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Domenico34 – Alcuni imperativi della Bibbia – Capitolo 5. Non seminate tra le spine

Ultimo Aggiornamento: 28/02/2011 12:54
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28/02/2011 12:54

Il profeta Osea, paragonando Israele come una madre infedele, descrive come sarà trattata:
...ecco, io ti sbarrerò la via con delle spine; la circonderò di un muro, così che non troverà più i suoi sentieri (Osea 2:6).

Parlando poi della dispersione d’Israele, si esprime nel seguente modo:
Essi, ... se ne vanno a motivo della devastazione; l’Egitto li raccoglierà, Memfi li seppellirà; le loro cose preziose, comprate con denaro, le possederanno le ortiche; le spine cresceranno nelle loro tende (Osea 9:6).

Infine, quando annunzia il giudizio su Israele, racconta:
Gli alti luoghi di Aven, peccato d’Israele, saranno distrutti. Le spine e i rovi cresceranno sui loro altari; ed essi diranno ai monti: «Copriteci!» e ai colli: «Cadeteci addosso!» (Osea 10:8).

Infine, il profeta Michea affermando che “l’uomo pio era scomparso dalla terra”, continua dicendo:
Il migliore di loro è simile ad un rovo; il più retto è peggiore di una siepe di spine. Il giorno annunziato dalle tue sentinelle, il giorno della tua punizione viene; allora saranno nella costernazione (Michea 7:4).

Da parte sua Gesù affermò che non sì raccoglie uva dalle spine:
(i falsi profeti) Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? (Matteo 7:16).

Il seme che cade tra le spine, è destinato ad essere soffocato:
Un’altra cadde tra le spine; e le spine crebbero e la soffocarono (Matte 13:7).

Luca, riportando le parole di Gesù, precisa che “non si colgono fichi dalle spine”:
perché ogni albero si riconosce dal proprio frutto; infatti, non si colgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva dai rovi (Luca 6:44).

Infine, lo scrittore agli Ebrei afferma:
Quando una terra, imbevuta della pioggia che vi cade frequentemente, produce erbe utili a quelli che la coltivano, riceve benedizione da Dio;
ma se produce spine e rovi, è riprovata e prossima ad essere maledetta; e la sua fine sarà di essere bruciata
(Ebrei 6:7-8).

Se abbiamo raccolto i testi suesposti, l’abbiamo fatto all’unico scopo di conoscere quello che la Bibbia riferisce intorno alle “spine”, e, nello stesso tempo per aiutarci a comprendere l’imperativo di Geremia: Non seminate tre le spine.

Il messaggio di Geremia

Anzitutto bisogna tener presente che quello che Geremia indirizzò alla gente di Giuda e di Gerusalemme, non erano le sue parole, cioè quello che egli pensava, erano invece le parole del Signore: Così parla il Signore alla gente... (scandito chiaramente nel testo).

L’imperativo di non seminare tra le spine, quindi, non è umano ma divino: è Dio che comanda all’uomo come si deve comportare in materia di semina; e se la gente di Giuda e di Gerusalemme ascolta e mette in pratica quello che il profeta ha detto, in effetti, non obbedisce all’uomo, ma a Dio.

Certo, il messaggio deve essere inteso in senso figurativo, visto che il vero motivo di quelle parole, non era impartire lezioni di agricoltura, ma piuttosto far capire ai destinatari la necessità del vero ravvedimento, che era essenzialmente “ritorno a Dio”.

La metafora agricola adoperata, metteva in risalto due cose: 1) Dissodare il campo, cioè preparare il terreno e 2) non seminare tra le spine. Spandere il seme su un terreno incolto, cioè non preparato, specialmente quando c’erano le spine, non era certamente lavoro di agricoltori competenti.

L’imperativo di Geremia a confronto con la parabola del seminatore

Per cogliere il vero significato cristiano dall’imperativo in questione, bisogna inquadrarlo con la parola di Gesù, in modo particolare, perché allora si potrà comprendere il vero valore del comando divino.

Nella parabola del seminatore, secondo il resoconto che diedero Matteo, Marco e Luca, si precisava che il seme che sparse il seminatore, cadde, una parte lungo la strada; un’altra parte in luogo roccioso, dove c’era poca terra; un’altra parte tra le spine e un’altra parte nella buona terra.

Se Gesù non avesse spiegato la parabola, i particolari di questa semina, probabilmente sarebbero rimasti incomprensibili; mentre con la spiegazione data, i particolari vengono messi in risalto e si può facilmente comprendere il messaggio. Siccome stiamo parlando delle spine, quello che c'interessa della spiegazione della parabola della sementa, riguarda il significato che Gesù diede alle spine.

Per Gesù le “spine” significano: Impegni mondani e inganno delle ricchezze (Matteo13:22); impegni mondani, l’inganno delle ricchezze, l’avidità delle altre cose (Marco 4:19); preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita (Luca 8:14).

Tutte e tre gli evangelisti affermano che le spine soffocano il seme, che è la parola, di conseguenza esso rimane infruttuoso, per Matteo e Marco, mentre per Luca il seme non arriva alla maturazione.

Con questa specifica e chiara spiegazione, si può meglio comprendere perché Dio comanda di non seminare tra le spine. Visto che le “spine” soffocano, non fanno maturare il seme e lo rendono “infruttuoso”, la prima riflessione che si può fare, riguarda la perdita di tempo. Il cristiano non può sprecare le opportunità che Dio gli concede durante la sua vita, come se non avessero nessun'importanza; deve tenere sempre presente che il tempo che si impiega nel compiere determinate cose, deve avere come finalità la “produttività”. Produrre per il regno di Dio, è la cosa più importante per ogni cristiano, seguace di Gesù Cristo.

La seconda riflessione riguarda “gli impegni mondani”. Tra gli impegni leciti, cioè che non arrecano nessun danno e quelli definiti “mondani”, c’è un'enorme differenza. Il cristiano, durante la sua vita terrena, essendo un membro della società, non può estraniarsi e vivere come se fosse un eremita.

Impegnarsi su lavori manuali, in attività commerciali, in opere di beneficenza, in impegni professionali in tutti i campi, rientra nella logica della normalità, visto che si è membri della società umana. Mentre assumere impegni “mondani”, cioè che riguardano il beneficio della sola carne in concupiscenze carnali, è qualcosa che i cristiani devono evitare, per non essere “soffocati” e ridotti all’impotenza per ciò che concerne la maturazione e il portare frutto.

In terzo luogo, l’inganno delle ricchezze, costituisce lo stesso pericolo degli “impegni mondani”, perché sia l’uno che l’altro, non fanno sviluppare il buon seme, non favoriscono la sua maturazione e non lo rendono “fruttuoso”. Le preoccupazioni, cioè quelli “incontrollati” e i “piaceri della vita”, cioè quelli insani, producono lo stesso risultato: soffocano il seme, non lo fanno sviluppare e non gli permettono di essere fruttuoso.

Davanti ad un simile panorama, bisogna prestare attenzione al comando del Signore, di non seminare tra le spine, se non vogliamo perdere il nostro prezioso tempo in quello che facciamo, negli impegni mondani che prendiamo, nelle preoccupazioni che assillano la nostra vita, nelle incertezze delle ricchezze e nei piaceri della vita, in modo che non si venga soffocati, privi di sviluppo e di frutto.

PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo prontamente
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