Il brano Biblico
All’udire ciò, alzarono all’unanimità la voce a Dio e dissero: «Signore, tu sei il Dio che hai fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che sono in essi, e che mediante lo Spirito Santo hai detto, per bocca di Davide tuo servo; “Perché si sono adirate le genti e i popoli hanno macchinato cose vane? I re della terra si sono sollevati e i principi si sono radunati insieme contro il Signore e contro il suo Cristo”. Poiché proprio contro il tuo santo Figlio, che tu hai unto, si sono radunati Erode e Ponzio Pilato con i gentili e il popolo d’Israele, per fare tutte le cose che la tua mano e il tuo consiglio avevano prestabilito che avvenissero. Ed ora, Signore, considera le loro minacce e concedi ai tuoi servi di annunziare la tua parola con ogni franchezza, stendendo la tua mano per guarire e perché si compiano segni e prodigi nel nome del tuo santo Figlio Gesù» (Atti 4: 24:30).
Poiché quella preghiera che la comunità innalzò a Dio fu subito esaudita, il testo precisa che:
Dopo che ebbero pregato, il luogo dove erano radunati tremò; e furono tutti ripieni di Spirito Santo, e annunziavano la parola di Dio con franchezza(v. 31).
Una panoramica dell’evento miracoloso
Il miracolo compiuto alla porta Bella del Tempio di Gerusalemme, di quello zoppo che chiedeva l’elemosina a quelli che entravano nel tempio, per mezzo di Pietro e Giovanni nel “nome di Gesù Cristo il Nazareno”, (Atti 3:6), creò seri problemi a questi due apostoli di Gesù Cristo. Da una parte vediamo che quella manifestazione miracolosa portò
tutto il popolo che lo vide camminare (lo zoppo)
a lodare Dio (v. 9), dall’altra, invece, cioè
i sacerdoti, il comandante del tempio e i sadducei piombarono su di loro, indignati perché ammaestravano il popolo e annunziavano in Gesù la risurrezione dai morti , e, senza perdere tempo, Pietro e Giovanni, dopo avergli messo le mani addosso, furono gettati in prigione fino al giorno seguente, perché era già sera (4:1-3).
Si capisce subito che il miracolo operato nel nome di Gesù, non fu valutato da tutti nella stessa maniera. Per quelli che fecero una giusta valutazione, guardando in faccia il miracolo in sé senza avere quei pregiudizi che avrebbero potuto benissimo inquinare l’obiettività di una giusta valutazione, furono indotti a lodare Dio, cioè a renderGli onore e gloria; mentre per quelli che erano pieni di pregiudizi, il miracolo li portò ad esplodere la loro indignazione e a manifestare tutta la loro rabbia nei confronti degli apostoli. Questa è una storia che si è sempre ripetuta nella storia del cristianesimo e continua a ripetersi anche ai nostri giorni.
Dal resoconto che Luca ci fornisce nel libro degli Atti, veniamo a sapere che:
Il giorno dopo, (cioè dall’incarceramento di Pietro e Giovanni)
i capi, gli anziani e gli scribi si radunarono in Gerusalemme insieme con Anna, sommo sacerdote, Alessandro a tutti quelli che appartenevano alla parentela dei sommi sacerdoti. E, fatti comparire là in mezzo Pietro e Giovanni, domandarono loro: «Con quale potere o in nome di chi avete fatto questo?» (cioè il miracolo dello zoppo guarito il giorno prima). La risposta che venne data a quella precisa domanda, fu:
Nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti (4:5,10).
Siccome il miracolo compiuto da Pietro e Giovanni per la virtù di Cristo Gesù, era un miracolo ‘vero’, nel senso che si poteva constatare ad occhi nudi, per il semplice fatto che l’uomo miracolato stava in piedi accanto ai due apostoli, e, non potendolo negare o dire nulla ‘contro’, (v. 14,16), prevedendo una rapida divulgazione in mezzo al popolo di Gerusalemme, con la conseguenza che molti Giudei avrebbero lasciato la religione ebraica e abbracciata quella cristiana, questi capi religiosi Giudei, pensarono che con una ‘severa’ minaccia a
non parlare più a nessun uomo in questo nome (cioè Gesù), avrebbero potuto spegnere lo zelo e fermare l’avanzata degli apostoli, in questa loro missione di predicare il nome di Gesù. Dopo che Pietro e Giovanni risposero risoluti e pronti a non obbedire a quella ingiunzione, ma che avrebbero ‘obbedito’ piuttosto a Dio, il sacro testo precisa che i due apostoli vennero rilasciati e questi, una volta liberi
ritornarono dai loro (chiaro riferimento alla comunità) e riferirono loro quello
che i capi sacerdoti e gli anziani gli avevano detto” (vv. 19-23).
ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLA PREGHIERA DELLA COMUNITÀ
1. Servi di Dio
Leggendo con attenzione la preghiera che la comunità innalzò a Dio, si nota che vengono menzionati i
servi di Dio. Il contesto dei capitoli terzo e quarto del libro degli Atti, parla chiaramente di Pietro e Giovanni. Furono, infatti, loro che vennero arrestati e messi in prigione. Furono Pietro e Giovanni che vennero ‘minacciati’ dai capi sacerdoti e dagli anziani a non parlare ed insegnare nel nome di Gesù. A rigore quindi, stando al contesto biblico, la preghiera della comunità fu rivolta a Dio, in favore di Pietro e Giovanni.
La frase ‘servi di Dio’, che si legge spesso nella Bibbia, non ha sempre lo stesso significato. A volte si riferisce a tutti i credenti e a volte si riferisce a quelli che sono impegnati nell’espletamento di un ministero. Nel nostro testo, si riferisce sicuramente a quelli che sono impegnati nell’opera del ministero, e non necessariamente bisogna pensare solamente a Pietro e Giovanni, anche se il contesto biblico li nomina specificatamente, ma include anche gli altri apostoli. Da questo passo si può imparare che, tutti quelli che sono impegnati nell’opera del ministero, sono ‘servi di Dio’, nel senso che stanno svolgendo un lavoro che Dio ha affidato loro. Non importa il tipo di lavoro che si svolge: piccolo o grande che sia, quello che conta è il fatto che si serve il Signore nel mandato che Egli ha affidato.
2. Come venne fatta la preghiera dalla comunità a Dio
a) Con tempestività.
All’udire ciò, alzarono la voce a Dio... (v. 24), cioè nello stesso giorno in cui Pietro e Giovanni raccontarono quello che i capi religiosi avevano detto loro. Non pensarono di rimandare a un’altra data da stabilire. Le cose che si rimandano, c’è sempre il rischio che possono finire nel dimenticatoio. Quando si tratta di intercedere presso Dio in favore di qualcuno, è meglio che lo si faccia subito.
b) Con spontaneità, cioè senza che nessuno l’avesse imposto.
Nel testo non c’è la minima traccia che lascia trapelare che quando Pietro e Giovanni finirono di dare il loro rapporto, avessero richiesto di fare una speciale preghiera al Signore per quel caso specifico. Tuttavia, davanti a quel preciso rapporto che i due apostoli fecero alla Comunità, venne presa la decisione di
innalzare la voce a Dio. Non si sa quanti credenti si trovassero in quella comunità. Non ha tanto importanza sapere ciò, anche se il testo biblico ce lo dicesse. Quello che ha importanza è che quelli che erano presenti in quel giorno, sentirono di rivolgersi a Dio, in favore dei Suoi servi.
c) Di pari consentimento o all’unanimità.
all’udire ciò, alzarono all’unanimità la voce a Dio e dissero.... Una comunità che prega di pari consentimento, è una comunità che risponde all’ideale di Dio. Nel giorno della Pentecoste in cui scese lo Spirito Santo nell’alto solaio dove erano radunati i 120,
erano tutti riuniti con una sola mente nello stesso luogo (Atti 2:1). Il proverbio mondano dice che: ‘l’unione fa la forza’; mentre la Scrittura afferma che una
corda a tre capi, non si rompe tanto presto (Ecclesiaste 4:12).
3. Che cosa dimostra quel modo di pregare.
a) Che la comunità amava e ‘servi di Dio’.
Quando i servi di Dio sono amati dal popolo, non sarà una fatica pregare per loro e sostenerli con il loro interessamento.
b) Che la comunità aveva rispetto per i ‘servi di Dio’.
Il rispetto, non riguarda solamente il ministero in sé, ma include anche la persona che lo espleta. È impensabile rispettare il ministero e disprezzare il ministro; l’uno e l’atro formano un tutt’uno da non potersi separare.
c) Che i ‘servi di Dio’ continuassero nell’espletamento del loro ministero senza essere fermati dal nemico.
Uno dei tanti obbiettivi che il nemico si prefigge, è quello di fermare l’opera del ministero; la preghiera che si eleva a Dio per i ‘servi di Dio’, rappresenta la migliore garanzia per farli continuare nella loro attività.
4. Quello che la comunità chiede a Dio
a) Concedi ai tuoi servi di annunziare la tua parola con ogni franchezza.
La comunità che prega è consapevole che i ‘servi di Dio’ non sono stati chiamati ed incaricati ad annunziare la loro parola o quella degli uomini, ma bensì quella di Dio. Questa parola che essi devono annunziare, non la devono proclamare con la franchezza che può derivargli da una preparazione accademica e scolastica, ma con quella che concede loro Dio. È infatti la Parola di Dio proclamata con la franchezza che viene dal cielo, cioè dall’alto, dallo Spirito Santo, che tocca la vita delle persone e opera
efficacemente in quelli che la credano (cfr. 1 Tessalonicesi 2:13).
Paolo, la persona più colta e preparata di tutti gli apostoli e di tutti i discepoli di Gesù di quel tempo, rendendosi conto che nell’esercizio del ministero che Dio gli aveva affidato, non poteva contare sulla sua abilità oratoria derivata dalla sua preparazione accademica, chiede alla fratellanza efesina di pregare il Signore per lui, affinché quando egli apre la sua bocca, gli venisse dato (da chi? da Dio naturalmente) di
esprimersi con franchezza per far conoscere il ministero dell’evangelo (Efesini 6:18,19). E se uno come Paolo, considerato da tutti come il più grande teologo di tutti i tempi, avvertiva questa necessità, che si dovrebbe dire dei comuni teologi e predicatori dei nostri tempi?
Ai nostri giorni si fa spesso riferimento alla preparazione accademica, come se questa fosse sinonimo di idoneità e di successo. Se il parlare di una preparazione scolastica, colpisce facilmente l’intelletto di chi ascolta, portandone a valutarne il suo livello, non colpisce altrettanto facilmente l’uomo nella sua vita interiore da portarlo a riflettere seriamente sulla sua reale condizione davanti a Dio, di peccatore perduto, bisognoso della salvezza di Dio. Dobbiamo convincerci che ‘tutti’ i ‘servi di Dio’, senza nessuna eccezione, intesi come coloro che sono impegnati nell’espletamento di un qualsiasi ministero, hanno assoluto bisogno di parlare con franchezza la Parola di Dio, quella franchezza che viene dal cielo, dallo Spirito Santo, che rende veramente efficace il ministero nel suo esercizio.
Il termine gr.
Parrēsia, impiegato nel nostro testo che, etimologicamente significa: «Libertà di parola, franchezza, sincerità di linguaggio», prevede anche il ‘coraggio’ nel proclamarla. Sotto questo aspetto, la franchezza invocata, è come se volesse dire:
concedi ai tuoi servi di annunziare la tua parola con potenza. Infatti, qualcuno ha tradotto il nostro testo: dai ai tuoi servi di annunciare la tua parola con ogni potenza.
b) Stendi la tua mano per guarire....
Le guarigioni, i segni e i prodigi, non sono il risultato dell’abilità, della potenza o della pietà umana (Atti 3:12), ma sono il segno evidente della mano di Dio distesa. Questo significa che se la mano di Dio non si stende, nessuna guarigione può accadere e nessun segno e prodigio si può verificare.
Una comunità che ha a cuore l’opera del Signore, non nel senso di un movimento religioso, ma nel senso di quello che Dio può fare, favorisce ed aiuta l’opera del ministero, quando sa pregare per i ‘servi di Dio’. La sua preghiera premurosa ed ardente in loro favore, rappresenta la migliore garanzia perché i ‘servi di Dio’ possono continuare il loro lavoro per il bene del popolo e per la gloria di Dio!
Infine, una comunità che ha una visione totale dell’opera di Dio, non si limita solamente a chiedere a Dio che Egli conceda franchezza ai Suoi servi di Parlare la Sua Parola, ma aggiunge anche che la mano potente di Dio si stenda per guarire e per compiere segni e prodigi nel nome di Gesù Cristo. Le guarigioni, i segni e i prodigi, non sono qualcosa che appartengono all’era apostolica, per facilitare la loro missione e la propagazione dell’evangelo di Gesù (come alcuni hanno affermato). Fanno parte integrale dell’opera del ministero e contribuiscono in pieno a riconoscere la potenza di Dio in senso visibile. Rappresentano la migliore credenziale che si possa esibire nel campo miracoloso, e, farne oggetto specifica di richiesta a Dio, significa in ultima analisi rendersi conto della assoluta necessità che il miracoloso si manifesti in mezzo agli uomini, in maniera evidente, da indurli a riconoscere che Dio è presente in mezzo di loro. Inoltre, le guarigioni, i segni e i prodigi, non sono qualcosa che Dio compie automaticamente, come segno della Sua assoluta Sovranità, ma come la risposta di una comunità che li chiede specificamente in preghiera a Dio.
Qualche domanda:
1) Che ne pensi di quanto hai letto?
2) Credi che anche oggi, la Chiesa di Gesù Cristo, dovrebbe comportarsi nella stessa maniera della Chiesa dell’era apostolica?
3) Credi che anche oggi, è necessario che la “mano di Dio” si stenda sopra i servi del Signore, perché nel Nome di Gesù, si facciano, segni, prodigi e miracoli? (quelli veri, s’intende).
4) Credi che anche oggi, quelli che annunciano e predicano la Parola di Dio, siano ripieni dello Spirito Santo, per proclamarla con “franchezza”?
[Modificato da Domenico34 04/09/2010 11:17]