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Domenico34 – Alcuni imperativi della Bibbia – Capitolo 7. Un’esortazione a vigilare nella prosperità materiale

Ultimo Aggiornamento: 04/03/2011 02:34
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04/03/2011 02:34

Se a questo panorama si deve dare un senso spirituale, non si può certamente parlare di Canaan, come di un sinonimo del cielo, come spesso è stato spiegato nel passato. Il motivo perché Canaan non può avere il senso del cielo, sta principalmente nel fatto che, in questa terra, si sono combattute le aspre battaglie e affrontati i grandi giganti che hanno fatto impaurire tanti.

Si può affermare, senza paura di essere smentiti che, non è nel cielo che si combattono le grandi battaglie e si affrontano i poderosi nemici. Il cielo non è il luogo del combattimento, ma della tranquillità, del riposo e del godimento. Mentre è sulla terra, durante il tempo del terrestre pellegrinaggio, che si affrontano i vari nemici e si incontrano le più ferree resistenze delle potenze infernali. Allora, ha più senso di logicità, dare alla terra di Canaan il senso di una nuova esperienza di vita, un nuovo rapporto con Dio, in cui si può verificare la fedeltà del Signore, quando le promesse divine si adempiono.

È, infatti, durante questo periodo che si possono vedere i beni materiali moltiplicarsi. Questo però non significa che tutti avranno simile abbondanza, come vorrebbe far credere il “vangelo della prosperità”. Se questo fosse vero, nel senso di generalizzare le cose, in mezzo alla cristianità, in modo particolare, non ci dovrebbero essere né poveri, né persone che vivono nella ristrettezza. Come spiegare, allora, le parole di Gesù: I poveri li avete sempre con voi; ma me, non mi avete sempre»? (Matteo 26:11).

Notate che, quando Gesù fece quell’affermazione, non stava parlando con le persone del mondo, cioè con chi non apparteneva a Lui, ma con i Suoi discepoli. Era in mezzo a loro che non sarebbero mancati i poveri, e che gli stessi sarebbero stati aiutati, se loro avessero voluto (Marco 14:7).

Dato per scontato che non tutti i credenti si trovano nell’abbondanza di beni materiali, cioè che il loro bestiame moltiplica, che l’oro e l’argento abbonda”, = ricchezza materiale, bisogna pensare a costoro, per indicare loro il giusto atteggiamento che devono assumere.

Le raccomandazioni che fa il testo del Deuteronomio

La prima raccomandazione che fa il testo del Deuteronomio, è: Guardati dal dimenticare il Signore.... Questo significa che quando i beni materiali abbondano, c’è il rischio di dimenticare il donatore: cioè Dio. Infatti, l’uomo ha in sé la tendenza di attribuire a se stesso il merito di quello che possiede; cioè mette in risalto le sue capacità, il suo ingegno, il suo saper fare, e, facilmente mette da parte il Signore, come se Egli non avesse nessuna parte attiva in quel benessere.

In secondo luogo, c’è in agguato, pronto sempre per assalire, la superbia del cuore: Che il tuo cuore si insuperbisca e tu dimentichi il SIGNORE.... La superbia del cuore, è stata sempre e sempre sarà, la rovina dell’essere umano. Ecco perché il savio Salomone afferma:
La superbia precede la rovina, e lo spirito altero precede la caduta (Proverbi 16:18).
Prima della rovina, il cuore dell’uomo s’innalza, ma l’umiltà precede la Gloria (Proverbi 18:12).

Non rientra nella normalità pensare che possa trovare posto nel cuore dell’uomo la superbia, quando si vive nella ristrettezza e nel bisogno; mentre quando si ha abbondanza di beni materiali, non solo si può condurre la propria esistenza nel lusso e nello sfarzo, ma si finisce col non tenere conto degli interventi di Dio che porta a tale stato. Quando si manifesta quest'atteggiamento, non è altro che superbia, che tende ad eliminare ogni altro intervento (massimamente quello divino) per esaltare le proprie capacità.

Una simile dimostrazione si può ricavare da un episodio biblico. Nel libro di Daniele si parla della grandezza di Nabucodonosor e del suo impero. Il sogno del “grande albero” che questo re fece e l’interpretazione che diede Daniele, illustrano magistralmente l’innalzamento di questo monarca. Sono però, le parole che sgorgano dalla sua bocca, e che mettono in evidenza la superbia del suo cuore.

Tutto questo avvenne al re Nabucodonosor.
Dodici mesi dopo, mentre passeggiava sul terrazzo del palazzo reale di Babilonia,
il re disse: «Non è questa la grande Babilonia che io ho costruita come residenza reale con la forza della mia potenza e per la gloria della mia maestà?»
(Daniele 4:28-30).

Sì, è vero che questi era un pagano, e come tale non può essere identificato con un credente. Se questo è indiscutibile, è altrettanto vero che il cuore dell’uomo è lo stesso. Quando si bandisce Dio dalla sfera d’azione e si esalta la propria capacità, questa è superbia che, inevitabilmente condurrà alla rovina.

Il credente, in modo particolare, quando si trova davanti all’abbondanza di beni materiali, deve fare molta attenzione a vigilare sul proprio cuore, per non lasciarsi sedurre dalla superbia, attribuendo a se stesso, cioè alle sue capacità, anziché riconoscere Dio all’origine del suo benessere. Assumendo un simile atteggiamento, non solo si riconoscerà che quello che si possiede è un “dono di Dio”, ma si darà anche a Lui tutta la gloria, riconoscendolo sovrano su tutto.

PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo prontamente.
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