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Domenico34 – Il perdono dei peccati – Sommario, Introduzione, Capitoli 1-5

Ultimo Aggiornamento: 24/05/2012 00:17
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11/05/2012 00:14

Poiché tu, o Signore, sei buono, pronto a perdonare, e misericordioso verso quanti t’invocano (Salmo 86:5).

Non perdonare la loro colpa, e non sia cancellato davanti a te il loro peccato; poiché hanno provocato la tua ira in presenza dei costruttori (Neemia 4:5).

Come mai che in quest’altro testo, si invoca addirittura Dio, a non la perdonare colpa e di non cancellare il peccato di quelle persone che avevano cercato in tutti i modi, di ostacolare e impedire il lavoro di ricostruzione? Nell’atteggiamento di questa richiesta, non rispecchiava forse, nel supplicante, una specie di volersi vendicare? A parte, però, che non ci viene affermato che Dio, avesse esaudito quella preghiera; possiamo confermare però che, quella richiesta, mancava di quello spirito di amore e di compassione, che certamente un cristiano, alla luce dell’esempio di Gesù e di tutti gli insegnamenti del nuovo Testamento, non avrebbe mai fatto.

Hanno rifiutato di ubbidire, e non si sono ricordati delle meraviglie da te fatte in loro favore; e hanno irrigidito i loro colli e, nella loro ribellione, si son voluti dare un capo per tornare alla loro schiavitù. Ma tu sei un Dio pronto a Perdonare, misericordioso, pieno di compassione, lento all’ira e di gran bontà, e non li hai abbandonati (Neemia 9:17).

Il non ricordati delle meraviglie da te fatte in loro favore, era una chiara allusione all’atteggiamento negativo che il popolo d’Israele manifestò, ai tempi di Mosè, davanti al rapporto che fecero gli esploratori mandati nella terra di Canaan. Sì sa, infatti, che dopo quel rapporto, non solo gli Israeliti disprezzarono la terra promessa, ma addirittura volevano costituirsi un capo per ritornare in Egitto, alla loro schiavitù.

Davanti all’incoraggiamento che diedero Giosuè e Caleb, a non temere dei giganti, ma ad avere fiducia in Dio, perché con Lui, avrebbe superato facilmente tutti gli ostacoli e sarebbero entrati in possesso di quel buon paese, dove scorreva il latte e il miele. Un simile messaggio che quei due servitori dell’Eterno diedero, con tutto il fervore e la certezza che avevano nei loro cuori, non solo il popolo lo respinse, ma addirittura li volevano anche uccidere, talmente si erano irrigiditi, nella loro ribellione. La storia è narrata, in Numeri, capitolo 14.

Nonostante il testo in questione, prospetti una simile scena, impregnata d'incredulità e di ribellione, termina con il ricordare che Dio, essendo misericordioso, pieno di compassione, lento all’ira e di gran bontà, è pronto a perdonare.

Perciò l’uomo sarà umiliato; ognuno sarà abbassato. Tu non li perdonare (Isaia 2:9).

Il profeta Isaia, prima di arrivare al versetto in oggetto, descrive una situazione del popolo, veramente desolante, spiritualmente parlando.

Infatti, tu, SIGNORE, hai abbandonato il tuo popolo, la casa di Giacobbe, perché sono pieni di pratiche divinatorie, praticano le arti occulte come i Filistei, fanno alleanza con i figli degli stranieri.
Il suo paese è pieno d’argento e d’oro, e ha tesori a non finire; il suo paese è pieno di cavalli, e ha carri a non finire.
Il suo paese è pieno d’idoli: si prostra davanti all’opera delle sue mani, davanti a ciò che le sue dita hanno fatto
(Isaia 2:6-8).

Pur riconoscendo l’allontanamento e lo sviamento di questo popolo, dalle dirette vie del Signore, mi domando: com'è possibile che un uomo di Dio, quale era Isaia, consacrato al Suo servizio, nel ministero profetico, prega il suo Dio, dicendogli: tu non li Perdonare? Questo significa che nel momento che avanzava la sua richiesta a Dio, aveva dimenticato che il Signore, è un Dio pronto a perdonare, misericordioso, pieno di compassione, lento all’ira e di gran bontà? Dall’uomo, c’è d’aspettarsi tutto!

Lasci l’empio la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; si converta egli al SIGNORE che avrà pietà di lui, al nostro Dio che non si stanca di perdonare (Isaia 55:7).

In quest’altro passo, il pensiero e l’atteggiamento del profeta, non solo è ben diverso, rispetto a 2:9, ma corrisponde anche al cuore di Dio. Infatti, invitare l’empio a lasciare la sua via e a convertirsi al Signore, significa in pratica, preparare la strada al buon Dio, il quale non si stanca di perdonare.

Tu, SIGNORE, conosci tutti i loro disegni contro di me per farmi morire; non perdonare la loro iniquità, non cancellare il loro peccato davanti ai tuoi occhi! Siano essi abbattuti davanti a te! Agisci contro di loro nel giorno della tua ira! (Geremia 18:23).

Una simile preghiera che Geremia rivolse al Signore, com'è possibile accettarla? Neanche alla minaccia di morte per la sua vita? Assolutamente no! Questo lo diciamo, cristianamente parlando. Si direbbe: perché? Perché non è coerente e in armonia, principalmente con l’insegnamento di Gesù, e anche con quello degli apostoli.

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12/05/2012 00:16

Ora la scena cambia radicalmente, per la ferma ed autorevole posizione che assunse Gesù, davanti ad un caso particole. Si tratta del racconto del paralitico di Capernaum, che fu portato da Gesù, da quattro uomini, il qual è presentato da Matteo, Marco e Luca. I seguenti passi, essendo paralleli, li citiamo integralmente, come sono stati tramandati.

Ma, affinché sappiate che il Figlio dell’uomo ha sulla terra autorità di perdonare i peccati: «Alzati», disse allora al paralitico, «prendi il tuo letto e vattene a casa» (Matteo 9:6).

«Perché costui parla in questa maniera? Egli bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non uno solo, cioè Dio?»
Ma, affinché sappiate che il Figlio dell’uomo ha sulla terra autorità di
perdonare i peccati (Marco 2:7,10),

Allora gli scribi e i farisei cominciarono a ragionare, dicendo: «Chi è costui che bestemmia? Chi può perdonare i peccati se non Dio solo?»
Ora, affinché sappiate che il Figlio dell’uomo ha sulla terra il potere di
perdonare i peccati, "Io ti dico," disse al paralitico, "àlzati, prendi il tuo lettuccio, e va’ a casa tua"» (Luca 5:21-24).

In questa circostanza, a dispetto dei Suoi critici, i quali subito obbiettarono, al sentire: « Figliolo, i tuoi peccati ti sono perdonati », Gesù rivelò la Sua autorità divina che, come il Figlio dell’uomo ha sulla terra il potere di perdonare i peccati. Subito dopo, rivolgendosi al paralitico, gli ordinò: "àlzati, prendi il tuo lettuccio, e va’ a casa tua"». Senza esitazione e prontamente, in quell’istante, il paralitico fu perfettamente guarito e se ne andò a casa, sui suoi piedi.

Ricordiamoci sempre che, il potere divino, non solo non è soggetto a nessun cambiamento, ma è anche al presente attuale e disponibile, come lo è il perdono dei peccati. Infine, è meraviglioso notare che, coloro che portarono il paralitico da Gesù (parenti, amici, conoscenti, non si può dire esattante chi fossero), non pensavano ai peccati del paralico, bensì alla sua guarigione fisica. Però, da Gesù, il paralitico ricevette, sia la guarigione fisica e sia il perdono dei suoi peccati. L’insegnamento che si ricava da questo racconto miracoloso, è semplice: quando si va da Gesù con fede, si riverà molto di più di quello che si cerca o si chiede.

PS: Se al termine del capitolo 2 ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo



Capitolo 3





LE CONDIZIONI PER RICEVERE IL PERDONO




Nota introduttiva

In tutti i settori della vita associata e per ogni attività che si vorrà svolgere, sia in pubblico che in privato, di solito ci sono certe condizioni, che possono definirsi anche regole che, l’aspirante dovrà rispettare. Se questo è vero per la vita terrena, cioè materiale, lo è anche per quella spirituale, particolarmente per ciò che riguarda la relazione con Dio e tutte le cose concernenti le varie richieste che si chiedono a Lui, principalmente il perdono dei peccati. Nessuna cosa arriva all’uomo automaticamente, senza che questi, faccia qualche cosa.

Per essere salvati, per esempio, l’uomo, chiunque esso sia, dovrà credere in Cristo Gesù; così rispose Paolo al carceriere di Filippi, quando gli venne chiesto:

« Signori, che debbo fare per essere salvato? »
Ed essi risposero: « Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato tu e la tua famiglia » (Atti 16:30-31).

In un’altra Scrittura si legge:

perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato;
infatti, con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati
(Romani 10:9-10).

Anche se per la salvezza, non sono richieste tante e grandi cose da fare, sono sempre delle precise condizioni che Dio pone, all’infuori dei quali non è possibile essere salvati. Infine, se per la salvezza, per esempio, ci fossero tante condizioni da rispettare, una diversa dall’altra, la cosa diventerebbe molto più complicata, per il semplice fatto che l’uomo dovrebbe fare la scelta. Mentre, attenersi al modo come che Dio ha stabilito nella Sua Parola, per chiunque lo vorrà, sarà molto facile essere salvato.

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13/05/2012 00:28

La beatitudine per chi viene perdonato dalla sua trasgressione

In uno dei Salmi, si afferma:

Beato l’uomo a cui la trasgressione è perdonata, e il cui peccato è coperto! (Salmo 32:1)

Perché il Salmista proclama beato, l'uomo la cui trasgressione è perdonata? Questa semplice domanda mette in evidenza che non a tutte le persone, venga perdonata la trasgressione, e coperto il peccato. Come mai questo? Viene fatta forse una selezione per stabilire chi entrerà nel numero dei beati? Assolutamente no! Infatti, non è Dio che sceglie a chi perdonare e rendere felice, perché la Sua volontà è, che tutti gli uomini siano salvati (1 Timoteo 2:4), ma l’essere umano con la sua libera scelta e decisione, la determina. Per Dio, non ci sono trasgressioni gravi che Egli non può perdonare, o veti di limitazioni che Lui pone: esiste una semplice condizione che l’uomo dovrà rispettare, ed è quella di riconoscere il suo peccato e confessarlo, secondo l’affermazione delle Scritture:

Chi copre le sue colpe non prospererà, ma chi le confessa e le abbandona otterrà misericordia (Proverbi 28:13); Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità (1Giovanni 1:9).

Allora, con parole più semplici, il testo del Salmo 32:1, usando una parafrase, si potrebbe rendere: l’uomo che riconosce e confessa il suo peccato, sarà reso felice, (beato) perché la sua trasgressione viene perdonata e il suo peccato coperto.

La bestemmia contro lo Spirito Santo

L’unico peccato, tra i tanti, che non sarà mai perdonato, è la bestemmia contro lo Spirito Santo; poiché è per questo peccato che si afferma:

« Perciò io vi dico: ogni peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini; ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata.
A chiunque parli contro il Figlio dell’uomo, sarà perdonato; ma a chiunque parli contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né in questo mondo né in quello futuro
(Matteo 12:31-32).

Perché chi parla contro il Figlio dell’uomo (Gesù Cristo) sarà perdonato, mentre chi parli contro lo Spirito Santo, non sarà mai perdonato? Qual è la vera ragione?

La precisazione che fece Gesù intorno a chi parli contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né in questo mondo né in quello futuro, c'è pervenuta in una forma dogmatica, nel senso che non si può modificare o dargli un significato diverso di come l’abbia definita Gesù. Davanti ad una simile dogmatica precisazione, c’è solamente da capire perché mai Gesù si espresse in quel modo. Che il “Figlio dell’uomo” sia proprio Lui e non un altro personaggio, appare abbastanza chiaro, sia dal contesto e sia soprattutto dalle tante volte che questa frase compare nel Nuovo Testamento.

La domanda che si pone a priore, è la seguente: tenuto conto che tra Gesù e lo Spirito Santo non c’è nessuna differenza riguardante la loro deità, (si tenga presente che Gesù in sé aveva due reali nature: quell'umana e quella divina) perché per l’uno c’è perdono e per l’altro non ci sarà nessuna possibilità di ottenerlo, né per la vita presente e neanche in quella futura? Il motivo, senza dubbio ci deve essere; e, cercare di capirlo, significa addentrarsi su un aspetto della verità, che non si hanno tanti elementi a disposizione, tuttavia, ci rimane ad analizzare la circostanza specifica in cui Gesù pronunciò quella definitiva sentenza, per dare una convincente risposta alla nostra domanda.

Credo che bisogni subito precisare che non si tratta di rivolgere una cattiva parolaccia allo Spirito Santo, come si fa quando si bestemmia contro Dio. Infatti, se si trattasse della semplice parolaccia, non vediamo come possa spiegarsi la differenza che se la stessa si indirizzasse a Gesù, = Fglio dell’uomo, ci sarà la possibilità di ottenere il perdono, mentre se viene rivolta allo Spirito Santo, non ci sarà nessuna possibilità di riuscirlo ad avere, né al presente e neanche nel futuro. Allora, per risolvere l’enigma e cogliere l’obbiettività della questione, crediamo sia migliore pensare alla “posizione” che l’uomo assume davanti all’opera dello Spirito Santo, perché in essa si potrà aprire uno spiraglio di una diversa prospettiva che faciliterà la comprensione della questione. Questo significa che il discorso sarà tutto ben diverso e più coerente. Partiamo dunque dal considerare attentamente la circostanza specifica in cui venne a trovarsi Gesù, quando pronunciò quella sentenza definitiva.

Gesù aveva liberato un indemoniato, che era anche cieco e muto. Davanti a quel miracolo, giustamente la folla esclamò, riferendosi a Gesù: «Non è questi il Figlio di Dio?» (v. 22). La valutazione che fecero però i farisei, fu ben diversa, poiché attribuivano il potere miracoloso di Gesù, all’aiuto di Belzebù, principe dei demoni. A parte la confutazione che Gesù fece di quell'audace e strampalata affermazione, Egli asseriva chiaramente che quello che Egli compiva, era per l’aiuto dello Spirito di Dio (v. 28). Quindi, la posizione che i farisei aveva assunto, non riguardava la persona del Figlio dell’uomo-Gesù Cristo, ma lo Spirito di Dio che dava a Gesù l’aiuto per compiere i miracoli. Appariva, quindi chiaro, che il disprezzo dei farisei, prendeva di petto l’opera dello Spirito Santo. Questa loro posizione ed atteggiamento nei confronti del divino, diede a Gesù l’opportunità di fare un’affermazione di carattere generale, senza fare il nome dei farisei, e stabilire che, chiunque parli contro lo Spirito Santo, nel senso di assumere una posizione negativa nei suoi confronti, cioè per quello che Egli compie, deve sapere che si espone ad un serio pericolo: quello di non essere mai perdonato.

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14/05/2012 00:08

A questo punto sorge una seconda domanda: perché se si disprezza il Padre e il Figlio, Gesù Cristo = “il Figlio dell’uomo”, (a condizione che ci sia il ravvedimento e il pentimento da parte di chi compie quell’azione), ci sarà la possibilità di ottenere il perdono, mentre se la stessa azione è rivolta nei confronti dello Spirito Santo, non ci sarà nessuna possibilità di riuscirlo ad avere, né al presente e neanche nel futuro? La risposta a questa domanda è semplice: siccome è lo Spirito Santo che convince l’uomo di peccato (Giovanni 16:8); se questa azione viene respinta, con un preciso atteggiamento d'incredulità, per l’uomo in definitiva, sarà preclusa la via al ravvedimento e al pentimento in mancanza del quale non potrà mai ricevere il perdono. Questo significa in altre parole che, se per il bestemmiatore non ci sarà perdono, per questo tipo di peccato (che detto per inciso solo Dio conosce) è essenzialmente per la totale assenza di ravvedimento e di pentimento. Infatti, senza tema di essere smentiti, qualora nell’uomo ci sarà ravvedimento e pentimento, per qualsiasi peccato commesso, trova sempre Dio pronto a perdonare. Se nel caso specifico non ci sarà perdono, sia per il presente come anche per il futuro, sarà essenzialmente perché Dio, non vedrà nel peccatore il ravvedimento e il pentimento.

Infine, non è corretto pensare al rinnegamento di Pietro, per esempio, per affermare che chi bestemmia contro lo Spirito Santo e si pente, otterrà perdono. Chi si macchia di questo peccato, non si pentirà mai. Dal momento che nel peccatore si manifesta il ravvedimento, che consiste nel riconoscere il proprio peccato e si pente, cioè sente dolore e vergogna per averlo commesso, è una prova che non si è trattato della bestemmia contro lo Spirito Santo.

Le condizioni per ricevere il perdono dei peccati


Per ricevere il perdono dei peccati (diciamo di tutti, perché Dio non li perdona a mettà o in parte, ma tutti di qualsiasi genere), l’essere umano si dovrà essenzialmente ravvedersi e pentirsi. Che cos’è il ravvedimento e che cos’è il pentimento? Diamo qui di seguito la definizione linguistica dei due termini.

Ravvedimento: Operazione della coscienza, che, riferendo il proprio comportamento precedente o a idee false ed erronee sostenute o ad azioni compiute o soprattutto a colpe commesse, ne riconosce la gravità e si propone di farne ammenda, ritornando sulla retta via morale o civile (e, in participio, nella fede religiosa).

Pentimento: «Rimorso provato per la colpevole trasgressione di una legge morale o religiosa a cui si accompagna il desiderio di farne ammenda e di evitarla per l’avvenire. In participio: nell’etica cristiana, rimorso che si prova per un peccato commesso, ravvedendosene intimamente e disponendosi a farne penitenza, Cambiamento di comportamento, di condotta».

Sulla scorta di esempi scritturali, esiste un tipo di pentimento che non è leale, cioè non è vero, è solamente un pentimento camuffato che ha solo l’apparenza, ma gli mancano i segni caratteristici che lo identificano come un sincero e leale pentimento. A questo punto, si direbbe: come si conosce un vero pentimento? La risposta più semplice consiste nel guardare il comportamento e la condotta.

Chi veramente prova rimorso per un peccato commesso, generalmente non si limita a esprimerlo con la sola parola, ma lo accompagna il desiderio di evitare di ritornarci su, cambiando nel contempo, comportamento e condotta. Se questo non avviene, cioè, non c’è cambiamento di comportamento e di condotta, si tratta solamente di un falso pentimento, di un pentimento apparente, che non ha nessun valore, soprattutto davanti a Dio.

Facciamo qualche esempio tratto dalle Scritture.
1) L’apostolo Pietro, per due volte, rinnegò di conoscere Gesù, ma alla terza volta, lo fece con giuramento e maledizione (Matteo 26:74; Marco 14:71). Luca afferma che al cantar del gallo, Gesù guardò Pietro, il quale, vedendosi guardato, si ricordò la predizione che gli aveva fatto Gesù, cioè che l’avrebbe rinnegato tre volte. E, andato fuori, pianse amaramente (Luca 22:61-62). Quel pianto, senza dubbio, parlava del rimorso che provava dentro di sé, per avere rinnegato il suo Maestro. Anche se non si legge che Pietro si pentì, però, quel piangere amaramente, aveva quel significato. La prova che Pietro si pentì veramente, sta nel fatto che da quel giorno, il suo comportamento e la condotta, cambiarono.

2) Giuda Iscariota, tradì Gesù, per trenta sicli d’argento (Matteo 26:14). Il testo precisa che:

Poi, venuta la mattina, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire.
E, legatolo, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato, il governatore.
Allora Giuda, che l’aveva tradito, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì, e riportò i trenta sicli d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani,
dicendo: « Ho peccato, consegnandovi sangue innocente ». Ma essi dissero: « Che c’importa? Pensaci tu ».
Ed egli, buttati i sicli nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi
(Matteo 27:1-5).

A differenza di Pietro, di Giuda Iscariota, è detto chiaramente che si pentì. Il suo, fu un pentimento sincero e vero? Assolutamente no! Lo prova il fatto che il suo comportamento e la sua condotta non cambiarono, ma andò ad impiccarsi.

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15/05/2012 01:35

3) Di Esaù, la Bibbia afferma: Voi infatti sapete che in seguito, quando egli volle ereditare la benedizione, fu respinto, benché la richiedesse con lacrime, perché non trovò luogo a pentimento (Ebrei 12:17).

Le lacrime di Esaù, non furono causate da un sincero pentimento, cioè dal rimorso che provava per aver valutato la sua primogenitura a un piatto di lenticchie, perché per questo, il testo sacro afferma chiaramente che non trovò luogo a pentimento, ma dalla rabbia e dalla vendetta che concepiva dentro di é, nei confonti di suo fratello Giacobbe. Infatti, il comportamento e la condotta, dopo quelle lacrime, non cambiarono mai.

4) Del Faraone, re d’Egitto, durante le piaghe che Dio mandò in quel paese, per due volte confessò davanti a Mosè di aver peccato, e una volta addirittura invocò di essere perdonato del suo peccato.

Allora il faraone mandò a chiamare Mosè e Aaronne e disse loro: « Questa volta io ho peccato; il SIGNORE è giusto, mentre io e il mio popolo siamo colpevoli (Esodo 9:27).

Allora il faraone chiamò in fretta Mosè e Aaronne e disse: « Io ho peccato contro il SIGNORE, il vostro Dio, e contro di voi.
Ma ora perdonate, vi prego, il mio peccato, questa volta soltanto. Supplicate il SIGNORE, il vostro Dio, perché almeno allontani da me questo flagello mortale »
(Esodo 10:16-17).

Il suo, fu un vero pentimento? Assolutamente no! Lo prova il fatto che, nonostante due volte abbia confessato di aver peccato e chiesto di essere perdonato, il suo comportamento e la sua condotta, non cambiarono mai. Questi esempi che abbiamo prodotto, sono abbastanza eloquenti per farci comprendere che, da una parte c’è il vero e il sincero pentimento, a mezzo del quale i peccati vengono perdonati, dall’altro, invece, quello falso e insicero, non si ottiene niente, perché non ha nessun valore davanti a Dio.

"Vedendo, vedano sì, ma non discernano; udendo, odano sì, ma non comprendano; affinché non si convertano, e i peccati non siano loro perdonati (Marco 4:12).

Anche il presente testo mette in evidenza la necessità della conversione = cambiamento di rotta, per ricevere il perdono dei peccati.

la preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo ristabilirà; se egli ha commesso dei peccati, gli saranno perdonati (Giacomo 5:15).

Questo passo, ci fa comprendere che ci potrebbero essere malattie causate dal peccato. Logicamente, visto che l’individuazione di questi casi, è di esclusiva competenza di Dio, il quale conosce tutti i segreti delle varie situazioni, (a differenza dell’uomo che non li comprende) per il credente basta afferrare la consapevolezza della certezza che, la preghiera della fede salverà il malato. Se poi la malattia è stata causata dal peccato (cosa che non bisogna generalizzare per tutti i casi), penserà il Signore a perdonarlo.

Figlioli, vi scrivo perché i vostri peccati sono perdonati in virtù del suo nome (1 Giovanni 2:12).

In ultima analisi, il presente testo vuole ulteriormente confermare che è in virtù del suo nome (cioè quello di Gesù) che i peccati vengono perdonati, sempre restando ferme le condizioni che il peccatore li riconosca e li confessi.

Infine, per chiudere questo capitolo, anche se il presente testo è preso dall’A.T., è sempre utile ed importante da ricordare, visto che si adatta a tutti i tempi e a tutte le generazioni:

se il mio popolo, sul quale è invocato il mio nome, si umilia, prega, cerca la mia faccia e si converte dalle sue vie malvagie, io lo esaudirò dal cielo, gli perdonerò i suoi peccati, e guarirò il suo paese (2 Cronache 7:14).

PS: Se al termine del capitolo 3 ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo



Capitolo 4





IL PERDONO DEI PECCATI, SECONDO IL CERIMONIALE

DELLA LEGGE DI MOSÈ



Nota introduttiva

La fede del cristiano (cioè quelli che hanno abbracciato il cristianesimo) è basata sugli insegnamenti del Nuovo Testamento, in modo particolare, ma avere una buona conoscenza delle norme che Dio stabilì in seno al Suo popolo d’Israele, per il perdono dei peccati, senza dubbio favorirà ad apprezzare la bontà e la misericordia di Dio che, poi, alla luce dell’opera espiatoria che Cristo compì, l’apprezzamento aumenterà notevolmente.

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[Modificato da Domenico34 15/05/2012 01:36]
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16/05/2012 00:22

Sulla base di certi testi del Nuovo Testamento, particolarmente quello che si legge nella lettera agli Ebrei, che scandisce:

Secondo la legge, quasi ogni cosa è purificata con sangue; e, senza spargimento di sangue, non c’è perdono (Ebrei 9:22),

tutto il cerimoniale mosaico, riguardante tutti i sacrifici e gli olocausti che venivano offerte a Dio, non servivano solamente per soddisfare le esigenze della giustizia divina per la concessione del perdono dei peccati del popolo d’Israele, ma aveva anche un significato particolare, (sotto l’aspetto tipologico, naturalmente) di parlarci del gran sacrificio che Gesù Cristo avrebbe compiuto, con la morte di se stesso sulla croce del calvario, per l’opera di riconciliazione dell’intera umanità e il perdono dei loro peccati. Infatti, è affermato chiaramente, in una forma dogmatica, cioè che non si può cambiare e che dura per sempre, che:

E tutto questo viene da Dio che ci ha riconciliati con sé per mezzo di Cristo e ci ha affidato il ministero della riconciliazione.
Infatti Dio era in Cristo nel riconciliare con sé il mondo, non imputando agli uomini le loro colpe, e ha messo in noi la parola della riconciliazione
(2Corinzi 5:18-19).

L’espiazione, presso gli Ebrei, si compiva per mezzo degli animali che venivano offerte a Dio, come vittime propiziatorie, visto che il perdono dei peccati, sia del singolo come anche dell’intera collettività nazionale, era strettamente collegata a loro. Con questa piccola nota introduttiva, passeremo ad esaminare i vari passi del cerimoniale della legge di Mosè, che parla chiaramente di perdono.

Sacrifici per il peccato d'ignoranza


Nel capitolo 4 del Levitico, c’è la descrizione di tutto il cerimoniale che Israele doveva osservare, per i peccati d'ignoranza che venivano commessi. Ecco, in che cosa consisteva questo peccato.

L’Eterno parlò ancora a Mosè, dicendo:
"Parla ai figli d’Israele e di’ loro: Se uno commette peccato per ignoranza contro qualsiasi comandamento, facendo qualcosa che non dovrebbe fare
(vv. 1-2) (N.D.).

Un simile peccato, poteva essere commesso da quattro tipi di persone:

1) Dal sacerdote (v. 3);
2) da tutta l’assemblea d’Israele (v. 13);
3) da uno dei capi (v. 22);
4) da un singolo del popolo (v. 27).

Per tutti era richiesto l’offerta di un toro, quale sacrificio espiatorio; in questo modo, Dio garantiva il perdono di quel peccato.

Farà con questo toro, come ha fatto con il toro offerto quale sacrificio espiatorio. Così il sacerdote farà l’espiazione per la comunità e le sarà perdonato.
farà poi fumare tutto il grasso del capro sull’altare, come ha fatto con il grasso del sacrificio di riconoscenza. Così il sacerdote farà l’espiazione per il suo peccato e gli sarà perdonato.
Il sacerdote toglierà tutto il grasso dalla capra, come si toglie il grasso dal sacrificio di riconoscenza e lo farà bruciare sull’altare come un profumo soave per il SIGNORE. Così il sacerdote farà l’espiazione per quel tale e gli sarà perdonato.
toglierà dalla vittima tutto il grasso, come si toglie il grasso dall’agnello del sacrificio di riconoscenza, e il sacerdote lo farà bruciare sull’altare, sopra i sacrifici consumati dal fuoco per il SIGNORE. Così il sacerdote farà per quel tale l’espiazione del peccato che ha commesso e gli sarà perdonato (Levitico 4:20,26,31,35).

A questo testo, bisogna aggiungerne un altro, cioè quello dei Numeri, che tratta lo stesso argomento.

Il sacerdote farà l’espiazione per tutta la comunità dei figli d’Israele, e sarà loro perdonato, perché è stato un peccato commesso per errore, ed essi hanno portato la loro offerta, un sacrificio consumato dal fuoco per il SIGNORE, e il loro sacrificio per il peccato davanti al SIGNORE, a causa del loro errore.
Sarà perdonato a tutta la comunità dei figli d’Israele e allo straniero che soggiorna in mezzo a loro, perché tutto il popolo ha peccato per errore.
Il sacerdote farà l’espiazione davanti al SIGNORE per la persona che avrà mancato commettendo un peccato per errore; quando avrà fatto l’espiazione per essa, le sarà perdonato
(Numeri 15:25,26,28)

Sacrifici per vari peccati

Nel capitolo 5 del Levitico, c’è la descrizione dei sacrifici per vari peccati commessi, sempre con la garanzia di essere perdonati.

Quando una persona si rendeva colpevole per toccare il cadavere di un animale domestico impuro, il cadavere di un rettile impuro, o se toccava l’impurità umana, o se uno senza rendersi conto parlava sconsideratamente con le se labbra, l’offerta richiesta per ottenere il perdono era: una pecora o una capra. Se il colpevole non poteva avere questi due animali, si richiedeva una coppia di due piccioni; se non aveva la possibilità di procurarsi questi due uccelli, gli veniva consentito di offrire per il suo peccato, la decima parte di un’efa di fiore di farina. Se poi c’era il peccato per qualunque cosa che il signore aveva vietato, L’offerta per ricevere il perdono del peccato, era un montone senza difetto (5:1-15).

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17/05/2012 00:11

Dell’altro uccello farà un olocausto, secondo le norme stabilite. Così il sacerdote farà per quel tale l’espiazione del peccato che ha commesso e gli sarà perdonato.
Così il sacerdote farà per quel tale l’espiazione del peccato, che quello ha commesso in uno di quei casi, e gli sarà perdonato. Il resto della farina sarà per il sacerdote, come si fa nell’oblazione"».
Risarcirà il danno fatto al santuario, aggiungendovi un quinto in più, e lo darà al sacerdote. Il sacerdote farà per lui l’espiazione con il montone offerto come sacrificio per la colpa e gli sarà perdonato.
Presenterà al sacerdote, come sacrificio per la colpa, un montone senza difetto, scelto dal gregge, in base alla tua valutazione. Il sacerdote farà per lui l’espiazione dell’errore commesso per ignoranza e gli sarà perdonato (Levitico 5:10,13,16,18).

Per altri peccati commessi, quali:

« Quando uno peccherà e commetterà un’infedeltà verso il SIGNORE, negando al suo prossimo un deposito da lui ricevuto, o un pegno messo nelle sue mani, o una cosa che ha rubato o estorto con frode al prossimo,
o una cosa smarrita che ha trovata, e mentendo a questo proposito e giurando il falso circa una delle cose nelle quali l’uomo può peccare,
quando avrà così peccato e si sarà reso colpevole, restituirà la cosa rubata o estorta con frode, o il deposito che gli era stato affidato, o l’oggetto smarrito che ha trovato,
o qualunque cosa circa la quale abbia giurato il falso. Farà la restituzione per intero e vi aggiungerà un quinto in più, consegnando ciò al proprietario il giorno stesso in cui offrirà il suo sacrificio per la colpa.
Porterà al sacerdote il suo sacrificio per la colpa offerto al SIGNORE: un montone senza difetto, scelto dal gregge in base alla tua valutazione, come sacrificio per la colpa
(6:2-6),

l’offerta richiesta per essere perdonato, era di un montone senza difetto.

Il sacerdote farà l’espiazione per lui davanti al SIGNORE, e gli sarà perdonato qualunque sia la cosa di cui si è reso colpevole» (Levitico 6:7).

Se qualcuno ha rapporti sessuali con una donna e questa è una schiava promessa ad un uomo, ma non riscattata o affrancata, saranno puniti entrambi; ma non saranno messi a morte, perché quella ragazza non era libera.
L’uomo condurrà al SIGNORE, all’ingresso della tenda di convegno, come sacrificio per la colpa, un montone;
e il sacerdote farà per lui l’espiazione davanti al SIGNORE, con il montone del sacrificio per la colpa, per il peccato che quell’uomo ha commesso; e il peccato che ha commesso gli sarà
perdonato (Levitico 19:20-22).

Il peccato di Davide


La storia del doppio peccato di Davide, è narrata nel secondo libro di Samuele, senza nascondere niente di quest'orrendo crimine. Tenuto conto che Davide si macchiò un grave delitto, umanamente parlando, si stenta a credere come abbia potuto ottenere il perdono da Dio. Se questo non fosse affermato chiaramente dalla Bibbia (che non nasconde niente di orribile che l’uomo abbia commesso), non saremmo disposti a crederci.

Davide, in quel tempo, era re di tutto Israele per divina volontà di Dio. Una sera alzatosi dal suo letto (forse perché non poteva prendere sonno?), si mise a passeggiare sulla sua terrazza, e da quel luogo vide una bellissima donna che si stava facendo il bagno. Quella donna era anche sposata, e, suo marito, si trovava sul campo di battaglia con altri combattenti dell’esercito di Davide. Talmente il re fu assalito e dominato della sua irresistibile libidine, che nel giro di poco tempo, quella bellissima donna fu nelle sue braccia, e, dal rapporto sessuale che ebbe, quella donna, di nome Bath-Sceba, uscì incinta. Resosi conto della sua gravidanza, lo fece sapere a Davide.

A questo punto, Davide, cominciando a ragionare dentro di sé, per vedere cosa avrebbe dovuto fare, per nascondere il peccato di adulterio che aveva commesso con Bath-Sceba, gli balenò una buon'idea. Senza perdere tempo, mandò un messaggio al suo generale Ioab, con una precisa richiesta di inviargli subito il soldato di nome Uriah lo Hitteo. Ioab, ricevuto l’ordine, mandò subito il soldato indicato a Davide. Arrivato a Gerusalemme, ebbe una bell'accoglienza dal re, il quale, dopo avergli chiesto notizie del campo di battaglia, lo pregò gentilmente di andare a casa sua e lavarsi i piedi. Uriah, però, invece di andare a casa sua e passare la notte con sua moglie, preferì restare la notte alla porta del palazzo reale assieme ad altri servi del re. Quando, all’indomani il re venne informato che Uriah non era andato a casa sua, ma aveva passato la notte alla porta della casa reale, Davide, chiamandolo a sé, chiese spiegazioni del perché non aveva trascorso la notte con sua moglie. Ricevutole, escogitò un altro stratagemma, nella speranza che questa volta riuscisse al suo scopo.

Per far capire ad Uriah che non c’era niente di losco nei suoi confronti da parte di Davide, Uriah, venne invitato a pranzo con il re, il quale, lo fece ubriacare, sperando che in quella condizione, andasse a casa sua, per coricarsi con sua moglie. Però, questo nuovo tentativo non riuscì, in quanto Uriah, invece di andare a casa sua, passò la notte nel palazzo reale, come la notte precedente.

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18/05/2012 00:32

Il mattino seguente, nel rimandare Uriah da Ioab, Davide gli consegnò una lettera, indirizzata ad Ioab, nella quale c’era scritto:

« Mandate Uria al fronte, dove più infuria la battaglia; poi ritiratevi da lui, perché egli resti colpito e muoia » (11:5).

L’ordine del re venne eseguito, e, il povero Uriah rimase ucciso nella battaglia. Comunicata la notizia a re, la Scrittura precisa:

Quando la moglie di Uria udì che suo marito era morto, lo pianse.
Dopo che ebbe finito i giorni del lutto, Davide la mandò a prendere in casa sua. Lei divenne sua moglie e gli partorì un figlio. Ma quello che Davide aveva fatto dispiacque al SIGNORE
(vv. 26-27).

Ora Davide pensa che tutto il problema sia stato risolto: Bath-Sceba è diventata sua moglie e gli ha partorito un figlio. L’ira di Davide fu grande, quando il profeta Nathan gli raccontò la storia di un ricco che ricevette una visita da un viandante. Pur avendo tante pecore nel suo gregge, prese l’unica agnella che aveva un povero, e la fece preparare per l’uomo venuto da lui. Davanti ad una simile ingiustizia, la reazione di Davide fu:

Davide si adirò moltissimo contro quell’uomo e disse a Natan: « Com’è vero che il SIGNORE vive, colui che ha fatto questo merita la morte (12:5).

La risposta del profeta che seguì subito, e che Davide non pensava minimamente, è stata: « Tu sei quell’uomo! (v. 12:7). A sentire quella terribile parola che Davide non si aspettava, dopo che ascoltò il messaggio del profeta che seguì:

ti ho dato la casa del tuo signore e ho messo nelle tue braccia le donne del tuo signore; ti ho dato la casa d’Israele e di Giuda e, se questo era troppo poco, vi avrei aggiunto anche dell’altro.
Perché dunque hai disprezzato la parola del SIGNORE, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai fatto uccidere Uria, l’Ittita, hai preso per te sua moglie e hai ucciso lui con la spada dei figli di Ammon.
Ora dunque la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, perché tu mi hai disprezzato e hai preso per te la moglie di Uria, l’Ittita".
Così dice il SIGNORE: "Ecco, io farò venire addosso a te delle sciagure dall’interno della tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un altro, che si unirà a loro alla luce di questo sole;
poiché tu lo hai fatto in segreto; ma io farò questo davanti a tutto Israele e in faccia al sole" »
(12:8-12),

senza indugiare in cerca di una valida giustificazione, rispose: « Ho peccato contro il SIGNORE ». E Nathan a lui: « Il SIGNORE ha perdonato il tuo peccato; tu non morrai (12:13).

Un uomo come Davide, che si era macchiato di un doppio crimine, quello di adulterio e quello di omicidio, ottenne il perdono da Dio, nello stesso istante che ebbe il coraggio di riconoscere la sua colpevolezza e confessarla. Il confessare di Davide senza vergogna, è sicuramente sinonimo di un vero pentimento, e, davanti ad un simile comportamento, la bontà e Dio e la Sua misericordia, non si farà attendere a manifestarsi, nei confronti di un qualsiasi peccatore.

Più tardi, Davide scriverà in due dei suoi Salmi: davanti a te ho ammesso il mio peccato, non ho taciuto la mia iniquità. Ho detto: «Confesserò le mie trasgressioni al SIGNORE», e tu hai perdonato l’iniquità del mio peccato (Salmo 32:5).

poiché riconosco le mie colpe, il mio peccato è sempre davanti a me.
Ho peccato contro te, contro te solo, ho fatto ciò ch’è male agli occhi tuoi
(Salmo 51:3-4).

Un Salmo dei figli di Kore, per confermare la bontà e la misericordia di Dio, affermerà:

Perciò sei giusto quando parli, e irreprensibile quando giudichi. Hai perdonato l’iniquità del tuo popolo, hai cancellato tutti i suoi peccati (Salmo 85:2).

PS: Se al termine del capitolo 4 ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo



Capitolo 5





LA CERTEZZA DEL PERDONO


Nota introduttiva

La Bibbia che parla tanto del perdono, lascia forse nella mente del lettore dubbi e incertezze? Possiamo rispondere con tutta franchezza e senza riserve mentali, con un “assolutamente no!” In tutti i testi in cui si parla del perdono, non si usa mai una fraseologia dubitativa, come per esempio: “Può darsi”, “si supponga che debba andare in questa direzione”, “si spera che succeda”; “si augura che si risolva in questo modo”. Se si accetta e si crede che la Bibbia è la Parola Dio, ispirata dallo Spirito Santo, quindi di origine divina, un documento di tale portata e indirizzato specificatamente all’uomo, di ogni colore e di ogni razza, non poteva lasciare nel dubbio e nell’incertezza il suo destinatario, su un argomento di vitale importanza.

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19/05/2012 00:14

La salvezza, per esempio, che mira essenzialmente alla vita futura, cioè all’eternità, ha come punto cardinale il perdono di tutti i peccati del peccatore, per opera di Dio. Se il perdono dei peccati, per un'assurda ipotesi non venisse concesso, ma lasciato nel vago, o rimandandolo ad un futuro migliore, cioè nell’altra vita, che tipo di salvezza ci sarebbe? Come vivrebbe l’uomo la sua vita terrena, o quale prospettiva avrebbe per l’eternità? Le risposte alle domande sarebbero: non sarebbe nessuna prospettiva per l’eternità, mancherebbe di fiducia in Dio; ci sarebbe un’esistenza umana, senza pace e senza gioia; inoltre ci sarebbe un incubo di terrore per una severa punizione divina, che peserebbe come un macigno sulla coscienza umana. No! Nulla di tutto questo!

Il perdono è portatore di pace, di gioia e di riposo. Con il perdono divino, si realizzano nella vita del peccatore, la bontà e la misericordia del grande Iddio e Salvatore, Gesù Cristo. Si è liberati dalla condanna, che incute spavento e terrore a chiunque; si vive nella consapevolezza di essere stati affrancati dal morso velenoso del peccato; si ha la certezza di possedere il passaporto per il cielo, per vivere l’eternità di felicità con il Signore.

Non solo, ma durante il pellegrinaggio terreno, quando il diavolo cerca di spaventare il credente, seminando il dubbio nella sua mente e nel suo cuore, rinfacciandogli i tanti peccati commessi nella sua vita, il fedele, davanti ad una simile minaccia, potrà rispondere con quello che Paolo lasciò scritto:

Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica.
Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi.
Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?
Com’è scritto: « Per amor di te siamo messi a morte tutto il giorno; siamo stati considerati come pecore da macello ».
Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati.
Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future,
né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore
(Romani 8:33-39).

Si racconta che una notte il diavolo andò in sogno a Marti Lutero e gli disse a bruciapelo: “Come hai il coraggio di vantarti di essere un figlio di Dio, con tutti i peccati che hai commesso nella tua vita?” Al che Lutero rispose: “Quali sono questi peccati?” Il diavolo ribatté: “Sono tanti”. Lutero replicò: “Fammeli conoscere”. A questo punto il diavolo prese un foglio di carta protocollo e lo riempì. Martino, chiese: “Sono questi i miei peccati?” Il diavolo rispose: “Questo è solo l’inizio”. Da lì a poco tempo, venne riempito un altro foglio, poi un terzo, un quanto e un quinto. Davanti a quei cinque fogli di carta protocollo riempiti dei peccati che Lutero aveva commesso, il diavolo ritornò a ripetere: “Con quale coraggio ti vanti di essere un figlio di Dio?” Lutero, prendendo in mano quei cinque fogli di carta protocollo che il diavolo aveva scritto, senza controllare se quel lungo elenco, fossero i sui peccati, prese una matita rossa, e, sopra ad ogni foglio, fece una grande X che attraversava l’intero foglio, e pronunciò le parole: “Il sangue di Gesù, mi ha purificato da tutti i miei peccati”.

Il valore del testo biblico


Siccome il Signore, attraverso i secoli, ha avuto sempre il desiderio e la volontà di perdonare il peccatore, perché Lui vuole la salvezza di tutti gli uomini (1 Timoteo 2:4); non prova piacere nella morte dell’empio (Ezechiele 18:33) ma è paziente verso noi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti vengano a ravvedimento (2 Pietro 3:9). Fin dall’antichità, ha cercato sempre di coprire la nudità del peccatore, con il manto della Sua misericordia. Ai nostri progenitori, Adamo ed Eva, che si erano coperti con foglie di fichi, per rivestirsi della loro nudità, il SIGNORE gli fece delle tuniche di pelle, e li vestì (Genesi 3:21).

Tenendo presente che Dio vuole il bene del peccatore in genere, è molto importante considerare un passo di Geremia, che recita:

Nessuno istruirà più il suo compagno o il proprio fratello, dicendo: "Conoscete il SIGNORE!" poiché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande», dice il SIGNORE. «Poiché io perdonerò la loro iniquità, non mi ricorderò del loro peccato» (Geremia 31:34).

Le parole del presente testo, fanno riferimento ad un patto che il Signore opererà con Israele, che sarà ben diverso di quello che agì quando li condusse fuori del paese d’Egitto. È proprio in vista di questo patto che Dio sarà conosciuto, dal più piccolo al più grande. Ma per quale motivo il popolo conoscerà il Signore? Per il perdono della loro iniquità che riceveranno e perché Dio non si ricorderà del loro peccato. Quindi, due elementi molto importanti: perdono dell’iniquità e non ricordarsi del peccato. Questi due elementi, si possono anche definire: due maglie della stessa catena che, non solo vanno considerati insieme, ma esiste anche un legame che li unisce l’uno all’altro, in un vincolo scindibile.

Per meglio approfondire il soggetto, bisogna vedere che cosa significa perdonare, dal punto di vista di Dio, o meglio, cosa succede quando Dio assolve il peccatore. La Bibbia usa alcuni termini, quali: cancellare, purificare, lavare, quando allude al perdono.

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20/05/2012 00:18

La salvezza, per esempio, che mira essenzialmente alla vita futura, cioè all’eternità, ha come punto cardinale il perdono di tutti i peccati del peccatore, per opera di Dio. Se il perdono dei peccati, per un'assurda ipotesi non venisse concesso, ma lasciato nel vago, o rimandandolo ad un futuro migliore, cioè nell’altra vita, che tipo di salvezza ci sarebbe? Come vivrebbe l’uomo la sua vita terrena, o quale prospettiva avrebbe per l’eternità? Le risposte alle domande sarebbero: non sarebbe nessuna prospettiva per l’eternità, mancherebbe di fiducia in Dio; ci sarebbe un’esistenza umana, senza pace e senza gioia; inoltre ci sarebbe un incubo di terrore per una severa punizione divina, che peserebbe come un macigno sulla coscienza umana. No! Nulla di tutto questo!

Il perdono è portatore di pace, di gioia e di riposo. Con il perdono divino, si realizzano nella vita del peccatore, la bontà e la misericordia del grande Iddio e Salvatore, Gesù Cristo. Si è liberati dalla condanna, che incute spavento e terrore a chiunque; si vive nella consapevolezza di essere stati affrancati dal morso velenoso del peccato; si ha la certezza di possedere il passaporto per il cielo, per vivere l’eternità di felicità con il Signore.

Non solo, ma durante il pellegrinaggio terreno, quando il diavolo cerca di spaventare il credente, seminando il dubbio nella sua mente e nel suo cuore, rinfacciandogli i tanti peccati commessi nella sua vita, il fedele, davanti ad una simile minaccia, potrà rispondere con quello che Paolo lasciò scritto:

Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica.
Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi.
Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?
Com’è scritto: « Per amor di te siamo messi a morte tutto il giorno; siamo stati considerati come pecore da macello ».
Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati.
Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future,
né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore
(Romani 8:33-39).

Si racconta che una notte il diavolo andò in sogno a Marti Lutero e gli disse a bruciapelo: “Come hai il coraggio di vantarti di essere un figlio di Dio, con tutti i peccati che hai commesso nella tua vita?” Al che Lutero rispose: “Quali sono questi peccati?” Il diavolo ribatté: “Sono tanti”. Lutero replicò: “Fammeli conoscere”. A questo punto il diavolo prese un foglio di carta protocollo e lo riempì. Martino, chiese: “Sono questi i miei peccati?” Il diavolo rispose: “Questo è solo l’inizio”. Da lì a poco tempo, venne riempito un altro foglio, poi un terzo, un quanto e un quinto. Davanti a quei cinque fogli di carta protocollo riempiti dei peccati che Lutero aveva commesso, il diavolo ritornò a ripetere: “Con quale coraggio ti vanti di essere un figlio di Dio?” Lutero, prendendo in mano quei cinque fogli di carta protocollo che il diavolo aveva scritto, senza controllare se quel lungo elenco, fossero i sui peccati, prese una matita rossa, e, sopra ad ogni foglio, fece una grande X che attraversava l’intero foglio, e pronunciò le parole: “Il sangue di Gesù, mi ha purificato da tutti i miei peccati”.

Il valore del testo biblico


Siccome il Signore, attraverso i secoli, ha avuto sempre il desiderio e la volontà di perdonare il peccatore, perché Lui vuole la salvezza di tutti gli uomini (1 Timoteo 2:4); non prova piacere nella morte dell’empio (Ezechiele 18:33) ma è paziente verso noi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti vengano a ravvedimento (2 Pietro 3:9). Fin dall’antichità, ha cercato sempre di coprire la nudità del peccatore, con il manto della Sua misericordia. Ai nostri progenitori, Adamo ed Eva, che si erano coperti con foglie di fichi, per rivestirsi della loro nudità, il SIGNORE gli fece delle tuniche di pelle, e li vestì (Genesi 3:21).

Tenendo presente che Dio vuole il bene del peccatore in genere, è molto importante considerare un passo di Geremia, che recita:

Nessuno istruirà più il suo compagno o il proprio fratello, dicendo: "Conoscete il SIGNORE!" poiché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande», dice il SIGNORE. «Poiché io perdonerò la loro iniquità, non mi ricorderò del loro peccato» (Geremia 31:34).

Le parole del presente testo, fanno riferimento ad un patto che il Signore opererà con Israele, che sarà ben diverso di quello che agì quando li condusse fuori del paese d’Egitto. È proprio in vista di questo patto che Dio sarà conosciuto, dal più piccolo al più grande. Ma per quale motivo il popolo conoscerà il Signore? Per il perdono della loro iniquità che riceveranno e perché Dio non si ricorderà del loro peccato. Quindi, due elementi molto importanti: perdono dell’iniquità e non ricordarsi del peccato. Questi due elementi, si possono anche definire: due maglie della stessa catena che, non solo vanno considerati insieme, ma esiste anche un legame che li unisce l’uno all’altro, in un vincolo scindibile.

Per meglio approfondire il soggetto, bisogna vedere che cosa significa perdonare, dal punto di vista di Dio, o meglio, cosa succede quando Dio assolve il peccatore. La Bibbia usa alcuni termini, quali: cancellare, purificare, lavare, quando allude al perdono.

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21/05/2012 01:00

Cancellare:

Io, io sono; per amor di me stesso cancello le tue trasgressioni e non mi ricorderò più dei tuoi peccati (Isaia 43:25).

Cancellare un segno, una parola, una macchia, per esempio, vuol affermare che il segno non ci sarà più, la parola sarà eliminata e la macchia scomparirà.

Si racconta che un giorno, un’insegnante di una scuola elementare, fece una domanda alla sua classe di bambini e chiese loro se conoscevano qualche cosa che Dio non potesse vedere. Per alcuni minuti, ci fu un silenzio di tomba, visto che nessuno in quella classe, aveva la risposta. Ad un tratto, si alzò una manina, facendo segno di voler parlare, e, rivolgendosi all’insegnante, disse: “Signora maestra, c’è una cosa che Dio non sa vedere”. La maestra rispose, un po’ meraviglia e stupita, “quale sarebbe?” La ragazza rispose: “I peccati coperti con il sangue di Gesù, Dio non li può vedere, perché sono stati cancellati, non ci sono più”. Ne seguì che la maestra approvò quella risposta assennata.

Purificare:

Metterò nuovamente la mia mano su di te, ti purificherò delle tue scorie come con la soda e rimuoverò tutto il tuo piombo (Isaia 1:25).

Li purificherò di ogni loro iniquità con la quale hanno peccato contro di me e perdonerò tutte le loro iniquità con le quali hanno peccato e con le quali si sono ribellati contro di me (Geremia 33:8).

Spanderò quindi su di voi acqua pura e sarete puri; vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli.
Così dice il Signore, l’Eterno: "Nel giorno in cui vi purificherò da tutte le vostre iniquità, vi farò abitare nuovamente le città, e le rovine saranno ricostruite
(Ezechiele 36:25,33.

Non si contamineranno più con i loro idoli, con le loro abominazioni e con tutte le loro trasgressioni; li libererò da tutti i luoghi dove hanno abitato dove hanno peccato, e li purificherò; così saranno il mio popolo e io sarò il loro DIO (Ezechiele 37:23).

Li purificherò dal loro sangue versato, di cui non li avevo purificati, e l’Eterno dimorerà in Sion" (Gioele 3:21).

Il peccato, di solito, nelle Scritture, viene presentato come una contaminazione, un’impurità. Che cos’è una contaminazione? «L’essere contaminato; bruttura, ingozzamento. Per estenzione: contagio, infezione, stato di una malattia». Un’infezione nel nostro organismo, per esempio, se non viene eliminata con corrette cure, potrà causare danni gravi, e a volte irreparabili, alla nostra salute fisica. Ebbene! Il peccato, essendo una contaminazione, ha contagiato il nostro essere spirituale, causandogli una seria malattia che, se non viene eliminata in tempo, condurrà irremidialbilmente verso la morte spirituale, che è la separazione con Dio.

Il perdono che Dio concede al peccatore penitente, ha di mira l’eliminazione del contagio mortifero, in modo che l’essere spirituale, possa godere di una buona salute di comunione e relazione con Dio. I testi che abbiamo menzionato, ci fanno conoscere la cura che Dio compie nella vita del peccatore. Quando Dio porta a compimento ciò, non fa altro di purificare l’anima dalla contaminazione del peccato.

Lavare:

Or tali eravate già alcuni di voi; ma siete stati lavati, ma siete stati santificati, ma siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù e mediante lo Spirito del nostro Dio (1 Corinzi 6:11).

e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dai morti e il Principe dei re della terra. A lui, che ci ha amati, ci ha lavati dai nostri peccati nel suo sangue (Apocalisse 1:5).

Il peccato, viene anche presentato come una sporcizia, una sozzura. In senso pratico, ci sono certe sporcizie, sozzure, specialmente quelle vecchie che sono sprofondate nella pelle, per esempio, per non parlare dei tessuti, che richiedono un particolare detersivo per lavarle. Dal punto di vista di Dio, il detersivo speciale e potente che viene adoperato dal Signore, per lavare ogni tipo di sporcizia, sozzura, è il sangue di Gesù Cristo. C’è un vecchio cantico che recita: “Non c’è pur macchia nera che sia, che il mio sangue (quello di Gesù) non possa lavare”. I versi che abbiamo citato ci dicono chiaramente questo tipo di lavoro che il Signore fa nella vita del peccatore, quando lo perdona dai suoi peccati.

Dimenticare:

Oltre a cancellare, purificare, lavare, la Bibbia parla anche che Dio, non si ricorderà più dei peccati del peccatore, una volta perdonati.

perché io avrò misericordia delle loro iniquità e non mi ricorderò più dei loro peccati e dei loro misfatti" (Ebrei 8:12).

aggiunge: "E non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro iniquità" (Ebrei 10:17).

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22/05/2012 00:13

li purificherò di tutta l’iniquità, con cui hanno peccato contro di me; perdonerò tutte le loro iniquità con cui hanno peccato contro di me e si sono ribellati a me (Geremia 33:8).

I testi citati, sono la prova di ciò che abbiamo affermato. Ma che significa che Dio non si ricorderà più dei peccati perdonati? Visto che con il perdono, i peccati vengono cancellati, purificati, lavati, non c’è più nessun motivo che Dio deve tenerli presente nella sua memoria, ciò che ha cancellato. Se Dio ricordasse sempre i peccati dell’uomo, il suo non sarebbe un vero perdono, sarebbe solamente una finzione e non una realtà. Il vero perdono, infatti, è dimenticanza dell’offesa fatta o ricevuta, del torto subito o procurato. Se questo è vero nella realtà di ciò che Dio compie nella vita degli uomini, quando perdona tutte le offese ricevute, tutti i torti subiti, lo deve essere anche in noi credenti, in modo particolare, anche perché Gesù, ai suoi, li invita-esorta, ad esseri misericordiosi come il Padre Celeste.

Siate dunque misericordiosi, come anche il Padre vostro è misericordioso (Luca 6:36).

Lo stesso invito e la stessa esortazione, la ricordano anche Paolo e Pietro.

Siate invece benigni e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda, come anche Dio vi ha perdonato in Cristo (Efesini 4:32).

Infine siate tutti di una sola mente, compassionevoli, pieni di amor fraterno, misericordiosi e benevoli (1 Pietro 3:8).

I peccati perdonati non si troveranno più


In quei giorni, in quel tempo», dice il SIGNORE, «si cercherà l’iniquità d’Israele, ma essa non sarà più, si cercheranno i peccati di Giuda, ma non si troveranno; poiché io perdonerò a quelli che avrò lasciati come residuo (Geremia 50:20).

Il nuovo testo di Geremia che presentiamo, mette in risalto e ribadisce l’aspetto della verità che stiamo spiegando.

Anche se la frase: in quei giorni, in quel tempo»..., alludeva ad una promessa fatta ad Israele secondo la carne, c’è tuttavia una prefigurazione di quello che sarà il nuovo patto, in Cristo Gesù. Infatti, questo nuovo patto, in quei giorni, in quel tempo, sarà allargato a tutti i popoli della terra, senza nessuna reclusione, visto che è stata la morte di Gesù, che ha suggellato il nuovo patto con il suo sangue, in favore dell’intera umanità.

Ma a questo punto, come spiegare il passo di Matteo che specifica:

perché questo è il mio sangue, il sangue del patto, il quale è sparso per molti per il perdono dei peccati (Matteo 26:28)?

Virtualmente il sangue di Gesù versato sulla croce del Calvario, ha una valenza universale, cioè riguarda l’intera umanità, senza nessuna discriminazione. Però, in pratica, il beneficio del perdono dei peccati, l’usufruisce, chi accetta per fede, l’opera che Gesù compì sulla croce del Calvario. Ecco perché Matteo ha scritto, per ispirazione dello Spirito Santo, ...il quale è sparso per molti per il perdono dei peccati.

Tenuto conto conto, infine che, con il perdono che Dio concede al peccatore penitente, i suoi peccati vengono cancellati, se si vorrà cercarli, non si troveranno, per il semplice motivo che non esiste più.

La valutazione che facevano gli antichi profeti

Quale Dio è come te, che perdoni l’iniquità e passi sopra alla colpa del resto della tua eredità? Egli non serba la sua ira per sempre, perché si compiace di usare misericordia (Michea 7:18).

Ma presso di te è il perdono, perché tu sia temuto (Salmi 130:4).

Venne Giovanni il battista nel deserto predicando un battesimo di ravvedimento per il perdono dei peccati (Marco 1:4).

per dare al suo popolo conoscenza della salvezza mediante il perdono dei loro peccati (Luca 1:77).

Ed egli andò per tutta la regione intorno al Giordano, predicando un battesimo di ravvedimento per il perdono dei peccati (Luca 3:3).

E Pietro a loro: «Ravvedetevi e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo (Atti 2:38).

e lo ha innalzato con la sua destra, costituendolo Principe e Salvatore, per dare ravvedimento a Israele, e perdono dei peccati (Atti 5:31).

Di lui attestano tutti i profeti che chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati mediante il suo nome» (Atti 10:43).

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23/05/2012 00:29

Vi sia dunque noto, fratelli, che per mezzo di lui vi è annunziato il perdono dei peccati (Atti 13:38).

per aprire loro gli occhi, affinché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ricevano, per la fede in me, il perdono dei peccati e la loro parte di eredità tra i santificati" (Atti 26:18).

In lui abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della sua grazia (Efesini 1:7).

In lui abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati (Colossesi 1:14).

Ora, dove c’e perdono di queste cose, non c’è più bisogno di offerta per il peccato (Ebrei 10:18).

Tenuto conto che gli antichi profeti e gli scrittori Sacri dell’A.T. compresi anche quelli del N.T., avevano certezze dentro di loro, per quanto riguardava il perdono da parte di Dio, il loro modo di esprimersi, era perfettamente coerente con ciò che credevano.

L’enunciato di Luca 24:47


e che nel suo nome si sarebbe predicato il ravvedimento per il perdono dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme (Luca 24:47).

L’enunciato di Luca 24:47, merita una particolare attenzione per il valore e l’importa che abbia, nell’ambito della gran missione che Gesù affidò ai Suoi, valevole per tutti di ogni epoca. Il vangelo doveva essere predicato in tutto mondo, in modo che chi avrebbe creduto, sarebbe stato salvato. Inoltre, si doveva predicare anche il ravvedimento per il perdono dei peccati, a tutte le genti. Il fatto che Cristo indicò Gerusalemme, come luogo di partenza, d'inizio, non era certamente una semplice casualità. In quel tempo, Gerusalemme era considerata il centro della religiosità Ebraica, dove c’era una classe di dirigenti che insegnava le cose di Dio. Nonostante ciò, Gerusalemme, che in un certo qual senso rappresentava l’intera nazione dei Giudei, non solo non aveva accettato Gesù come il Messia promesso dalla legge e dai profeti, ma aveva anche respinto la Sua dottrina.

Gli apostoli all’inizio e poi tutti gli altri che seguirono, incaricati da Gesù Cristo, dovevano predicare il messaggio del ravvedimento a tutti gli Ebrei, senza escludere gli altri popoli, cosa che fecero dall’evento della Pentecoste in poi (Atti 2:38) in modo che potessero ricevere il perdono dei loro peccati. Infatti, il ravvedimento, era la condizione principale, seguita dal pentimento, per ricevere il perdono dei peccati.

Con la predicazione della conversione, del ravvedimento e del pentimento, la coscienza umana viene risvegliata e portata davanti alla realtà del suo peccato. Il senso di colpa invade la persona, e come se fosse stata grandemente danneggiata, non riesce più a dormire e a riposare. La stessa salute fisica viene terribilmente minata, e per la persona che avverte e prova la vergogna del suo peccato, potrà diventare fatale l'equilibrio mentale che viene minacciato da vicino più che gli altri organi del corpo. Se una simile predicazione del ravvedimento, deve procurare questi enormi guai alla vita di una persona, qual è la sua utilità, dal punto di vista del benessere umano?

Si racconta di una signora, che prima di diventare moglie, visse parte della sua giovinezza, in casa di sua sorella maggiore, dal momento che i genitori erano andati all'altra vita. Nel tempo della sua permanenza con la sorella, quest'ultima, dovette andare in ospedale a causa di una sua gravidanza. La giovane sorella rimasta in casa, accudiva ai vari bisogni della famiglia.

Lei stessa non sa come, nel giro di poco tempo, finì con l'andare a letto con suo cognato, e dopo che la sorella uscì dall'ospedale, il cognato, rinnovava spessissimo alla cognata, il desiderio di andare a letto con lei. Attraverso queste relazioni sessuali, diverse volte ricorse alle cure abortive, per non fare trapelare, niente del suo malfatto alla sorella.

Ma questa sua condizione, aggravata principalmente dalle continue richieste del cognato e dalle minacce che quest'ultimo le faceva per indurla ad acconsentire ai suoi carnali desideri, portò la giovane donna a prendere una decisione. “Dopo che avrò terminato gli studi, il primo uomo che mi chiederà di sposarmi, accetterò senza nessuna condizione, pur di levarmi da dosso mio cognato”. Il suo desiderio ben presto venne accontentato, perché un uomo d'affari, diventò suo marito. Da questo matrimonio nacquero due bambini, da lei stessa paragonati a due angeli e dall'amore grande che suo marito le manifestava ogni giorno, non poteva avere riposo, né notte né dì, pensando a quello che aveva fatto, soprattutto nell'aver tradito sua sorella.

Nonostante che il benessere materiale fosse grande in quella famiglia, e l'affetto del marito e dei figli tangibili, la giovane donna si ammalò talmente, che nessuna cosa la rendeva felice. Lei stessa sprofondò in un baratro di sconforto e di depressione, che la portò a non aver più cura dello stesso suo corpo. Quello che maggiormente aggravava la sua situazione, era costituito dalla consapevolezza che ogni qualvolta suo marito faceva l'amore con lei, si vedeva indegna di un così grande affetto, pensando alle tante volte che si era prostituita con suo cognato.

Il marito, dato che il denaro non gli mancava, nel vedere sua moglie in quella triste condizione, non risparmiò nulla per lei, pur di vederla guarita e felice. Nonostante che i più noti psichiatri del paese furono consultati, la giovane donna, non dava nessun segno di miglioramento.

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24/05/2012 00:17

Un giorno, trovandosi il marito sull'orlo della disperazione, un suo amico gli disse: “Hai provato tanto per tua moglie, spendendo denaro a non finire, e non hai ottenuto niente, perché non provi ad andare in quella chiesa (e gli diede l'indirizzo e il nome del pastore): “Ho sentito parlare che tante persone sono state aiutate”. Senza perdere tanto tempo, il marito e la moglie bussarono alla porta dell'ufficio del pastore di quella chiesa, cercando disperatamente aiuto.

Per divina intuizione, il pastore capì, che il problema di quella donna, non era di natura fisiologica, ma piuttosto morale. Chiese ed ottenne di rimanere solo nel suo ufficio con quella donna, e senza perdersi in preamboli, cominciando a parlare, disse: “Credo di sape qual è il suo problema, signora! Il suo non è un problema fisico, ma morale”. E, senza perdere tempo le disse: “Sono pronto ad aiutarla, a condizione che mi racconta quello che ha fatto nella sua vita”.

A questo punto la donna, che fino a quel momento teneva gli occhi semi chiusi, spalancandoli, rispose con voce ferma: “Non sono davanti ad un commissario di polizia, cui devo raccontare quello che mi chiede”. Il pastore rispose con altrettanta fermezza: “Pregherò il Signore, e lui direttamente mi dirà quello che lei ha fatto”.

A quelle parole, scoppiando in un dirotto pianto, la donna, prendendo un fazzoletto dalla sua borsetta per asciugarsi le lagrime, rispose: “Ti racconterò tutto; ma credo che questo non è il motivo della mia malattia”. Il pastore replicò: “Sono più che certo che la causa della tua malattia è proprio là”.

Nel giro di pochi minuti, la storia del passato di quella donna venne descritta senza mezzi termini, e con le lagrime agli occhi disse: “Neanche Dio mi può perdonare, di tutto il male che ho fatto, tradendo particolarmente mia sorella”. Senza indugiare, il pastore soggiunse: “Ho buone notizie per te! Il Signor Gesù Cristo è venuto qui in terra, per perdonare il peccato del peccatore” Al che, la donna eccepì: “Il mio peccato è troppo grande per essere perdonato”. “Non c'è nessuna differenza, rispose il pastore, tra un peccato piccolo e uno grande; Gesù morì in croce per gli uni e gli altri”.

Conducendo quella donna, col pensiero, a fare una passeggiata presso uno stagno d'acque, il pastore, sempre nell'idea, disse a quella femmina: “Prenderò un piccolo sasso e lo getterò nell'acqua e tu mi devi dire dove è andato a finire e che cosa ha fatto quando ha toccato l'acqua”. La donna rispose: “Il tuo sassolino è andato a finire in fondo all'acqua ed ha fatto un piccolo rumore”. “Bene, disse il pastore; adesso è la volta tua: prendi una grossa pietra e gettala nell'acqua”. “L'ho fatto disse la donna”. Il pastore chiese: “Che cosa ha prodotto la tua pietra a contatto con l'acqua, e dove è andata a finire?” La donna rispose: “Ha fatto un gran rumore ed è finita in fondo all'acqua”. “Bene, disse il pastore la differenza tra il mio sassolino e la tua pietra consiste, nel rumore: il mio è stato piccolo e il tuo è stato grande, ma tutte e due, sono andate a finire in fondo all'acqua”.

A questo punto la donna uscì, per un intervento miracoloso, dalla sua triste condizione, e cominciò a gridare: “Allora, il Signor Gesù può perdonare il mio peccato?” “Sì, disse il pastore; Gesù è venuto per perdonare i piccoli e i grandi peccati”.

Intanto, dall'esterno, dove si trovava il marito, si sentì rumore nell'ufficio del pastore, e quegli, aprendo la porta, vide sua moglie, con un paio d'occhi spalancati e un viso risplendente, che da molto tempo non vedeva, e non potendo capire tutto quello che i suoi occhi stavano vedendo, gridò, rivolto al pastore: “Che cosa avete fatto a mia moglie?” Il pastore rispose: “Dio ha fatto un gran miracolo nella vita di tua moglie”.

Una volta che la coscienza viene risvegliata, e la consapevolezza della colpa si impossessa di una persona, si possono avere le più svariate e catastrofiche manifestazioni, sul piano morale e psichico dell'individuo. Ma è proprio a questo punto che la ricchezza e l'attualità del messaggio evangelico si manifestano.

Cristo non ha ordinato solamente di predicare la conversione, il ravvedimento e il pentimento, solo per risvegliare la coscienza umana e lasciarla nel travaglio e nell'angustia della colpa del peccato; ha aggiunto:

Predicate il perdono dei peccati e la remissione, a tutte le genti.

Non ci sono peccati grandi che Gesù non possa perdonare. Qualunque sarà stato il tuo peccato, amico, il crimine che hai commesso, se ti ravvedi, cioè, se riconosci e prendi coscienza della tua colpa e ti penti, senti dolore e rammarico per aver fatto quello che hai fatto, Gesù Signor, che morì in croce e versò il suo sangue, è Colui che perdonerà totalmente il tuo peccato, e col perdono, la tua stessa vita fisica, oltre a quella morale, sarà beneficata.

La Bibbia dice:
Chi copre le sue trasgressioni non prospererà, ma chi le confessa e le abbandona otterrà misericordia (Proverbi 28:13).

Se diciamo di non aver peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da rimetterci le trasgressioni e purificarci da ogni iniquità (1 Giovanni 1:8-9).

Oggi, se udite la sua voce, (quella di Dio) non indurate i vostri cuori (Ebrei 4:7).

PS: Se al termine del capitolo 5 ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo
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