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Domenico34 – Alcuni imperativi della Bibbia – Capitolo 16. Modo di parlare

Ultimo Aggiornamento: 24/03/2011 18:31
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24/03/2011 01:38


Capitolo 16




MODO DI PARLARE



«Avete anche udito che fu detto agli antichi: "Non giurare il falso; dà al Signore quello che gli hai promesso con giuramento".
Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio;
né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran Re.
Non giurare neppure per il tuo capo, poiché tu non puoi far diventare un solo capello bianco o nero.
Ma il vostro parlare sia: "Sì, sì; no, no"; poiché il di più viene dal maligno
(Matteo 5:33-37).

Tra le tante cose che Gesù insegnò, durante il tempo della Sua permanenza sulla terra, ce n’é una che riguarda appunto il modo di parlare. Per Gesù, il parlare, non è solamente articolazione di suoni, è anche qualcosa di più. Infatti, Egli precisò che, dall’abbondanza del cuore la bocca parla (Matteo 12:34).

Per dare più peso alla sua affermazione e far comprendere ai suoi ascoltatori che, l’essere umano, nel modo come si esprime, mette in evidenza a quale categoria appartiene, parlò dell’uomo buono e dell’uomo malvagio. Questi se è buono, dal suo buon tesoro, non tira fuori cose malvagie; se invece è malvagio, dal suo malvagio tesoro, non fa uscire cose buone.

Siccome il tipo di parlare che l’uomo adopera, sarà anche un elemento importante nel giorno del giudizio, Gesù precisò che sarà giustificato o condannato, in base alle sue parole.

L’uomo buono dal suo buon tesoro trae cose buone; e l’uomo malvagio dal suo malvagio tesoro trae cose malvagie.

Io vi dico che di ogni parola oziosa che avranno detta, gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio;
poiché in base alle tue parole sarai giustificato, e in base alle tue parole sarai condannato»
(Matteo 12:35-37).

Il giuramento falso


Quello che fu detto agli antichi, di non giurare il falso, cui fa riferimento Gesù, è senza dubbio (Levitico 19:12), che precisa: Non giurerete il falso, usando il mio nome; perché profanereste il nome del vostro Dio. Io sono il SIGNORE.

A questo testo bisogna aggiungere anche (Numeri 30:2) che precisa:
«Questo è l’ordine dato dal SIGNORE: quando uno avrà fatto un voto al SIGNORE o avrà con giuramento assunto un solenne impegno, non verrà meno alla sua parola, ma metterà in pratica tutto quello che ha promesso (si leggano anche i (vv. 3-16).

Per quanto riguarda i voti, ci sono tanti riferimenti negli scritti dell’Antico Testamento. Ne citiamo alcuni:

Quando avrai fatto un voto al SIGNORE tuo Dio, non tarderai ad adempierlo poiché il SIGNORE, il tuo Dio, te ne domanderebbe certamente conto e tu saresti colpevole;
ma se ti astieni dal fare voti, non commetti peccato.
Mantieni e metti in pratica la parola uscita dalle tue labbra: opera secondo il voto che avrai fatto volontariamente al SIGNORE tuo Dio, e che la tua bocca avrà pronunziato
(Deuteronomio 23:21-23).
Quando hai fatto un voto a Dio, non indugiare ad adempierlo; perché egli non si compiace degli stolti; adempi il voto che hai fatto.
Meglio è per te non far voti, che farne e poi non adempierli
(Ecclesiaste 5:4-5).
Come sacrificio offri a Dio il ringraziamento, e mantieni le promesse fatte al SIGNORE (Salmo 50:14).
È pericoloso per l’uomo prendere alla leggera un impegno sacro, e riflettere solo dopo aver fatto un voto (Proverbi 20:25).

Perché Gesù esorta a non giurare affatto, né per il cielo, né per la terra, né per Gerusalemme e neanche per il capo? Solamente per le specificazioni che Egli adduce? No, certamente! Bisogna tener presente, inoltre che, di solito il giuramento viene fatto per autenticare che quello che si afferma è verità. In pratica si sa, però, che non sempre chi giura riferisce la verità: spesso, dietro il giuramento, si nasconde la più sfacciata menzogna. Gesù che conosce molto bene la natura umana, con la sua parola, vuole prevenire di commettere una falsità, perciò esorta perentoriamente a non fare nessun tipo di giuramento. Il fatto, poi, che Egli puntualizzi: il vostro parlare sia: Sì, sì; no, no; poiché il di più viene dal maligno (v. 37), mette in risalto che non c’è nessun bisogno di ricorrere al giuramento per farci credere.

Se il credente, — in modo particolare, senza escludere gli altri — è perfettamente consapevole che quello che asserisce è vero, il semplice che pronuncia, e più che sufficiente; mentre il no, si riferisce per tutto quello che ha a che fare con la menzogna. La fermezza di un simile parlare, infine, dimostrerà di avere accettato la norma di Gesù e di metterla in pratica quotidianamente.

Anche l’apostolo Giacomo, ribadisce la stessa verità, quando dice:
Soprattutto, fratelli miei, non giurate né per il cielo, né per la terra, né con altro giuramento; ma il vostro sì, sia sì, e il vostro no, sia no, affinché non cadiate sotto il giudizio (Giacomo 5:12).
L’apostolo Paolo, da parte sua, esortava la fratellanza a:
parlare sia sempre con grazia, condito con sale, per sapere come dovete rispondere a ciascuno (Colossesi 4:6).

Testi che parlano della menzogna

Tenuto conto che, nella Bibbia, i testi che parlano della menzogna sono tanti, vogliamo elencarne solamente alcuni. Per chi non segue la menzogna, la Bibbia gli riconosce una beatitudine:
Beato l’uomo che ripone nel SIGNORE la sua fiducia, e non si rivolge ai superbi né a chi segue la menzogna! (Salmo 40:4).

È terribile pensare che ci siano quelli che prendono piacere nella menzogna:
Essi non pensano che a farlo cadere dalla sua altezza; prendono piacere nella menzogna; benedicono con la bocca, ma in cuor loro maledicono
(Salmo 62:4).
Sono i credenti quelli che possono affermare: Odio e detesto la menzogna, ma amo la tua legge (Salmo 119:163).

Costoro, non cessano di chiedere a Dio: Allontana da me la via della menzogna e, nella tua grazia, fammi comprendere la tua legge (Salmo 119:29).

Il savio Salomone sapeva chi odia la menzogna: Il giusto odia la menzogna, ma l’empio getta sugli altri discredito e vergogna (Proverbi 13:5).

È terribile pensare che ci siano quelli che stringono alleanza con la menzogna:
Voi dite: «Noi abbiamo fatto alleanza con la morte, abbiamo fatto un patto con il soggiorno dei morti; quando l’inondante flagello passerà, non giungerà fino a noi perché abbiamo fatto della menzogna il nostro rifugio e ci siamo messi al sicuro dietro l’inganno» (Isaia 28:15);

Altri pongono la loro fiducia nella menzogna:
Questa è la tua sorte, la parte che io ti misuro», dice il SIGNORE, «perché tu mi hai dimenticato e hai riposto la tua fiducia nella menzogna (Geremia 13:25);

Si continuerà il peossimo giorno...
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che mangiano il frutto della menzogna:
Voi avete arato la malvagità, avete mietuto l’iniquità, avete mangiato il frutto della menzogna; poiché tu hai confidato nelle tue vie, nella moltitudine dei tuoi guerrieri (Osea 10:13) e si muta la verità di Dio in menzogna:
essi, che hanno mutato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno (Romani 1:25).

Il diavolo, è definito da Gesù, il padre della menzogna:
Voi siete figli del diavolo, che è vostro padre, e volete fare i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità, perché non c’è verità in lui. Quando dice il falso, parla di quel che è suo perché è bugiardo e padre della menzogna (Giovanni 8:44).

Infine, nella nuova Gerusalemme, non ci sarà posto per chi pratica la menzogna:
Fuori i cani, gli stregoni, i fornicatori, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna (Apocalisse 22:15).

False testimonianze

Uno dei dieci comandamenti proibisce di:
attestare il falso contro il (tuo) prossimo (Esodo 20:16).

Gesù, da parte Sua, chiarisce da dove vengono le false testimonianze:
...dal cuore vengono pensieri malvagi, omicidi, adultèri, fornicazioni, furti, false testimonianze, diffamazioni (Matteo 15:19).

La Bibbia non proibisce di testimoniare davanti ad un tribunale, in favore o a danno di qualcuno, davanti ad un’assemblea convocata; proibisce severamente di attestare il falso. Se un credente è chiamato da un tribunale a testimoniare, deve dire solamente il vero, cioè quello che gli consta, e rifiutare decisamente di farsi corrompere per rendere una falsa testimonianza.

Si sa, infatti, quello che potrà causare una falsa testimonianza nel dibattimento di un processo penale: una persona può essere condannata, anche se è innocente, o assolta, anche se è colpevole. Ecco perché il codice di procedura penale condanna la falsa testimonianza.

Alcune raccomandazione per l’autocontrollo

Queste sono le cose che dovete fare: dite la verità ciascuno al suo prossimo; fate giustizia, nei vostri tribunali, secondo verità e per la pace;
nessuno trami in cuor suo alcun male contro il suo prossimo; non amate il falso giuramento; perché tutte queste cose io le odio», dice il SIGNORE
(Zaccaria 8:16-17).

Perciò, bandita la menzogna, ognuno dica la verità al suo prossimo perché siamo membra gli uni degli altri.
Adiratevi e non peccate; il sole non tramonti sopra la vostra ira
Nessuna cattiva parola esca dalla vostra bocca; ma se ne avete qualcuna buona, che edifichi secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a chi l’ascolta
(Efesini 4:25-26,29).

Ora... deponete anche voi tutte queste cose: ira, collera, malignità, calunnia; e non vi escano di bocca parole oscene.
Non mentite gli uni agli altri, perché vi siete spogliati dell’uomo vecchio con le sue opere.
e vi siete rivestiti del nuovo, che si va rinnovando in conoscenza a immagine di colui che l’ha creato
(Colossesi 3:8-10).

Attenendoci a quello che la Scrittura ci presenta, il nostro modo di parlare sarà equilibrato. Non useremo parole offensive, che possono facilmente degradare la buona reputazione di una persona; non lanceremo calunnie, maldicenze, o parole oscene, che non fanno onore alla nostra fede in Cristo e alla testimonianza del vangelo, ma useremo la nostra bocca per benedire quelli che ci maledicono, e, soprattutto per benedire il SIGNORE in ogni tempo; ed avere la sua lode sempre nella nostra bocca (Salmo 34:1).

CONCLUSIONE

Siamo arrivati alla fine del nostro lavoro. Anche se non abbiamo passato in rassegna tutti gli imperativi che la Bibbia contiene, quelli che abbiamo menzionati, sono abbastanza significativi da farci seriamente riflettere, per comprendere, l’utilità nel metterli in pratica.

D’altra parte, ciò che Dio ha comandato di osservare, non lo ha certamente riferito per Lui, o per i Suoi angeli (anche se non mancano riferimenti nella Bibbia che si riferiscono a loro) ma senza dubbio per l’uomo, che Egli ha creato a Sua immagine e somiglianza. Se l’essere umano si fosse attenuto a quello che Dio gli aveva detto di osservare, a cominciare dal giardino d’Eden, a parte che sarebbe stato risparmiato da tanti guai, egli avrebbe potuto godere felicemente la sua vita, nella piena comunione col suo Creatore, in quel meraviglioso luogo dove il Signore lo aveva posto.

L’uomo, però, pur avendo ricevuto da Dio, una precisa direttiva, preferì ascoltare la voce di sua moglie che, essendo stata sedotta dal serpente, finì con sedurre poi suo marito, di conseguenza, sia l’uno che altro, si resero colpevoli di trasgressione del comando del loro Signore. Non solo pagarono loro stessi, le conseguenze della loro disubbidienza, essendo stati estromessi da quel meraviglioso giardino, conobbero dolori, sofferenze e la morte, ma trasmisero anche a tutta la discendenza che seguì, quello che loro provarono: separazione da Dio, espulsione dal luogo della felicità, dolori, tribolazioni, angosce e la morte. Questa è la terribile eredità che i nostri progenitori, Adamo ed Eva, hanno lasciato al genere umano!

Non possiamo negare che, tra le tante cose che Dio comandò di osservare, valevoli ai tempi di Mosè, specialmente tutto il cerimoniale intorno ai sacrifici e gli olocausti, non hanno più valore, in virtù dell’offerta volontaria che Gesù ha fatto di se stesso, sulla croce del Calvario. Infatti, sappiamo che tutti quei sacrifici di animali che si offrivano a Dio, sia per il peccato del popolo, e sia in occasione di feste particolari, parlavano tutti di quello che Gesù, l’agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo (Giovanni 1:29), designato prima della creazione del mondo, (1 Pietro 1:20) avrebbe compiuto. In conseguenza di ciò, i cristiani non sono più tenuti ad osservare, quello che per tanti anni, osservarono gli Ebrei.

I vari imperativi che i profeti proclamarono ai loro giorni, anche se erano indirizzati prevalentemente ad Israele, ciò non toglie però che, gli stessi, si applichino anche a noi, seguaci di Gesù, che viviamo nel nostro tempo. Il fatto di non seminare tra le spine (Geremia 4:3), per esempio, trova la sua corrispondenza nella parabola del seminatore, proposta da Gesù (Matteo 13:18-23).

Quando poi si tengono presenti i vari imperativi pronunciati da Gesù e dagli apostoli, non si può ricorrere, alla cosiddetta scappatoia: non sono per i nostri tempi, erano per i tempi antichi, senza che l’insegnamento del Signore e degli apostoli, venga ridotto ad un semplice ricordo del lontano passato. Non si può negare il danno che ha fatto il modernismo, e continua a fare ancora ai nostri giorni, alla Chiesa del Signore.

Quello che un tempo si condannava, come violazione di una sana morale, oggi lo si giustifica. La sensibilità e la scrupolosità che si manifestava un tempo, nei confronti degli insegnamenti della Parola del Signore, oggi è diventata indulgenza, licenziosità. Tutto questo perché, si sono dimenticati gli imperativi della Bibbia, e non si dà ad essi, quella dovuta importanza.
È tempo di "fermarsi sulle vie e guardare, domandare quali siano i sentieri antichi, dove sia la buona strada, e camminare per essa, per trovare riposo alle anime" (Geremia 6:16). Amen!

BIBLIOGRAFIA


S. Battaglia, GDLI (Grande dizionario della lingua italiana), Vol. II pag. 168; V, pag. 795; Vol. IX, pagg. 687-689, in cui l’autore fa conoscere i vari significati che il termine ha; XI, pag. 341. Utet, Torino
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Sid S. Buzzell, Investigate le Scritture, Antico Testamento, pag. 1025. Casa della Bibbia, Torino
Bruno Corsani, Il Nuovo Testamento annotato, Vol. III Le epistole di Paolo, pagg. 65-66. Claudiana, Torino
Frederick F. Bruce, L’epistola di Paolo ai Romani, pag. 281. GBU, Roma
Eduard Lohse, L’Apocalisse di Giovanni, pagg. 206-207, Paideia, Brescia
Joachim Gnilka, Il vangelo di Matteo, prima parte, pagg. 224-225; 395-396; 276. Paideia, Brescia
John A. Martin, Investigate le Scritture, Nuovo Testamento, pa. 238. Casa della Bibbia, Torino
Giovanni Miegge, Il sermone sul monte, pagg.141-142; 255. Claudiana, Torino
Allen P. Ross, Investigate le Scritture, Antico Testamento, pag. 31. Casa della Bibbia, Torino
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R. G. Stewart, L’evangelo secondo Giovanni, pag. 953
H. Schlier, La lettera ai Romani, pagg. 616-617. Paideia, Brescia
Heinz Schürmann, Il vangelo di Luca, parte prima, pag. 569; 572-573, Paideia, Brescia
Giorgio Tourn, Il Nuovo Testamento annotato, Volume I, pag. 30. Claudiana, Torino
Roy B. Zuck, Investigate le Scritture, Antico Testamento, pag. 791. Casa della Bibbia, Torino
John F. Walvoord, Ingestigate le Scritture, Nuovo Testamento, pag. 1050. Casa della Bibbia, Torino
John A. Witmer, Investigate le Scritture, Nuovo Testamento, pag. 523. Casa della Bibbia, Torino
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