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Domenic34 – Giuseppe... L’uomo denomonata Safnat-Paneac – Capitolo 11. GIUSEPPE DOPO LA MORTE DI SUO PADRE

Ultimo Aggiornamento: 05/06/2011 00:13
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05/06/2011 00:13


Capitolo 11




GIUSEPPE DOPO LA MORTE DI SUO PADRE




I fratelli di Giuseppe, quando videro che il loro padre era morto, dissero: «Chi sa se Giuseppe non ci porterà odio e non ci renderà tutto il male che gli abbiamo fatto?»
Perciò mandarono a dire a Giuseppe: «Tuo padre, prima di morire, diede quest’ordine:
"Dite così a Giuseppe: Perdona ora ai tuoi fratelli il loro misfatto e il loro peccato; perché ti hanno fatto del male". Ti prego, perdona dunque ora il misfatto dei servi del Dio di tuo padre!» Giuseppe, quando gli parlarono così, pianse.
I suoi fratelli vennero anch’essi, si inchinarono ai suoi piedi e dissero: «Ecco, siamo tuoi servi».
Giuseppe disse loro: «Non temete. Sono io forse al posto di Dio?
Voi avevate pensato del male contro di me, ma Dio ha pensato di convertirlo in bene per compiere quello che oggi avviene: per conservare in vita un popolo numeroso.
Ora dunque non temete. Io provvederò al sostentamento per voi e i vostri figli». Così li confortò e parlò al loro cuore.
Giuseppe abitò in Egitto con la casa di suo padre; egli visse centodieci anni.
Giuseppe vide i figli di Efraim, fino alla terza generazione; anche i figli di Machir, figlio di Manasse, nacquero sulle sue ginocchia.
Giuseppe disse ai suoi fratelli: «Io sto per morire, ma Dio per certo vi visiterà e vi farà salire, da questo paese, nel paese che promise con giuramento ad Abrahamo, ad Isacco e a Giacobbe».
Giuseppe fece giurare i figli d’Israele, dicendo: «Dio per certo vi visiterà; allora portate via da qui le mie ossa».
Poi Giuseppe morì, all’età di centodieci anni; e fu imbalsamato e deposto in un sarcofago in Egitto
(Genesi 50:15-26).

Dopo la morte del vecchio Giacobbe, si apre una nuova pagina per Giuseppe e i suoi fratelli, i quali arrivano a pensare che il loro fratello si vendicherà per tutto il male da loro ricevuto. Essi sono preoccupati, ora che Giacobbe è morto. Ma non era proprio nei pensieri di Giuseppe una vendetta!

Giuseppe aveva più volte affermato che Dio gli aveva fatto dimenticare tutti i suoi affanni, e lo aveva testimoniato chiamando Manasse, il suo primogenito. La riconciliazione avvenuta con i suoi fratelli, alcuni anni addietro, era sincera. In quel momento aveva cancellato dalla sua memoria tutti i torti subiti dai suoi fratelli, concedendo loro un perdono pieno e incondizionato. Per lui, la pagina nera del passato era stata chiusa e ne aveva aperto una nuova e pulita. Ma non così i fratelli: il passato corrode ancora i loro cuori. La pagina nera è ancora aperta davanti a loro. Lo dimostra l’ambasciata che mandano a Giuseppe:

«Tuo padre, prima di morire, ordinò:
"Dite così a Giuseppe: perdona ora ai tuoi fratelli il loro misfatto e il loro peccato; perché ti hanno fatto del male". Ti prego, perdona, dunque ora il misfatto dei servi del Dio di tuo padre!»
(Genesi 50:16-17).

Era vero che, Giacobbe, prima di morire, aveva fatto quella raccomandazione, oppure era stata inventata con arte da loro? A noi sembra che il messaggio dei fratelli non rispecchia affatto il pensiero del padre; rappresenta solamente la preoccupazione che il risentimento di Giuseppe non si sia placato. Non risulta che Giacobbe, prima di morire, abbia fatto accenno ad un perdono da parte di suo figlio Giuseppe nei confronti dei fratelli. Nè possiamo credere se ne fosse dimenticato.

Il pianto di Giuseppe quando riceve il messaggio con il quale i fratelli implorano il perdono per tutto il male fatto al piccolo Giuseppe tanti anni addietro, dimostra quanto fosse superato quell'episodio lontano. E aggiunge, come ulteriore prova:

Giuseppe disse loro: «Non temete. Sono io forse al posto di Dio?
Voi avevate pensato del male contro di me, ma Dio ha pensato di convertirlo in bene per compiere quello che oggi avviene: per conservare in vita un popolo numeroso.
Ora dunque non temete. Io provvederò al sostentamento per voi e i vostri figli». Così li confortò e parlò al loro cuore
(Genesi 50:19-21).

Giuseppe, prima di morire lascia ai suoi fratelli quest' ultimo messaggio:

Giuseppe disse ai suoi fratelli: «Io sto per morire, ma Dio per certo vi visiterà e vi farà salire, da questo paese, nel paese che promise con giuramento ad Abrahamo, ad Isacco e a Giacobbe».
Giuseppe fece giurare i figli d’Israele, dicendo: «Dio per certo vi visiterà; allora portate via da qui le mie ossa»
(Genesi 50:24-25).


CONCLUSIONE



L’esame della storia di Giuseppe che abbiamo raccontato, così come lo scrittore sacro l’ha tramandata, è stata molto interessante, soprattutto ci ha fatto ammirare il carattere di questo splendido personaggio. È vero che Giuseppe, durante gli anni della sua vita incontrò l’incomprensione e l’odio dei suoi fratelli, ma è altrettanto vero che egli dimostrò la sua superiorità proprio con il suo carattere mite e sottomesso, lungi dal rispondere allo stesso modo ripagandoli con la stessa moneta.

L’umiltà e la pazienza che Giuseppe seppe manifestare nelle diverse prove incontrate nel suo cammino, rappresentano la chiave del suo successo. Se egli seppe rispondere all’odio crudele dei suoi fratelli con l'amore del suo cuore sincero, fu principalmente tramite la forza ricevuta dal suo Dio, energia dalla quale egli attingeva continuamente.

La fedeltà al suo Signore e la purezza che Giuseppe coltivava con perseveranza e con determinazione, rappresentano il segreto della vittoria sulle tentazioni, specialmente nell'episodio della moglie di Potifar. Anche quando venne accusato ingiustamente e andò a finire in prigione, l’Iddio che egli serviva con perseveranza, lo seppe onorare, facendogli trovare favore presso il responsabile della prigione. Dio aveva stabilito nel piano della Sua volontà, la grandezza e la magnificenza di Giuseppe, lo aveva sostenuto nelle prove più dure, aveva fatto volgere gli eventi a lui sfavorevoli in suo favore. Da carcerato che era, diventò il viceré dell’Egitto, con ampi poteri di controllo sull’economia egiziana.

Nel pieno della sua grandezza e magnificenza, seppe riconoscere che il suo Dio, gli aveva fatto dimenticare tutti i suoi affanni, e, quando si fece riconoscere dai suoi fratelli, seppe con fermezza, dichiarare loro: Ma ora non vi rattristate, né vi dispiaccia di avermi venduto perché io fossi portato qui; poiché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita (Genesi 45:5); e,

Voi avevate pensato del male contro di me, ma Dio ha pensato di convertirlo in bene per compiere quello che oggi avviene: per conservare in vita un popolo numeroso (Genesi 50:20).

Sotto certi aspetti Giuseppe preannuncia con la sua fugura la venuta di Gesù Cristo. Anch'egli, disprezzato e odiato dai suoi fratelli (i Giudei), non volle mai vendicarsi e ricambiò il male con il bene. Lui, che tanto sopportò per riconciliare l’uomo con Dio, sarà un giorno riconosciuto dai Giudei come il loro Signore, nella gloria di Dio.

Nell'attesa che si adempiano le profezie, il nobile esempio di Giuseppe diventa un faro luminoso, sia per il suo atteggiamento verso la famiglia, che verso la chiesa, sia per la sua onestà che per la sua purezza. Possa essere la guida di ciascuno di noi. Amen!



BIBLIOGRAFIA




S. Battaglia, GDLI (Grande Dizionario della lingua italiana), Volume V, UTET, Torino, 1968
S. Battaglia, GDLI (Grande Dizionario della lingua italiana), Volume VIII, UTET, Torino, 1973
S. Battaglia, GDLI, (Grande Dizionario della lingua italiana), Volume XI, UTET, Torino, 1981
R.E. Nixon, in Commentario Biblico BGU, \ Edizioni GBU. Chieti-Roma, 2008
Gerhard Von Rad, Genesi, Paideia, Brescia, 1978

PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo prontamente. Inoltre, visto che siamo al termine dello studio, se qualcuno lo vorrà avere anche su carta stampata, lo invitiamo a visitare il mostro sito: www.parolaevangelica.og dove troverà tutte le indicazioni per ordinare il libro. Grazie!
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