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Domenico34 – Gedeone... Un conduttore scelto da Dio – Capitolo 6. LA TRAPPOLA DELL’EFOD DI GEDEONE

Ultimo Aggiornamento: 19/06/2011 00:07
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19/06/2011 00:07


Capitolo 6




LA TRAPPOLA DELL’EFOD DI GEDEONE




Poi Gedeone disse loro: «Una cosa voglio chiedervi: che ciascuno di voi mi dia gli anelli del suo bottino». -I nemici avevano degli anelli d’oro perché erano Ismaeliti. -
Quelli risposero: «Li daremo volentieri». E stesero un mantello, sul quale ciascuno gettò gli anelli del suo bottino.
Il peso degli anelli d’oro, che egli aveva chiesto, fu di millesettecento sicli d’oro, oltre alle mezzelune, ai pendenti e alle vesti di porpora che i re di Madian avevano addosso, e oltre ai collari che i loro cammelli avevano al collo.
Gedeone ne fece un efod, che pose in Ofra, sua città, e tutto Israele si prostituì al seguito di quello; ed esso diventò un’insidia per Gedeone e per la sua casa.
Così Madian fu umiliato davanti ai figli d’Israele e non alzò più il capo; e il paese ebbe pace per quarant’anni, durante la vita di Gedeone.
Ierubbaal, figlio di Ioas, tornò ad abitare a casa sua.
Gedeone ebbe settanta figli, che gli nacquero dalle sue molte mogli.
La sua concubina, che stava a Sichem, gli partorì anche lei un figlio, al quale pose nome Abimelec.
Poi Gedeone, figlio di Ioas, morì molto vecchio e fu sepolto nella tomba di Ioas suo padre, a Ofra degli Abiezeriti
(Giudici 8:24-32).

L’operazione bellica contro i Madianiti si concluse con la cattura e l’uccisione dei due re, Zeba e Salmunna, nonché con lo sterminio dell’esercito dei superstiti. In considerazione della strepitosa vittoria conseguita da Gedeone sull’esercito nemico gli uomini d’Israele volevano giustamente ricompensare il loro eroe offrendogli il trono ma Gedeone lo rifiutò senza alcuna esitazione, specificando che né egli né suo figlio avrebbe regnato su Israele in quanto sarebbe stato il Signore a regnare su di loro.

La richiesta di Gedeone

La richiesta che Gedeone fece agli uomini d’Israele, di dargli ognuno di loro gli anelli d’oro del loro bottino, fu volentieri e prontamente accettata, talché, sul mantello che venne steso, vennero gettati gli anelli del bottino il cui peso complessivo ammontò a millesettecento sicli d’oro. Il siclo pesava 16,4 gr. x 1700 = 27.88 chilogrammi. Da questa quantità di oro, Gedeone ne fece un efod che pose in Ofra, sua città. Logicamente, l’efod di cui si parla non può avere il senso di un indumento sacerdotale, secondo Esodo 28:6,

«bensì un oggetto solido che, a quando sembra, era connesso con la pronuncia degli oracoli. Ovviamente anche l’autore del libro dei Giudici poteva trasmettere tale informazione solo con grandissimo disappunto. Ma come non sono state nascoste le colpe di Noè, Abramo, Giacobbe, Aronne, Mosè, Davide e Salomone, come il pio e giusto Giobbe appare un ribelle contro Dio, così qui viene chiamata per nome, senza sotterfugi, la colpa di colui che pure è stato «avvolto», «rivestito» dello Spirito di Dio (6:34). Così la voce critica che dapprima si alzò dalla Transgiordania, ma che trovò sicuramente un’eco anche altrove, viene accolta nella composizione complessiva. Teologicamente ciò è importante. Le opere salvifiche di Dio non dipendono dalla presenza di uomini irreprensibili e appaiono anzi quali opere di Dio proprio perché non dipendono dalla perfezione dell’uomo. Non si può neanche escludere che i nomi dei due re i cui beni fornirono lo spunto per la fabbricazione dell’efod portassero in sé, per l’orecchio ebraico estremamente acuto sotto questo rispetto, un riferimento alla mancanza religiosa di Gedeone: Zebah significa «sacrificio» e Salmunna contiene a inizio di parola la radice si selem, idolo»[ Hans Wilhelm Hertzberg, Giosuè, Giudici, Rut, pag. 309].

Che qui l’efod indichi un idolo o altro oggetto di culto idolatra, sacrilego in ogni caso se contempla la rappresentazione materiale di Dio, è sottinteso dalla precisazione e tutto Israele si prostituì al seguito di quello; ed esso diventò un’insidia per Gedeone e per la sua casa (Giudici 8:27).

A questo punto ci si potrebbe chiedere: com'è possibile che un uomo, rivestito dallo spirito di Dio ed usato come strumento del Signore per salvare Israele dalla mano di Madian, abbia potuto compromettersi a tal punto da sviare Israele, quando questi si prostituì davanti all’efod che egli aveva fabbricato? Questa è la storia di coloro che, per mancanza di discernimento, per usare un’espressione di Paolo, hanno cominciato con lo Spirito e hanno finito con la carne (Galati 3:3).

Probabilmente Gedeone nel concepire l’idea di fabbricare l’efod dagli anelli d’oro ricevuti dal popolo non si accorse della trappola per lui, la sua casa ed il popolo d’Israele che in questo modo fu indotto all’idolatria. Se invece Gedeone avesse chiesto lume al Signore sulle sue intenzioni, Dio non sarebbe rimasto silenzioso, lo avrebbe illuminato e gli avrebbe fatto comprendere la pericolosità di quel progetto, così da risparmiare al suo popolo quello scivolone. La storia si conclude nel precisare che, a causa della liberazione dalla tirannia dei Madianiti, c'è stato in Israele un periodo di pace che si protrasse per quarant’anni.

CONCLUSIONE

La meditazione su Gedeone ci ha mostrato verità molto importanti che, se tradotte sul piano pratico della vita di ogni giorno, ci arrecheranno indubbio beneficio. Mai potrà essere messa in discussione la sovranità del Signore su tutti e su tutto, specialmente dai credenti che accettano gli insegnamenti della Bibbia. La sovranità divina emerge non solo dal potere di controllare gli eventi, ma anche dalla scelta di affidare precisi incarichi a determinati individui, selezionati certamente non secondo criteri umani.

Difatti un uomo come Gedeone non sarebbe mai stato scelto da un altro uomo per una grande impresa quale fu salvare Israele dalla mano di Madian. Egli stesso non credeva di poter essere definito un uomo forte e valoroso come lo definì l’Angelo di Dio che gli apparve, in quanto sapeva di essere il più piccolo nella casa di suo padre e che la sua famiglia era la più povera di Manasse. Per il Signore tuttavia non sono le considerazioni umane che valgono, bensì essenzialmente ciò che Egli ritiene importante per i Suoi piani. La scelta di mandare proprio Gedeone a combattere contro i Madianiti era conforme a criteri prettamente divini, non umani. Non sempre i piani divini sono comprensibili e condivisibili, soprattutto perché molto spesso l’uomo non riesce a comprenderli e a valutarli correttamente. Il seguente passo della Scrittura

Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti;
Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono,
perché nessuno si vanti di fronte a Dio
(1Corinzi 1:27-29),
è valido in tutti i sensi e per ogni tempo.

Le persone che Dio sceglie per determinati incarichi devono fin dall’inizio essere consapevoli della loro piena sottomissione al volere divino e quindi accettarlo. Per la volontà di Dio non conta quello che l’uomo sa fare, bensì il risultato che Egli intende conseguire per mezzo di lui. Se l’uomo accetta il destino che Dio gli riserva, oltre e rendersi partecipe della realizzazione dei Suoi piani potrà godere della sontuosa ricompensa che gli spetta per la sua fedeltà. Sotto certi aspetti bisogna credere in Dio e nella Sua Parola per vedere la Sua gloria. Ecco in proposito la parola di Gesù: «Non ti ho detto che se credi, vedrai la gloria di Dio?» (Giovanni 11:40).

A sua volta c’è un popolo che viene scelto da Dio per collaborare con chi viene incaricato dal Signore ad una determinata attività. Anche costoro devono imparare a non ragionare a modo proprio bensì a seguire con impegno e determinazione le direttive impartitegli. In definitiva tra conduttore e popolo ci dovrà essere piena armonia e collaborazione affinché le cose possano andare nel giusto verso, secondo i piani divini. Seppur le persone impegnate in tali piani non siano numerose, il loro operato sarà di beneficio all’intera collettività.

Conduttori e popoli mentre svolgono il loro divino compito non dovranno mai dimenticare che

Se il SIGNORE non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori; se il SIGNORE non protegge la città, invano vegliano le guardie (Salmo 127:1), e che non sarà per potenza, né per forza, ma per lo spirito mio", dice il SIGNORE degli eserciti (Zaccaria 4:6).

Inoltre sia gli uni che gli altri dovranno sempre ricordarsi di non prendersi la gloria che spetta di diritto a Dio, specialmente quando echeggiano a profusione gli elogi per l’impresa compiuta.

In momenti di grande euforia per i successi conseguiti è facile cadere nella trappola della vana gloria. Anche se non tutti coloro che sono impegnati in ministeri del Signore possono dimostrare di aver faticato più degli altri, almeno c’è da augurarsi che possano dire ...non io però, ma la grazia di Dio che è con me (1 Corinzi 15:10).

Infine bisogna essere fermi e determinati nel proseguire l’impegno assunto, specie quando s’incontrano nel cammino della vita persone intenzionate a mettere in crisi la fede con sentimenti d'incredulità. Un esempio, come abbiamo visto, sono le domande “hai in mano la vittoria? Come puoi dire di averla quando ancora ti trovi nel pieno del combattimento e la stai inseguendo?”. Se si crede a quello che Dio dice nella Sua Parola, si può contare sulla Sua fedeltà e rispondere fermamente: Colui che ha cominciato in voi un’opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù (Filippesi 1:6). Amen!

BIBLIOGRAFIA

Hans Wilhelm Hertzberg, Giosuè, Giudici, Rut, p. 292
Hans Wilhelm Hertzberg, Giosuè, Giudici, Rut, p. 298
F. Duane Lindsei, Investigate le Scritture, Antico Testamento, p. 417
Hans Wilhelm Hertzberg, Giosuè, Giudici, Rut, p. 304
Hans Wilhelm Hertzberg, Giosuè, Giudici, Rut, pag. 309.

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