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Domenico34 – Le parabole di Gesù – Capitolo 21. DUE SIMILITUDINI

Ultimo Aggiornamento: 15/05/2011 00:05
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Sesso: Maschile
15/05/2011 00:05

È singolare che il Padre venga definito vignaiuolo. Il motivo per cui Gesù Lo definisce così consiste nel fatto che Egli toglie via ogni tralcio che non porta frutto, mentre quelli che lo portano vengono potati in modo che ne diano di più. Bisogna subito notale che chi vede che il tralcio non porta frutto è il Padre. Questo ci fa comprendere che il vedere del Padre è ben diverso dal comune vedere degli uomini.

Un’altra cosa da mettere in evidenza è questa: il tralcio che non porta frutto è attaccato alla vite. Gesù ha definito i Suoi discepoli dei tralci. La domanda che sorge spontanea è la seguente: come mai un tralcio che è attaccato alla vite non porta frutto? Se il tralcio tagliato dalla vite è destinato a seccarsi e ad essere gettato nel fuoco, perché non ha portato frutto? Perché quello che vi rimane non porta frutto? Gesù precisa che il segreto per portare frutto è il seguente: Dimorate in me, e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dar frutto se non rimane nella vite, così neppure voi, se non dimorate in me (v. 4).

Mettendo in risalto l’affermazione di Gesù, si evince che non tutti i tralci-discepoli, che sono attaccati a Gesù, vera vite, portano frutto. Il motivo sta nel fatto che non tutti dimorano il Lui e non in tutti dimorano le Sue parole. Il dimorare in Gesù e delle Sue parole in noi è più di una semplice aderenza religiosa: denota una fusione tra Gesù e il discepolo in cui le Sue parole non sono passeggere, ma stabili, radicate nella vita del credente, tanto da farlo diventare, nella sua esistenza, una stessa cosa con Cristo.

Inoltre, non si può negare che, nella cristianità di tutti i tempi, per alcuni aderenti c’è solamente l’apparenza religiosa, la forma esteriore. A questo punto, calza a pennello l’affermazione dell’epistola a Timoteo: Aventi l’apparenza della pietà, mentre ne hanno rinnegato la potenza. Anche da costoro allontanati! (2 Timoteo 3:5).

Oltretutto, la specificazione che fa Gesù: In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto, così sarete miei discepoli (v. 8) serve non solo a mettere in risalto che un seguace di Gesù che non porta frutto non glorifica effettivamente il Padre, ma che non è neanche un Suo vero discepolo. I discepoli di Gesù non sono alberi sterili, che cioè non producono frutto, ma piante che recano delizia quando l’amico scende nel suo giardino per raccoglierne il frutto:

Sorgi, vento del nord, e vieni, vento del sud! Soffiate sul mio giardino, perché se ne spandano gli aromi! Venga l’amico mio nel suo giardino e ne mangi i frutti deliziosi! (Cantico dei Cantici 4:16).
Infine, c’è la meravigliosa promessa: Se dimorate in me e le mie parole abitano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto (v. 7). Con queste parole, Gesù apre una prospettiva grandiosa per i Suoi discepoli, in quanto le ricchezze divine vengono messe a disposizione dei Suoi discepoli [Per tutta l’esegesi di Giovanni 15:1-8, cfr. R. Schnackenburg, Il Vangelo di Giovanni, parte terza, pagg. 157-168].

PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo prontamente
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