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Domenico34 – Alcuni imperativi della Bibbia – Capitolo 6. Ascoltare la voce del Signore e camminare in tutte le Sue vie

Ultimo Aggiornamento: 02/03/2011 00:14
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01/03/2011 03:41


Capitolo 6




ASCOLTARE LA VOCE DEL SIGNORE E CAMMINARE IN TUTTE LE SUE VIE




Questo comandai loro: Ascoltate la mia voce; sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo; camminate in tutte le vie che io vi prescrivo affinché siate felici (Geremia 7:23).

L’esortazione di questo testo, è indiscutibilmente rivolta al popolo d’Israele. Tenuto conto che manca una qualsiasi specificazione, (come fanno tanti testi profetici), non si può pensare ad altro che ad Israele.

Questo però non vuole sostenere che l’esortazione ad ascoltare la voce del Signore e a camminare in tutte le Sue vie, non sia valida per chiunque, anche oggi.

Il popolo cristiano, in maniera particolare, deve fare molta attenzione a quest'esortazione, se vuole realizzare nella sua vita, la promessa contenuta in questo messaggio e non seguire lo stesso esempio d’Israele secondo la carne che, spesse volte, rifiutò di ascoltare di Dio, in quello che gli veniva detto.

Privilegi e responsabilità del popolo d’Israele

I privilegi che ebbero gli Israeliti, rispetto agli altri popoli della terra, furono tanti. Le Sacre Scritture affermano che tra i tanti popoli della terra, Dio scelse Israele come Suo popolo. Questa scelta non fu fatta perché gli Israeliti fossero più numerosi degli altri popoli, anzi erano i meno numerosi di ogni altra nazione, ma perché Dio li amava (Deuteronomio 7:7-8).

Sono numerosi i passagi che affermano che Israele è il popolo di Dio. Due frasi, particolarmente, mettono in evidenza ciò: Mio popolo e suo popolo. Non è solamente l’Antico Testamento che afferma ciò, lo fa anche il Nuovo Testamento, specialmente l’apostolo Paolo che ne parla in tanti passaggi nelle sue epistole, precisando anche che Dio
non ha ripudiato il suo popolo e che per quanto concerne l’elezione, sono amati a motivo dei loro padri (Romani 11:2,28).


Israele è conosciuto come il popolo del “patto” che Dio stipulò con loro. Di questo patto si parla in tantissimi passaggi della Bibbia; basti ricordarne alcuni: (Esodo 19:5; 24:8; 34:27,28; Levitico 26:42; Deuteronomio 4:23) per finire alla promessa del nuovo patto che Dio farà con la casa d’Israele, quando metterà la Sua legge nell’intimo loro, e la scriverà sul loro cuore (Geremia 31:31-33).

Presso i popoli pagani Israele era conosciuto come un popolo in mezzo al quale il Signore camminava e parlava con loro. Più tardi l’apostolo Paolo, completerà il quadro, quando affermerà che Dio affidò i Suoi oracoli ad Israele (Romani 3:2); (Nuova Diodati).

Nonostante questi immensi privilegi, il popolo d’Israele non ha saputo farne tesoro. Spesse volte venne rimproverato per non aver ascoltato la voce del Signore (Salmo 81:11); per non avere conoscenza e discernimento del suo Dio (Isaia 1:3) e per aver commesso mali di una certa gravità.
«Il mio popolo, infatti, ha commesso due mali: ha abbandonato me, la sorgente d’acqua viva, e si è scavato delle cisterne, delle cisterne screpolate, che non contengono acqua (Geremia 2:13).

C’è un detto popolare che afferma: “Più sono i privilegi, maggiori saranno anche le responsabilità”. Questo non è soltanto vero, ma è anche applicabile in tutti i settori della vita associata, compresa quella religiosa!

Quel che afferma Dio a proposito d’Israele

Ci sono alcuni testi nella Bibbia che affermano che Dio ha parlato tante volte ad Israele, senza ottenere quei risultati che Egli si aspettava, cioè: essere ascoltato dal Suo popolo.

Lo strumento che maggiormente Dio usò per rinfacciare ad Israele di non avere ascoltato la Sua voce, fu Geremia. Ecco le sue parole:
Ora, poiché avete commesso tutte queste cose, dice il SIGNORE, poiché vi ho parlato, parlato fin dal mattino, e voi non avete dato ascolto, poiché vi ho chiamati e voi non avete risposto.
Perciò dirai loro: "Questa è la nazione che non ascolta la voce del SIGNORE, del suo Dio, e che non vuol accettare correzione; la fedeltà è perita, è venuta meno nella loro bocca
(Geremia 7:13,28).

Dal tredicesimo anno di Giosia, figlio di Amon, re di Giuda, sino ad oggi, sono già ventitré anni che la parola del SIGNORE mi è stata rivolta e che io vi ho parlato di continuo, fin dal mattino, ma voi non avete dato ascolto.
Il SIGNORE vi ha pure mandato tutti i suoi servitori, i profeti; ve li ha mandati continuamente, fin dal mattino, ma voi non avete ubbidito, né avete prestato l’orecchio per ascoltare
(Geremia 25:3-4).

Citando l’esempio dell’ubbidienza dei Recabiti, Geremia trova lo spunto per esortare Israele a seguire l’esempio di quelle persone, nell’ubbidire e prestare attenzione alla voce di Dio:
Le parole di Gionadab, figlio di Recab, che ha comandato ai suoi figli di non bere vino, sono state messe in pratica; ed essi fino ad oggi non hanno bevuto vino, in ubbidienza all’ordine del padre loro; io vi ho parlato, parlato fin dal mattino, e voi non mi avete dato ascolto;
ho continuato a mandarvi ogni mattina tutti i miei servitori, i profeti, per dirvi: «Convertitevi ciascuno dalla sua via malvagia; cambiate comportamento; non andate dietro ad altri dèi per servirli, e abiterete nel paese che ho dato a voi e ai vostri padri», ma voi non avete prestato orecchio, e non mi avete ubbidito
(Geremia 35:14-15)

Al re Sedechia che temeva quelli che si erano arresi ai Caldei, e che lui stesso sarebbe stato dato nelle loro mani per essere maltrattato, Geremia rispose:
«Tu non sarai dato nelle loro mani. Ti prego! Ascolta la voce del SIGNORE in questo che ti dico: tutto andrà bene per te, e tu vivrai perché... (Geremia 38:20).

Infine, a quei Giudei che abitavano nel paese d’Egitto, il profeta fece arrivare il seguente messaggio:
Perché voi avete offerto quei profumi e avete peccato contro il SIGNORE e non avete ubbidito alla voce del SIGNORE e non avete camminato secondo la sua legge, i suoi statuti e le sue testimonianze, perciò vi è avvenuto questo male che oggi si vede» (Geremia 44:23).

Nonostante che il popolo d’Israele conoscesse la promessa di Dio, contenuta in (Esodo 15:26):
«Se tu ascolti attentamente la voce del SIGNORE che è il tuo Dio, e fai ciò che è giusto agli occhi suoi, porgi orecchio ai suoi comandamenti e osservi tutte le sue leggi, io non ti infliggerò nessuna delle infermità che ho inflitto agli Egiziani, perché io sono il SIGNORE, colui che ti guarisce»,

egli continuò, attraverso gli anni, a non ascoltare la voce di Dio e a non prestare orecchio a tutti i Suoi richiami che gli faceva pervenire, a mezzo dei suoi profeti.

La storia del popolo d’Israele, così chiaramente descritta dai testi che abbiamo riportato, deve servire ai cristiani come un severo monito a non seguire il loro esempio!
Conoscere la voce del Signore. Per ascoltare il Signore, in quello che Egli dice, bisogna anzitutto conoscere la Sua voce.
Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti,

Si continuerà il prossimo giorno...
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in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale ha pure creato l’universo (Ebrei 1:1-2).

Stabilito che Dio ha sempre parlato all’uomo durante i secoli, anticamente per mezzo dei profeti, anche se Egli non è stato sempre ascoltato e ubbidito, bisogna avere le idee chiare per sapere come parla ai nostri giorni. Il passaggio dell’epistola agli Ebrei che abbiamo riportato, precisa che in questi ultimi giorni (Dio) ha parlato a noi per mezzo del Figlio. Quest'affermazione, però, per essere compresa giustamente, ha bisogno di una specificazione.

Quando Gesù venne sulla terra, portò agli uomini la “Parola di Dio”, essendo Egli stesso la “parola incarnata”, la “verità” personificata (Giovanni 14:6). Il Padre attraverso il Figlio, si rivolgeva agli uomini e li invitava, sia al ravvedimento e soprattutto a credere in Gesù per quello che Egli insegnava, e, principalmente, per l’opera di redenzione che avrebbe compiuto, nel dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti (Matteo 20:28).

Anche se è vero che non tutto quello che Gesù fece, (le opere miracolose in maniera particolare) durante la sua permanenza sulla terra venne scritto (Giovanni 21:25), nondimeno quello che gli scrittori sacri hanno registrato di Lui nel Nuovo Testamento, i suoi insegnamenti, il Suo operato, sono più che sufficienti per conoscere la “volontà di Dio”.

Ai Giudei che volevano sapere che cosa avrebbero dovuto fare per compiere le opere di Dio, Gesù rispose:
«Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato»
Poiché questa è la volontà del Padre mio: che chiunque contempla il Figlio e crede in lui, abbia vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno»
(Giovanni 6:29,40).

Siccome la parola di Gesù è valida per tutti e in ogni tempo, ne consegue che leggendo quello che dice il Nuovo Testamento di Lui, è come se l’uomo ascoltasse Dio. Se non si ascolta Gesù Figlio, non si ascolterà neanche il Padre, visto che Egli parla per mezzo di Lui.

A quale conclusione possiamo arrivare da quello che abbiamo succintamente esposto? Dio parla ai nostri giorni agli uomini, attraverso la parola scritta, cioè la Sacra Scrittura. Se si accetta che la Bibbia è la “completa rivelazione di Dio agli uomini”, tutto quello che l’essere umano deve conoscere di Lui, della Sua volontà, dei Suoi piani, si trova nelle sacre pagine delle Scritture. Di conseguenza, non c’è nessun bisogno di andare in cerca di nuove rivelazioni, per sapere quello che Dio vuole da noi.

Accettando come verità ferma che le Sacre Scritture sono la norma della nostra fede e della nostra condotta, dobbiamo accettarle, crederle in pieno e metterle in pratica; così facendo, si ascolta e si obbedisce a Dio.

Quelli che vanno in cerca di “nuove rivelazioni”, dimostrano di non accettare la Bibbia come la “completa rivelazione di Dio”; e, nello stesso tempo si espongono a seri pericoli di essere ingannati, da ciò che è falso, visto che la tendenza umana è incline ad accettare qualunque cosa che si accorda col proprio desiderio e la propria volontà.

Per fornire la dimostrazione pratica della nostra affermazione, prenderemo in esame un episodio biblico, tratto dal libro del profeta Geremia.

Tutti i capi degli uomini armati, Iocanan, figlio di Carea, Iezania, figlio di Osaia, e tutto il popolo dal più piccolo al più grande, si avvicinarono
e dissero al profeta Geremia: «Ti sia accetta la nostra supplica, e prega il SIGNORE, il tuo Dio per noi, per tutto questo residuo (poiché, di molti che eravamo, siamo rimasti pochi, come lo vedono i tuoi occhi)
affinché il SIGNORE Dio tuo, ci mostri la via per la quale dobbiamo camminare, e che cosa dobbiamo fare».
Il profeta Geremia disse loro: «Ho inteso; ecco, io pregherò il SIGNORE, il vostro Dio, come avete detto; tutto quello che il SIGNORE vi risponderà ve lo farò conoscere, non vi nasconderò nulla».
Quelli dissero a Geremia: «Il SIGNORE sia un testimone verace e fedele contro di noi, se non facciamo tutto quello che il SIGNORE, il tuo Dio, ti manderà a dirci.
Sia la tua risposta gradevole o sgradevole, noi ubbidiremo alla voce del SIGNORE nostro Dio, al quale ti mandiamo, affinché bene ce ne venga, per aver ubbidito alla voce del SIGNORE nostro Dio»
(Geremia 42:1-6).

Continuando la lettura di questo capitolo, si apprende che dopo dieci giorni, Geremia ricevette dal Signore la risposta alla sua richiesta, compreso il messaggio che avrebbe dovuto trasmettere al popolo.

«Così parla il SIGNORE, Dio d’Israele, al quale m’avete mandato perché io gli presentassi la vostra supplica:
"Se continuate ad abitare in questo paese, io vi ci stabilirò e non vi distruggerò; vi pianterò e non vi sradicherò; perché mi pento del male che vi ho fatto.
Non temete il re di Babilonia, del quale avete paura; non lo temete, dice il SIGNORE, perché io sono con voi per salvarvi e per liberarvi dalla sua mano;
io vi farò trovar compassione davanti a lui; egli avrà compassione di voi e vi farà tornare nel vostro paese
(vv. 7,9-12).

Quale fu la reazione dei capi al messaggio divino? Non accettarono quello che il profeta riferì loro, per il semplice fatto che, secondo loro, quello non era il messaggio di Dio; erano piuttosto le parole del profeta. Ma perché quei capi si espressero in quel modo? Non avevano promesso a Geremia che avrebbero fatto tutto quello che il Signore avrebbe detto, sia che la risposta fosse stata gradevole o sgradevole? Certamente! Siccome però nell’intimo dei loro cuori c’era la volontà e la determinazione di andare in Egitto, per sottrarsi al dominio dei Caldei, il messaggio del profeta non venne accettato. Non si trattava solamente di respingere le parole di Geremia, arrivando addirittura a definirlo “falso”, ma lo consideravano anche un puro incitamento di Baruc contro di loro (vv. 13-22; 43:1-3).

Quando non si accetta la Scrittura, perché non combacia con i nostri desideri e le nostre determinazioni, con la scusa di voler conoscere più a fondo Dio e la Sua volontà, e si va in cerca di altre rivelazioni, si finisce con l’essere sedotti, principalmente dalla durezza del nostro cuore.

Camminare in tutte le vie del Signore

La seconda parte dell’esortazione di Geremia 7:23 riguarda il camminare in tutte le vie del Signore. Dio non esorta il Suo popolo a camminare in “alcune” delle Sue vie, ma in “tutte”. Questo significa, prima di ogni cosa che, Egli non si accontenta delle mezze misure, come spesso facciamo noi; no, Egli vuole una completa ubbidienza e una totale sottomissione alla Sua volontà. In secondo luogo significa anche che non sta a noi fare la selezione, per sapere quale “scegliere” e quale eliminare; quale prendere e quale lasciare.

Le vie di Dio sono tutte diritte, (Ezechiele 18:29 ) nel senso che non contengono nessuna distorsione; sono tutte percorribili, e, soprattutto, conducono tutte a Lui. Se qualcuno non cammina nelle vie di Dio, il motivo principale è perché non le conosce: Quarant’anni ebbi in disgusto quella generazione, e dissi: «è un popolo dal cuore traviato; essi non conoscono le mie vie» (Salmo 95:10; Ebrei 3:10).

Inoltre, dobbiamo tener presente che le vie di Dio non sono quelle nostre e i Suoi pensieri come i nostri, visto che il Suo modo di pensare è più alto del nostro e le Sue vie sono più alte delle nostre (Isaia 55:8-9). Infine, tutto quello che Dio promette, è strettamente condizionato alla disponibilità dell’uomo a camminare in tutte le Sue vie (1 Re 3:14; 11:38; Zaccaria 3:7 e Geremia 7:23).

La stessa “felicità” di cui fa esplicito riferimento il nostro testo, rappresenta, in ultima analisi, il risultato della fedeltà dell’essere umano quando si dispone ad ascoltare la voce del Signore e a camminare in tutte le Sue vie.

PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo prontamente
[Modificato da Domenico34 02/03/2011 00:14]
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