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Domenico34 – Alcuni imperativi della Bibbia – Capitolo 14. Il comandamento: amatevi gli uni gli altri

Ultimo Aggiornamento: 19/03/2011 01:30
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19/03/2011 01:30


Capitolo 14




IL COMANDAMENTO: AMATEVI GLI UNI GLI ALTRI




Il testo biblico

Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri (Giovanni 13:34).
«Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri (Giovanni 15:12,17).

Il messaggio del comandamento ad amarsi gli uni gli altri che Gesù ha dato prima della sua morte, oltre a tener in debito conto che fu indirizzato ai Suoi discepoli, deve attuarsi nella loro vita, per poi propagarsi in ogni ambiente della società. In vista del gran mandato che Gesù affiderà ai Suoi, dopo la Sua risurrezione, di andare per tutto mondo e predicare l’evangelo ad ogni creatura, il messaggio dell’amore dovrà essere proclamato con forza, non con le sole parole, ma con la dimostrazione di una vita pratica. Sarà, infatti, la manifestazione dell’amore, che autenticherà i messaggeri del vangelo, come i veri discepoli di Gesù, in accordo con quello che Egli stesso affermò:
Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri» (Giovanni 13:35).

Con queste chiare parole, possiamo comprendere l’importanza che Gesù dava al suo comandamento, e, nello stesso tempo insegnava ai suoi discepoli, come comportarsi tra loro, per poi trasmettere agli altri, quello che loro stessi vivevano.

Che gli apostoli avessero compreso il valore e l’importanza del comando del Signore (anche se si ammette che nel giorno che lo ascoltarono non lo compresero appieno, però più in la lo capirono), lo possiamo rilevare da quello che lasciarono scritto.

A. Quel che lasciò scritto l’apostolo Paolo

Non abbiate altro debito con nessuno, se non di amarvi gli uni gli altri; perché chi ama il prossimo ha adempiuto la legge (Romani 13:8).

Quanto all’amore fraterno non avete bisogno che io ve ne scriva, giacché voi stessi avete imparato da Dio ad amarvi gli uni gli altri (1 Tessalonicesi 4:9).

B. Quel che lasciò scritto l’apostolo Pietro

Avendo purificato le anime vostre con l’ubbidienza alla verità per giungere a un sincero amor fraterno, amatevi intensamente a vicenda di vero cuore,
perché siete stati rigenerati non da seme corruttibile, ma incorruttibile, cioè mediante la parola vivente e permanente di Dio
(1Pietro 1:22-23).

C. Quel che lasciò scritto l’apostolo Giovanni

Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo, Gesù Cristo, e ci amiamo gli uni gli altri secondo il comandamento che ci ha dato (1Giovanni 3:23).
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio e chiunque ama è nato da Dio e conosce Dio.
Carissimi, se Dio ci ha tanto amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri
(1Giovanni 4:7,11).

Da questi testi, abbiamo la piena convinzione che gli apostoli compresero il valore e l’importanza del comando del Signore di amare.

Come amare

Gesù, nel comandare agli apostoli di amarsi gli uni e gli altri, ha voluto lasciare un modello, in modo che potessero rispecchiarsi e confrontarsi con esso: Come io ho amato voi. Questo significa che Gesù indicava ai suoi il Suo amore; era, infatti, di questo stesso amore che essi dovevano amarsi. Inoltre, questa precisazione ci fa comprendere che l’amore del Signore, è ben diverso da quello dell’essere umano, non importa a quale categoria appartenga.

A questo punto, poniamo una precisa domanda: com'è possibile che l’uomo decaduto, possa amare nella stessa maniera come Gesù ha amato? L’amore di Gesù, è un amore divino, e come tale, non conosce confini o limitazioni. Tutto ciò che è divino, non potrà mai trovare il confronto con l’umano. Se esiste un’enorme differenza tra il divino e l’umano, perché Gesù lo addita ai Suoi, come comandamento e non come un semplice consiglio? Potrà il discepolo amare come ama Gesù?

Una necessaria chiarificazione

Per rispondere a questi interrogativi, bisogna anzitutto tener presente che Gesù, con questo suo parlare, ha voluto porre davanti ai Suoi, un preciso esempio. Trattandosi di modello, si sa che tutto ciò che verrà prodotto, lo deve assomigliare in tutte le sue caratteristiche. Gesù non poteva presentare un uomo, come modello di amare, perché ben sapeva che, il migliore fra tutti, (ammesso che lo avrebbe trovato), non sarebbe stato l’ideale, per il semplice fatto che l’essere umano, chiunque esso sia, ha tanti difetti e non può diventare modello di paragone per gli altri. Era pertanto necessario che Egli scegliesse un soggetto, senza difetti, per porlo davanti ai Suoi discepoli. L’unico che rispondeva all’ideale in tutte le sue caratteristiche, era proprio Lui. Ecco perché, nel comandamento che Gesù diede ai Suoi discepoli, specificò chiaramente che dovevano amarsi gli uni gli altri, “come” Lui aveva amato loro.

Il valore dell’avverbio “come”

Per comprendere il valore e la portata dell’avverbio “come”, che ha valore comparativo, esprime un rapporto di somiglianza o d'identità (anche di correlazione): in quel modo che, a guisa che, a modo di, secondo che, è necessario conoscere le caratteristiche dell’amore di Gesù. Bisogna subito precisare, per evitare ogni possibile fraintendimento che, il Suo amore, non è solamente divino, ma è anche “unico” nel suo genere, sia per quanto riguarda la “qualità”e anche per ciò che concerne la “quantità”. Per convalidare questa nostra affermazione, basti citare un solo detto di Gesù: Nessuno ha amore più grande di quello di dar la sua vita per i suoi amici (Giovanni 15:13).

Quest’affermazione di Gesù stabilisce in maniera dogmatica, che non c’è nessuno in tutto l’universo, — all’infuori della divinità, naturalmente —, non diciamo solamente che superi, ma anche che eguagli, in quantità, l’amore di Gesù.

Una delle caratteristiche dell’amore divino, è che non conosce confini e limitazioni. Questo significa che la sua sfera d’azione copre ogni luogo e riguarda la totalità dell’umanità. Ecco, perché, (Giovanni 3:16), in maniera particolare, afferma che Dio ha tanto amato il mondo… = umanità, cioè, Dio non ama una parte del mondo, ma tutti gli abitanti del globo terrestre, volendo significare tutti gli esseri che vivono in esso.

Quando si parla dell’umanità, si sa che, le persone non sono tutte uguali, nel senso che non hanno la stessa condotta. Ci sono, infatti, quelli che appartengono alla categoria dei bravi e quelli che vengono classificati nel numero dei cattivi; quelli che hanno una buona condotta e quelli che vengono considerati criminali e fuori legge. Dio ama tutto il genere umano, nella varietà dei suoi componenti, senza escluderne alcuno.

Gesù, non ama i soli bravi e quelli che hanno una buona condotta, i religiosi e i devoti, ama tutti. Questo tipo di amore, Egli lo manifestò durante il tempo della sua permanenza sulla terra, e in un modo particolare alla croce. Quando Egli innalzò quella speciale preghiera: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno» (Luca 23:34), lo fece in favore di quelli che lo stavano crocifiggendo.

L’amore di Gesù, non è solamente un amore che non conosce limitazioni e confini, è anche imparziale, cioè si manifesta nella stessa misura per tutti i soggetti, senza discriminare nessuno. Infine, è un amore vero, caldo e pulsante, nel senso che non è velato da nessuna forma d'ipocrisia, concepito di sole parole, ma con fatti e in verità. È di un simile amore che Egli ha amato la Sua chiesa, ...e ha dato se stesso per lei (Efesini 5:25). In questa maniera, i discepoli del Cristo, si devono amare gli uni gli altri.

Perché Gesù ha dato un simile comandamento

Gesù sapeva che, dopo il suo ritorno in cielo, quelli che lo avrebbero rappresentato tra gli uomini, sarebbero stati i suoi discepoli, in senso largo, cioè non limitato ai soli apostoli, ma esteso anche a tutti quelli che avrebbero creduto nel Suo nome, accettato la sua Parola e fatto di Lui, il loro personale Salvatore. Costoro, per rappresentarlo degnamente, devono cominciare ad amarsi tra loro, “come” Egli li ha amati; solo in questa maniera, sarebbero stati riconosciuti come Suoi seguaci, in mezzo alla società.

Cristo non precisò che i Suoi discepoli sarebbero stati riconosciuti come tali, se avessero parlato di Lui agli uomini, proclamato il vangelo e il regno di Dio, nella stessa maniera come fanno chi aderisce ad un movimento religioso, ad un'associazione politica o umanitaria.

Di solito, chi fa parte di un movimento religioso, la sua appartenenza viene riconosciuta, per quello che l’individuo esprime intorno a quel movimento o a quella denominazione. Se, invece, fa parte di un'associazione che svolge attività umanitarie, non troverà nessuna difficoltà, non solo nel parlarne e di comunicare con altri, mettendo in risalto i vari bisogni che ci sono, ma troverà anche il modo di invitare calorosamente le persone alla generosità. Ognuno è riconosciuto a chi appartiene, quali sono le sue tendenze, sia politiche o religione, in conformità con quello che confessa e proclama.

I discepoli di Gesù, saranno riconosciuti come tali, non se parleranno di Lui, ma se sapranno amarsi gli uni gli altri, dello stesso amore che Cristo li ha amati. Questa è una condizionale valida per tutti i tempi e per tutti; è anche una pietra di paragone, una norma insuperabile e ineguagliabile. Il cristianesimo, come dottrina insegnata da Gesù, il mondo lo deve vedere nella vita di chi lo predica e lo proclama, non nelle sole parole, ma nell’evidenza dell’amore. Se due credenti si ameranno veramente tra di loro, quello che diranno agli altri, avrà forza penetrante e non mancherà di produrre effetti benefici; mentre se questo non avviene, le più belle parole che potranno pronunciare e le più significate affermazioni che potranno proclamare, rimarranno lettera morta, prive di qualsiasi valore e importanza.

Il vangelo precisa che Gesù amò i Suoi, fino alla fine (Giovanni 13:1). Questo significa che il Suo amore verso di loro è stato continuo e non a corrente alternata. Se il discepolo del Signore comprenderà quest'elemento e saprà accettare la parola del Maestro nella sua vita, immancabilmente, questa Sua Parola, che è viva, potente e virtuosa, non mancherà di compiere il suo buon lavoro nella loro vita. Compenetrati e trasformati dalla potenza dell’amore di Gesù, i discepoli impareranno a vivere una nuova esistenza, poiché per la fede in Cristo, si diventa partecipi della natura divina (1 Pietro 1:4).

PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo prontamente
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