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Domenico34 – Gedeone... Un conduttore scelto da Dio – Capitolo 4. L’INSEGUIMENTO DEI MADIANITI

Ultimo Aggiornamento: 15/06/2011 00:03
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13/06/2011 00:13


Capitolo 4




L’INSEGUIMENTO DEI MADIANITI




Mentre quelli sonavano le trecento trombe, il SIGNORE fece rivolgere la spada di ciascuno contro il compagno per tutto l’accampamento. L’esercito madianita fuggì fino a Bet-Sitta, verso Serera, fino al limite d’Abel-Meola, presso Tabbat.
Gli Israeliti di Neftali, di Ascer e di tutto Manasse si radunarono e inseguirono i Madianiti.
Gedeone mandò dei messaggeri per tutta la regione montuosa di Efraim a dire: «Scendete incontro ai Madianiti e tagliate loro il passo delle acque fino a Bet-Bara, e i guadi del Giordano». Così tutti gli uomini di Efraim furono radunati e si impadronirono dei passi delle acque fino a Bet-Bara e dei guadi del Giordano.
Presero due principi di Madian, Oreb e Zeeb; uccisero Oreb alla roccia di Oreb, e Zeeb al torchio di Zeeb; inseguirono i Madianiti e portarono le teste di Oreb e di Zeeb a Gedeone, dall’altro lato del Giordano
(Giudici 7:22-25).

Dio aveva promesso a Gedeone di mettere nelle sue mani i Madianiti e che la vittoria su di loro, doveva essere considerata una liberazione operata dal Signore (Giudici 7:7).

Dio mantenne la sua promessa: mentre gli uomini di Gedeone suonavano le trombe, nel campo nemico accadeva un tale scompiglio da spingerli a rivolgere la spada contro il proprio compagno e a fuggire.

Gli uomini di Gedeone non vacillarono, ma rimasero fermi nel seguire gli ordini ricevuti dal loro capo, credendoci. Pertanto tutti, conduttori e popolo, hanno una buona lezione da imparare!

Se i ruoli non vengono fraintesi o invertiti accettando il proprio compito senza invadere quelli altrui, si potrà attendere con fiducia la sorte. D’altra parte, per quanto riguarda la volontà di Dio o situazioni difficili da superare solo grazie alla fede in Dio, se non si crede a ciò che il Signore è in grado di fare, non si potrà mai sperimentare la veridicità di una promessa divina. Non ci stancheremo mai di ripetere che fede è essenzialmente certezza di cose che si sperano e dimostrazione di cose che non si vedono (Ebrei 11:1).

A Dio non manca il potere di liberare chiunque da una qualsiasi situazione difficile, visto che Egli è l’Onnipotente. Nello stesso tempo però sia i conduttori che il popolo dovranno sottomettersi a Dio e permettergli di operare nella maniera che Egli ritiene giusta. Non dovranno insegnare al Signore come dovrà muoversi per portare a compimento una Sua promessa; dovranno solamente ubbidire alla Sua Parola e lasciare a Lui di compiere, a modo Suo, quello che Egli stesso ha promesso.

Gli ordini divini non sempre appaiano logici e coerenti; spesso addirittura si scontrano con la logica umana, inducendo a diffidare del controllo divino. Il migliore modo per verificare una promessa divina è crederci, come fece Abrahamo, il quale sperando contro speranza, credette, per diventare padre di molte nazioni, secondo quello che gli era stato detto: «Così sarà la tua discendenza» (Romani 4:18).

In conclusione, chi avrebbe mai potuto prevedere che un gruppo di trecento persone, senza disporre armi per combattere, presentandosi sul campo di battaglia con una tromba e una brocca tra le mani, avrebbe avuto la vittoria su un nemico che aveva migliaia di combattenti bene armati, quali erano i Madianiti e gli Amalechiti? Eppure, contro ogni logica umana, quel piccolo gruppo di uomini, con in testa il loro conduttore Gedeone, ottenne una strepitosa vittoria sui suoi nemici. Certamente non per la loro abilità ma grazie ad un ordine ben preciso che seppero rimanere fermi nelle loro posizioni, suonare la tromba, spezzare la brocca che avevano in mano, e nello stesso tempo tenere alzata la fiaccola gridando: La spada per il Signore e per Gedeone (Giudici 7:20). Tutto il resto è opera del Signore!

La raccolta del popolo per inseguire i Madianiti

Gli Israeliti di Neftali, di Ascer e di tutto Manasse si radunarono e inseguirono i Madianiti.
Gedeone mandò dei messaggeri per tutta la regione montuosa di Efraim a dire: «Scendete incontro ai Madianiti e tagliate loro il passo delle acque fino a Bet-Bara, e i guadi del Giordano». Così tutti gli uomini di Efraim furono radunati e si impadronirono dei passi delle acque fino a Bet-Bara e dei guadi del Giordano.
Presero due principi di Madian, Oreb e Zeeb; uccisero Oreb alla roccia di Oreb, e Zeeb al torchio di Zeeb; inseguirono i Madianiti e portarono le teste di Oreb e di Zeeb a Gedeone, dall’altro lato del Giordano
(Giudici 7:23-25).

Ora che i nemici sono stati sconfitti e si sono dati alla fuga, bisogna inseguirli. A questo ci penseranno gli Israeliti di Neftali, di Ascer e di tutto Manasse che, mettendosi insieme, inseguiranno i Madianiti e gli Amalechiti. Il fatto poi che Gedeone abbia mandato messaggeri agli efraimiti e li abbia invitati a scendere contro i Madianiti tagliando loro il passo delle acque fino a Bet-Bara e i guadi del Giordano, dimostra che l’iniziativa della gente di Neftali, di Ascer e di tutto Manasse di inseguire i Madianiti fu accettata favorevolmente ed apprezzata, anche se egli non aveva ordinato una simile impresa. Il comportamento di Gedeone inoltre dimostra non solo la condivisione e l’apprezzamento della predetta iniziativa, ma anche l’assenza di alcun risentimento o gelosia verso gli inseguitori dei Madianiti.

Spesso nel popolo di Dio si manifesta un certo antagonismo che spinge sia conduttori che popolo ad ignorarsi a vicenda con il pretesto di non vedere certe iniziative permesse o condivise dai superiori o da chi si trova in posizione di comando. Per illustrare questo pensiero si può prendere come esempio un passaggio evangelico.

Allora Giovanni disse: «Maestro, noi abbiamo visto un tale che scacciava i demoni nel tuo nome, e glielo abbiamo vietato perché non ti segue con noi».
Ma Gesù gli disse: «Non glielo vietate, perché chi non è contro di voi è per voi»
(Luca 9:49-50).

Giovanni gli disse: «Maestro, noi abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome, e che non ci segue; e glielo abbiamo vietato perché non ci seguiva».
Ma Gesù disse: «Non glielo vietate, perché non c’è nessuno che faccia qualche opera potente nel mio nome, e subito dopo possa parlar male di me.
Chi non è contro di noi, è per noi
(Marco 9:38-40).

Il testo evangelico non rivela l’identità della persona a cui si riferisce Giovanni, ma poco importa: fondamentale invece è la motivazione addotta per giustificare o meno la posizione che assunsero Giovanni e i suoi colleghi nei confronti dell’uomo che cacciava i demoni nel nome di Gesù.

Si noti che non ci fu nessuna contestazione di quanto compiuto da quell’uomo e non si vuole insinuare neanche che si trattasse di una semplice simulazione. L’uomo del nostro testo effettivamente cacciava i demoni nel nome di Gesù. Se gli venne vietata quell’attività, era solamente perché non seguiva Gesù “assieme ai discepoli”. A dimostrazione dell’assenza di alcun inganno, Gesù non approvò il divieto di Giovanni e degli altri apostoli all’uomo che cacciava i demoni nel suo nome.

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14/06/2011 00:39

Qual è, a questo punto, l’insegnamento che si può ricavare? Credo che non ci sia tanto da faticare per scoprirlo. Giovanni ed i suoi colleghi attendevano di vederlo seguire Gesù. In mancanza di tale gesto, dedussero che l’opera di quell’uomo non aveva alcun valore e non meritava approvazione. Tuttavia un simile severo giudizio e una simile valutazione peccava di presunzione perché in effetti non rispecchiava quanto Gesù aveva affermato, cioè che, non c’è nessuno che faccia qualche opera potente nel mio nome e subito dopo possa parlar male di me. In definitiva non abbiamo nessun elemento che possa indurci a credere che l’uomo che cacciava i demoni nel nome di Gesù parlasse male di Lui.

Bisogna stare molto attenti a certe regole che sovente si trasformano in fonti inesauribili di contrasti e severi giudizi nei confronti di coloro che non le rispettano. Certo, la comunità ha bisogno di regole per evitare confusione ed anche quella religiosa, principalmente nell’ambito della sana dottrina, non si può abbandonare alla mercé del vento; ci deve essere un certo ordine e una certa coerenza in ciò che si crede, specialmente in quelle direttive che vengono considerate fondamentali. Tuttavia dare troppa importanza a certe pratiche può generare esagerazioni che sconfinano nel fanatismo religioso. In altre parole non si dovrebbe alimentare alcuna forma di settarismo e ricordarsi sempre l’autorevole parola di Gesù:

«Non giudicate, affinché non siate giudicati;
perché con il giudizio con il quale giudicate, sarete giudicati; e con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell’occhio tuo?
O, come potrai tu dire a tuo fratello: "Lascia che io ti tolga dall’occhio la pagliuzza", mentre la trave è nell’occhio tuo?
Ipocrita, togli prima dal tuo occhio la trave, e allora ci vedrai bene per trarre la pagliuzza dall’occhio di tuo fratello»
(Matteo 7:1-5).

Il risultato dell’inseguimento dei Madianiti

Con la raccolta degli Israeliti di Neftali, di Ascer, di tutto Manasse e di Efrain, l’inseguimento ai Madianiti ebbe un gran successo.

Così tutti gli uomini di Efraim furono radunati e si impadronirono dei passi delle acque fino a Bet-Bara e dei guadi del Giordano.
Presero due principi di Madian, Oreb e Zeeb; uccisero Oreb alla roccia di Oreb, e Zeeb al torchio di Zeeb; inseguirono i Madianiti e portarono le teste di Oreb e di Zeeb a Gedeone, dall’altro lato del Giordano
(Giudici 7:24-25).

Visto che non si conosce il numero degli uomini che inseguirono i Madianiti, non si può affermare se erano gli stessi che da principio risposero alla chiamata di Gedeone, anche se qualcuno ha pensato a loro. In ogni caso, siccome si sa con molta precisione che dei trentaduemila che inizialmente si radunarono presso Gedeone ventiduemila avevano paura e tremavano (Giudici 7:3), era molto improbabile che si trattasse di loro. Sì, è vero che non dovevano andare a combattere in quanto i Madianiti erano stati sconfitti e si erano dati alla fuga davanti ai trecento uomini di Gedeone, ma erano comunque nemici. Di conseguenza è più logico pensare a persone che non hanno risposto alla chiamata di Gedeone, cioè gente nuova, anziché a coloro che erano stati rimandati a casa per la loro paura.

C’è da sottolineare che i partecipanti all’inseguimento dei Madianiti erano determinati e uniti. Sorge a questo punto una domanda: c’era qualcuno che coordinava l’impresa? Non lo sappiamo, visto che il testo sacro tace al riguardo. Il fatto però che gli Efraimiti riuscirono ad impadronirsi dei passi delle acque fino a Bat-Bara e dei guadi del Giordano, a prendere i due principi di Madian, Oreb e Zeeb, ad ucciderli e a portare le loro teste a Gedeone dall’altro lato del Giordano, di per sé testimonia la loro determinazione e coraggio in quell’impresa.

Quando si è uniti e determinati senza rivalità tutto è possibile, dalle più semplici alle più ardite imprese. Infine, quando le cose di Dio e il bene di un popolo vengono fissati come comuni obiettivi da perseguire, la costanza e la ferma determinazione diventano elementi importanti per garantire il buon esito.

La lamentela degli uomini di Efraim

Gli uomini di Efraim dissero a Gedeone: «Perché ci hai trattati in questo modo? Perché non ci hai chiamati quando sei andato a combattere contro Madian?» Ebbero con lui una disputa violenta.
Egli rispose loro: «Che ho fatto io in confronto a voi? La racimolatura di Efraim non vale forse più della vendemmia di Abiezer?
Dio vi ha messo in mano i principi di Madian, Oreb e Zeeb; che dunque ho potuto fare in confronto a voi?» Quand’egli ebbe loro detto quella parola, la loro ira contro di lui si calmò
(Giudici 8:1-3).

Gli uomini di Efraim quindi si lamentavano di non essere stati invitati quando Gedeone suonò la tromba e chiamò a raccolta per andare a combattere contro i Madianiti. Infatti il testo precisa che Gedeone si rivolse alla gente proveniente da Manasse, da Ascer, da Zabulon e da Neftali (Giudici 6:35). Non sappiamo il motivo che spinse Gedeone ad escludere gli uomini di Efraim, ma dal fatto di aver inviato successivamente dei messaggeri agli Efraimiti per invitarli ad inseguire i Madianiti esclude ogni preclusione nei confronti di quel popolo. È probabile piuttosto che Gedeone con quel gesto volesse rimediare all’errore.

L’elogio di Gedeone nei confronti degli uomini di Efraim quando questi gli chiesero il motivo della loro esclusione dal combattimento contro Madian non costituiva solo una risposta alla loro lamentela ma anche un’occasione per mostrare pubblicamente la sua riconoscenza per aver preso e ucciso i due principi di Madian. La frase La racimolatura di Efraim non vale forse più della vendemmia di Abiezer? era finalizzata ad elogiare l’opera degli Efraimiti.

Quando poi Gedeone aggiunse Dio vi ha messo in mano i principi di Madian, Oreb e Zeeb, volle mettere in risalto quanto il Signore aveva fatto per mezzo di loro. Infine per dare più forza al suo elogio e far capire agli uomini di Efraim che le loro gesta erano degne di somma lode, aggiunse Che ho fatto io in confronto a voi?, volendo con ciò intendere che pur essendo un conduttore scelto da Dio per quella particolare situazione, non era riuscito in ciò che invece gli Efraimiti portarono a termine. La saggezza di Gedeone in tale frangente ebbe il successo di sedare l’ira della gente di Efraim. Da ultimo vale la pena ricordare il proverbio della Scrittura: La risposta dolce calma il furore, ma la parola dura eccita l’ira (Proverbi 15:1).

Una lezione importante da imparare

Nelle parole Dio vi ha messo in mano i principi di Madian, Oreb e Zeeb c’è una buona lezione da imparare.

Non si mette in dubbio che l’inseguimento dei Madiati da parte degli uomini di Efraim, era guidata da una ferma determinazione e da particolare coraggio, soprattutto quando acciuffarono i due principi di Madian e li uccisero, portando le loro teste a Gedeone. Uccidere una persona a sangue freddo non è da tutti. Ci sono degli esempi nella Bibbia che lo provano.

Quando Saul s’indignò dinanzi al sacerdote Achimelec di Nob per aver dato a Davide del vivere e la spada del Filisteo Goliat, ordinò alle guardie che stavano intorno a lui:

Avanzate e uccidete i sacerdoti del SIGNORE, perché anche loro sono d’accordo con Davide; sapevano che egli era fuggito, e non mi hanno informato. Ma i servitori del re non vollero mettere le mani addosso ai sacerdoti del SIGNORE (1Samuele 22:17).

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15/06/2011 00:03

Senza dubbio gli uomini di Saul riconobbero che l’ordine del re era ingiusto e infatti non ebbero il coraggio di uccidere i sacerdoti del Signore a sangue freddo e senza valido motivo, come il re aveva ordinato, cosa che fece invece Doeg, l’Idumeo, uccidendo in quel giorno ottantacinque sacerdoti che portavano l’efod di lino (1Samuele 22:18).

È comunque vero che le due levatrici ebree, Sifra e Pua, temevano Dio, perciò si rifiutarono di eseguire l’ordine del faraone di assistere le donne ebree nel parto per uccidere i nascituri maschi (Esodo 1:16-17). Non c’era solo il timore di Dio in tale scelta ma anche il rifiuto intrinseco di far morire creature umane in un modo del tutto simile all’iniziativa del re Erode per far morire i bambini innocenti di Betleemme (Matteo 2:16).

Un altro esempio ci viene fornito dal figlio primogenito di Gedeone, Ieter, il quale, nonostante il padre gli avesse ordinato di uccidere Zeba e Salmunna, come la Scritture riferisce, non estrasse la spada, perché aveva paura, essendo ancora un ragazzo (Giudici 8:20).

Ritornando agli uomini di Efraim, questi non ebbero paura di uccidere i due principi di Madian, Oreb e Zeeb, nonché decapitarli. Avranno fatto ciò senza che i due uomini opponessero resistenza? Non sappiamo dirlo, ma in ogni caso il coraggio degli Efraimiti prevalse su loro e non ci fu niente da fare. In tutta questa storia non si può ignorare il valore della gente di Efraim. Gedeone comunque ci tiene a mettere in risalto che è stato Dio a mettere nelle mani degli uomini di Efraim i due principi di Madian. Ciò significa che l’opera del Signore supera quella degli Efraimiti.

Non sempre gli uomini, anche i più pii e devoti al Signore, sanno riconoscere gli interventi divini nella loro vita come in quella degli altri. Sovente attribuiscono ogni successo alle loro capacità. Dio è lasciato fuori come un estraneo o peggio ancora uno che rimane indifferente alle lotte, ai malefici che spessissimo complicano e rendono difficili le vie d’uscita. In tale prospettiva è molto facile che la vista si annebbi e percepisca solo il mero risultato delle capacità umane. La valutazione potrà cambiare solamente se si considera Dio non come l’eterno assente, Colui che si mantiene distante, che a tutto pensa tranne che di intervenire per l’uomo in difficoltà, chiunque esso sia. Quando il Signore, l’onnipotente, è messo nella dovuta considerazione, cioè al di sopra di tutti e di tutto nonché in grado di controllare ogni cosa, si potrà saggiare ciò di cui Lui è capace.

Gli occhi illuminati dalla luce divina sanno riconoscere nelle opere dell’uomo l’intervento di Dio e non attribuiranno mai al loro materiale esecutore il merito delle vittorie sulle forze sataniche, ma sapranno che quanto è stato fatto, grande o piccolo che sia, i problemi risolti, le difficili situazioni appianate, hanno trovato buon esito perché il Signore, nella Sua bontà, è intervenuto con il Suo sommo potere.

Ecco, cosa si potrà imparare dalle parole di Gedeone: Dio vi ha dato nelle vostre mani.... In conclusione, vale la pena ricordare un passo della Scrittura:

Or a colui che può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente di più di quel che domandiamo o pensiamo,
a lui sia la gloria nella chiesa, e in Cristo Gesù, per tutte le età, nei secoli dei secoli. Amen
(Efesini 3:20-21).

PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo con premura
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