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Domenico34 – Alcuni imperativi della Bibbia – Capitolo 4. Testi che parlano della prosperità

Ultimo Aggiornamento: 25/02/2011 00:54
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22/02/2011 02:38


Capitolo 4




TESTI CHE PARLANO DELLA ROSPERITÀ




Prosperare

Il sostantivo “prosperare”, nelle varie forme verbali, si incontra 40 volte nella Bibbia, prevalentemente negli scritti dell’Antico Testamento, visto che nel Nuovo ricorre appena 4 volte. Per sapere cosa insegna la Bibbia su quest'argomento, (diventato molto allettante ai nostri giorni) è necessario come sempre passare in rassegna i testi biblici. Così facendo, si conosceranno i contesti, e, nello stesso tempo si eviteranno quelle forzature interpretative, che a volte fanno dire alla Bibbia, quello che essa non vuole dire.

1) Il suo padrone vide che il SIGNORE era con lui e che il SIGNORE gli faceva prosperare nelle mani tutto ciò che intraprendeva (Genesi 39:3).

Il passaggio si riferisce a tutto quello che Giuseppe compiva nella casa di Potifar. Se tutto quello che Giuseppe intraprendeva prosperava nelle sue mani, era perché il Signore era con lui; di conseguenza operava in quel modo. È chiaro quindi che se il Signore non fosse stato con Giuseppe, non solo quella prosperità non ci sarebbe stata, ma neanche il funzionario egiziano ne avrebbe usufruito il beneficio.

2) Il governatore della prigione non rivedeva niente di quello che era affidato a lui, perché il SIGNORE era con lui, e il SIGNORE faceva prosperare tutto quello che egli intraprendeva (Genesi 39:23).

La stessa prosperità che Giuseppe conseguì nella casa di Potifar in tutto quello che egli intraprese, l’ottenne anche in carcere, sotto la direzione del governatore della prigione. Se Giuseppe prosperava in tutto quello che egli intraprendeva, era perché il medesimo Signore che era con lui nella casa dell’egiziano, si manifestava anche nella sua vita mentre si trovava in prigione.

3) Poiché quelle levatrici avevano temuto Dio, egli fece prosperare le loro case (Esodo 1:21).

Se le abitazioni delle due levatrici prosperarono, fu la ricompensa che Dio volle dare loro, per non aver tenuto conto dell’ordine del re d’Egitto di far morire i maschi che partorivano le donne ebree. Le persone che hanno il timore del Signore, non tengono conto di quello che vuole l’uomo; e, anche se si espongono a seri rischi, si mantengono costanti con ferma determinazione al volere di Dio, che viene considerato elemento primario della loro esistenza.

4) Uzzia si diede con diligenza a cercare Dio mentre visse Zaccaria, che aveva l’intelligenza delle visioni di Dio; e finché cercò il SIGNORE, Dio lo fece prosperare (2 Cronache 26:5).

La storia del giovane re Uzzia, (in 2 Re 15:1-2, viene chiamato Azaria) figlio di Amasia, che quando cominciò a regnare aveva sedici anni, è molto interessante, ai fini di quello che stiamo scrivendo. I suoi cinquantadue anni di regno a Gerusalemme, vogliono dire tanto, anche perché di regnanti che si sono succeduti a Gerusalemme di così lunga durata, non ce ne sono tanti. Quello che a noi maggiormente interessa, non è il lungo periodo di regno di Uzzia, ma l’affermazione che fa il testo sacro di lui: ...finché cercò il Signore, Dio lo fece prosperare.

Secondo quello che ci riferisce il Cronista, Uzzia non ebbe solamente successo sopra i Filistei, abbattendo addirittura le mura di Gat, di Iabne e di Asdod (v. 6), ma eseguì anche lavori di fortificazione nella città di Gerusalemme, costruì torri, scavò molte cisterne, visto che amava anche l’agricoltura.

Aveva a sua disposizione un esercito di trecentosettemilacinquecento combattenti, preparati ad entrare in guerra con gran valore, per sostenere il re contro il nemico. A tutto il suo esercito, Uzzia fornì scudi, lance, elmi, corazze, archi e fionde da scagliare sassi. Infine, la sua fama raggiunse paesi lontani, perché egli fu meravigliosamente soccorso, finché divenne potente (vv. 9- 15).

A causa dell’essersi insuperbito, si macchiò di grave infedeltà, quando entrò nel tempio del Signore per bruciare dell’incenso sull’altare dei profumi, cosa che non gli era permesso, visto che l’incenso lo potevano bruciare solamente i sacerdoti, figli d’Aaronne. In conseguenza di questa sua infedeltà, Dio lo colpi di lebbra, e rimase lebbroso fino al giorno della sua morte (vv. 16-21).

Nonostante che la vita di Uzzia si sia CONCLUSA tragicamente, rimane sempre significativo il fatto che: Finché cercò il Signore, Dio lo fece prosperare. Questo significa che la prosperità che questo re ebbe durante il tempo del suo regno a Gerusalemme, è strettamente collegata alla sua fedeltà a Dio, nel fare le cose che piacevano al Signore. Quanto durò questo tempo, non possiamo stabilirlo! È certo però, che Dio non lo fece prosperare mentre era lebbroso, ma prima di essere stato colpito da questa malattia.

5) O SIGNORE, dacci la salvezza! O SIGNORE, facci prosperare! (Salmo 118:25).

Questa specifica richiesta, per quanto riguarda il “prosperare”, si trova nella Bibbia solamente in questo passaggio. Pertanto, non si può, stabilire se la prosperità che il salmista chiedeva al Signore, era quell'economica o riguardava quella della vita spirituale.

6) Di’: "Così parla DIO, il Signore: può essa prosperare? La prima aquila non strapperà forse le sue radici e non toglierà via i suoi frutti al punto che si secchi e si secchino tutte le giovani foglie che metteva? Né ci sarà bisogno di molta forza né di molta gente per strapparla dalle radici (Ezechiele 17:9).

La parola “prosperare”, di cui ci stiamo occupando, nella citazione del profeta Ezechiele, si trova in un contesto della parabola delle due aquile. Di conseguenza il significato è che la seconda aquila, non potrà vincere la prima, perché quest’ultima, senza ricorrere ad una forza straordinaria, riuscirà a strapparla dalle radici.

7) ...il nuovo re si è ribellato a lui; ha mandato i suoi ambasciatori in Egitto perché gli fossero dati cavalli e molti uomini. Colui che fa tali cose potrà prosperare? Scamperà? Ha rotto il patto e potrebbe scampare? (Ezechiele 17:15)

Siccome la parabola delle due aquile, illustrava un avvenimento, ora il profeta, per ordine del Signore, rivolgendosi alla casa ribelle, chiede se avessero capito il significato della parabola. L’avvenimento riguarda la venuta del re di Babilonia a Gerusalemme, il quale prenderà il re e i capi e li condurrà con sé a Babilonia (vv. 11-13).

Nel compiere quest'operazione, il re di Babilonia prende uno di sangue reale, stipola con lui un patto con giuramento, perché il nuovo regnante si mantenga fedele a lui. Però, si precisa che, il nuovo re, invece di rispettare il patto e il giuramento, si ribelli contro il re di Babilonia, e si rivolge all’Egitto per chiedere cavalli e uomini. Davanti ad una simile mossa, giustamente il profeta chiede: Colui che fa tali cose potrà prosperare? La risposta è categorica: no! Infatti, nell’emanare la sentenza, Dio afferma: Egli morirà (v. 16).

8) Allora il re fece prosperare Sadrac, Mesac e Abed-Nego nella provincia di Babilonia (Daniele 3:30).

Si continuerà il prossimo giorno...
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