Capitolo 1
COME GEDEONE CONSIDERAVA SE STESSO
La storia di Gedeone, così come viene narrata nel libro dei Giudici, è molto interessante. Non è solamente interessante dal punto di vista narrativo, lo è principalmente per le verità che ci può insegnare. Seguendo il testo biblico, si possono notare i vari sviluppi e apprezzare principalmente l’intervento di Dio in favore d'Israele.
La situazione d’Israele ai tempi di Gedeone
La situazione del popolo d’Israele ai tempi di Gedeone era molto penosa: a causa della sua infedeltà, esso era stato consegnato nelle mani di Madian dall’Eterno stesso (Giudici 6:1). In questa particolare situazione, non solo gli Israeliti vivevano in
paura, ma anche le loro attività lavorative, consistenti nella semina, non venivano ricompensate. Il motivo di questo loro disagio consisteva nel fatto che, quando arrivava il tempo della raccolta, i Madianiti e gli Amalechiti accampandosi,
distruggevano tutti i prodotti del paese fino a Gaza e non lasciavano in Israele né viveri, né pecore, né buoi, né asini (Giuidici 6:4).
Durante tale periodo, che si protrasse per ben
sette anni, gli Israeliti ormai impoveriti, trovarono il modo di gridare al Signore la propria disperazione, implorando il Suo intervento divino affinché fossero liberati.
Sotto l’aspetto puramente teologico è sempre vero: quando l’uomo si rivolge al Signore in cerca di aiuto, Dio si dimostra sempre disponibile a venire in soccorso a colui che Lo implora. A questo punto, è opportuno ricordare le parole della Scrittura:
Invocami nel giorno della sventura; io ti salverò, e tu mi glorificherai» (Salmo 50:15).
«Il nemico di cui qui si tratta è Madian. Nella prima storia d’Israele i Madianiti hanno una certa parte. Dal punto di vista genealogico vengono fatti risalire ad Abramo (Genesi 25:2), e particolarmente Mosè ha legami personali ed effettivi con loro (Esodo 2:15ss, ecc.). Mentre di conseguenza, col gruppo meridionale della grande tribù del deserto intercorrono, come si narra, rapporti amichevoli, evidentemente ciò non è vero per quanto riguarda la parte che dimora in Transgiordania, come si evince dalle tradizioni conservate in Numeri 25 e 31 (cfr. Genesi 36:35)» [Hans Wilhelm Hertzberg,
Giosuè, Giudici, Rut, p. 292].
Il profeta anonimo che Dio mandò si limitò a ricordare al popolo quello che il Signore aveva fatto per loro. La nota conclusiva che venne messa in risalto fu che il popolo non aveva dato ascolto alla voce del Signore (Giudici 6:8-10).
Potrebbe sembrare strano che il Signore, per mezzo del suo profeta, non promettesse liberazione dalla tirannia dei Madianiti. Però, il fatto stesso che Dio mandi un profeta al popolo che si era rivolto a Lui, deve essere interpretato di buon auspicio. La nostra interpretazione è convalidata, sulla base della descrizione che l’autore del libro dei Giudici fa seguire.
Dio chiama Gedeone per affidargli una missione
Poi venne l’angelo del SIGNORE e si sedette sotto il terebinto d’Ofra, che apparteneva a Ioas, abiezerita; e Gedeone, figlio di Ioas, trebbiava il grano con il torchio, per nasconderlo ai Madianiti (Giudici 6:11).
È molto importante notare come la sezione che va da 11-24 inizi con:
Poi venne l’angelo del Signore... che sicuramente rappresenta l’apertura di una nuova prospettiva.
L’angelo del Signore, nei moltissimi passi in cui esso è menzionato, non indica mai un comune angelo di Dio, ma di solito si identifica col Signore stesso.
Lo scopo dell’apparizione dell’angelo del Signore è far sapere a Gedeone che Dio lo ha scelto per affidargli una particolare missione. Dio vuole affidare a quest’uomo la missione di liberare Israele dalla tirannia dei Madianiti.
Il saluto con il quale l’angelo del Signore si presenta a Gedeone:
«Il SIGNORE è con te, o uomo forte e valoroso!» (Giudici 6:12), suscita una certa perplessità, tanto che Gedeone risponde:
«Ahimè, mio signore, se il SIGNORE è con noi, perché c'è accaduto tutto questo? Dove sono tutte quelle sue meraviglie che i nostri padri ci hanno narrato dicendo: "Il SIGNORE non ci ha forse fatto uscire dall’Egitto?" Ma ora il SIGNORE ci ha abbandonato e ci ha dato nelle mani di Madian».
Allora il SIGNORE si rivolse a lui e disse: «Va’ con questa tua forza e salva Israele dalla mano di Madian; non sono io che ti mando?» (Giudici 6:13-14).
Visto lo stato di tirannia in cui si trova Israele, per Gedeone è inconcepibile che il Signore possa essere dalla parte degli Israeliti.
Mettere in dubbio la veridicità della parola del Signore non significa solamente non comprenderla, ma anche ragionare con la logica umana. Quando le cose di Dio si affrontano con la logica umana non è facile capire quello che Dio promette. Diversamente se interviene la fede, che è essenzialmente e sempre
certezza di cose che non si vedono... (Ebrei 11:1), la veridicità della parola del Signore sarà messa in evidenza.
Per un Gedeone che si considerava
il più piccolo nella casa di suo padre» (Giudici 6:15), era inconcepibile sentirsi definire
uomo forte e valoroso (Giudici 6:12). Però, se egli avesse considerato che Chi lo definiva tale non era un uomo, ma Dio stesso, avrebbe certamente risposto in modo diverso. Il Signore definiva Gedeone in quel modo in conformità a quello che egli avrebbe fatto per la libertà di Israele.
Comunque, le parole di Gedeone ci permettono di fare qualche considerazione a beneficio di tutti noi e per una maggiore comprensione dei piani divini.
I grandi uomini che sono stati usati da Dio attraverso i secoli hanno sempre messo in evidenza la loro incapacità. Però Dio, il conoscitore di tutto e di tutti, ha sempre convinto i prescelti ad accettare il piano della Sua volontà per loro.
Prendiamo per esempio
Mosè. Questi aveva già ottant’anni quando Dio gli apparve nel deserto mentre egli pascolava il gregge di suo suocero. Quarant’anni li aveva trascorsi in Egitto, alla corte del faraone, vivendo come figlio della figlia del Faraone. Fu durante questo periodo che Mosè fu istruito in tutta la sapienza che l’Egitto disponesse, tanto che Stefano lo poté definire
uomo potente in parole ed opere (Atti 7:22). In quel tempo Mosè, (facendo un paragone con i nostri tempi) poteva essere qualificato come
un professore universitario.
Quando il Signore lo chiamò dal pruno che ardeva in fiamme e gli comandò di andare in Egitto per fare uscire dal quel luogo il Suo popolo, le prime parole che Mosè pronunziò, furono:
«Chi sono io per andare dal faraone e far uscire dall’Egitto i figli d’Israele?» (Esodo 3:11).
Allora, il Signore rispose:
«Va’, perché io sarò con te. Questo sarà il segno che sono io che ti ho mandato: quando avrai fatto uscire il popolo dall’Egitto, voi servirete Dio su questo monte» (Esodo 3:12).
Non era sufficiente questa divina assicurazione? Certo che lo era! Però, per Mosè, che era un abile e razionale pensatore, non bastava. Nonostante Dio avesse risposto alle tante obiezioni che Mosè aveva sollevato, quest’ultimo ebbe il coraggio di risponderGli:
«Ti prego, Signore, manda il tuo messaggio per mezzo di chi vorrai!». Allora l’ira del SIGNORE si accese contro Mosè... (Esodo 4:13-14).
Si proseguirà il prossimo giorno...