTASERSE

Nel mese di Nisan, il ventesimo anno del re Artaserse, il vino stava davanti al re; io lo presi e glielo versai. Io non ero mai stato triste in sua presenza.
Il re mi disse: «Perché hai l’aspetto triste? Eppure non sei malato; non può essere altro che per una preoccupazione». Allora fui colto da grande paura,
e dissi al re: «Viva il re per sempre! Come potrei non essere triste quando la città dove sono le tombe dei miei padri è distrutta e le sue porte sono consumate dal fuoco?»
E il re mi disse: «Che cosa domandi?» Allora io pregai il Dio del cielo;
poi risposi al re: «Se ti sembra giusto e il tuo servo ha incontrato il tuo favore, mandami in Giudea, nella città dove sono le tombe dei miei padri, perché io la ricostruisca».
Il re, che aveva la regina seduta al suo fianco, mi disse: «Quanto durerà il tuo viaggio? Quando ritornerai?» La cosa piacque al re, che mi lasciò andare, e gli indicai una data
(Neemia 2:1- 6).

In questo testo, si fa menzione della regina di Artaserse. Del resto, stando alla Bibbia, di questa donna non si può aggiungere altro.

LE FIGLIE DI SALLUM

Accanto a loro lavorò alle riparazioni, con le sue figlie, Sallum, figlio di Alloches, capo della metà del distretto di Gerusalemme (Neemia 3: 12).

Il nostro testo, oltre a nominare le figlie di Sallum, specifica anche quello che facevano, cioè lavoravano alle riparazioni delle mura di Gerusalemme assieme al loro padre. Svolgere questo lavoro, non era lo stesso di stare in ufficio, in camice bianco; ma avveniva in mezzo alle macerie, alla presenza di tanta polvere. Solo quelli che sentivano un sentimento di patriottismo, avevano amore per la propria terra e per il proprio popolo, erano disposti a sottoporsi ad una simile attività. Le figlie di Sallum, nonostante il sesso femminile, non si vergognarono a lavorare nelle riparazioni, non come sorveglianti e dirigenti, ma come semplici operaie.

LE FIGLIE DI BARZILLAI

Di queste figlie di Barzillai si parla solamente in (Neemia 7: 63) e non ci viene detto nient’altro di loro.

DONNE DI ASDOD, DI AMMON E DI MOAB

In quei giorni vidi pure dei Giudei che avevano sposato donne di Asdod, di Ammon e di Moab .
La metà dei loro figli parlava l’asdodeo, ma non sapeva parlare la lingua dei Giudei; conosceva soltanto la lingua di questo o quest’altro popolo.

Li rimproverai, li maledissi, ne picchiai alcuni, strappai loro i capelli, e li feci giurare nel nome di Dio che non avrebbero dato le loro figlie ai figli di costoro, e non avrebbero preso le figlie di quelli per i loro figli né per sé stessi.
E dissi: «Salomone, re d’Israele, non peccò forse proprio in questo? Eppure, fra le molte nazioni, non ci fu re simile a lui; era amato dal suo Dio, e Dio lo aveva fatto re di tutto Israele; tuttavia le donne straniere fecero peccare anche lui.
Allora dovremmo forse permettervi di commettere un male altrettanto grande, e così divenire infedeli al nostro Dio, prendendo mogli straniere?»
(Neemia 13: 23-27).

Le mogli straniere che i figli d’Israele presero, furono di sviamento e di contaminazione.

LA MOGLIE DI GIOBBE

Della moglie di Giobbe si parla in (Giobbe 2: 8-10; 19: 17; 31: 10). Non fu una donna ideale che sapesse aiutare ed incoraggiare suo marito, nel tempo della prova. Di lei è rimasta la famosa frase che ha rivolto al marito: «Ancora stai saldo nella tua integrità? Ma lascia stare Dio, e muori!» (Giobbe 2: 8-9).

LA MADRE DI LEMUEL

Parole del re Lemuel. Massime che sua madre gli insegnò.
«Che ti dirò, figlio mio? Che ti dirò, figlio del mio grembo? Che ti dirò, o figlio dei miei voti?
Non dare il tuo vigore alle donne, non frequentare quelle che mandano in rovina i re.
Non si addice ai re, Lemuel, non si addice ai re bere del vino, né ai principi desiderare bevande alcoliche:
che a volte, dopo aver bevuto, non dimentichino la legge e calpestino così i diritti di tutti i deboli.
Date bevande alcoliche a chi sta per perire, e del vino a chi ha il cuore amareggiato;
perché bevano, dimentichino la loro miseria e non si ricordino più dei loro travagli.
Apri la bocca in favore del muto, per sostenere la causa di tutti gli infelici;
apri la bocca, giudica con giustizia, fa’ ragione al misero e al bisognoso»
(Proverbi 31: 1-9).

Sono ammirevoli le massime che questa mamma insegnò al proprio figlio, e valgono, non solo per quel lontano tempo, ma anche per i nostri giorni.

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26/09/2011 14:31

LA DONNA VIRTUOSA

Una donna virtuosa chi la troverà? Il suo pregio sorpassa di molto quello delle perle.
Il cuore di suo marito confida in lei, ed egli non mancherà mai di provviste.
Lei gli fa del bene, e non del male, tutti i giorni della sua vita.
Si procura lana e lino, e lavora gioiosa con le proprie mani.
simile alle navi dei mercanti: fa venire il suo cibo da lontano.
Si alza quando ancora è notte, distribuisce il cibo alla famiglia e il compito alle sue serve.
Posa gli occhi sopra un campo, e l’acquista; con il guadagno delle sue mani pianta una vigna.
Si cinge di forza i fianchi e fa robuste le sue braccia.
Sente che il suo lavoro rende bene; la sua lucerna non si spegne la notte.
Mette la mano alla rocca, e le sue dita maneggiano il fuso.
Tende le palme al misero, e porge le mani al bisognoso.
Non teme la neve per la sua famiglia, perché tutta la sua famiglia è vestita di lana rossa.
Si fa dei tappeti, ha vesti di lino finissimo e di porpora.
Suo marito è rispettato alle porte della città, quando si siede tra gli anziani del paese.
Fa delle tuniche e le vende e delle cinture che dà al mercante.
Forza e dignità sono il suo manto, e lei non teme l’avvenire.
Apre la bocca con saggezza, e ha sulla lingua insegnamenti di bontà.
Sorveglia l’andamento della sua casa, e non mangia il pane di pigrizia.
I suoi figli si alzano e la proclamano beata, e suo marito la loda, dicendo:
«Molte donne si sono comportate da virtuose, ma tu le superi tutte!»
La grazia è ingannevole e la bellezza è cosa vana; ma la donna che teme il SIGNORE è quella che sarà lodata.
Datele del frutto delle sue mani, e le opere sue la lodino alle porte della città
(Proverbi 31: 10-31).

LE FIGLIE DI SION

Delle figlie di Sion si parla in (Isaia 3: 16-26). Certamente il linguaggio è figurativo e non si tratta di pensare al sesso femminile; la descrizione si riferisce al popolo d’Israele, uomini e donne.

LA VERGINE CHE PARTORIRÀ UN FIGLIO IL CUI NOME SARÀ EMMANUELE

Perciò il Signore stesso vi darà un segno: ecco, la giovane concepirà, partorirà un figlio, e lo chiamerà Emmanuele (Isaia 7:14).

La vergine di cui parla il profeta, alla luce del Nuovo Testamento, è Maria, la mamma di Gesù (cfr. Matteo 1:23).

LA MOGLIE D'ISAIA

Mi unii pure alla profetessa, e lei concepì e partorì un figlio. Allora il SIGNORE mi disse: «Chiamalo Affrettate il saccheggio. Presto al bottino (Isaia 8:3).

«La profetessa, moglie d'Isaia, è senza nome. Era chiamata profetessa o perché era sposata con un profeta o perché aveva la capacità, data da Dio, di profetizzare. Quest’ultima ipotesi sembra più probabile» [John A. Martini, Investigate le Scritture, Antico Testamento, pag. 1104].

LA MADRE DI GEREMIA

Me infelice! O madre mia, perché mi hai fatto nascere uomo di lite e di contesa per tutto il paese! Io non do né prendo in prestito, eppure tutti mi maledicono (Geremia 15:10).

In un contesto di quanto soffriva il profeta, per essere considerato da tutti uomo di lite e di contesa, se la prende finanche con sua madre, per averlo fatto nascere. Anche se egli non dava né prendeva in prestito, eppure tutti lo maledicevano.

LE IGLIE DI GHEDALIA

Ismael condusse via prigionieri tutto il rimanente del popolo che si trovava a Mispa: le figlie del re e tutto il popolo che era rimasto a Mispa, sul quale Nebuzaradan, capo delle guardie, aveva stabilito Ghedalia, figlio di Aicam; Ismael, figlio di Netania, li condusse via prigionieri e partì per recarsi dagli Ammoniti (Geremia 41:10).

Il testo citato, oltre a parlare delle figlie di Ghedalia, specifica anche che furono fatte prigioniere e condotte via assieme a tutto il rimanente del popolo che si trovava a Mispa.

LE MOGLI DEI RE DI GIUDA E LE MOGLI DEGLI UOMINI

Le mogli dei… Geremia così si esprimeva:
Avete forse dimenticato le malvagità dei vostri padri, le malvagità dei re di Giuda, le malvagità delle loro mogli, le malvagità vostree le malvagità commesse dalle vostre mogli nel paese di Giuda e per le vie di Gerusalemme?
Fino ad oggi non c’è stata contrizione da parte loro, non hanno avuto timore, non hanno camminato secondo la mia legge e secondo i miei statuti, che io avevo messo davanti a voi e davanti ai vostri padri.
Allora tutti gli uomini, i quali sapevano che le loro mogli offrivano profumi ad altri dèi, tutte le donne che si trovavano là riunite in gran numero e tutto il popolo residente nel paese d’Egitto a Patros risposero a Geremia…
(Geremia 44:10,15).

Questo testo, non menziona solamente le mogli dei re di Giuda, ma parla anche della loro malvagità. Mentre per quanto riguarda le mogli dei figli degli uomini, vengono menzionate come donne che offrivano profumi agli stranieri.

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27/09/2011 00:21

LE DONNE CHE PIANGEVANO TAMMUZ

Le donne che… Lo Spirito del Signore…
Mi condusse all’ingresso della porta della casa del SIGNORE, che è verso settentrione; ed ecco là sedevano delle donne che piangevano Tammuz (Ezechiele 8:14).

Chi era questo Tammuz? Divinità dei Fenici e dei Siriani, corrispondente alla divinità greca Adone. Per il Signore, il pianto che queste donne facevano a Tammuz, era abominevole, non perché era fatto all’ingresso della porta della casa del Signore, ma perché era indirizzato ad una divinità pagana.

LA MOGLIE DI EZECHIELE

Della moglie di Ezechiele si parla solo in (Ezechiele 24:18), in un contesto curioso.

La parola del SIGNORE mi fu rivolta in questi termini:
«Figlio d’uomo, ecco, con un colpo improvviso io ti tolgo la delizia dei tuoi occhi; ma tu non fare lamento, non piangere, non versare lacrime.
Sospira in silenzio; non portare lutto per i morti, copri il capo con il turbante, mettiti i calzari ai piedi, non ti coprire la barba, e non mangiare il pane che la gente ti manda»
(vv 15-17).

La delizia degli occhi del profeta, era sicuramente sua moglie. Il Signore, non comunicò al profeta solamente la morte di sua moglie prima che accaddesse, lo istruì anche intorno al comportamento che avrebbe dovuto assumere per quella circostanza. Questo naturalmente, non per significare che quando muore un nostro congiunto, non si debba piangere, versare lacrime e fare lamento.

Se a Ezechiele venne data una simile istruzione, era essenzialmente per servire com'esempio al popolo, in vista del messaggio che egli avrebbe dovuto proclamare al popolo. Infatti, quando la mattina dopo la morte, il profeta fece come gli era stato comandato, il popolo lo interrogò per sapere il significato del suo comportamento. Tutta la spiegazione che il profeta diede, si trova nei (vv. 21-24).

LE MOGLI, LE CONCUBINE DI BALDASSAR E SUA MADRE

In (Daniele 5:2,3,10-12,23) si parla delle mogli, delle concubine di Baldassar e della regina. Mentre delle mogli e delle concubine di Baldassar si affermava che, quando vennero portati i vasi d’oro e d’argento che erano stati presi dal tempio di Gerusalemme, bevvero del vino dentro, la regina — che certamente non era una delle mogli del re, ma sua madre, o forse sua nonna — invece consigliò al re di far chiamare Daniele, per leggere ed interpretare la scrittura, che le dita di una mano d’uomo avevano scritto, di fronte al candeliere, sull’intonaco della parete del palazzo reale (vv. 5,24-28). Da questa puntualizzazione che fa il racconto biblico, si può notare il diverso comportamento di quel gruppo di donne. Se quella misteriosa scrittura sulla parete, venne letta e interpretata, visto che i saggi del regno non furono capaci, fu merito della regina che consigliò il re di chiamare Daniele. Le donne sagge, si manifestano in circostanze veramente particolari!.

LA FIGLIA DEL RE DEL MEZZOGIORNO

Di questa donna si parla in (Daniele 11:6,17). Chi era questa figlia del re del mezzogiorno? Trascriviamo quello che il Pentecost ha scritto nel suo commento a Daniele 11:6.

«Tolomeo I Sotere morì nel 285 a.C. e Tolomeo II Filadelfo, figlio di Tolomeo, regnò in Egitto dal 285 al 246. Nel frattempo, nel 281, fu ucciso Seleuco e suo figlio Antioco I Sotere regnò fino al 262. Poi Antioco II Teos, nipote di Seleuco, regnò in Siria dal 262 al 246. Tolomeo II e Antioco II erano acerrimi nemici, ma infine (dopo diversi anni), intorno al 250, si allearono. Questa alleanza fu sigillata dal matrimonio della figlia di Tolomeo II, Berenice, con Antioco II. Questo matrimonio, tuttavia non durò, perché Laodice, da cui Antioco aveva divorziato per sposare Berenice, fece uccidere la rivale (fu messa a morte). Poi Laodice avvelenò Antioco II e fece salire al trono il proprio figlio, Seleuco II Callinico (246-227)»[ J Dwight Pentecost, Investigate le Scritture, Antico Testamento, pag. 14].

LA MOGLIE DI PIETRO

Dai testi di (Matteo 8: 14; Marco 1:29-31; Luca 4: 38-39), anche se parlano specificatamente della suocera di Pietro, non si può negare che Pietro fosse sposato, quindi avesse sua moglie. Un altro passaggio che si può citare, per sostenere che Pietro era ammogliato, si trova nell’epistola di Paolo ai Corinzi.

Non abbiamo il diritto di condurre con noi una moglie, sorella in fede, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa? (1 Corinzi 9:5)

Però, se si deve parlare della moglie di Pietro per metterne in risalto le sue caratteristiche, non c’è nessun passaggio nel Nuovo Testamento cui rifarsi.

LA SUOCERA DI PIETRO

I testi che parlano specificatamente di lei, sono: (Matteo 8: 14-15; Marco 1: 29-31; Luca 4: 38-39), in cui si precisa che era malata con la febbre, o come afferma Luca tormentata da una gran febbre e che Gesù la guarì. Per manifestare la sua effettiva guarigione, essa si alzò subito e si mise a servirlo (Matteo), mentre Marco e Luca adoperano un plurale servirli.

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28/09/2011 00:18

FIGLIA, MADRE, NUORA E SUOCERA

Di queste quattro categorie di donne si parla in (Matteo 10:35; Luca 12:53), in un contesto di quanto succede nelle famiglie, a causa della venuta di Gesù sulla terra.

Perché sono venuto a dividere il figlio da suo padre, la figlia da sua madre, la nuora dalla suocera (Matteo 10:35);
saranno divisi il padre contro il figlio e il figlio contro il padre; la madre contro la figlia, la figlia contro la madre; la suocera contro la nuora e la nuora contro la suocera» (Luca 12:53).

LA DONNA CON IL FLUSSO DI SANGUE

La storia della donna con il flusso di sangue si trova in (Matteo 9:20-22; Marco 5:25-34 e Luca 8:43-48). Si afferma che la sua malattia, si protrasse per dodici anni e che dai medici che consultò, non ottenne nessun utile risultato, piuttosto peggiorò. Inoltre, si precisa che tutto il suo avere lo spese, senza ottenere la guarigione.

Si può immaginare lo stato d’animo in cui si ridusse quest'emorroissa e come per lei non si prospettava nessuna via d’uscita. Lo sconforto e l’abbattimento (e perché no, anche la disperazione) si saranno impossessati della sua vita, visto che nessun medico trovava un rimedio per fermare la perdita di sangue dal suo corpo. Non c’era soltanto sconforto e abbattimento morale nella donna del nostro testo, bisogna anche aggiungere la notevole debolezza fisica, causata da quel lungo periodo di perdita di sangue. In questo stato estremo, sente parlare di Gesù, Colui che aiuta e solleva i deboli e li guarisce dalle loro infermità. Che questa per lei fosse una buona notizia, si può intuire dalla sua iniziativa di andare da Gesù.

In quale attitudine si recò questa donna da Gesù? Nella maniera come si recavano tanti, per curiosare o rendersi conto di quello che diceva e faceva? Certamente no! Infatti, dalle parole che lei disse in se stessa: «Se riesco a toccare almeno la sua veste, sarò guarita» (Matteo 9:21), possiamo ben comprendere che in lei c’era una fede viva e vera.

Questo genere di fede, ha sempre prodotto dei buoni risultati, nelle persone che la posseggano. Infatti, nel corpo dell’emorroissa, accadde quello che lei aveva prospettato: non appena toccò il vestito di Gesù, in quell’istante la sua emorragia ristagnò; ed ella sentì nel suo corpo di essere guarita da quella malattia (Marco 5:29). Anche se lei provò un po’ di paura, quando sentì Gesù che diceva: Chi mi ha toccato le vesti? (Marco 5: 31), pensando che probabilmente sarebbe stata rimproverata, per il fatto che lei, come persona immonda, non avrebbe dovuto farlo. Però, invece di sentirsi rimproverata, sentì Gesù che le disse: «Figliola, la tua fede ti ha salvata; va’ in pace e sii guarita dal tuo male» (Marco 5:34).

LA FIGLIA E LA MOGLIE DI IAIRO

Si parla della figlia e della moglie di Iairo, nei seguenti passaggi scritturali: (Matteo 9:18; Marco 5:23,35,40-43; Luca 8:42,49,51-56). Queste due donne, madre e figlia, della prima non si conosce niente all’infuori del fatto che era la moglie del capo della sinagoga Iairo, mentre della seconda si afferma che aveva dodici anni; era figlia unica, era stata inferma e poi morì e che Gesù la risuscitò dai morti. Se Gesù non fosse intervenuto, quando Iairo ricevette la notizia che sua figlia era morta: Non temere; soltanto continua ad ever fede! (Marco 5: 36), facilmente il capo della sinagoga sarebbe ritornato a casa. Sua figlia non sarebbe stata risuscitata, e lui, come padre, avrebbe dovuto occuparsi del suo funerale. Quello che l’uomo non pensa, nei momenti critici della vita, ci pensa a Gesù a supplirlo!

LE SORELLE DI GESÙ

Quanti erano le sorelle di Gesù, non ci viene dato da sapere, per il semplice fatto che gli evangeli non ci forniscono nessuna notizia su di loro; si limitano solamente alla sola forma plurale, per indicarci che erano più di una (Matteo 13:56; Marco 6:3).

Da parte della chiesa Cattolica Romana, si afferma che non erano vere sorelle, cioè figlie dello stesso padre e della stessa madre, Giuseppe e Maria, ma parenti o cugini. Questo, naturalmente, per sostenere il dogma dell’immacolata concezione di Maria. Noi però, non accettiamo questa spiegazione, perché si sa che, dopo che Maria diede alla luce Gesù, Giuseppe ebbe rapporti sessuali con lei. Non è quindi improbabile, o meglio ancora scandaloso, se da unione, nacquero altri figli e figlie, di cui per i maschi, vengono nominati i loro nomi.

LA FIGLIA DI ERODIADA

Della figlia di Erodiada (Salome), si parla in (Matteo 14:6-11; Marco 6:22-28). Si racconta che in occasione del compleanno del re Erode Agrippa, in un banchetto offerto ai grandi della sua corte, agli ufficiali e ai notabili della Giudea (Marco 6:21), la figlia di Erodiada, si esibì in un ballo particolare. Avrà manifestato spunti erotici? Probabilmente!

Visto che quell'esibizione piacque ad Erode, questi promise alla ragazza, con giuramento, di darle qualunque cosa chiedesse, fino alla metà del suo regno. La fanciulla che non sapeva cosa dovuto chiedere, si consultò con sua madre, la quale gli suggerì di farsi portare in un piatto, la testa di Giovanni Battista. Anche se alla richiesta della fanciulla, il re ne fu rattristato ma, a motivo dei giuramenti e degli invitati, comandò che le fosse data (Matteo 14: 9). Così Erodiada, che non poteva vedere il Battista, per le continue esortazioni che rivolse al re, ebbe l’occasione di vendicarsi e far morire l’uomo che disturbava la sua unione col monarca.

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29/09/2011 00:02

LA MOGLIE DEL DEBITORE

Nella parabola dell’uomo debitore di diecimila talenti, si parla di sua moglie. Il riferimento si trova in (Matteo 18:25). Se la moglie di questo debitore viene menzionata, è perché, non avendo egli i mezzi per pagare, il suo signore ordinò che lui, sua moglie e i suoi figli siano venduti e tutto quanto aveva, e che il debito sarebbe così pagato. Per il cattivo uso che il marito ha fatto del denaro, la moglie ha dovuto pagare le conseguenze con la sua vita.

LA SERVA CHE ACCUSÒ PIETRO DI ESSERE UN SEGUACE DI GESÙ

Di questa serva che accusò Pietro di essere uno dei discepoli di Gesù, si fa riferimento in (Matteo 26:69-71; Marco 14:66-69; Luca 22:56; Giovanni 18:17). Nonostante che Pietro lo avesse negato decisamente davanti agli astanti, quando però il gallo cantò, egli ha dovuto prendere atto della tragica realtà di aver negato di conoscere il suo Signore.

LA MOGLIE DI PILATO

Della moglie di Pilato, si parla in un solo evangelo, precisamente in quello di Matteo. Mentre egli sedeva in tribunale, la moglie gli mandò a dire: «Non aver nulla a che fare con quel giusto, perché oggi ho sofferto molto in sogno per causa sua» (Matteo 27:19). Quale fu la sofferenza che questa donna provò nel sogno per causa di Gesù, non ci viene dato di sapere. Del resto, di lei, non si parla più.

LE DONNE AL CALVARIO

C’erano là molte donne che guardavano da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per assisterlo (Matteo 27:55).

Quante erano le donne al calvario, che avevano seguito Gesù dalla Galilea, non possiamo dirlo! Possiamo nominare alcune, secondo le notizie degli altri evangeli, ma non possiamo parlare della totalità.

L’OFFERTA DELLA VEDOVA

Di questa donna che fece un'offerta particolare, ci parlano (Marco 12:42-44 e Luca 21:2-4). La specificazione che ne fanno gli evangelisti, merita una particolare riflessione, per meglio valutare quello che offerse quella vedova.

Nella cassa delle offerte, tanti ricchi mettevano somme rilevanti che rappresentavano il loro superfluo, cioè il loro avanzo I due spiccioli che la vedova vi mise, non solo rappresentavano l’infimo valore delle monete che circolavano in quei giorni tra gli Ebrei, ma erano anche tutto ciò che lei possedeva, tutto quanto aveva per vivere. In altre parole, la vedova non aveva un superfluo, cioè un avanzo; possedeva solamente quello che offerse. Ecco perché Gesù affermò che quella donna, nella sua povertà, offerse più di tutti. Questa è una storia che si ripete sempre! Anche se i ricchi offrono grandi somme, facendo la proporzione di quello che possiedono, e, mettendolo a confronto con quelli che hanno poco, il poco che offre il povero, supera notevolmente quello che offrono i ricchi con grosse somme.

LA VEDOVA DI NAIN

La storia della vedova di Nain, è riportata dal solo evangelo di Luca, precisamente in (7:11-18). È una storia molto commovente, non solo per la morte in se stessa che colpì l’unico figlio che aveva quella donna, ma anche per la condizione sociale in cui si trovava.

Il fatto che al funerale di questo giovinetto vi era molta gente della città che accompagnava il feretro, è una dimostrazione di simpatia e di affetto che, le persone hanno voluto manifestare in quel giorno alla madre. Gesù arrivò alla porta della città di Nain, nel momento giusto quando si stava svolgendo il funerale del figlio della vedova. Vedendo la mamma che piangeva, le disse: Non piangere! Dire quelle parole ad una mamma affranta dal dolore, non era inopportuno? Secondo l’uomo, sì! Allora, perché Gesù le rivolse quelle parole? Era forse Egli insensibile al dolore? Certamente no! Quelle parole servirono per destare l’attenzione, non solo della mamma, ma anche di tutta quella gente che seguiva, in vista di quello che Egli avrebbe operato.

Quando i portatori si fermarono, avendo Gesù toccato la bara, Egli, rivolgendosi al morto, disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!»
Il morto si alzò e si mise seduto, e cominciò a parlare. E Gesù lo restituì a sua madre
(vv. 14-15).

È inimmaginabile quello che provò la mamma, quando Gesù gli restituì il figlio vivo!

LA DONNA PECCATRICE

La storia di questa donna peccatrice, si trova in (Luca 7:36-50). Gesù si trova in casa di un certo fariseo di nome Simone, perché lo stesso lo ha invitato a pranzo. Mentre Gesù era a tavola, una donna di quella città, conosciuta come una peccatrice, saputo che Gesù si trovava in casa di Simone, va là portando con se un vaso di alabastro pieno di olio profumato;

e, stando ai piedi di lui, di dietro, piangendo, cominciò a rigargli di lacrime i piedi; e li asciugava con i suoi capelli; e gli baciava e ribaciava i piedi e li ungeva con l’olio (v. 38).

Siccome il gesto di quella donna non piacque a Simone, invece di rimproverare la peccatrice, per essere entrata nella sua casa senza essere stata invitata, parlando tra se stesso, diceva: «Costui, se fosse profeta, saprebbe che donna è questa che lo tocca; perché è una peccatrice» (v. 39). Logicamente, questo ragionamento che il fariseo fece in se stesso, lui pensava che sarebbe rimasto nascosto nel suo cervello, e che nessuno degli astanti (compreso Gesù) l'avrebbe mai conosciuto.

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30/09/2011 00:10

Gesù però, che leggeva i sentimenti di quell’uomo, sotto forma di una parabola, volle chiamare l’attenzione del fariseo. Prima però di cominciare a raccontare la parabola, volle avere il permesso di Simone. Ecco perché gli disse: «Simone, ho qualcosa da dirti». E alla risposta del fariseo: «Maestro, di’ pure», il Maestro poté cominciare a raccontare la parabola dei due debitori, uno che doveva dare cinquecento denari e l’altro cinquanta. Siccome il creditore si rese conto che i due debitori non avevano possibilità di pagare il loro debito, condonò la somma dovuta a tutti e due.

Alla domanda che Gesù gli rivolse, per sapere chi dei due debitori avrebbe amato di più il benefattore, Simone rispose: «Ritengo sia colui al quale ha condonato di più». Siccome la risposta che diede era esatta, Gesù non indugio a dirgli: «Hai giudicato rettamente» (v. 43). Qual era, però, lo scopo di quella parabola? Far comprendere a Simone quello che lui non aveva fatto nei confronti di Gesù e quello che aveva compiuto la peccatrice.

E, voltatosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Io sono entrato in casa tua, e tu non mi hai dato dell’acqua per i piedi; ma lei mi ha rigato i piedi di lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli.
Tu non mi hai dato un bacio; ma lei, da quando sono entrato, non ha smesso di baciarmi i piedi.
Tu non mi hai versato l’olio sul capo; ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi.
Perciò, io ti dico: i suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato; ma colui cui poco è perdonato, poco ama».
Poi disse alla donna: «I tuoi peccati sono perdonati».

Quelli che erano a tavola con lui, cominciarono a dire in loro stessi: «Chi è costui che perdona anche i peccati?»
Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace»
(vv. 44-50).

È sempre attuale la verità di questa parabola, anche ai nostri giorni: i criminali e le prostitute, quando si convertono e danno il loro cuore al Signore, sono quelli che lo amano di più!

LA DONNA CHE LODÒ IL GREMBO DELLA MADRE DI GESÙ

Mentr’egli (Gesù) diceva queste cose, dalla folla una donna alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti portò e le mammelle che tu poppasti!» Ma egli disse:
«Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica!»
(Luca 11:27-28).

Se la donna del nostro testo si espresse in quel modo, e volle in quel giorno lodare la madre di Gesù per averlo portato nel suo grembo e allattato, fu perché non conosceva il valore di ascoltare la Parola di Dio e di metterla in pratica. Che ognuno di noi sappia riflettere, sulla parola di Gesù e la ritenga attuale!

LA DONNA CURVATA

Il racconto di questa donna, si trova in (Luca 13:11-17). Se la donna del nostro racconto era tutta curva e assolutamente incapace di raddrizzarsi (v. 11) era perché uno spirito d’infermità, che perdurava da diciotto anni, l’aveva ridotta in quel modo. Gesù, il Divin compassionevole, vedutala nella sinagoga, oltre a chiamarla, le disse:

«Donna, tu sei liberata dalla tua infermità».
Pose le mani su di lei, e nello stesso momento lei fu raddrizzata e glorificava Dio
(vv. 12-13).

Tutti in quella sinagoga, si rallegrarono nel vedere le opere gloriose che Gesù aveva compiute, tranne il capo della sinagoga. Questi, invece di unirsi al popolo che si rallegrava e glorificava Dio, esortò le persone a farsi guarire da Gesù, non nel giorno di sabato, ma in altri dì della settimana.

Davanti alla presa di posizione di quell’uomo, Gesù non poteva rimanere indifferente. Ecco perché, con il suo intervento precisò: «Ipocriti, ciascuno di voi non scioglie, di sabato, il suo bue o il suo asino dalla mangiatoia per condurlo a bere? E questa, che è figlia di Abrahamo, e che Satana aveva tenuto legata per ben diciotto anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?» (vv. 15-16).

LE FIGLIE DI GERUSALEMME

Di queste figlie di Gerusalemme si parla in (Luca 23:27-28). Chi erano queste figlie di Gerusalemme? Le donne che lo seguivano, camminando verso il Golgota, facendo cordoglio e lamento per lui.

«Figlie di Gerusalemme, non piangete per me, ma piangete per voi stesse e per i vostri figli.
Perché, ecco, i giorni vengono nei quali si dirà: Beate le sterili, i grembi che non hanno partorito e le mammelle che non hanno allattato
(vv. 28-29).

Se Gesù pronunciò quelle parole, lo fece in vista di quello che Egli antivedeva, cioè quello che sarebbe accaduto a Gerusalemme, quando l’esercito romano sarebbe entrato in città per devastare il tempio e uccidere tante persone.

LA DONNA SAMARITANA

La storia della donna Samaritana, è descritta nei minimi particolari in (Giovanni 4). Dalla descrizione che l’evangelista fa, si possono conoscere le vicissitudini di questa donna e il privilegio che ebbe nell’incontrare Gesù. Che la Samaritana non avesse previsto l’incontro con lo sconosciuto Giudeo, — come lei definì Gesù —, si comprende chiaramente dal modo come si espresse.

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Sentirsi chiedere dell’acqua da un Giudeo, lei che era una Samaritana, fu la gran sorpresa di quel giorno, per quella donna che era andata al pozzo di Giacobbe per attingere acqua. Se Gesù fece la richiesta di bere, non fu semplicemente perché Egli, stanco del cammino, avesse sete; ma principalmente per aprire un dialogo con la Samaritana. All’osservazione della donna, Gesù rispose:

«Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è che ti dice: Dammi da bere, tu stessa gliene avresti chiesto, ed egli ti avrebbe dato dell’acqua viva».
La donna gli disse: «Signore, tu non hai nulla per attingere, e il pozzo è profondo; da dove avresti dunque quest’acqua viva?
Sei tu più grande di Giacobbe, nostro padre, che ci diede questo pozzo e ne bevve egli stesso con i suoi figli e il suo bestiame?»
Gesù le rispose: «Chiunque beve di quest’acqua avrà sete di nuovo;
ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna».
La donna gli disse: «Signore, dammi di quest’acqua, affinché io non abbia più sete e non venga più fin qui ad attingere»
(vv.10-15).

A questo punto Gesù, che aveva lo scopo di toccare la vita interiore di questa donna, per condurla al ravvedimento, le disse:

«Va’ a chiamar tuo marito e vieni qua».
La donna gli rispose: «Non ho marito». E Gesù: «Hai detto bene: Non ho marito;
perché hai avuto cinque mariti; e quello che hai ora, non è tuo marito; in questo hai detto la verità»
(vv. 16-18).

Davanti alla precisazione che quel Giudeo (così credeva la Samaritana) fece nei suoi confronti, la donna rispose:

«Signore, vedo che tu sei un profeta.
I nostri padri hanno adorato su questo monte, ma voi dite che a Gerusalemme è il luogo dove bisogna adorare».
Gesù le disse: «Donna, credimi; l’ora viene che né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre.
Voi adorate quel che non conoscete; noi adoriamo quel che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei.
Ma l’ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori.
Dio è Spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità».
La donna gli disse: «Io so che il Messia (che è chiamato Cristo) deve venire; quando sarà venuto ci annunzierà ogni cosa».
Gesù le disse: «Sono io, io che ti parlo!»
(vv. 19-26).

Avuta la certezza che quel personaggio che in quel giorno aveva incontrato era il Messina, la Samaritana, lasciò la sua secchia e corse verso la città, per portare un preciso messaggio alla gente:

«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto; non potrebbe essere lui il Cristo?»
La gente uscì dalla città e andò da lui
(vv. 29-30).

Se molti Samaritani credettero al Signore Gesù, come il Salvatore del mondo, il merito va attribuito alla donna di Samaria, che testimoniò di quello che Gesù aveva rivelato della sua vita passata.

LA DONNA ADULTERA

Se Luca narra la storia di una peccatrice, (Giovanni 8:3-11) racconta quella dell’adultera trovata sul fatto. Secondo la prescrizione di (Levitico 20:10), il peccato di adulterio doveva essere punito con la lapidazione. La donna del nostro testo, fu colta in flagrante adulterio, cioè non era un'accusa per sentito dire’. Se gli scribi e i farisei condussero a Gesù l’adultera, lo fecero in accordo con quanto prescriveva Mosè, per il peccato di adulterio. Siccome erano certi che per un tale peccato, c’era solamente la lapidazione, chiedono a Gesù: Tu che ne dici?

Giovanni che è molto attento a queste specie d'interventi simulati, specifica: Dicevano questo per metterlo alla prova, per poterlo accusare (v. 6). Tenuto conto che Gesù non rispose in un primo momento alla loro domanda, però, alla loro insistenza, rispose: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei» (v. 7).

Davanti a quella precisa parola (che gli accusatori non si aspettavano), l’evangelista precisa che: Essi, udito ciò, e accusati dalla loro coscienza, uscirono ad uno ad uno, cominciando dai più vecchi fino agli ultimi; e Gesù fu lasciato solo con la donna che stava là in mezzo (v.9). Vedendo che nessuno degli accusatori aveva condannato la donna, Gesù, rivolgendo la parola all’adultera, le disse: «Neppure io ti condanno; va’ e non peccare più» (v. 11).

LE VEDOVE ELLENISTE

Delle vedove elleniste si parla in Atti 6: 1-4). In questo passaggio si afferma che queste vedove venivano trascurate nell’assistenza quotidiana. Perciò sorse un mormorio da parte degli ellenisti contro gli Ebrei. Al che, gli apostoli, pensarono di risolvere quel problema, con la scelta di sette uomini, ai quali affidarono l’incarico di amministrare alle mense. Se gli apostoli non avessero risolto quel problema, si sarebbe sparsa una cattiva fama, e la crescita della chiesa, ne avrebbe pagato le spese.

LE DONNE PIE

Ma i Giudei istigarono le donne pie e ragguardevoli e i notabili della città, scatenando una persecuzione contro Paolo e Barnaba, che furono cacciati fuori del loro territorio (Atti 13:50).

Come fecero le donne pie di Antiochia di Pisidia a lasciarsi convincere dai Giudei, a scatenare una persecuzione contro Paolo e Barnaba, non ci viene dato di sapere. Però si sa che, a seguito di quella persecuzione, Paolo e Barnaba lasciarono questa città e se ne andarono verso Iconio.

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02/10/2011 00:28

LE FIGLIE DI FILIPPO

Delle figlie di Filippo l’evangelista, che era uno dei sette, diaconi, si parla in (Atti 21:9). Si precisa che erano quattro, non erano sposate e profetizzavano. Certamente quelle quattro figlie di Filippo, procurarono gioia ai genitori e a quanti ebbero modo di conoscerle, compreso l’apostolo Paolo.

LA SORELLA DI PAOLO

C’è un solo passaggio nel Nuovo Testamento che parla della sorella di Paolo; si trova in Atti 23:16). Di lei non si ha nessuna notizia; non si sa se era convertita al cristianesimo o meno. Di suo figlio, invece, il libro degli Atti riferisce che sventò un complotto dei Giudei, per far morire Paolo.

LA MADRE DI RUFO

Della madre di Rufo, si parla solamente in (Romani 16:13), in un contesto dove Paolo manda saluti a tanti cristiani. Parlando della madre di Rufo, si sostiene che l’apostolo la considerava anche sua madre, non nel senso carnale, ovviamente, ma in quello spirituale, per la cura e per l’affetto che gli dimostrava.

LA SORELLA DI NEREO

Salutate Filologo e Giulia, Nereo e sua sorella, Olimpa e tutti i santi che sono con loro (Romani 16: 15). Visto che di quella sorella si parla solamente nel nostro testo, non si può aggiungere altro.

CONCLUSIONE


Al termine del nostro lavoro, è doveroso tirare una conclusione di quanto abbiamo scritto. Non si tratta solamente di aver esaminato i tanti testi biblici che parlano delle donne, sia quelli che possono essere chiamati con i loro nomi e sia quelli anomini, cioè che i cui nomi non sono stati palesati dagli scrittori sacri. Il perché di questo fenomeno, non sappiamo spiegarlo, anche perché non conosciamo i veri motivi che hanno indotto gli scrittori sacri, a comportarsi in quel modo. Forse loro stessi non li conoscevano, o magari si saranno solamente accontentati di sentirne parlare, senza mostrare interesse a conoscerli per nome? Non si può dare nessuna risposta in merito. È certo, però che, ogni donna menzionata nella Bibbia, aveva il suo nome, come del resto hanno tutti gli esseri umani, sia di sesso maschile che femminile.

Mettendo da parte quest'elemento, che ha la sua relativa importanza, quello che maggiormente conta e deve essere messo in risalto, è invece, parlare delle caratteristiche che queste donne manifestarono durante tutto l’arco della loro vita terrena. Infatti, il carattere di una persona, — non importa se si parli di una donna e di un uomo —, viene rivelato dal modo in cui si comporta, sia privatamente che in pubblico. I giudizi che si danno e che hanno valore, generalmente non sono quelli accampati sull’immaginazione, ma piuttosto quelli che si basano su atti esterni che una persona manifesta.

I pregi e i difetti si trovano sia negli uomini e sia nelle donne. A volte l’uomo, nella sua valutazione, mette in risalto, — direi in un modo eccessivo —, un difetto e sorvola un pregio. Un giudizio di questo genere, a parte di mancare di obbiettività, pecca anche di presunzione. Il bello della Bibbia consiste nel mettere in risalto, sia i pregi di una persona come anche i suoi difetti. Le caratteristiche di una persona, dovremmo valutarli con mente scevra da pregiudizi e personalismi, basandoci su una stretta obbiettività, senza guardare se si trattasse di un uomo o di una donna.

La gentilezza di Rebecca, per esempio, venne messa in evidenza dal modo com'ebbi trattato il servo di Abrahamo. Pur non conoscendo chi era quell’uomo, da dove veniva e quale missione gli era stata affidata, davanti alla richiesta: «Ti prego, fammi bere un po’ d’acqua della tua brocca» Genesi 24:17), Rebecca, senza chiedere informazione di quell’uomo, gli diede da bene. È sorprendente notare l’atteggiamento di quella fanciulla nei confronti di un uomo. Tenendo presente la cultura di quei tempi, l’usanza che vigeva, l’ambiente in cui vivessero le donne, come Rebecca, in qualità di femmina vergine che era, non si sia prevenuta, ma che con prontezza, calasse la sua brocca e desse da bere ad un uomo che non aveva mai incontrato.

Se lei agì in quel modo, non fu certamente perché conosceva la preghiera che Eliezer aveva innalzato al Signore, prima che fosse arrivata al pozzo, e neanche sapeva che le parole che le rivolse quell’uomo, servivano come segno che la preghiera di Eliezer era stata esaudita da Dio.

La stessa Bibbia che mette in risalto la gentilezza di Rebecca, ci fa conoscere anche un comportamento sbagliato di questa donna. La storia del come Rebecca consigliò a Giacobbe, suo figlio, di agire, per avere la benedizione della primogenitura da suo padre Isacco, la leggiamo in Genesi 27. Probabilmente Giacobbe, non avrebbe agito in quel modo, se la madre non le avesse imposto la sua volontà. Si sa però, con estrema certezza che, il consiglio che Rebecca diede a suo figlio Giacobbe, gli causò tanti dispiaceri, e, per tanti anni, fu costretto a rimanere lontano dalla sua terra e dai suoi genitori.

Come non apprezzare la saggezza di una donna, il cui nome non c'è stato tramandato che, con il suo modo di parlare convinse Ioab a non attaccare la città di Abel, e risparmiare una carneficina in mezzo alla popolazione?

Allora una donna di buon senso gridò dalla città: «Udite, udite! Vi prego; dite a Ioab di avvicinarsi perché gli voglio parlare!»
Quando egli si fu avvicinato, la donna gli chiese: «Sei tu Ioab?» Egli rispose: «Sono io». Allora lei gli disse: «Ascolta la parola della tua serva». Egli rispose: «Ascolto».
Lei riprese: «Una volta si diceva: Si domandi consiglio ad Abel! E così si giungeva a una conclusione!
Abel è una delle città più pacifiche e più fedeli in Israele; e tu cerchi di far perire una città che è una madre in Israele. Perché vuoi distruggere l’eredità del SIGNORE?»
Ioab rispose: «Lungi, lungi da me l’idea di distruggere e di guastare.
Il fatto non sta così; un uomo della regione montuosa d’Efraim, di nome Seba, figlio di Bicri, ha alzato la mano contro il re, contro Davide. Consegnatemi lui solo e io mi allontanerò dalla città». La donna disse a Ioab: «La sua testa ti sarà gettata dalle mura».
Allora la donna si rivolse a tutto il popolo con il suo saggio consiglio e quelli tagliarono la testa a Seba, figlio di Bicri, e la gettarono a Ioab. Questi fece sonare la tromba; tutti si allontanarono dalla città e ognuno tornò alla sua tenda. E Ioab tornò a Gerusalemme dal re
(2 Samuele 20:16-22).

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03/10/2011 00:09

Allo stesso modo non si può ignorare la crudeltà di una donna di nome Atalia che, senza nessun rimorso, sterminò tutta la discendenza reale. Questo lo fece, quando vide che suo figlio era morto Atalia, madre di Acazia, quando vide che suo figlio era morto, procedette a sterminare tutta la discendenza reale (2 Re 11:1). Dai vari passi biblici in cui questa donna è nominata, si può rilevare il suo carattere sanguinario, e che il Cronista non ebbe nessuna difficoltà a definirla empia. Infatti l’empia Atalia e i suoi figli avevano saccheggiato la casa di Dio e avevano perfino adoperato per i Baal tutte le cose consacrate della casa del SIGNORE (2 Cronache 24:7).

Come non ammirare la saggezza di Naomi che, con i suoi saggi consigli, contribuì a rendere felice sua nuora Rut, facendola diventare la moglie del ricco proprietario Booz, e che più tardi, ebbe l’alto onore di essere inclusa nella genealogia di Gesù Cristo, lei che era una pagana? (Rut cap. 3 e 4 e Matteo 1:5).
Le tante donne, di cui abbiamo parlato, ci hanno dimostrato la loro abnegazione in favore degli altri, senza risparmiare le loro energie, sia intellettuali che materiali. Basta pensare alle donne che sostenevano Gesù con i loro beni materiali. In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunziando la buona notizia del regno di Dio.

Con lui vi erano i dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti maligni e da malattie: Maria, detta Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, l’amministratore di Erode; Susanna e molte altre che assistevano Gesù e i dodici con i loro beni (Luca 8:1-3). E, tenuto conto che sono state tantissime le donne che abbiamo passato in rassegna, sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento, non possiamo fare a meno, infine, di ricordare la diaconessa Febe che, con il suo sviscerato amore cristiano, assisteva molti nei loro bisogni.

Vi raccomando Febe, nostra sorella, che è diaconessa della chiesa di Cencrea,
perché la riceviate nel Signore, in modo degno dei santi, e le prestiate assistenza in qualunque cosa ella possa aver bisogno di voi; poiché ella pure ha prestato assistenza a molti e anche a me
(Romani 16:1-2).

Che dire, poi, di Priscilla, la moglie di Aquila, che era molto impegnata nell’opera del ministero (Atti 18:2,26; Romani 16:3)? Infine, Maria, la madre di Gesù, per accettare la volontà di Dio nella sua vita, per diventare la madre del Messia promesso, sfidò l’obbrobrio e il disprezzo da parte dei suoi contemporanei, quando rimase incinta per opera dello Spirito Santo, prima che si fosse unita con Giuseppe, suo sposo.

L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.
Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù.
Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre.
Egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà mai fine».
Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, dal momento che non conosco uomo?»
L’angelo le rispose: «Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà dell’ombra sua; perciò, anche colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio.
Ecco, Elisabetta, tua parente, ha concepito anche lei un figlio nella sua vecchiaia; e questo è il sesto mese, per lei, che era chiamata sterile;
poiché nessuna parola di Dio rimarrà inefficace».
Maria disse: «Ecco, io sono la serva del Signore; mi sia fatto secondo la tua parola». E l’angelo la lasciò
(Luca 1:30-38.

BIBLIOGRAFIA


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Sant’Agostino, Commento al vangelo di S. Giovanni
D. Barbera, Quello che la Bibbia riferisce intorno a Satana
Giacobbe... L’uomo strasformato da Dio
L’uomo si comporta ed agisce in conformità a quel che crede
S. Battaglia, GDLI, (Grande Dizionario della lingua italia) Vol. I
GDLI, (Grande Dizionario della lingua italia) Vol. IV
S. Battaglia, in GDLI (Grande dizionario della lingua italiana), Vol. VII
GDLI, (Grande Dizionario della lingua italia) Vol. IX
E. Bosio, Le epistole Cattoliche
Frederick F. Bruce, L’epistola di Paolo ai Romani
Robert B. Chisholm, Jr. Investigate le Scritture, Antico Testamento
Aldo Comba, Il Nuovo Testamento Annotato, Vol. II
Thomas L. Constable, Investigate le Scritture, Antico Testamento
G. Delling, GLNT, (Grande Lessico del Nuovo Testamento), Vol. IX
Dizionario, Greco-Italiano
Dizionario Esegetico del N.T. Vol. 2
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, Vol. 1
S. Erlandsson, GLAT, (Grande Lessico dell’Antico Testamento) Vol. 2
G. Flavio, Ant. Libro I, 73, Volume primo
Ant. 18
Antichità Giudaiche, VII
G. Frénaud, Maternité spirituelle d’après les souverains Pontifes, «Études Mariales»
Hans Wilhelm Herzberg, Giosuè, Giudici, Rut
KJV
H. Haag, GLAT (Grande lessico dell’Antico Testamento), ]C]Vol. I

La Bibbia delle donne, volume primo: da Genesi a Neemia
Luigi Melotti, Maria la madre dei viventi
M.E. Glasswell, Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, Vol. 1
J. Gnilka, La lettera ai Filippesi
Il vangelo di Matto, Parte seconda
M. De Goedt, Bases bibliques de la maternité, in «Études Mariales»
D. Guthrie, Commentario Biblico, Vol. III
Herbert Lockyer, All the Women of the Bible
L.B.
Franz Mussner, La Lettera di Giacomo
New Testament, Vol. IV
G. Von Rad, Genesi
H. Ringgren, in GLAT (Grande Lessico dell’Antico Testamente), Vol. 2
Allen P. Ross, Investigate le Scritture, Antico Testamento
Paolo Sacchi, Apocrifi dell’Antico Testamento, Volume primo, Giubilei, IV
R. Schnackenburg, Il vangelo di Giovanni, III
Il vangelo di Giovanni, parte prima
K. Hermann Schelkle, Le lettere di Pietro. La lettera di Giuda
Ortensio Da Spinetoli, La Madonna della Lumen Gentium
R. G. Stewart, L’evangelo secondo Giovanni
Heinz Schürmann, Il vangelo di Luca, I
T.C.M. in (NDEIDB) Nuovo Dizionario Enciclopedico Illustrato della Bibbia
The Interlinear Greek-English
UTET, Vol. VII
Vocabolario Greco-Italiano
John F. Walvoord, Investigate le Scritture, Nuovo Testamento

PS: Se ci sono delle domande, in riferimento a quest’ultimo capitolo, fatele liberamente e risponderemo con premura. Inoltre, tenuto conto di aver terminato lo studio, se c’è qualcuno, oltre a leggerlo in questo forum, lo vorrà avere su carta stampata, lo invitiamo a consultare il nostro sito:
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