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Domenico34 – Alcuni imperativi della Bibbia – Capitolo 12. I comandamenti di Dio nella 1ª & 2ª Giovanni

Ultimo Aggiornamento: 14/03/2011 13:18
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14/03/2011 13:18


Capitolo 12




I COMANDAMENTI DI DIO NELLA 1ª & 2ª GIOVANNI




Anche se nelle due epistole di Giovanni, non si incontra mai la frase i comandamenti di Dio, ma sempre i comandamenti, è sott’inteso che l’apostolo vuole riferirsi a quelli di Dio.

Da questo sappiamo che l’abbiamo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti.
Chi dice: «Io l’ho conosciuto», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui;
ma chi osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente completo. Da questo conosciamo che siamo in lui
(Giovanni 2:3-5).

Quel che mette in evidenza questo testo

La prima affermazione che l’apostolo Giovanni fa nella sua epistola, può essere paragonata ad una maglia di una catena. Una maglia in sé non è una catena; ma se si congiunge con altre maglie, forma una catena. L’osservanza dei comandamenti (si intende quelli di Dio), rappresenta la prova di conoscere l’autore degli stessi precetti.

Non ha senso di logico affermare di conoscere l’autore di un comando, se lo stesso ordine non viene osservato. Chi fa questo ragionamento, non è una persona che si basa sul “sentito dire”, ma di uno che può esprimersi in prima persona, mettendo in risalto quello che a lui consta:

Quel che era dal principio, quel che abbiamo udito, quel che abbiamo visto con i nostri occhi, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della parola della vita
la vita è stata manifestata e noi l’abbiamo vista e ne rendiamo testimonianza, e vi annunziamo la vita eterna che era presso il Padre e che ci fu manifestata),
quel che abbiamo visto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché voi pure siate in comunione con noi; e la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo
(1Giovanni 1:1-3).


L’affermazione di (1Giovanni 2:2) si può parafrasare nel seguente modo: Con l’osservanza dei comandamenti, si dimostrerà a chiunque di conoscere Dio. Chi veramente è determinato a metterli in pratica, non solo dimostrerà a chiunque di conoscere il suo autore, ma soprattutto avrà a sua disposizione la propria esperienza che gli permetterà di confermare la bontà di questi comandi divini e di affermare che non sono gravosi (1Giovanni 5:3).

La forza di questa chiara e ferma posizione, che l’apostolo Giovanni esprime nei confronti della Parola del Signore, viene dal fatto che egli ama il suo Signore, e, in conseguenza, vuole vivere la sua vita, in conformità con la volontà di Chi l’ha chiamato per seguirlo nei Suoi sentieri.

La seconda affermazione, rientra nella logica e nella linearità della convinzione dell’apostolo, per il semplice fatto che non si può affermare di conoscere Dio, quando i Suoi comandamenti non sono osservati. Un tale che facesse una simile asserzione, dimostrerebbe di essere un bugiardo e la verità non sarebbe in lui.

Quel che si ricava nell’osservare i comandamenti di Dio

Qualunque cosa chiediamo la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo ciò che gli è gradito (1Giovanni 3:22).

Sul piano pratico, osservare i comandamenti di Dio e fare ciò che gli è gradito, significa predisporsi su un piano divino per ricevere da Dio quello che Egli promette. Questa non è una pura fantasia umana, è invece una prospettiva che non lascia delusi, in quanto Dio ha sempre rispettato la Sua Parola, e le persone che ci credono, potranno testimoniare della fedeltà del Signore. Se si tiene presente che quasi tutte le promesse divine sono relative alla fedeltà e all’ubbidienza dell’uomo, si potrà meglio comprendere ed apprezzare l’affermazione dell’apostolo Giovanni.

Infine, osservare i comandamenti di Dio e fare ciò che Gli è gradito, significa onorarlo. Quando l’uomo onora il Signore con la sua ubbidienza e la sua sottomissione, è impossibile che Egli rimanga indifferente. C’è, infatti, un principio che Dio stesso ha stabilito per tutti e per ogni epoca, che precisa:

Perciò, così dice il SIGNORE, il Dio d’Israele: "Io avevo dichiarato che la tua casa e la casa di tuo padre sarebbero state al mio servizio per sempre"; ma ora il SIGNORE dice: "Lungi da me tale cosa! Poiché io onoro quelli che mi onorano, e quelli che mi disprezzano saranno disprezzati (1 Samuele 2:30).

Se noi ci preoccupiamo e c'impegniamo ad essere fedele al Signore (e la nostra fedeltà si conosce e si misura con l’osservare quello che Dio ha comandato), Dio, da parte Sua, non mancherà di concederci quello che gli domandiamo.

Il significato della nostra relazione con Dio

Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. Da questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato (1 Giovanni 3: 24).

Con queste parole, l’apostolo Giovanni vuole mettere in risalto e farci comprendere che, la nostra relazione con Dio, si renderà concreta con l’osservanza dei Suoi comandamenti. Che significa, rimanere in Dio e Dio in noi? Non è forse con quest'espressione che si descrive la relazione di comunione che intercorre tra Dio e l’uomo? Certamente! Dio non vuole rimanere lontano dall’uomo; Egli vuole che si stabilisca un’intima relazione di comunione con Lui, in modo che Dio possa trasmettere tutto il calore del Suo amore che ha verso l’essere umano, in modo che questi si convinca della veracità di quanto il Signore afferma nella Sua Parola.

L’evidenza di questa relazione di comunione tra Dio e l’uomo, (non sporadica e transitoria, ma continua e permanente) consiste nel fatto che Dio ci ha dato il Suo Spirito. La presenza dello Spirito Santo nella vita di un credente, testimonia eloquentemente che quel fedele si trova in intima relazione di comunione con l’Onnipotente.

Amare i figli di Dio

Da questo sappiamo che amiamo i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. Perché questo è l’amore di Dio: che osserviamo i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi (1 Giovanni 5: 2-3).

Se al presente passaggio, mettiamo un punto interrogativo, il testo si potrebbe leggere nel seguente modo: come facciamo a sapere quando amiamo i figli di Dio? La risposta la dà lo stesso Giovanni: Quando amiamo Dio e osserviamo i Suoi comandamenti. È Chiaro quindi che, ci sono due parti che stabiliscono quando si amano i figli di Dio. Questi due elementi, vanno insieme e non possono essere dissociati, senza che l’affermazione dell’apostolo perda la sua efficacia e la sua importanza.

La seconda affermazione che Giovanni fa, rafforza l’importanza di quanto ha detto nel (v. 2) e con il (v. 3), precisa che cosa significa amare Dio: Osservare i suoi comandamenti. Davanti ad una simile categorica affermazione, non esiste un diverso modo di intendere la parola dell’apostolo. Se poi si tiene presente la parte terminale del (v. 3), cioè che i comandamenti di Dio non sono gravosi, si comprende subito che Dio non ha dato precetti che l’uomo non possa osservare. Per tutti quelli che veramente lo vogliono amare, non ci sono altre alternative.

Per rafforzare ulteriormente quello che ha affermato nel testo summenzionato, l’apostolo aggiunge:
Questo è il comandamento in cui dovete camminare come avete imparato fin da principio (2 Giovanni 6).

Infine, la conclusione più logica e coerente cui si possa arrivare, da tutto il ragionamento che Giovanni ha fatto, è: Dio non si ama con le sole parole. Un amore espresso solamente con le parole, per Dio, non è amore; è semplicemente articolazione di suoni. La stessa cosa si dice per ciò che riguarda amare i figli di Dio. Se non si osserva quello che Dio ha comandato, non facciamoci illusioni: non si ama né Lui e neanche i Suoi figli!

PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo prontamente
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