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Domenico34 - 1 Pierto 3:18-20 - Esegesi di 1 Pietro

Ultimo Aggiornamento: 04/12/2010 04:07
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30/11/2010 12:08

2. CHI SONO GLI "SPIRITI IN CARCERE" AI QUALI CRISTO PREDICÒ

Per quanto riguarda gli spiriti che erano in carcere ai quali Cristo predicò, l'esegesi di questa parte è discordante, nel senso che c'è chi dice una cosa e c'è chi ne dice un'altra. Cercheremo di riferire come stanno le cose, sia per quanto riguarda l'interpretazione antica che quella contemporanea.

Fin dai tempi antichi, si vedeva negli «spiriti in carcere», i giusti dell'Antica Alleanza, vale a dire le anime dei giusti dell'A.T. Questa esegesi fu sostenuta particolarmente da Clemente Alessandrino, Origene, Atanasio fino ad Agostino, il quale dal canto suo, la trovò addirittura una spiegazione originale. Anche Calvino sosteneva che i pneumata fossero i giusti dell'Antico Patto, in particolare i contemporanei di Noè. Sulla scorta dell'interpretazione antica dei Padri, anche oggi viene proposta specialmente dall'esegesi cattolica e in parte anche dalla dogmatica cattolica.

L'interpretazione odierna, a parte che si stacca da quella antica dei Padri, cerca di fare riferimento alla storia delle religioni e propone quindi una diversa esegesi, basandosi come punto di riferimento su Genesi 6:1﷓6. Secondo questa interpretazione, gli «spiriti in carcere», di cui 1 Pietro 3:19﷓20, sarebbero i "figli di Dio", summenzionati nel testo di Genesi 6:1﷓6), che unendosi con i figli degli uomini generarono i giganti. Dato che questa spiegazione fa esplicito riferimento al libro apocrifo di Henoch, se ne deduce, sulla scorta anche di Giuda 6,7 e di 2 Pietro 2:4,9 che anche 1 Pietro 3:19 alluderebbe a questa tradizione.

Quindi, parlando dei pneuamata, si penserebbe agli angeli. Come si vede, l'esegesi moderna, non solo cerca di ribaltare quella antica, ma cerca anche di stabilire un legame con i miti della storia delle religioni, concludendo che il testo di 1 Pietro 3:19 si esprime in veste mitologica.

Facendo il punto sulla situazione interpretativa di 1 Pietro 3:18﷓20, diciamo subito che, né la prima né la seconda, tiene effettivamente conto di quello che Pietro dice; questo vuol dire che non siamo a favore né dell'una né dell'altra spiegazione. Ora, cerchiamo di esaminare le summenzionate interpretazioni, per esprimere le nostre convinzioni, compatibili al testo summenzionato.

Come abbiamo già fatto rilevare, Cristo andò agli «spiriti che erano in carcere», in uno stato di essere "vivificato", e questo esclude in maniera categorica, che si tratti del Cristo preesistente. Questa affermazione non la facciamo perché non crediamo alla preesistenza di Cristo; al contrario la facciamo, perché essenzialmente, lo stato di essere "vivificato", non è compatibile con lo stato eterno in cui Cristo era, prima della sua incarnazione. Dal momento che viene stabilito questo punto fondamentale, che poi non è la nostra interpretazione, ma quello che specificatamente Pietro dice, va da se che, non si può parlare dello spirito di Cristo che va, per mezzo di Noè, perché questo non è detto da Pietro né il testo summenzionato lo lasci presupporre.

Non si può neanche invocare il testo di 1 Pietro 1:10,11, a sostegno di quanto sopra, per il semplice fatto che questo testo fa esplicito riferimento ai profeti e alle loro profezie; mentre il testo di 1 Pietro 3:19﷓20, invece, non è un testo profetico, nel senso che presenta una profezia del passato o dell'avvenire, ma è il racconto di un'opera che Cristo "vivificato" compì, ivi compreso il suo spirito, quando Egli andò agli «spiriti che erano in carcere».

Usare il testo di 1 Pietro 3:19 per parlare della discesa di Cristo nel soggiorno dei morti, con particolare riferimento ai "giusti" dell'A.T., specie quando si fa riferimento ai contemporanei di Noè, ci troviamo in pieno contrasto con le parole di Pietro, che specificatamente afferma che erano spiriti «ribelli, quando la pazienza di Dio aspettava ai giorni di Noè». Né si può pensare ai pii dell'Antico Patto a cui Cristo avrebbe annunziato la liberazione, perché questa è un'idea estranea al testo e inesistente nel suo contesto. Anche lo stesso Catechismo Romano, spiegazione ufficiale del Simbolo, espone la dottrina sul descensus Christi ad inferos senza appellarsi a 1 Pietro 3:19.

Per quanto riguarda l'esegesi moderna che vede negli spiriti in carcere i «figli di Dio» di Genesi 6:1﷓6), = angeli decaduti, avvalendosi principalmente dello scritto Apocrifo di Henoch in cui si fa esplicito riferimento degli angeli ribelli e dell'Apocrifo del Genesi di Qumran, ha perfettamente ragione K.H. Schelkle, quando afferma «che i fatti di Genesi 6:1﷓6 non si svolsero ai tempi di Noè». A nostro avviso, il rilievo summenzionato, basti da solo per far notare quanto sia fantasiosa l'esegesi moderna e come non tenga conto del valore del testo e del suo contesto.

3. IL SIGNIFICATO DELL'ANDARE DI GESÙ AGLI SPIRITI IN CARCERE

Il nocciolo di tutta la faccenda, a nostro avviso, non consiste tanto nel sapere se Cristo andò nell'Ades, prima o dopo la sua risurrezione, quanto nel sapere che cosa significhi la sua andata e che cosa significhi la sua predicazione. Sono infatti quest'ultimi due aspetti della faccenda che possono stabilire se dopo la morte esiste una seconda opportunità di salvezza e se ai morti, non importa se sono conosciuti come ribelli o empi, che vissero in una determinata situazione più o meno corrotta, sia riserbata un'altra opportunità che consenta loro la conversione e il ravvedimento, attraversi i quali ottenere la grazia. Vale quindi la pena, esaminare tutta la problematica di questa faccenda, per le serie implicazioni che ne derivano, sia sul piano religioso e sia soprattutto su quello teologico.

L'andata di Gesù nel "soggiorno dei morti", è bene attestata nel N.T. I seguenti testi ce ne danno la dimostrazione.

Rom. 10:7:
«Ovvero: Chi scenderà nell'abbisso? Questo significa far risalire Cristo dai morti».

Efesini 4:8﷓10:
«Per la qual cosa la Scrittura dice: Essendo salito in alto, egli ha condotto prigioniera la prigionia e ha dato dei doni agli uomini. Or questo: È salito che cosa vuol dire se non che prima era pure disceso nelle parti più basse della terra? Colui che è disceso è lo stesso che è anche salito al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose» (cfr. Sal. 68:18 per la Scrittura citata in questo testo).

Ebrei 13:20:
«Ora il Dio della pace, che in virtù del sangue del patto eterno ha fatto risalire dai morti il Signore nostro Gesù Cristo, il grande Pastore delle pecore».

Di quest'altri passi che seguono, non si può dire con sicurezza se ne facciano allusione.

Matteo 12:40:
«Infatti, come Giona fu tre giorni e tre notti nel ventre del grosso pesce, così starà il Figlio dell'uomo tre giorni e tre notti nel cuore della terra».

Atti 2:24﷓31:
«Ma Dio lo ha risuscitato, avendolo sciolto dalle angosce della morte, poiché non era possibile che fosse da essa trattenuto. Infatti Davide dice di lui: Io ho avuto del continuo il Signore davanti a me, perché egli è alla mia destra, affinché io non sia smosso. Per questo si è rallegrato il cuore mio e ha giubilato la mia lingua, e anche la mia carne dimorerà nella speranza. Poiché tu non lascerai l'anima mia nell'Ades e non permetterai che il tuo Santo veda la corruzione. Tu mi hai fatto conoscere le vie della vita, tu mi riempirai di gioia alla tua presenza. Fratelli, si può ben liberamente dire intorno al patriarca Davide che egli morì e fu sepolto; e il suo sepolcro si trova tra di noi fino al giorno d'oggi. Egli dunque, essendo profeta, sapeva che Dio gli aveva con giuramento promesso che dal frutto dei suoi lombi, secondo la carne, avrebbe suscitato il Cristo per farlo sedere sul suo trono: e, prevedendo le cose a venire, parlò della risurrezione di Cristo, dicendo che l'anima sua non sarebbe stata lasciata nell'Ades e che la sua carne non avrebbe visto la corruzione» (cfr. Sal. 16:10, per la Scrittura citata in questo passo).

Continueremo il giorno successivo...



[Modificato da Domenico34 30/11/2010 13:49]
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