È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
Canti di
Lode e
Adorazione
(clicca nella foto)
  
La Vita di Cristo non è racchiusa in un pensare. E se invece di un pensiero tu portassi la Vita?
Canti di
Lode e
Adorazione2
(clicca nella foto)
  
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Domenico34 - 1 Pierto 3:18-20 - Esegesi di 1 Pietro

Ultimo Aggiornamento: 04/12/2010 04:07
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 478
Città: VERONA
Età: 58
Sesso: Maschile
03/12/2010 00:07

Nota: Come contributo lascio il seguente appunto. Tale nota è presa da www.laparola.net ;preciso che non ho avuto tempo di leggerla ma la inserisco ugualmente in quanto le cose nel sito che ho letto fino adesso le ho sempre condivise e non ho avuto modo di dissentire, spero sia così anche per questa; ecco l'appunto:

1Pietro 3:18-20

18 Le sofferenze di Cristo. 1Pietro 3:18-22

Lo scopo di questo passo non scevro di difficoltà, è di mostrare coll'esempio di Cristo come le sofferenze immeritate che i cristiani possono esser chiamati ad incontrare nel mondo, non siano inutili, ma li rendano più atti a compiere la volontà di Dio, staccandoli dal male. Di Cristo si legge, in Ebrei 2:10: "Per condurre molti figli alla gloria, ben s'addiceva a Colui per cagion del quale e per mezzo del quale son tutte le cose, di render perfetto, per via di sofferenze, il duce della loro salvezza". Pietro presenta anch'egli, qui, le sofferenze come il mezzo col quale Cristo è giunto a compiere la salvazione degli uomini voluta da Dio.


Poichè anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, egli giusto per gl'ingiusti, per condurci a Dio.

Non devono i cristiani trovare strano d'essere chiamati a soffrire facendo il bene, poichè anche Cristo il loro modello perfetto, ha sofferto. Così portano i codd. B, K, L, P ( epaqen ); mentre i codd. alef, A, C colle antiche versioni, leggono apeqanen (morì). Il verso precedente 1Pietro 3:17 che parla del "soffrire" dei cristiani, rende più probabile la prima lezione; ma i versi che seguono mostrano che nelle sofferenze di Cristo è inclusa la sua morte violenta. Cristo ha sofferto una molta sola; con questa espressione l'autore abbraccia in un unico tutto, le svariate sofferenze incontrate da Cristo dalla culla al Golgota, le fonde in un'unica sofferenza di breve durata di fronte all'eternità, sofferenza ormai passata, che non ha da rinnovarsi mai più, e dopo la quale è entrato nella sua g loria. Pietro non mentova questo carattere delle sofferenze di Cristo per metterlo a contrasto, come fa l'Ep. agli Ebrei Ebrei 9:24-28, col continuo ripetersi dei sacrifizi dell'antico Patto; ma piuttosto per far comprendere che, come quelle di Cristo, anche le sofferenze dei cristiani non durano a lungo (cfr. 1Pietro 1:6; 5:10) e saranno presto cosa di un passato che non ritornerà. La loro momentanea, leggera afflizione produrrà uno smisurato peso eterno di gloria 2Corinzi 4:17. Le sofferenze di Cristo, sono quelle del giusto perfetto a favore degli ingiusti e più propriamente per i peccati, ossia per fare l'espiazione dei peccati col sacrificio di sè. La locuzione peri 'amartiwn (per i peccati) è infatti tecnica per designare, nel rituale mosaico, i sacrifici espiatori del peccato (Levitico 5:6 ecc.). Il fine ultimo delle sofferenze di Cristo è di condurre gli uomini a Dio. Il sangue dell'espiazione recato da Colui ch'è ad un tempo sommo sacerdote e vittima apre ai peccatori l'accesso al trono di Dio, divenuto "il trono della grazia" Ebrei 4:16; 6:20; Efesini 2:18; 3:12. "In Cristo Gesù abbiamo la libertà d'accostarci a Dio, con piena fiducia, mediante la fede in lui". Fine più elevato non può darsi. Le sofferenze dei cristiani non possono essere quelle di giusti perfetti, nè possono aver valore espiatorio a favore dei loro simili; ma possono in qualche guisa rassomigliare a quelle del Cristo, quando sono sopportate per la buona causa del regno di Dio, per la difesa o per la propagazione del Vangelo. Paolo scrive: "Compio nella mia carne quel che manca alle afflizioni di Cristo, a pro del corpo di lui ch'è la Chiesa" Colossesi 1:24. Ad ogni modo, il fatto che le sofferenze del giusto sono state sopportate per l'espiazione dei nostri peccati, è atto a far tacere ogni lamento, ogni mormorio. Chi ha trovato nei patimenti di Cristo il proprio perdono, la pace, la vita, chi è stato "ricondotto a Dio" dal sacrificio della croce, può soffrire ed anche morire per il suo Salvatore.


essendo stato messo a morte quanto alla carne, ma, vivificato quanto allo spirito;

La morte di Cristo ha posto fine alla sua esistenza terrena. È stato fatto morire quanto alla carne, cioè quanto al corpo ed alla vita terrena di cui il corpo è l'organo. Ma la, sua morte è stata seguita dalla risurrezione e da un modo d'esistenza superiore in cui Cristo ha continuato e continua con vie maggior efficacia l'opera del condurre a Dio gli uomini per i quali è morto. Egli è stato vivificato quanto allo spirito, richiamato dalla potenza di Dio alla pienezza gloriosa di una vita superiore avente per sede lo spirito e per organo il corpo spirituale. È evidente che i termini "fatto morire" e "vivificato" o fatto rivivere, sono contrapposti l'uno all'altro e se il primo si riferisce alla crocifissione, come tutti riconoscono, il secondo non può riferirsi che alla risurrezione. Parimente i due dativi sarki (quanto alla carne) e pneumati (quanto allo spirito) rispondono l'uno all'altro; non possono quindi tradursi l'uno in e l'altro per come han fatto parecchi; e mentre la carne ha da intendersi dell'elemento esterno, terreno, mortale della persona umana di Cristo, lo spirito non può intendersi dello Spirito di Dio o della divinità, ma si riferisce all'elemento superiore della persona umana di Cristo, all'organo della vita religiosa e divina in lui. Quando spirò, Cristo rimise il suo spirito nelle mani del Padre Luca 23:46; Giovanni 19:30; ma colla risurrezione lo spirito fu riunito ad un corpo non più carnale ma spirituale, per entrare in una nuova e superiore fase di esistenza e di attività. Così le sofferenze dei fedeli colpiscono il corpo e la vita psichica terrena, ma giovano alla vita dello spirito accrescono la fede, la speranza, l'ubbidienza, l'amore e li maturano per la vita e l'attività più perfetta dell'esistenza avvenire. Anch'essi son fatti morire alla vita inferiore psichica e vivificati nello spirito in attesa d'esser ris uscitati col corpo celeste.


19
 e in esso (spirito, Lett. nel quale spir.) andò anche a predicare agli spiriti ritenuti in carcere, i quali un tempo furono ribelli, quando la pazienza di Dio aspettava ai giorni di Noè, mentre si preparava l'arca

Come esempio dell'attività salutare del Cristo dopo la sua morte in croce, nella sua nuova forma d'esistenza, Pietro cita la predicazione del Vangelo fatta da Cristo agli spiriti degli uomini antediluviani, i quali, quando vivevano in carne, ai tempi di Noè, mentre si preparava l'arca, erano stati ribelli agli avvertimenti divini e non avevano messo a profitto il tempo concesso loro dalla pazienza di Dio per ravvedersi. Cristo si è recato nel carcere dell'Hades ov'erano ritenuti, per annunziare ed offrir loro la salvazione da lui compiuta. Vi si è recato nello spirito, cioè nel modo d'esistenza da lui assunto colla risurrezione. Quel che non sarebbe stato in grado di fare mentre era in carne, prima di soffrire, gli fu possibile dopo la sua morte e risurrezione. Potè allora proclamare che "tutto era compiuto" e potè proclamarlo non agli Israeliti soltanto, suoi contemporanei e compaesani, ma agli spiriti dei defunti che non avevano potuto conoscere la grazia di Dio, spiriti innumerevoli, spiriti delle passate età (in 1Pietro 4:6 dice in modo generale che l'evangelo è stato annunziato ai morti) e fra questi anche agli uomini del diluvio che per la loro orgogliosa ed ostinata ribellione agli inviti di Dio, ne parevano meno meritevoli. I vers. 19 e 20 sono stati; fin dall'antichità cristiana, torturati in varie guise dagli interpreti. Così le parole en 'w (nel quale spirito) sono state intese del Cristo preesistente all'incarnazione ossia del Verbo divino, o ancora dello Spirito di Cristo che ispirava i profeti 1Pietro 1:11 e che avrebbe ispirato a Noè, chiamato "predicator di giustizia" in 2Pietro 2:5, gli avvertimenti da dare ai suoi contemporanei. Ma abbiam notato di già che il termine spirito in 1Pietro 3:18, e per conseguenza in 1Pietro 3:19, non si può intendere che dello spirito umano di Cristo, elevato dalla risurrezione ad una nuova potenza e pienezza di vita. È il Cristo risorto che si è recato personalmente a predicare agli spiriti. Si noti non agli antediluviani quand'erano in carne sulla terra; ma agli spiriti disincarnati di quegli uomini che un tempo, in un tempo lontano, erano stati ribelli. Il vedere in questi "spiriti" degli angeli ribelli si riconnette con l'idea barocca di coloro che considerano come angeli "i figliuoli di Dio" che sposarono delle "figliuole degli uomini" secondo Genesi 6:2. Il vedervi gli uomini pii dell'Antico Patto a cui Cristo avrebbe annunziato la liberazione è un'idea estranea al testo ed al contesto.

Il carcere poi è stato spiegato allegoricamente delle tenebre dell'errore e dell'ignoranza in cui sono come rinchiusi gli uomini che non conoscono la verità. Fra quelli che ammettono l'andata del Cristo risorto nel carcere dell'Hades (ossia in quella parte del soggiorno dei morti ove sono confinate le anime che non hanno sperato in Dio e che vi aspettano il giudicio) alcuni hanno dato alla parola predicò un senso inammissibile, cioè annunziò il giudicio di Dio, mentre altrove, nel N.T., il verbo vale: annunziare il Vangelo e questo senso è confermato da 1Pietro 4:6 ove dice esplicitamente: "è stato annunziato l'evangelo ai morti". Che gli spiriti ai quali Cristo predicò si fossero pentiti di già quando la morte li sorprese o di poi, come è stato supposto, il testo non lo dice; come non dice nulla del risultato della predicazione di Cristo. Osserva il Bigg: "Il pensiero che sta alla base delle parole di S. Pietro è che non vi può esser salvezza senza pentimento o che non v'è piena possibilità di pentimento se non si è udito il Vangelo. Coloro che vissero prima della venuta del Signore non poterono udire il Vangelo e perciò la misericordia di Dio non volle condannarli definitivamente prima che avessero udito quell'ultimo appello".


nella quale poche anime, cioè otto, furon salvate tramezzo all'acqua;

L'apostolo aggiunge questi particolari relativi alle poche persone scampate al diluvio perchè ci vede un'analogia tanto col piccol numero dei salvati, al tempo suo, di fronte alle moltitudini estranee al Vangelo, quanto riguardo al mezzo di partecipare alla salvezza. Si è notato anche che l'Autore scrive da Babilonia, nella bassa valle dell'Eufrate, che fu il centro della parte del mondo abitata dagli antediluviani; e si rivolge a dei cristiani abitanti non lungi dalla regione ove si fermò l'arca di Noè. La mente, così dello scrittore, come dei lettori, era per tal modo tratta facilmente a considerare gl'insegnamenti derivanti dal diluvio. La locuzione di' 'udatoV (tramezzo all'acqua) si può tradurre anche: traverso l'acqua o: per mezzo dell'acqua. Nel primo caso il senso è che gli otto, rifugiandosi nell'arca, furon salvati, sebbene fossero circondati dall'acqua da ogni parte: dall'acqua che veniva dal cielo e da quella che saliva dalla terra. Nel secondo caso l'acqua che inghiotti gli altri è considerata come il mezzo di salvezza di Noè e della sua famiglia perchè fece galleggiare l'arca nella quale erano entrati. Quest'ultimo senso ha in suo favore quel che Pietro dice in 1Pietro 3:21 del battesimo che salva anche noi.

[Modificato da Info. 03/12/2010 00:11]
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 13:55. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com